Cat's Eye - Occhi di Gatto
Sono cresciuta con "City Hunter" e il tratto di Tsukasa Hojo per me è ineguagliabile e nostalgico.
"City Hunter" ha segnato la mia adolescenza, "Cat's Eye" invece l'ho letto in età adulta, senza sapere quasi nulla della trama e devo dire che non mi ha particolarmente colpito.
Pubblicato nel 1981, questo manga è una pietra miliare giapponese.
Per chi ancora non conoscesse questa opera che ha fatto storia, le protagoniste sono tre ladre sorelle dal nome Cat's Eye, nella vita gestiscono un bar, di notte rubano prevalentemente quadri d'arte, poi si scoprirà appartenenti al pittore scomparso Michael Heintz, padre delle ragazze. Lo scopo dei furti è di trovare, attraverso gli indizi di alcuni quadri, il loro genitore mentre Toshio, fidanzato di una di loro e poliziotto, si intestardisce a volerle catturare a tutti i costi, ma la sua imbranataggine non farà che creare varie situazioni comiche; tuttavia Toshio è un uomo tutto d'un pezzo, coraggioso, timido, leale, molto tenero sentimentalmente, dolce e altruista: non si può non volergli bene.
La struttura narrativa si snoda in brevi episodi autoconclusivi per la maggior parte dell'opera e questo schema, specialmente quando a ogni furto delle "gatte" il poliziotto Toshio rimane a bocca asciutta, diventa a lungo andare un pò sfiancante e soprattutto prevedibile; Hojo ce la mette tutta per diversificare le tematiche e aggiungere momenti di amicizia tra il poliziotto e la sua brigata di colleghi e amici Hirano,Takeuchi e Asatani, creando spesso siparietti comici bilanciati con momenti di tenerezza tra lui e la sua fidanzata Hitomi, una delle tre ladre.
Una trama leggera dunque, creata per lo più per far sorridere, il difetto è che spesso si dimostra carente e poco credibile sulle tecniche di furto e fuga, spesso fantasiose al limite della realtà, per non parlare del fidanzamento tra Toshio e Hitomi: entrambi hanno 25 anni e scopriamo che i due non hanno mai fatto l'amore, e neanche si sono mai dati un bacio, nonostante stiano insieme da anni! Ma in che mondo vivono? Che sia stata una cosa normalissima in Giappone negli anni 80? Mah...
Tirando le somme la definirei, in generale, una trama un po' mediocre, anche se non mancano momenti dolci con una vena lieve poetica. A proposito di anni 80, per chi è nostalgico, qui viene mostrato un mondo che ormai non esiste più ma che è bellissimo e pieno di ricordi: i telefoni pubblici, le musicassette registrate, i vinili, il televisore a tubo catodico, il telefono a disco!
I disegni per me sono bellissimi, nonostante sia la prima opera pubblicata da Tsukasa Hojo, il suo tratto è preciso, dettagliato, abbastanza realistico e curato, non nego di aver provato tanta dolcezza e nostalgia che mi ha riportato alla memoria i tempi adolescenziali con "City Hunter", altro suo best seller uscito successivamente.
Tsukasa Hojo ha anche inserito deliziosi omaggi ai colleghi Akira Toriyama e Osamu Tezuka (Black Jack, nel volume 7), inoltre per chi conosce "City Hunter" ritroverà un personaggio chiave di quell'opera: Shin Kaibara, patrigno di Ryo Saeba, qui uno dei nemici delle "gatte", anche se solo per un capitolo. Non nego che leggendo questo manga spesso canticchiavo la canzone "Occhi di Gatto" della D'Avena diventato famoso negli anni '80 con l'anime storico.
La Planet Manga ne fece una Complete Edition di 15 volumi totali: la ritengo bellissima! Formato grande che permette di ammirare meglio i numerosi dettagli delle tavole, ottima qualità, tutte le pagine originariamente a colori sono state deliziosamente riproposte.
In definitiva un buon manga, ma non esente da difetti, se volete farvi un tuffo nei ricordi degli anni 80 con un'opera sicuramente iconica, una lettura leggera e spesso divertente, acquistatelo.
"City Hunter" ha segnato la mia adolescenza, "Cat's Eye" invece l'ho letto in età adulta, senza sapere quasi nulla della trama e devo dire che non mi ha particolarmente colpito.
Pubblicato nel 1981, questo manga è una pietra miliare giapponese.
Per chi ancora non conoscesse questa opera che ha fatto storia, le protagoniste sono tre ladre sorelle dal nome Cat's Eye, nella vita gestiscono un bar, di notte rubano prevalentemente quadri d'arte, poi si scoprirà appartenenti al pittore scomparso Michael Heintz, padre delle ragazze. Lo scopo dei furti è di trovare, attraverso gli indizi di alcuni quadri, il loro genitore mentre Toshio, fidanzato di una di loro e poliziotto, si intestardisce a volerle catturare a tutti i costi, ma la sua imbranataggine non farà che creare varie situazioni comiche; tuttavia Toshio è un uomo tutto d'un pezzo, coraggioso, timido, leale, molto tenero sentimentalmente, dolce e altruista: non si può non volergli bene.
La struttura narrativa si snoda in brevi episodi autoconclusivi per la maggior parte dell'opera e questo schema, specialmente quando a ogni furto delle "gatte" il poliziotto Toshio rimane a bocca asciutta, diventa a lungo andare un pò sfiancante e soprattutto prevedibile; Hojo ce la mette tutta per diversificare le tematiche e aggiungere momenti di amicizia tra il poliziotto e la sua brigata di colleghi e amici Hirano,Takeuchi e Asatani, creando spesso siparietti comici bilanciati con momenti di tenerezza tra lui e la sua fidanzata Hitomi, una delle tre ladre.
Una trama leggera dunque, creata per lo più per far sorridere, il difetto è che spesso si dimostra carente e poco credibile sulle tecniche di furto e fuga, spesso fantasiose al limite della realtà, per non parlare del fidanzamento tra Toshio e Hitomi: entrambi hanno 25 anni e scopriamo che i due non hanno mai fatto l'amore, e neanche si sono mai dati un bacio, nonostante stiano insieme da anni! Ma in che mondo vivono? Che sia stata una cosa normalissima in Giappone negli anni 80? Mah...
Tirando le somme la definirei, in generale, una trama un po' mediocre, anche se non mancano momenti dolci con una vena lieve poetica. A proposito di anni 80, per chi è nostalgico, qui viene mostrato un mondo che ormai non esiste più ma che è bellissimo e pieno di ricordi: i telefoni pubblici, le musicassette registrate, i vinili, il televisore a tubo catodico, il telefono a disco!
I disegni per me sono bellissimi, nonostante sia la prima opera pubblicata da Tsukasa Hojo, il suo tratto è preciso, dettagliato, abbastanza realistico e curato, non nego di aver provato tanta dolcezza e nostalgia che mi ha riportato alla memoria i tempi adolescenziali con "City Hunter", altro suo best seller uscito successivamente.
Tsukasa Hojo ha anche inserito deliziosi omaggi ai colleghi Akira Toriyama e Osamu Tezuka (Black Jack, nel volume 7), inoltre per chi conosce "City Hunter" ritroverà un personaggio chiave di quell'opera: Shin Kaibara, patrigno di Ryo Saeba, qui uno dei nemici delle "gatte", anche se solo per un capitolo. Non nego che leggendo questo manga spesso canticchiavo la canzone "Occhi di Gatto" della D'Avena diventato famoso negli anni '80 con l'anime storico.
La Planet Manga ne fece una Complete Edition di 15 volumi totali: la ritengo bellissima! Formato grande che permette di ammirare meglio i numerosi dettagli delle tavole, ottima qualità, tutte le pagine originariamente a colori sono state deliziosamente riproposte.
In definitiva un buon manga, ma non esente da difetti, se volete farvi un tuffo nei ricordi degli anni 80 con un'opera sicuramente iconica, una lettura leggera e spesso divertente, acquistatelo.
ATTENZIONE SPOILER!
"Cat's Eye" viene presentato come un poliziesco avventuroso ma, soprattutto nella seconda parte, si concentra molto sulla sottotrama romantica, che diventa, appunto, centrale. I primi capitoli sono episodici con una trama lineare e ripetitiva, il vero intreccio sembra iniziare solo durante la seconda metà del manga sviluppando discorsi appena accennati nella prima.
La trama ruota attorno alla ricerca di Heinz, padre delle protagoniste, rendendo il tema dell'assenza dei genitori centrale. È Ai, la minore delle sorelle, a soffrire di più di questa mancanza dato che non ha mai visto dal vivo il padre; si ritrova spesso a sentirsi sola, tanto da parlare con un autoritratto del padre per darsi forza, e a commuoversi scoprendo che il suo nome ("Ai" significa "amore" in giapponese) è l'unico regalo che lui le abbia mai fatto.
Un altro tema centrale è quello della doppia vita delle ragazze e di come questo le influenzi; Hitomi in particolare assume un ruolo da protagonista a discapito delle sorelle concentrando nel suo rapporto con Toshio tutti i problemi del loro segreto. Mentre inizialmente è Hitomi stessa a dire che Toshio è solo un modo comodo per sorvegliare la polizia, con il passare dei capitoli si rende sempre più conto di quanto lui sia importante per lei e l'apparizione di molte rivali in amore, come Mitsuko Asatani, collega di Toshio, e la stessa Rui, rende il suo sentimento ancora più forte. Allo stesso tempo Toshio sembra diventare sempre più ossessionato dalla cattura di Cat's Eye, soprattutto dopo averla vista in viso per la prima volta, (Hitomi, infatti, si mostra a lui camuffando i suoi capelli scuri con una parrucca bionda) e questo lo porta spesso a rivalutare i suoi sentimenti.
Il mostrarsi come Cat's Eye di Hitomi mette in crisi anche la ragazza stessa che si trova combattuta tra queste due identità e si chiede quale delle due Toshio ami davvero o se mai potrà accettarla come la somma di entrambe.
Ritornano spesso anche diversi siparietti comici originati sia dal rapporto, a volte conflittuale, di Hotomi e Toshio, sia dai rapporti con tutti gli altri personaggi secondari, i cui comportamenti vengono spesso esasperati in favore della comicità.
I problemi che si possono trovare in Cat's Eye sono imputabili probabilmente a diversi fattori, primo tra tutti l'inesperienza di Hōjō di cui questa è la prima opera. I tratti iniziali sono incerti e acerbi, ma migliorano velocemente con il proseguire della trama.
L'altro fattore è sicuramente il periodo storico in cui il manga è stato pubblicato, ovvero gli anni '80. Per quanto Cat's Eye sia una bella storia e che sicuramente per molti racchiuda ricordi legati all'infanzia, leggerla ai giorni nostri fa storcere il naso in alcuni capitoli. Sono infatti ricorrenti battute omofobe e transfobiche e il tema della mascolinità e dell'uomo che "non sa trattenersi" e della donna che deve sposarsi. Se si legge l'opera tenendo conto del periodo si può sorvolare su queste battute, ma sicuramente non sono invecchiate bene.
Altro punto dolente è il ritmo della trama che, come già detto, sembra partire solo nella seconda parte del manga. La prima parte è costellata da capitoli autoconclusivi e brevi accenni ad Heinz e alla sua storia, è la seconda parte a tenere il lettore incollato alle pagine in attesa del finale.
Attenzione: questa parte contiene spoiler!
Parere personale
Avendo da poco finito la lettura di questa opera, quello che più mi è rimasto impresso è il finale che mi ha lasciato l'amaro in bocca. La dichiarazione d'amore (o proposta di matrimonio che dir si voglia) di Utsumi mi ha fatto sorridere e sospirare di sollievo, dopo 135 capitoli non aspettavo altro. D'altro canto, il capitolo finale con la perdita di memoria di Hitomi non mi è piaciuto molto, e in cuor mio crederò all'ipotesi che sia stata una messa in scena della ragazza per non dover mettere in mezzo il suo passato da ladra.
Fine parte contenente spoiler
Per il resto è stata una lettura piacevole e un viaggio a ritroso nel tempo a quando guardavo l'anime in tv, non ho potuto fare a meno di cantare la sigla italiana per giorni.
https://chiamateminihil.wordpress.com/2022/01/30/cats-eye/
"Cat's Eye" viene presentato come un poliziesco avventuroso ma, soprattutto nella seconda parte, si concentra molto sulla sottotrama romantica, che diventa, appunto, centrale. I primi capitoli sono episodici con una trama lineare e ripetitiva, il vero intreccio sembra iniziare solo durante la seconda metà del manga sviluppando discorsi appena accennati nella prima.
La trama ruota attorno alla ricerca di Heinz, padre delle protagoniste, rendendo il tema dell'assenza dei genitori centrale. È Ai, la minore delle sorelle, a soffrire di più di questa mancanza dato che non ha mai visto dal vivo il padre; si ritrova spesso a sentirsi sola, tanto da parlare con un autoritratto del padre per darsi forza, e a commuoversi scoprendo che il suo nome ("Ai" significa "amore" in giapponese) è l'unico regalo che lui le abbia mai fatto.
Un altro tema centrale è quello della doppia vita delle ragazze e di come questo le influenzi; Hitomi in particolare assume un ruolo da protagonista a discapito delle sorelle concentrando nel suo rapporto con Toshio tutti i problemi del loro segreto. Mentre inizialmente è Hitomi stessa a dire che Toshio è solo un modo comodo per sorvegliare la polizia, con il passare dei capitoli si rende sempre più conto di quanto lui sia importante per lei e l'apparizione di molte rivali in amore, come Mitsuko Asatani, collega di Toshio, e la stessa Rui, rende il suo sentimento ancora più forte. Allo stesso tempo Toshio sembra diventare sempre più ossessionato dalla cattura di Cat's Eye, soprattutto dopo averla vista in viso per la prima volta, (Hitomi, infatti, si mostra a lui camuffando i suoi capelli scuri con una parrucca bionda) e questo lo porta spesso a rivalutare i suoi sentimenti.
Il mostrarsi come Cat's Eye di Hitomi mette in crisi anche la ragazza stessa che si trova combattuta tra queste due identità e si chiede quale delle due Toshio ami davvero o se mai potrà accettarla come la somma di entrambe.
Ritornano spesso anche diversi siparietti comici originati sia dal rapporto, a volte conflittuale, di Hotomi e Toshio, sia dai rapporti con tutti gli altri personaggi secondari, i cui comportamenti vengono spesso esasperati in favore della comicità.
I problemi che si possono trovare in Cat's Eye sono imputabili probabilmente a diversi fattori, primo tra tutti l'inesperienza di Hōjō di cui questa è la prima opera. I tratti iniziali sono incerti e acerbi, ma migliorano velocemente con il proseguire della trama.
L'altro fattore è sicuramente il periodo storico in cui il manga è stato pubblicato, ovvero gli anni '80. Per quanto Cat's Eye sia una bella storia e che sicuramente per molti racchiuda ricordi legati all'infanzia, leggerla ai giorni nostri fa storcere il naso in alcuni capitoli. Sono infatti ricorrenti battute omofobe e transfobiche e il tema della mascolinità e dell'uomo che "non sa trattenersi" e della donna che deve sposarsi. Se si legge l'opera tenendo conto del periodo si può sorvolare su queste battute, ma sicuramente non sono invecchiate bene.
Altro punto dolente è il ritmo della trama che, come già detto, sembra partire solo nella seconda parte del manga. La prima parte è costellata da capitoli autoconclusivi e brevi accenni ad Heinz e alla sua storia, è la seconda parte a tenere il lettore incollato alle pagine in attesa del finale.
Attenzione: questa parte contiene spoiler!
Parere personale
Avendo da poco finito la lettura di questa opera, quello che più mi è rimasto impresso è il finale che mi ha lasciato l'amaro in bocca. La dichiarazione d'amore (o proposta di matrimonio che dir si voglia) di Utsumi mi ha fatto sorridere e sospirare di sollievo, dopo 135 capitoli non aspettavo altro. D'altro canto, il capitolo finale con la perdita di memoria di Hitomi non mi è piaciuto molto, e in cuor mio crederò all'ipotesi che sia stata una messa in scena della ragazza per non dover mettere in mezzo il suo passato da ladra.
Fine parte contenente spoiler
Per il resto è stata una lettura piacevole e un viaggio a ritroso nel tempo a quando guardavo l'anime in tv, non ho potuto fare a meno di cantare la sigla italiana per giorni.
https://chiamateminihil.wordpress.com/2022/01/30/cats-eye/
Occhi di Gatto è stato uno di quei “cartoni animati” che ha accompagnato l’infanzia di molti di noi: Kelly, Sheila e Tati ci han affascinato e appassionato con le loro imprese intervallate da siparietti comedy che includevano una (tutto sommato ristretta) rosa di personaggi simpatici e ben caratterizzati.
I loro furti dalle strategie fantasiose e spesso improbabili, gli inseguimenti mozzafiato, le acrobazie, i colpi di scena, le curve sinuose... tutto ciò lo si ritrova durante la lettura del manga. Giusto il tempo di familiarizzare coi “veri nomi” dei personaggi (Rui, Hitomi e Ai Kisugi), e si respira subito quella atmosfera che contraddistingue dall’inizio alla fine questa storia, in equilibrio perenne tra serio e faceto, tra dramma e commedia, tra azione e sentimenti.
Dopo alcuni capitoli incentrati sulle imprese delle tre ladre, si giunge infatti subito a toccare quello che sarà il tema portante della storia: la ricerca di Michael Heinz, padre delle tre ragazze e pittore di talento scomparso anni fa misteriosamente. Le tra gatte hanno come obbiettivo quello di rubare tutte le sue opere d’arte, perché questo parrebbe essere l’unico modo per riuscire a ritrovarlo.
Ciò che contraddistingue la struttura narrativa dell’opera, è un susseguirsi di episodi solitamente autoconclusivi. Questi possono riguardare i classici furti di opere d’arte, col povero Toshio che (ignaro della vera identità delle tre sorelle) tenta inutilmente e goffamente di arrestarle; ma anche siparietti comici, con i perenni tira e molla sentimentali tra Toshio e la furba/lunatica Hitomi. Non mancano però anche delle parentesi davvero toccanti (Hojo ci sa davvero fare quando ci si mette). E proprio in tutto ciò che sta forse anche il più grosso difetto dell’opera: la natura ad episodi autoconclusivi alla lunga stanca, soprattutto perché la succitata ricerca di Heinz viene trattata solo occasionalmente.
Stiamo parlando di quasi 160 capitoli che, per la maggior parte, lasciano il tempo che trovano. Per carità, come accennato su, Hojo ce la mette tutta per variare e proporre situazioni nuove, speso pregevoli o per lo meno simpatiche ma, superata la metà dell’opera, si comincia davvero a sentire la mancanza di sviluppi veri e propri. Non nascondo che ad un certo punto ho cominciato a temere che il manga si rivelasse inconcludente; ma fortunatamente non è stato così. Infatti quando ormai ci si arrende, durante la lettura, a questo andazzo, il manga pigia di colpo sull’acceleratore negli ultimi due volumi, per giungere quindi ad un bel finale davvero poetico e pieno di nostalgia. C’è da dire inoltre che, proprio alla luce di questo epilogo, ogni battibecco e equivoco tra Toshio e Hitomi, ogni singolo ricordo, a posteriori acquista magicamente una rinnovata importanza.
Si nota subito come Cat's Eye sia un’opera giovanile di Hojo, sin dal disegno, gradevole ma un po’ acerbo, che si va gradualmente affinando e arricchendo nella caratterizzazione e nel tratto. Il manga mostra da subito un gran potenziale ma anche tante “ingenuità” e forzature; e non è raro che si debba chiudere un occhio, o anche due, per perdonare certe assurdità all’autore: ma possibile, ad esempio, che a Hitomi basti mettere una parrucca per non farsi riconoscere dal suo fidanzato Toshio!?
Il sottoscritto ha potuto leggere il manga in esame grazie alla Complete Edition pubblicata da Planet Manga; un’edizione in 15 bei volumi di formato medio/grande con sovraccoperta, e arricchiti da tutti i capitoli a colori pubblicati in origine su rivista. Vi è anche un capitolo extra nell’ultimo tomo, abbastanza trascurabile in realtà; e si capisce dallo stesso stile di disegno come sia stato realizzato molti anni dopo.
In conclusione reputo Cat's Eyei una bella opera, non priva di difetti (imputabili anche all’età), ma comunque piacevolissima. Una migliore trattazione e distribuzione degli episodi “portanti” durante tutta l’opera, avrebbe sicuramente giovato nell’economia generale, ma ok. Certo penso che conti molto anche il personale fattore nostalgia (del quale cercherò di non tenere conto assegnando il voto finale) nel trarre un giudizio finale.
Ma nella mia personale classifica delle opere preferite di Hojo, al momento Family Compo resta di gran lunga imbattuto.
I loro furti dalle strategie fantasiose e spesso improbabili, gli inseguimenti mozzafiato, le acrobazie, i colpi di scena, le curve sinuose... tutto ciò lo si ritrova durante la lettura del manga. Giusto il tempo di familiarizzare coi “veri nomi” dei personaggi (Rui, Hitomi e Ai Kisugi), e si respira subito quella atmosfera che contraddistingue dall’inizio alla fine questa storia, in equilibrio perenne tra serio e faceto, tra dramma e commedia, tra azione e sentimenti.
Dopo alcuni capitoli incentrati sulle imprese delle tre ladre, si giunge infatti subito a toccare quello che sarà il tema portante della storia: la ricerca di Michael Heinz, padre delle tre ragazze e pittore di talento scomparso anni fa misteriosamente. Le tra gatte hanno come obbiettivo quello di rubare tutte le sue opere d’arte, perché questo parrebbe essere l’unico modo per riuscire a ritrovarlo.
Ciò che contraddistingue la struttura narrativa dell’opera, è un susseguirsi di episodi solitamente autoconclusivi. Questi possono riguardare i classici furti di opere d’arte, col povero Toshio che (ignaro della vera identità delle tre sorelle) tenta inutilmente e goffamente di arrestarle; ma anche siparietti comici, con i perenni tira e molla sentimentali tra Toshio e la furba/lunatica Hitomi. Non mancano però anche delle parentesi davvero toccanti (Hojo ci sa davvero fare quando ci si mette). E proprio in tutto ciò che sta forse anche il più grosso difetto dell’opera: la natura ad episodi autoconclusivi alla lunga stanca, soprattutto perché la succitata ricerca di Heinz viene trattata solo occasionalmente.
Stiamo parlando di quasi 160 capitoli che, per la maggior parte, lasciano il tempo che trovano. Per carità, come accennato su, Hojo ce la mette tutta per variare e proporre situazioni nuove, speso pregevoli o per lo meno simpatiche ma, superata la metà dell’opera, si comincia davvero a sentire la mancanza di sviluppi veri e propri. Non nascondo che ad un certo punto ho cominciato a temere che il manga si rivelasse inconcludente; ma fortunatamente non è stato così. Infatti quando ormai ci si arrende, durante la lettura, a questo andazzo, il manga pigia di colpo sull’acceleratore negli ultimi due volumi, per giungere quindi ad un bel finale davvero poetico e pieno di nostalgia. C’è da dire inoltre che, proprio alla luce di questo epilogo, ogni battibecco e equivoco tra Toshio e Hitomi, ogni singolo ricordo, a posteriori acquista magicamente una rinnovata importanza.
Si nota subito come Cat's Eye sia un’opera giovanile di Hojo, sin dal disegno, gradevole ma un po’ acerbo, che si va gradualmente affinando e arricchendo nella caratterizzazione e nel tratto. Il manga mostra da subito un gran potenziale ma anche tante “ingenuità” e forzature; e non è raro che si debba chiudere un occhio, o anche due, per perdonare certe assurdità all’autore: ma possibile, ad esempio, che a Hitomi basti mettere una parrucca per non farsi riconoscere dal suo fidanzato Toshio!?
Il sottoscritto ha potuto leggere il manga in esame grazie alla Complete Edition pubblicata da Planet Manga; un’edizione in 15 bei volumi di formato medio/grande con sovraccoperta, e arricchiti da tutti i capitoli a colori pubblicati in origine su rivista. Vi è anche un capitolo extra nell’ultimo tomo, abbastanza trascurabile in realtà; e si capisce dallo stesso stile di disegno come sia stato realizzato molti anni dopo.
In conclusione reputo Cat's Eyei una bella opera, non priva di difetti (imputabili anche all’età), ma comunque piacevolissima. Una migliore trattazione e distribuzione degli episodi “portanti” durante tutta l’opera, avrebbe sicuramente giovato nell’economia generale, ma ok. Certo penso che conti molto anche il personale fattore nostalgia (del quale cercherò di non tenere conto assegnando il voto finale) nel trarre un giudizio finale.
Ma nella mia personale classifica delle opere preferite di Hojo, al momento Family Compo resta di gran lunga imbattuto.
"Cat's eye", letteralmente tradotto e meglio conosciuto in Italia come "Occhi di gatto", è un manga ideato e disegnato da Tsukasa Hojo dal 1981 al 1985, portato sui nostri scaffali da Star Comics solamente nel 1999.
Ai, Rui e Hitomi sono tre belle sorelle che di giorno gestiscono un piccolo bar, ma all'occorrenza si trasformano in "Occhi di gatto", una famosa banda di ladri d'opere d'arte. A cercare di acciuffare questi pericolosi criminali dall'identità sconosciuta troviamo Toshio Utsumi, agente di polizia ossessionato dal proprio lavoro, nonché fidanzato di Hitomi; ed è proprio grazie al loro rapporto che Hitomi riesce puntualmente ad estorcere informazioni all'ingenuo poliziotto, garantendo in questo modo il successo di ogni missione.
Le tre sorelle, pur essendo delle ladre professioniste, non rubano con scopo di lucro, ma una ragione ben più profonda si nasconde dietro ai loro furti.
Se siete nati negli anni ottanta, o nella prima parte degli anni novanta, "Occhi di Gatto" probabilmente rappresenta una piccola parte della vostra infanzia; ancora oggi, a trent'anni di distanza, al solo udirne il nome torna subito in mente la scoppiettante sigla cantata da Cristina D'avena; Il manga tuttavia approda in Italia solamente quindici anni dopo la trasmissione della prima puntata dell'anime, forte di una fama invidiabile, e del fatto di essere uno dei pochi all'epoca tradotti e pubblicati.
"Occhi di gatto" si compone di una miriade di brevi storie autoconclusive, la maggior parte delle quali completamente slegate fra loro, ma che nell'insieme costituiscono una sorta di trama che verrà approfondita maggiormente nei volumi conclusivi. A fare da padrona è sicuramente la comicità, alla quale però si aggiunge una buone dose di sentimentalismo, seppur mantenendo prevalentemente toni scherzosi. I personaggi presentati sono molti e godono di un'ottima caratterizzazione, interagiscono perfettamente fra di loro, e dato i loro caratteri sarà estremamente difficile riuscire a non affezionarvisi.
Il disegno è quello di un Tuskasa Hojo agli inizi della propria carriera, molto acerbi e scarni di dettagli; il tratto migliora a vista d'occhio col proseguire dei volumi, arrivando ad un buon livello negli ultimi capitoli, anche se ancora non paragonabile a quello di "City Hunter", successiva opera del mangaka. La narrazione è fluida, le mini-storie si lasciano seguire con leggerezza e non rischiano mai di annoiare, e i dialoghi non risultano mai eccessivamente pesanti o prolissi.
Il finale è decisamente la parte più controversa ed emozionante dell'opera; tutti i nodi vengono al pettine, e la storia prende una svolta improvvisa e sicuramente inaspettata. Si potrebbe definire una conclusione dolce-amara, che lascia spazio a differenti interpretazioni.
In conclusione, "Cat's eye" è un'opera che ha sicuramente segnato l'infanzia della maggior parte di noi, e che ha, grazie al suo successo, aiutato notevolmente la diffusione del manga in Italia. Un'opera che mi sento di consigliare a tutti, anche se è ancora distante dai livelli raggiunti nella successiva e più famosa opera di Tuskasa Hojo.
Ai, Rui e Hitomi sono tre belle sorelle che di giorno gestiscono un piccolo bar, ma all'occorrenza si trasformano in "Occhi di gatto", una famosa banda di ladri d'opere d'arte. A cercare di acciuffare questi pericolosi criminali dall'identità sconosciuta troviamo Toshio Utsumi, agente di polizia ossessionato dal proprio lavoro, nonché fidanzato di Hitomi; ed è proprio grazie al loro rapporto che Hitomi riesce puntualmente ad estorcere informazioni all'ingenuo poliziotto, garantendo in questo modo il successo di ogni missione.
Le tre sorelle, pur essendo delle ladre professioniste, non rubano con scopo di lucro, ma una ragione ben più profonda si nasconde dietro ai loro furti.
Se siete nati negli anni ottanta, o nella prima parte degli anni novanta, "Occhi di Gatto" probabilmente rappresenta una piccola parte della vostra infanzia; ancora oggi, a trent'anni di distanza, al solo udirne il nome torna subito in mente la scoppiettante sigla cantata da Cristina D'avena; Il manga tuttavia approda in Italia solamente quindici anni dopo la trasmissione della prima puntata dell'anime, forte di una fama invidiabile, e del fatto di essere uno dei pochi all'epoca tradotti e pubblicati.
"Occhi di gatto" si compone di una miriade di brevi storie autoconclusive, la maggior parte delle quali completamente slegate fra loro, ma che nell'insieme costituiscono una sorta di trama che verrà approfondita maggiormente nei volumi conclusivi. A fare da padrona è sicuramente la comicità, alla quale però si aggiunge una buone dose di sentimentalismo, seppur mantenendo prevalentemente toni scherzosi. I personaggi presentati sono molti e godono di un'ottima caratterizzazione, interagiscono perfettamente fra di loro, e dato i loro caratteri sarà estremamente difficile riuscire a non affezionarvisi.
Il disegno è quello di un Tuskasa Hojo agli inizi della propria carriera, molto acerbi e scarni di dettagli; il tratto migliora a vista d'occhio col proseguire dei volumi, arrivando ad un buon livello negli ultimi capitoli, anche se ancora non paragonabile a quello di "City Hunter", successiva opera del mangaka. La narrazione è fluida, le mini-storie si lasciano seguire con leggerezza e non rischiano mai di annoiare, e i dialoghi non risultano mai eccessivamente pesanti o prolissi.
Il finale è decisamente la parte più controversa ed emozionante dell'opera; tutti i nodi vengono al pettine, e la storia prende una svolta improvvisa e sicuramente inaspettata. Si potrebbe definire una conclusione dolce-amara, che lascia spazio a differenti interpretazioni.
In conclusione, "Cat's eye" è un'opera che ha sicuramente segnato l'infanzia della maggior parte di noi, e che ha, grazie al suo successo, aiutato notevolmente la diffusione del manga in Italia. Un'opera che mi sento di consigliare a tutti, anche se è ancora distante dai livelli raggiunti nella successiva e più famosa opera di Tuskasa Hojo.
"Cat's Eye" è l'opera prima di Tsukasa Hojo, fumettista noto anche per altri lavori come "City Hunter" e "Angel Heart". Rispetto alla serie animata, radicalmente più diffusa nell'immaginario collettivo, il manga di "Cat's Eye" si prefigura come analisi più curata e dettagliata della storia di tre bellissime sorelle, che per ritrovare il padre artista scomparso durante la guerra, decidono di indossare i panni di una banda di ladre, dall'aspetto felino, per rubare, o meglio riprendersi, l'intera collezione di quadri ed opere a lui appartenute.
In questo progetto si incastra una delle storie d'amore più belle, o romantiche, che si siano viste in un'opera cartacea; ossia la relazione tra Hitomi, la seconda delle tre sorelle, e il suo fidanzato storico, Toshio, che per un caso fortuito diventa anche il suo più acerrimo nemico, in quanto ispettore di polizia e incaricato appunto di arrestare le tre gatte.
La scelta di rappresentare tale tipo di relazione, rivoluzionaria per l'epoca, delinea anche la livrea dell'intero shounen, costituendone infine l'ossatura. Difatti, se da una lato vi è una componente prettamente dedicata al furto, e all'inseguimento, dall'altro vi è la volontà di approfondire un sentimento come l'amore, inteso in ogni sua sfaccettatura. Da quello che lega le tre sorelle, diverse fra di loro: Rui, la primogenita, nonché mente che si cela dietro ogni piano volto al furto. Matura, sensuale, ammiccante, ma alle volte anche birichina, ama profondamente le sorelle, e cerca, anche grazie ad un istinto materno dettato dalla condizione, di aiutarle e guidarle. Hitomi, personaggio fra i più belli e complessi mai descritti, che grazie alla sua avvenenza incanta ogni uomo, ma che è legata da un sentimento profondo verso Toshio, che la porterà ad interrogare il suo cuore, e paradossalmente ad essere gelosa anche di se stessa. Agilissima, perfino più di un gatto, a tal punto da destare perplessità sulle sue origini umane (come citato da Rui in una vignetta). Ai, la più giovane delle sorelle. Bella, solare, intraprendente, nonché geniale inventrice. I suoi siparietti con Toshio sono tra i più divertenti, ma anche profondi, in quanto considerato dalla ragazza come una sorta di fratello maggiore, o padre.
Toshio, personaggio che incarna lo stereotipo di uomo goffo, timido, impacciato, soprattutto con le ragazze, a cui capiterà praticamente di tutto, anche di provare amore per la stessa ladra che insegue, ma che non volterà mai le spalle al suo vero e primo amore, Hitomi, di cui ha una visione quasi angelica, ma anche diabolica, soprattutto quando lei è gelosa.
Come contorno ci sono una serie di personaggi alquanto bizzarri, fra i quali spicca Masato Kamiya, chiamato "il Topaccio", forse il prototipo di Ryo di City Hunter, per il suo comportamento goliardico verso il gentil sesso. Completamente assente nella serie animata, nel manga assume notevole importanza, soprattutto nell'evidenziare, attraverso le continue sfide (e non solo) lanciate alla bella Hitomi, l'importanza del rapporto con Toshio. Poi ovviamente vi sono il capo della polizia, sempre intento nel redarguire il povero ispettore, l'intelligente e perspicace Asatani, forse il vero nemico delle gatte; i due colleghi di Toshio, Takeshi e Tetsuro, l'antagonista lavorativo Nobuhiko, e il buon vecchio ex borseggiatore Juzo, e tante e svariate gag che arricchiranno la storia, rendendola piacevole e divertente.
E' stato imputato al maestro, soprattutto nella parte centrale dell'opera, di aver calcato un po' la mano nel narrare un certo tipo di quotidianità, ma tale scelta non è stata che la conseguenza naturale di un percorso intrapreso sin dall'inizio.
"Cat's Eye" va oltre la semplice rappresentazione di tre bellissime ladre che inventano sempre nuovi modi per rubare dipinti ed opere, come si può facilmente dedurre guardando la serie animata.
Chi ha intenzione di leggere il manga si troverà di fronte un'opera più complessa, ma non per questo meno divertente. Un'opera che descrive appieno la metropoli giapponese dei primi anni ottanta, con tutto il suo bagaglio generazionale. Un'opera figlia della sua epoca, ma che narra invece di una storia d'amore senza tempo.
In questo progetto si incastra una delle storie d'amore più belle, o romantiche, che si siano viste in un'opera cartacea; ossia la relazione tra Hitomi, la seconda delle tre sorelle, e il suo fidanzato storico, Toshio, che per un caso fortuito diventa anche il suo più acerrimo nemico, in quanto ispettore di polizia e incaricato appunto di arrestare le tre gatte.
La scelta di rappresentare tale tipo di relazione, rivoluzionaria per l'epoca, delinea anche la livrea dell'intero shounen, costituendone infine l'ossatura. Difatti, se da una lato vi è una componente prettamente dedicata al furto, e all'inseguimento, dall'altro vi è la volontà di approfondire un sentimento come l'amore, inteso in ogni sua sfaccettatura. Da quello che lega le tre sorelle, diverse fra di loro: Rui, la primogenita, nonché mente che si cela dietro ogni piano volto al furto. Matura, sensuale, ammiccante, ma alle volte anche birichina, ama profondamente le sorelle, e cerca, anche grazie ad un istinto materno dettato dalla condizione, di aiutarle e guidarle. Hitomi, personaggio fra i più belli e complessi mai descritti, che grazie alla sua avvenenza incanta ogni uomo, ma che è legata da un sentimento profondo verso Toshio, che la porterà ad interrogare il suo cuore, e paradossalmente ad essere gelosa anche di se stessa. Agilissima, perfino più di un gatto, a tal punto da destare perplessità sulle sue origini umane (come citato da Rui in una vignetta). Ai, la più giovane delle sorelle. Bella, solare, intraprendente, nonché geniale inventrice. I suoi siparietti con Toshio sono tra i più divertenti, ma anche profondi, in quanto considerato dalla ragazza come una sorta di fratello maggiore, o padre.
Toshio, personaggio che incarna lo stereotipo di uomo goffo, timido, impacciato, soprattutto con le ragazze, a cui capiterà praticamente di tutto, anche di provare amore per la stessa ladra che insegue, ma che non volterà mai le spalle al suo vero e primo amore, Hitomi, di cui ha una visione quasi angelica, ma anche diabolica, soprattutto quando lei è gelosa.
Come contorno ci sono una serie di personaggi alquanto bizzarri, fra i quali spicca Masato Kamiya, chiamato "il Topaccio", forse il prototipo di Ryo di City Hunter, per il suo comportamento goliardico verso il gentil sesso. Completamente assente nella serie animata, nel manga assume notevole importanza, soprattutto nell'evidenziare, attraverso le continue sfide (e non solo) lanciate alla bella Hitomi, l'importanza del rapporto con Toshio. Poi ovviamente vi sono il capo della polizia, sempre intento nel redarguire il povero ispettore, l'intelligente e perspicace Asatani, forse il vero nemico delle gatte; i due colleghi di Toshio, Takeshi e Tetsuro, l'antagonista lavorativo Nobuhiko, e il buon vecchio ex borseggiatore Juzo, e tante e svariate gag che arricchiranno la storia, rendendola piacevole e divertente.
E' stato imputato al maestro, soprattutto nella parte centrale dell'opera, di aver calcato un po' la mano nel narrare un certo tipo di quotidianità, ma tale scelta non è stata che la conseguenza naturale di un percorso intrapreso sin dall'inizio.
"Cat's Eye" va oltre la semplice rappresentazione di tre bellissime ladre che inventano sempre nuovi modi per rubare dipinti ed opere, come si può facilmente dedurre guardando la serie animata.
Chi ha intenzione di leggere il manga si troverà di fronte un'opera più complessa, ma non per questo meno divertente. Un'opera che descrive appieno la metropoli giapponese dei primi anni ottanta, con tutto il suo bagaglio generazionale. Un'opera figlia della sua epoca, ma che narra invece di una storia d'amore senza tempo.
Nei ricordi d'infanzia di ciascuno di noi, se si scava nei meandri della propria mente non potrà che riaffiorare alla memoria l'anime "Occhi di Gatto", trasmesso su Italia 1. Anni dopo crescendo e appassionandoci ai manga, abbiamo tutti scoperto che come molti anime esso aveva una controparte cartacea. Negli anni '80, il giovane Tsukasa Hojo, autore che consacrerà il suo nome con uno dei migliori fumetti commerciali di sempre, "City Hunter", debutta sulle pagine di Shonen Jump con la serie "Cat's Eye". L'opera è stata ripoposta nel 2012 in 15 volumi da Planet Manga in un grande formato, con tavole ingrandite, sovra-copertina e pagine a colori, al prezzo di 7.90 euro.
Come molti shonen del periodo la storia è molto semplice: tre sorelle, Hitomi, Rui e Ai, gestiscono un coffee-bar di giorno, ma di notte svestono i loro panni di inservienti e indossano delle siluette per compiere furti di quadre e opere d'arte di valore, sotto il nome di "Cat's Eye". A complicare il tutto, si aggiunge il fatto che l'ispettore Utsumi, incaricato di arrestare la banda, ha una relazione con Hitomi, della cui attività notturna è naturalmente all'oscuro di tutto. Le sorelle Kisugi approfittando della stupidità ed ingenuità del poliziotto, carpiranno molte informazioni che consentiranno loro di rubare in tutta sicurezza le opere d'arte, i cui furti facendo notizia sui giornali, sperando che un giorno faranno uscire allo scoperto il loro padre oramai scomparso da sin troppi anni.
Pubblicare una storia del genere su Shonen Jump fu per Hojo una vera scommessa, visto che le protagonista sono tre belle ragazze, e non ci sono combattimenti, lotte o tornei sportivi, ma indubbiamente riesce a conferire anche grazie ai suoi disegni un'atmosfera da prima metà anni '80 del Giappone. Dopo i primi 2-3 numeri, visto il successo della serie Hojo allungherà la storia con molti volumi, contenenti una gran varietà di furti mai simili tra loro (non di rado le tre sorelle dovranno fare croupier o improvvisarsi piloti di macchine per poter raggiungere il loro obbiettivo). Peccato che molti di essi sono liquidati e gestiti con un solo capitolo, che non consente di sviluppare bene tutta la carne a fuoco immessa, tanto che ad un certo punto la trama sparisce a favore di capitoli dal ritmo sottotono che mostrano la quotidianità e con gag di dubbia qualità da parte di personaggi secondari. Solo negli ultimi due volumi Hojo riprenderà le redini della storia, dando una poetica, quanto comoda e forzosa conclusione alla storia.
Le tre sorelle sono diverse caratterialmente tra loro. Rui è una donna adulta di oltre 20 anni che deve gestire locale, i contatti e pianificare gran parte dei furti, Ai è la più piccola tra loro, visto che frequenta ancora il liceo e ha un carattere sbarazzino, ed infine arriviamo alla protagonista del manga, Hitomi, una ragazza sui 20 anni circa che potenzialmente per via del suo legame con Toshio è il personaggio più sfaccettato e tormentato, però è anche il più uguale e identico a sé stesso, essendo continuamente gelosa nei confronti di Toshio e mostrando una maturità ed evoluzione psicologica scarna.
Toshio continua a dimostrarsi sempre molto stupido in ambito lavorativo, seppur risulti il personaggio che si evolve maggiormente interiormente, tanto da divenire più sicuro di sé stesso, mostrando grande forza di volontà, determinazione e pazienza nel gesitre una donna problematica come Hitomi. Tra gli altri personaggi secondari, emergono solamente quando compaiono di tanto in tanto l'ispettrice Asatani e il ladro soprannominato "Il Topo", per il resto ci ritroviamo tutte macchiette monomensionali e sempre uguali a loro stesse.
Punto di forza dell'opera sono sicuramente i disegni che, inizialmente sono molto acerbi e standardizzati allo stile dominante di inizio anni 80, mano a mano che prosegue l'opera si fanno sempre più realistici, raffinati, iper dettagliati e con retinature che riescono a creare la giusta atmosfera, paesaggi mozzafiato (sia urbani che non), esaltandosi specialmente nel rappresentare i magnifici tramonti con gli ultimi raggi di sole morenti prima del buio della notte, che illuminano in modo sublime i visi dei personaggi.
Tsukasa Hojo negli ultimi numeri matura uno stile di disegno molto più personale raggiungendo, in alcune tavole, vette di fotorealismo impressionanti, che faranno la sua fortuna nel successivo "City Hunter".
Il lettore attento avrà capito che "Cat's Eye", non è assolutamente un manga degno della nomea di capolavoro, poiché come quasi tutte le prime opere degli autori presenta quasi sempre dei difetti, riconducibili a una trama piuttosto labile, condita da una marea di furti e soprattutto scene quotidiane, asfissianti a lungo andare, che fanno calare nei 7-8 volumi centrali il ritmo narrativo. Si vede chiaramente che l'opera è fatta per durare il più a lungo possibile e che nonostante la coralità dei personaggi molti di essi sono macchiette sempre uguali a sé stesse e che non lasciano il segno, anche se l'improta conferita da Hojo è molto più seria e maliconica rispetto al più scanzonato "City Hunter".
Nonostante le pecche, per chi vuole recuperare un bel cult d'annata, immergendosi nel pieno inizio degli anni '80, non resterà sicuramente deluso da quest'opera.
Come molti shonen del periodo la storia è molto semplice: tre sorelle, Hitomi, Rui e Ai, gestiscono un coffee-bar di giorno, ma di notte svestono i loro panni di inservienti e indossano delle siluette per compiere furti di quadre e opere d'arte di valore, sotto il nome di "Cat's Eye". A complicare il tutto, si aggiunge il fatto che l'ispettore Utsumi, incaricato di arrestare la banda, ha una relazione con Hitomi, della cui attività notturna è naturalmente all'oscuro di tutto. Le sorelle Kisugi approfittando della stupidità ed ingenuità del poliziotto, carpiranno molte informazioni che consentiranno loro di rubare in tutta sicurezza le opere d'arte, i cui furti facendo notizia sui giornali, sperando che un giorno faranno uscire allo scoperto il loro padre oramai scomparso da sin troppi anni.
Pubblicare una storia del genere su Shonen Jump fu per Hojo una vera scommessa, visto che le protagonista sono tre belle ragazze, e non ci sono combattimenti, lotte o tornei sportivi, ma indubbiamente riesce a conferire anche grazie ai suoi disegni un'atmosfera da prima metà anni '80 del Giappone. Dopo i primi 2-3 numeri, visto il successo della serie Hojo allungherà la storia con molti volumi, contenenti una gran varietà di furti mai simili tra loro (non di rado le tre sorelle dovranno fare croupier o improvvisarsi piloti di macchine per poter raggiungere il loro obbiettivo). Peccato che molti di essi sono liquidati e gestiti con un solo capitolo, che non consente di sviluppare bene tutta la carne a fuoco immessa, tanto che ad un certo punto la trama sparisce a favore di capitoli dal ritmo sottotono che mostrano la quotidianità e con gag di dubbia qualità da parte di personaggi secondari. Solo negli ultimi due volumi Hojo riprenderà le redini della storia, dando una poetica, quanto comoda e forzosa conclusione alla storia.
Le tre sorelle sono diverse caratterialmente tra loro. Rui è una donna adulta di oltre 20 anni che deve gestire locale, i contatti e pianificare gran parte dei furti, Ai è la più piccola tra loro, visto che frequenta ancora il liceo e ha un carattere sbarazzino, ed infine arriviamo alla protagonista del manga, Hitomi, una ragazza sui 20 anni circa che potenzialmente per via del suo legame con Toshio è il personaggio più sfaccettato e tormentato, però è anche il più uguale e identico a sé stesso, essendo continuamente gelosa nei confronti di Toshio e mostrando una maturità ed evoluzione psicologica scarna.
Toshio continua a dimostrarsi sempre molto stupido in ambito lavorativo, seppur risulti il personaggio che si evolve maggiormente interiormente, tanto da divenire più sicuro di sé stesso, mostrando grande forza di volontà, determinazione e pazienza nel gesitre una donna problematica come Hitomi. Tra gli altri personaggi secondari, emergono solamente quando compaiono di tanto in tanto l'ispettrice Asatani e il ladro soprannominato "Il Topo", per il resto ci ritroviamo tutte macchiette monomensionali e sempre uguali a loro stesse.
Punto di forza dell'opera sono sicuramente i disegni che, inizialmente sono molto acerbi e standardizzati allo stile dominante di inizio anni 80, mano a mano che prosegue l'opera si fanno sempre più realistici, raffinati, iper dettagliati e con retinature che riescono a creare la giusta atmosfera, paesaggi mozzafiato (sia urbani che non), esaltandosi specialmente nel rappresentare i magnifici tramonti con gli ultimi raggi di sole morenti prima del buio della notte, che illuminano in modo sublime i visi dei personaggi.
Tsukasa Hojo negli ultimi numeri matura uno stile di disegno molto più personale raggiungendo, in alcune tavole, vette di fotorealismo impressionanti, che faranno la sua fortuna nel successivo "City Hunter".
Il lettore attento avrà capito che "Cat's Eye", non è assolutamente un manga degno della nomea di capolavoro, poiché come quasi tutte le prime opere degli autori presenta quasi sempre dei difetti, riconducibili a una trama piuttosto labile, condita da una marea di furti e soprattutto scene quotidiane, asfissianti a lungo andare, che fanno calare nei 7-8 volumi centrali il ritmo narrativo. Si vede chiaramente che l'opera è fatta per durare il più a lungo possibile e che nonostante la coralità dei personaggi molti di essi sono macchiette sempre uguali a sé stesse e che non lasciano il segno, anche se l'improta conferita da Hojo è molto più seria e maliconica rispetto al più scanzonato "City Hunter".
Nonostante le pecche, per chi vuole recuperare un bel cult d'annata, immergendosi nel pieno inizio degli anni '80, non resterà sicuramente deluso da quest'opera.
Cat's Eye è un manga di Tsukasa Hojo.
Racconta di Ai, Hitomi e Rui che sono tre bellissime sorelle che gestiscono il bar Cat's Eye. Compongono anche una banda di ladre, specializzata nel furto di opere d'arte, che viene anche essa denominata Cat's Eye.
Le tre sorelle però rubano solo i quadri del famoso pittore Micheal Heinz, ovvero il loro padre scomparso, nel tentativo di ricreare la sua collezione e nel scovare indizi per ritrovarlo. Però sulle tracce della banda Cat's Eye c'è l'investigatore Toshio Utsumi, che è anche il fidanzato della stessa Hitomi. A sua insaputa Toshio svela sempre dettagli dei piani della polizia, permettendo alle tre gatte di farla sempre franca durante i furti.
Che dire. I tanti personaggi introdotti dall'autore, anche quelli secondari, sono tutti ben caratterizzati. La storia anche se con una forte impronta comica non manca di regalare suspance e intrigo. Cat's Eye, per la maggior parte della sua durata, ha un format che procede ad episodi singoli che convergono nell'obbiettivo che si sono poste le tre gatte, ovvero recuperare tutti i quadri di Heinz.
Il finale molto toccante e a mio avviso, uno dei più belli che abbia mai letto.
I disegni sono molto belli, e ricchi di dettagli.
Quando Cat's Eyes veniva trasmesso su Italia uno ero piccolino e aldilà di qualche puntata non lo mai seguito. Poi mi sono messo a collezionare i manga da quattro anni a questa parte, ho potuto scoprire e apprezzare come si deve sia quest'opera che tutte le altre opere del mangaka Hojo.
Un must imperdibile, consigliato a tutti, sia ai Fan che non dell'autore.
Racconta di Ai, Hitomi e Rui che sono tre bellissime sorelle che gestiscono il bar Cat's Eye. Compongono anche una banda di ladre, specializzata nel furto di opere d'arte, che viene anche essa denominata Cat's Eye.
Le tre sorelle però rubano solo i quadri del famoso pittore Micheal Heinz, ovvero il loro padre scomparso, nel tentativo di ricreare la sua collezione e nel scovare indizi per ritrovarlo. Però sulle tracce della banda Cat's Eye c'è l'investigatore Toshio Utsumi, che è anche il fidanzato della stessa Hitomi. A sua insaputa Toshio svela sempre dettagli dei piani della polizia, permettendo alle tre gatte di farla sempre franca durante i furti.
Che dire. I tanti personaggi introdotti dall'autore, anche quelli secondari, sono tutti ben caratterizzati. La storia anche se con una forte impronta comica non manca di regalare suspance e intrigo. Cat's Eye, per la maggior parte della sua durata, ha un format che procede ad episodi singoli che convergono nell'obbiettivo che si sono poste le tre gatte, ovvero recuperare tutti i quadri di Heinz.
Il finale molto toccante e a mio avviso, uno dei più belli che abbia mai letto.
I disegni sono molto belli, e ricchi di dettagli.
Quando Cat's Eyes veniva trasmesso su Italia uno ero piccolino e aldilà di qualche puntata non lo mai seguito. Poi mi sono messo a collezionare i manga da quattro anni a questa parte, ho potuto scoprire e apprezzare come si deve sia quest'opera che tutte le altre opere del mangaka Hojo.
Un must imperdibile, consigliato a tutti, sia ai Fan che non dell'autore.
Non credo ci saranno altri manga che riusciranno mai a farmi ridere più di questo (a parte manga dello stesso autore). Sto parlando ovviamente del famosissimo manga degli anni ottanta: Occhi di gatto di Tsukasa Hojo. In Italia credo che sia più famosa la versione animata, che indubbiamente conserva parte del fascino di quest'opera, ma è completamente diversa da quella cartacea che a mio avviso è di una qualità superiore. Ecco il perché.
La storia ha come protagoniste le belle sorelle Kisugi (Rui, Hitomi e Ai nell'ordine di età) le quali si sono votate al "mestiere" di ladre per ricostruire una collezione di opere d'arte del padre, un pittore scomparso di nome Michael Heinz. Ad intralciare il tutto ci sarà l'ingenuo e un po' maldestro Toshio, il fidanzato di Hitomi che, ironia della sorte di mestiere fa proprio il poliziotto! Ebbene sì, chi si appresta a leggere questo magnifico capolavoro si aspetti le gag più esilaranti e le situazioni più comiche, che si verranno a creare fra le incursioni di Hitomi e delle sue sorelle, e di Toshio e la squadra di polizia nel tentativo di acciuffarle. Solo a ripensarci mi viene da ridere! Non bisogna però pensare che il manga sia una gag continua, vi si alternano infatti momenti dolci fra il poliziotto e la ladra, drammatici di tre sorelle che si illudono nel cercare le tracce paterne tramite i suoi quadri o momenti toccanti che culminano con il finale dell'opera (niente spoiler non vi preoccupate).
In questo che possiamo definire il primo esperimento del sensei Hojo nel mondo del manga, ritroviamo tutte le tematiche che gli sono care e che poi ritroveremo nelle altre opere, quali l'amore fra due persone così diverse e al contempo così simili, la sessualità e il travestimento (a quanto pare il primo personaggio che Hojo ha fatto travestire da donna è stato proprio Toshio durante i primi numeri di Cat's Eye, e da allora è diventato per lui una specie di cliché) e la giustizia, tutte tematiche importanti ma che vengono pienamente affrontate senza che il manga diventi pesante, anzi, ribadisco che è un manga simpaticissimo e frizzante.
Bisogna però notare che essendo il sensei agli inizi, il disegno non è ancora ai livelli stratosferici che possiamo invece notare nelle altre sue opere; i volti non sono ancora ben bilanciati, le proporzioni non sono ancora perfette e l'espressività ha bisogno ancora di qualche aggiustatina, tuttavia una cosa piacevole da vedere è che il tratto del maestro si evolve e si perfeziona senza ancora arrivare ad uno stile uguale a quello di altri suoi lavori. Soprattutto negli ultimi numeri, il disegno, l'inquadratura dei personaggi e tutti gli altri difetti enumerati sopra, a poco a poco quasi si eclissano, per lasciare il posto ad uno stile completamente diverso da quello di partenza e da qualunque altro stile che abbia mai adottato fino ad ora, molto più gradevole.
Con il migliorare del disegno, va di pari passo l'evoluzione della narrazione e del suo stile, la storia diventa più carica di suspence e più fluida e le gag sono sempre migliori, i personaggi si caratterizzano sempre meglio e gli stratagemmi che le tre gatte (le sorelle Kisugi) usano durante le loro scorribande nei musei artistici, diventano sempre meglio studiati e più ingegnosi.
Che dire con questo manga assistiamo alla formazione di uno dei più grandi sensei della storia del manga e che quindi non può mancare nelle collezioni degli appassionati, cosa ahimé, un po' difficile al giorno d'oggi, data l'irreperibilità degli albi se non durante le fiere o nei mercatini dell'usato. Ma ecco una buona notizia per concludere: la Panini ha recentemente annunciato una nuova versione di questa storia con addirittura delle pagine a colori (sperando in un prezzo non elevatissimo, com'è stato per City Hunter)!
La storia ha come protagoniste le belle sorelle Kisugi (Rui, Hitomi e Ai nell'ordine di età) le quali si sono votate al "mestiere" di ladre per ricostruire una collezione di opere d'arte del padre, un pittore scomparso di nome Michael Heinz. Ad intralciare il tutto ci sarà l'ingenuo e un po' maldestro Toshio, il fidanzato di Hitomi che, ironia della sorte di mestiere fa proprio il poliziotto! Ebbene sì, chi si appresta a leggere questo magnifico capolavoro si aspetti le gag più esilaranti e le situazioni più comiche, che si verranno a creare fra le incursioni di Hitomi e delle sue sorelle, e di Toshio e la squadra di polizia nel tentativo di acciuffarle. Solo a ripensarci mi viene da ridere! Non bisogna però pensare che il manga sia una gag continua, vi si alternano infatti momenti dolci fra il poliziotto e la ladra, drammatici di tre sorelle che si illudono nel cercare le tracce paterne tramite i suoi quadri o momenti toccanti che culminano con il finale dell'opera (niente spoiler non vi preoccupate).
In questo che possiamo definire il primo esperimento del sensei Hojo nel mondo del manga, ritroviamo tutte le tematiche che gli sono care e che poi ritroveremo nelle altre opere, quali l'amore fra due persone così diverse e al contempo così simili, la sessualità e il travestimento (a quanto pare il primo personaggio che Hojo ha fatto travestire da donna è stato proprio Toshio durante i primi numeri di Cat's Eye, e da allora è diventato per lui una specie di cliché) e la giustizia, tutte tematiche importanti ma che vengono pienamente affrontate senza che il manga diventi pesante, anzi, ribadisco che è un manga simpaticissimo e frizzante.
Bisogna però notare che essendo il sensei agli inizi, il disegno non è ancora ai livelli stratosferici che possiamo invece notare nelle altre sue opere; i volti non sono ancora ben bilanciati, le proporzioni non sono ancora perfette e l'espressività ha bisogno ancora di qualche aggiustatina, tuttavia una cosa piacevole da vedere è che il tratto del maestro si evolve e si perfeziona senza ancora arrivare ad uno stile uguale a quello di altri suoi lavori. Soprattutto negli ultimi numeri, il disegno, l'inquadratura dei personaggi e tutti gli altri difetti enumerati sopra, a poco a poco quasi si eclissano, per lasciare il posto ad uno stile completamente diverso da quello di partenza e da qualunque altro stile che abbia mai adottato fino ad ora, molto più gradevole.
Con il migliorare del disegno, va di pari passo l'evoluzione della narrazione e del suo stile, la storia diventa più carica di suspence e più fluida e le gag sono sempre migliori, i personaggi si caratterizzano sempre meglio e gli stratagemmi che le tre gatte (le sorelle Kisugi) usano durante le loro scorribande nei musei artistici, diventano sempre meglio studiati e più ingegnosi.
Che dire con questo manga assistiamo alla formazione di uno dei più grandi sensei della storia del manga e che quindi non può mancare nelle collezioni degli appassionati, cosa ahimé, un po' difficile al giorno d'oggi, data l'irreperibilità degli albi se non durante le fiere o nei mercatini dell'usato. Ma ecco una buona notizia per concludere: la Panini ha recentemente annunciato una nuova versione di questa storia con addirittura delle pagine a colori (sperando in un prezzo non elevatissimo, com'è stato per City Hunter)!
Se pensiamo alla celebre rivista Shounen Jump e alle sue politiche di pubblicazione dei manga, ci risulta pressoché impossibile credere che sulle sue pagine sia stato pubblicato anche questo Occhi di gatto.
Del resto, è una storia decisamente strana e diversa da quello a cui la rivista Jump ci ha abituati. Non ci sono combattimenti, non ci sono storie d'amore fra liceali, non ci sono tornei di lotta, non ci sono grandi eroi, non ci sono impareggiabili sportivi, non ci sono signori del male, non ci sono protagonisti né giovani né intrepidi né stupidi né soprattutto maschi.
Occhi di Gatto è difatti la storia di tre ragazze, le sorelle Kisugi, di cui peraltro due su tre hanno ampiamente superato l'età "da Jump": Rui, la maggiore, di anni ne ha venti abbondanti, è una donna matura e tranquillamente in età da marito; Hitomi, la vera e propria protagonista della serie, ha circa vent'anni, mentre Ai, la più piccola del trio, è l'unica ad essere "in target", essendo una liceale.
Le tre ragazze, di giorno, gestiscono il bar Cat's Eye, ma quando cala la notte assumono l'identità di Occhi di gatto, una banda di misteriose ladre di opere d'arte, croce e delizia della polizia locale e soprattutto del giovane sbirro Toshio Utsumi che, ohibò, è nientemeno che lo storico fidanzato di Hitomi.
Prendendo in esame l'idea alla base di Occhi di gatto, oggi ci appare di una semplicità disarmante, poiché sfruttata da numerose opere successive (si pensi a Kaito Kid, a DNA Angel o a Saint Tail), ma bisogna contestualizzare l'opera nel periodo della sua ideazione e sulle pagine della rivista su cui fu pubblicata. Allora, inesorabilmente, apparirà tutto il carattere rivoluzionario di questo fumetto che, su una rivista per ragazzi (maschi), propone una storia con tra protagoniste femminili e dal fascino adulto. Una storia dove non vi sono combattimenti né sport, ma che, sotto la facciata di una vicenda d'azione dal taglio poliziesco, in realtà ci parla soprattutto, e neanche troppo velatamente, d'amore.
Tante, le anime di Occhi di gatto.
In primis un'anima d'azione, degna dei migliori episodi di Charlie's Angels o dei migliori film di James Bond, che non manca di affascinare il lettore con rocamboleschi inseguimenti, sfide contro il tempo, fughe all'ultimo secondo, furti compiuti con azioni funamboliche, assembramenti di poliziotti sventati con maestria e trucchi degni del miglior Lupin, rapimenti e riscatti, corse automobilistiche pericolosissime, partite d'azzardo in casinò con bellissime croupier. Tanta, tanta azione da film americano che fa da corollario ad una trama misteriosa, profonda e affascinante, ricca di misteri svelati a poco a poco e che scava nel passato e nei cuori dei personaggi.
Ed è qui che entra in gioco un'altra delle molteplici anime di Occhi di gatto, forse quella di maggior fascino, ed è quella sentimentale, che ha come cardine l'amore. Amore narrato nei suoi diversi volti, come quello della relazione tormentatissima fra Hitomi e Toshio, fidanzati di giorno e inconsapevoli rivali di notte, in una spirale di sentimento che porta Toshio a innamorarsi sia di Hitomi sia di Occhi di gatto (che lui, disconoscendo la vera identità della ladra, vede come due persone distinte) e Hitomi ad essere gelosa di sé stessa.
Ma c'è anche l'amore familiare che lega vicendevolmente le tre sorelle, e quello che le lega al loro misterioso padre scomparso, di cui cercano di ritrovare le tracce furto dopo furto, nonché un amore più "normale" e quotidiano, quello che viene narrato, aldilà della presenza di Occhi di gatto, tra Hitomi e Toshio, e fra gli amici poliziotti di Toshio o vari personaggi di contorno del cast.
Un amore ancor più profondo, e decisamente poetico, lega infine le tre sorelle al gentile signor Nagaishi, che è per le sorelle Kisugi un tutore, un aiutante tuttofare sempre disponibile e un ideale padre, sostituto del loro reale genitore a cui è legato da molti anni da un vincolo di profonda amicizia.
A concludere il quadro, Occhi di gatto ha anche un'anima più scanzonata da slice of life, che ci farà fare un tuffo nel passato, in un mondo di ormai trent'anni fa (molto simile per ambientazioni a quello ritratto in Touch di Adachi nato peraltro nello stesso anno di Occhi di gatto), presentandoci un gruppo di personaggi intento nelle loro vite, per quanto strampalate, di tutti i giorni, coi loro problemi, sentimenti e vicissitudini varie.
Originale, atipico, profondo, avvincente, Occhi di gatto è un manga che indubbiamente, per un motivo, per un altro o per tanti motivi insieme, colpisce. Merito in primis di un cast d'eccezione, a partire dalle tre protagoniste.
Fra l'adulta e matura (ma ogni tanto birichina) Rui, la sbarazzina e allegra Ai e la bellissima e furba Hitomi, è veramente difficilissimo scegliere una sola ragazza a cui affezionarsi. Si finisce, inesorabilmente, per amarle tutte e tre in egual misura (sebbene, per motivi di trama, sia Hitomi quella a cui viene dato più spazio e viene maggiormente approfondita). Tre ragazze slanciate, straordinarie, sensuali, fascinose, scaltre, che imbrigliano alla perfezione quegli indimenticabili anni '80 e le loro eroine di gran fascino (si pensi a Lamù o a Madoka, giusto per fare due nomi), ormai solo un lontano ricordo, in questi tempi dove la concezione di personaggio femminile nelle produzioni giapponesi è radicalmente cambiata.
Impossibile non amarle, non desiderarle, non restare di sasso col cuore a mille nel vedere le loro silhouette sinuose stagliarsi alla luce della luna nella notte. Così come capita a Toshio, il nostro sventurato protagonista maschile, che, ben lungi dall'essere un superuomo, non mancherà di suscitare un'innata simpatia nel lettore.
A completare il cast, un'allegra banda di poliziotti innamorati, di capi iracondi, di colleghi fighetti ma sfigatissimi, di colleghe gelose e sospettose, di ladruncoli guasconi a cui non ne va mai bene una, di ex militari bizzarri, imponenti e dal cuore d'oro. Personaggi, tutti, davvero simpatici, che lasciano il segno nel lettore, il quale si sente davvero "a casa", fra i tavoli del bar Cat's Eye o fra le scrivanie del commissariato, insieme ad un gruppo di amici davvero insostituibile.
Occhi di gatto è dunque una storia dalle mille anime: ora un adrenalinico film americano fatto di guardie, di ladre e di colpi di scena, ora un affresco piacevolissimo e spesso spassoso del Giappone dei primi anni '80, ora (ed è questa la chiave di lettura che ho preferito dargli) un viaggio nel cuore umano, alla ricerca dell'amore, di un amore che trascende la morte, la lontananza, i segreti, le separazioni, il passato, la legge, la giustizia, la morale, il destino stesso, che muta forma più e più volte, che va e che viene, che viene messo in dubbio, che arriva all'improvviso, che non è bello se non è litigarello, ma che, dopotutto, è sempre là, ed è il punto di arrivo del nostro viaggio, in un traguardo di un lirismo e di una dolcezza senza pari.
A sostenere il tutto, abbiamo uno stile di disegno in costante evoluzione, che partendo da un livello piuttosto convenzionale per gli anni di pubblicazione va, man mano che avanza la storia, evolvendosi sempre più, raggiungendo livelli di dettaglio impressionanti, soprattutto nella raffigurazione di paesaggi davvero mozzafiato e di personaggi femminili di una bellezza incomparabile.
Disegni splendidi, che impreziosiscono ancor di più una storia che si legge tutto d'un fiato, coinvolgendo al massimo il lettore.
Mi è capitato fra le mani quasi per caso, per un piacevolissimo scherzo del destino, Occhi di gatto, del quale avevo solo sbiaditi ricordi legati ad una serie televisiva che, da bambino piccolissimo qual ero quando la vidi, non potei apprezzare pienamente. E invece mi sono ritrovato a divorarlo, ad amarlo, a desiderare davvero di essere lì, all'inseguimento di quelle tre bellissime ladre, o al tavolo di quel simpaticissimo bar, a bere un caffè preparato dalle fatate mani sulle sue tre bellissime proprietarie.
Un'opera straordinaria, che parla veramente al cuore delle persone e a cui, in virtù di questo straordinario livello di coinvolgimento, possiamo anche perdonare qualche breve momento di calo nella trama dovuto ad una manciata di capitoli poco ispirati fra i tanti o a qualche scelta narrativa che fa storcere un po' il naso o un finale che, per quanto bellissimo e toccante, non soddisfa al 100% il lettore desideroso di averne ancora di più, di storie su queste tre bellissime ragazze e sul loro mondo, passato o futuro che sia.
Da leggere, assolutamente.
Del resto, è una storia decisamente strana e diversa da quello a cui la rivista Jump ci ha abituati. Non ci sono combattimenti, non ci sono storie d'amore fra liceali, non ci sono tornei di lotta, non ci sono grandi eroi, non ci sono impareggiabili sportivi, non ci sono signori del male, non ci sono protagonisti né giovani né intrepidi né stupidi né soprattutto maschi.
Occhi di Gatto è difatti la storia di tre ragazze, le sorelle Kisugi, di cui peraltro due su tre hanno ampiamente superato l'età "da Jump": Rui, la maggiore, di anni ne ha venti abbondanti, è una donna matura e tranquillamente in età da marito; Hitomi, la vera e propria protagonista della serie, ha circa vent'anni, mentre Ai, la più piccola del trio, è l'unica ad essere "in target", essendo una liceale.
Le tre ragazze, di giorno, gestiscono il bar Cat's Eye, ma quando cala la notte assumono l'identità di Occhi di gatto, una banda di misteriose ladre di opere d'arte, croce e delizia della polizia locale e soprattutto del giovane sbirro Toshio Utsumi che, ohibò, è nientemeno che lo storico fidanzato di Hitomi.
Prendendo in esame l'idea alla base di Occhi di gatto, oggi ci appare di una semplicità disarmante, poiché sfruttata da numerose opere successive (si pensi a Kaito Kid, a DNA Angel o a Saint Tail), ma bisogna contestualizzare l'opera nel periodo della sua ideazione e sulle pagine della rivista su cui fu pubblicata. Allora, inesorabilmente, apparirà tutto il carattere rivoluzionario di questo fumetto che, su una rivista per ragazzi (maschi), propone una storia con tra protagoniste femminili e dal fascino adulto. Una storia dove non vi sono combattimenti né sport, ma che, sotto la facciata di una vicenda d'azione dal taglio poliziesco, in realtà ci parla soprattutto, e neanche troppo velatamente, d'amore.
Tante, le anime di Occhi di gatto.
In primis un'anima d'azione, degna dei migliori episodi di Charlie's Angels o dei migliori film di James Bond, che non manca di affascinare il lettore con rocamboleschi inseguimenti, sfide contro il tempo, fughe all'ultimo secondo, furti compiuti con azioni funamboliche, assembramenti di poliziotti sventati con maestria e trucchi degni del miglior Lupin, rapimenti e riscatti, corse automobilistiche pericolosissime, partite d'azzardo in casinò con bellissime croupier. Tanta, tanta azione da film americano che fa da corollario ad una trama misteriosa, profonda e affascinante, ricca di misteri svelati a poco a poco e che scava nel passato e nei cuori dei personaggi.
Ed è qui che entra in gioco un'altra delle molteplici anime di Occhi di gatto, forse quella di maggior fascino, ed è quella sentimentale, che ha come cardine l'amore. Amore narrato nei suoi diversi volti, come quello della relazione tormentatissima fra Hitomi e Toshio, fidanzati di giorno e inconsapevoli rivali di notte, in una spirale di sentimento che porta Toshio a innamorarsi sia di Hitomi sia di Occhi di gatto (che lui, disconoscendo la vera identità della ladra, vede come due persone distinte) e Hitomi ad essere gelosa di sé stessa.
Ma c'è anche l'amore familiare che lega vicendevolmente le tre sorelle, e quello che le lega al loro misterioso padre scomparso, di cui cercano di ritrovare le tracce furto dopo furto, nonché un amore più "normale" e quotidiano, quello che viene narrato, aldilà della presenza di Occhi di gatto, tra Hitomi e Toshio, e fra gli amici poliziotti di Toshio o vari personaggi di contorno del cast.
Un amore ancor più profondo, e decisamente poetico, lega infine le tre sorelle al gentile signor Nagaishi, che è per le sorelle Kisugi un tutore, un aiutante tuttofare sempre disponibile e un ideale padre, sostituto del loro reale genitore a cui è legato da molti anni da un vincolo di profonda amicizia.
A concludere il quadro, Occhi di gatto ha anche un'anima più scanzonata da slice of life, che ci farà fare un tuffo nel passato, in un mondo di ormai trent'anni fa (molto simile per ambientazioni a quello ritratto in Touch di Adachi nato peraltro nello stesso anno di Occhi di gatto), presentandoci un gruppo di personaggi intento nelle loro vite, per quanto strampalate, di tutti i giorni, coi loro problemi, sentimenti e vicissitudini varie.
Originale, atipico, profondo, avvincente, Occhi di gatto è un manga che indubbiamente, per un motivo, per un altro o per tanti motivi insieme, colpisce. Merito in primis di un cast d'eccezione, a partire dalle tre protagoniste.
Fra l'adulta e matura (ma ogni tanto birichina) Rui, la sbarazzina e allegra Ai e la bellissima e furba Hitomi, è veramente difficilissimo scegliere una sola ragazza a cui affezionarsi. Si finisce, inesorabilmente, per amarle tutte e tre in egual misura (sebbene, per motivi di trama, sia Hitomi quella a cui viene dato più spazio e viene maggiormente approfondita). Tre ragazze slanciate, straordinarie, sensuali, fascinose, scaltre, che imbrigliano alla perfezione quegli indimenticabili anni '80 e le loro eroine di gran fascino (si pensi a Lamù o a Madoka, giusto per fare due nomi), ormai solo un lontano ricordo, in questi tempi dove la concezione di personaggio femminile nelle produzioni giapponesi è radicalmente cambiata.
Impossibile non amarle, non desiderarle, non restare di sasso col cuore a mille nel vedere le loro silhouette sinuose stagliarsi alla luce della luna nella notte. Così come capita a Toshio, il nostro sventurato protagonista maschile, che, ben lungi dall'essere un superuomo, non mancherà di suscitare un'innata simpatia nel lettore.
A completare il cast, un'allegra banda di poliziotti innamorati, di capi iracondi, di colleghi fighetti ma sfigatissimi, di colleghe gelose e sospettose, di ladruncoli guasconi a cui non ne va mai bene una, di ex militari bizzarri, imponenti e dal cuore d'oro. Personaggi, tutti, davvero simpatici, che lasciano il segno nel lettore, il quale si sente davvero "a casa", fra i tavoli del bar Cat's Eye o fra le scrivanie del commissariato, insieme ad un gruppo di amici davvero insostituibile.
Occhi di gatto è dunque una storia dalle mille anime: ora un adrenalinico film americano fatto di guardie, di ladre e di colpi di scena, ora un affresco piacevolissimo e spesso spassoso del Giappone dei primi anni '80, ora (ed è questa la chiave di lettura che ho preferito dargli) un viaggio nel cuore umano, alla ricerca dell'amore, di un amore che trascende la morte, la lontananza, i segreti, le separazioni, il passato, la legge, la giustizia, la morale, il destino stesso, che muta forma più e più volte, che va e che viene, che viene messo in dubbio, che arriva all'improvviso, che non è bello se non è litigarello, ma che, dopotutto, è sempre là, ed è il punto di arrivo del nostro viaggio, in un traguardo di un lirismo e di una dolcezza senza pari.
A sostenere il tutto, abbiamo uno stile di disegno in costante evoluzione, che partendo da un livello piuttosto convenzionale per gli anni di pubblicazione va, man mano che avanza la storia, evolvendosi sempre più, raggiungendo livelli di dettaglio impressionanti, soprattutto nella raffigurazione di paesaggi davvero mozzafiato e di personaggi femminili di una bellezza incomparabile.
Disegni splendidi, che impreziosiscono ancor di più una storia che si legge tutto d'un fiato, coinvolgendo al massimo il lettore.
Mi è capitato fra le mani quasi per caso, per un piacevolissimo scherzo del destino, Occhi di gatto, del quale avevo solo sbiaditi ricordi legati ad una serie televisiva che, da bambino piccolissimo qual ero quando la vidi, non potei apprezzare pienamente. E invece mi sono ritrovato a divorarlo, ad amarlo, a desiderare davvero di essere lì, all'inseguimento di quelle tre bellissime ladre, o al tavolo di quel simpaticissimo bar, a bere un caffè preparato dalle fatate mani sulle sue tre bellissime proprietarie.
Un'opera straordinaria, che parla veramente al cuore delle persone e a cui, in virtù di questo straordinario livello di coinvolgimento, possiamo anche perdonare qualche breve momento di calo nella trama dovuto ad una manciata di capitoli poco ispirati fra i tanti o a qualche scelta narrativa che fa storcere un po' il naso o un finale che, per quanto bellissimo e toccante, non soddisfa al 100% il lettore desideroso di averne ancora di più, di storie su queste tre bellissime ragazze e sul loro mondo, passato o futuro che sia.
Da leggere, assolutamente.
È stata la prima volta che ho seguito un anime e un manga contemporaneamente per vedere le differenze tra l'uno e l'altro, e amaramente ho appurato che anche in questo caso tra i due c'è un abisso. Ciò nonostante credo non sia in fondo un male, infatti le due opere hanno un tema centrale che le accomuna, ma allo stesso tempo si differenziano su alcuni personaggi, alcune situazioni e soprattutto sul finale, creando così quasi due opere distinte. Io però voglio parlare del manga, perché tra i due è quello che ho maggiormente apprezzato.
Si tratta di uno dei primi lavori "importanti" del maestro Hojo dove si vede una sostanziale differenza di precisione di "forma" nei personaggi e dove il tratto è meno marcato, forse un po' troppo delicato se lo si mette a confronto con alcune delle sue opere correnti. Nel complesso lo reputo un ottimo lavoro per la grafica e lo stile.
La storia è frizzante e coinvolgente in modo sufficiente, anche se a volte si tende a perdere la concezione tra le situazioni reali e quelle inverosimili.
Le protagoniste sono tre sorelle che di giorno gestiscono il bar "Cat's Eye" e che di notte hanno un secondo lavoro: sono delle ladre, la banda occhi di gatto.
Ma attenzione, non sono da confondere con delle comuni malviventi, loro rubano solo opere d'arte e gioielli non per il piacere personale, ma per risolvere il mistero che lega questi oggetti al padre scomparso tanti anni prima.
Difficile sarebbe già vivere una vita normale per le tre ragazze, gestire un bar che è sempre pieno di agenti del vicino commissariato, ma allora perché non complicarsela ospitando per casa un uomo, il fidanzato della sorella di mezzo che oltretutto è ispettore di polizia e che guarda caso si occupa proprio dei casi della banda occhi di gatto?
Difficile far conciliare le due vite, non trovate?
Molto humor, i soliti intrighi amorosi, qualche colpo di scena, un pizzico di bugie e soprattutto dei fisici ben tonificati terranno la storia e la vostra concentrazione attiva.
Adorabile caratteristica di Hojo è il riportare in altre opere alcuni luoghi di opere precedenti, infatti il bar Cat's Eye non vi abbandonerà se siete fan di questo artista.
Voto 8+ sicuramente un cult per la generazione cresciuta negli anni '80 e a mio avviso da possedere assolutamente.
Si tratta di uno dei primi lavori "importanti" del maestro Hojo dove si vede una sostanziale differenza di precisione di "forma" nei personaggi e dove il tratto è meno marcato, forse un po' troppo delicato se lo si mette a confronto con alcune delle sue opere correnti. Nel complesso lo reputo un ottimo lavoro per la grafica e lo stile.
La storia è frizzante e coinvolgente in modo sufficiente, anche se a volte si tende a perdere la concezione tra le situazioni reali e quelle inverosimili.
Le protagoniste sono tre sorelle che di giorno gestiscono il bar "Cat's Eye" e che di notte hanno un secondo lavoro: sono delle ladre, la banda occhi di gatto.
Ma attenzione, non sono da confondere con delle comuni malviventi, loro rubano solo opere d'arte e gioielli non per il piacere personale, ma per risolvere il mistero che lega questi oggetti al padre scomparso tanti anni prima.
Difficile sarebbe già vivere una vita normale per le tre ragazze, gestire un bar che è sempre pieno di agenti del vicino commissariato, ma allora perché non complicarsela ospitando per casa un uomo, il fidanzato della sorella di mezzo che oltretutto è ispettore di polizia e che guarda caso si occupa proprio dei casi della banda occhi di gatto?
Difficile far conciliare le due vite, non trovate?
Molto humor, i soliti intrighi amorosi, qualche colpo di scena, un pizzico di bugie e soprattutto dei fisici ben tonificati terranno la storia e la vostra concentrazione attiva.
Adorabile caratteristica di Hojo è il riportare in altre opere alcuni luoghi di opere precedenti, infatti il bar Cat's Eye non vi abbandonerà se siete fan di questo artista.
Voto 8+ sicuramente un cult per la generazione cresciuta negli anni '80 e a mio avviso da possedere assolutamente.
Non ho voluto essere indulgente con il primo capolavoro del sensei Hojo: da grande suo fan, ho voluto invece essere il più possibile obiettivo.
Il manga parte con dei disegni un tantino scadenti, che non ti aspetteresti, ma già dalla metà in poi raggiunge la qualità del primo City Hunter. Quanto alla sceneggiatura, invece, è già di altissima qualità.
Che dire: questo è un manga mitico, da cui è stato tratto un anime storico. Il maggior spunto di genialità sta forse nel fatto che a metà degli anni '80 Hojo scrive uno shonen, una manga per ragazzi, con protagoniste ben tre ragazze. O meglio, una donna, una ragazza e una ragazzina. La storia delle tre famose ladre impegnate nella loro quest per recuperare i quadri del loro papà non può che fare tenerezza. Potrà anche divertire che l'unico personaggio maschile venga preso in giro così impunemente, nonostante sia a tutti gli effetti un abile poliziotto che si trasforma magicamente in un tontolone quando si tratta di avere a che fare con un trio di donne cosi. D'altra parte, vorrei vedere voi...
Il finale, amaro, è tutto da scoprire, e regala una marcia in più ad un manga che già merita, pur non avendo la profondità dei successivi lavori di Hojo. Se poi da piccoli seguivate il cartone (quello con la sigla di Cristina d'Avena, ricordate: O-o-o-occhi di gatto!), vi piacerà senz'altro: mai sottovalutare l'effetto nostalgia.
Agli appassionati di City Hunter, è consigliato vivamente di tener d'occhio un certo personaggio (Kamiya, detto Topaccio), che fu la matrice per il primissimo Ryo Saeba, anche se poi sappiamo che l'evoluzione procede ben oltre trasformando lo Stallone di Shinjuku in un personaggio assai diverso.
Quest'opera è stranamente difficile da trovare, e posso solo ringraziare la fortuna che mi ha permesso di arraffarmene una copia praticamente perfetta su ebay a prezzi decenti. Certo, sono le edizioni economiche anni '90 di Starcomics, ma non so se comprerei una riedizione di lusso. Naturalmente sto mentendo: quando vedo Hojo, la mano corre al portafogli per un riflesso condizionato. Perciò spero tanto che nessuno si azzardi a ripubblicare questo manga, ancora per un po' di tempo.
Il manga parte con dei disegni un tantino scadenti, che non ti aspetteresti, ma già dalla metà in poi raggiunge la qualità del primo City Hunter. Quanto alla sceneggiatura, invece, è già di altissima qualità.
Che dire: questo è un manga mitico, da cui è stato tratto un anime storico. Il maggior spunto di genialità sta forse nel fatto che a metà degli anni '80 Hojo scrive uno shonen, una manga per ragazzi, con protagoniste ben tre ragazze. O meglio, una donna, una ragazza e una ragazzina. La storia delle tre famose ladre impegnate nella loro quest per recuperare i quadri del loro papà non può che fare tenerezza. Potrà anche divertire che l'unico personaggio maschile venga preso in giro così impunemente, nonostante sia a tutti gli effetti un abile poliziotto che si trasforma magicamente in un tontolone quando si tratta di avere a che fare con un trio di donne cosi. D'altra parte, vorrei vedere voi...
Il finale, amaro, è tutto da scoprire, e regala una marcia in più ad un manga che già merita, pur non avendo la profondità dei successivi lavori di Hojo. Se poi da piccoli seguivate il cartone (quello con la sigla di Cristina d'Avena, ricordate: O-o-o-occhi di gatto!), vi piacerà senz'altro: mai sottovalutare l'effetto nostalgia.
Agli appassionati di City Hunter, è consigliato vivamente di tener d'occhio un certo personaggio (Kamiya, detto Topaccio), che fu la matrice per il primissimo Ryo Saeba, anche se poi sappiamo che l'evoluzione procede ben oltre trasformando lo Stallone di Shinjuku in un personaggio assai diverso.
Quest'opera è stranamente difficile da trovare, e posso solo ringraziare la fortuna che mi ha permesso di arraffarmene una copia praticamente perfetta su ebay a prezzi decenti. Certo, sono le edizioni economiche anni '90 di Starcomics, ma non so se comprerei una riedizione di lusso. Naturalmente sto mentendo: quando vedo Hojo, la mano corre al portafogli per un riflesso condizionato. Perciò spero tanto che nessuno si azzardi a ripubblicare questo manga, ancora per un po' di tempo.
Non credo che qualcuno legga la recensione di Occhi di Gatto, cioè, chi non conosce le 3 gattine? Credo che il vero punto di forza di quest'opera non stia nella trama che, seppur molto semplice e ripetuta, è abbastanza originale. Non sta neppure nei disegni visto che il manga ormai è da considerarsi d'epoca e non sono presenti nemmeno grandiose tavole o fondali.
Il grossissimo punto a favore di quest'opera sta principalmente nel divertimento. Ho trovato gag molto divertenti, e la voglia di vedere le ladre nelle mani dell'ispettore Toshio mi ha fatto leggere 18 volumi in un baleno. Ci riuscirà? Beh, ve lo lascio scoprire, però il tutto vi sorprenderà. Di certo un manga da leggere, è un must, personalmente è l'opera che ho ammirato di più di Tsukasa Hojo. Consigliatissimo.
Il grossissimo punto a favore di quest'opera sta principalmente nel divertimento. Ho trovato gag molto divertenti, e la voglia di vedere le ladre nelle mani dell'ispettore Toshio mi ha fatto leggere 18 volumi in un baleno. Ci riuscirà? Beh, ve lo lascio scoprire, però il tutto vi sorprenderà. Di certo un manga da leggere, è un must, personalmente è l'opera che ho ammirato di più di Tsukasa Hojo. Consigliatissimo.
Cat's Eye, meglio conosciuto in Italia con la traduzione di Occhi di Gatto, è una di quelle perle di formato cartaceo che hanno fatto brillare una decade senza pari: gli anni '80!
Prima grande opera di quel genio della matita che risponde al nome di Tsukasa Hojo - conosciuto in modo particolare per la sua maggior creazione, City Hunter - Cat's Eye porta su di sé questo elemento soprattutto in termini di disegno. Disegno che appare molto diverso rispetto a quello che siamo abituati a vedere attualmente con l'ultima creazione di Hojo, Angel Heart. Essere diverso per tratto e stile non significa però necessariamente che sia peggiore. Infatti, partendo da una considerazione assolutamente personale, trovo il tratto di Cat's Eye più attraente del tratto attuale del maestro, che pur avendo raggiunto una perfezione stilistica senza pari mi appare eccessivamente realistico e senza quella attrazione che nasceva dalle sue opere del secolo scorso. Realismo quindi forse eccessivo che, almeno per quanto mi riguarda, non riesce a darmi quelle stesse sensazioni. In Cat's Eye invece, il tratto, pur acerbo, dà una particolare atmosfera a tutta l'opera che la rende ancora più magica. Naturalmente le differenze fra i primi e gli ultimi volumi sono marcate e si nota la forte crescita che l'autore ha avuto nei 5 anni di serializzazione dell'opera. Tratto che si modifica in modo particolare nei personaggi, mentre gli sfondi e le ambientazioni sono fin dal primo volume curate con cura maniacale stentandovi a percepirle come semplici disegni. Caratteristica questa che mi appare come tipica non del solo autore, ma del filone di manga di cui fa parte. Accanto a un disegno meraviglioso che si sofferma in modo particolare sulle bellezze del gentil sesso, su cui Hojo sembra avere giustamente una predilezione, troveremo una trama accattivante che sente però il peso degli anni.
Se ciò potrebbe essere inteso come uno svantaggio, mi sento in obbligo di confermarvi che si tratta di tutto il contrario. Cat's Eye riesce magicamente a farvi immergere in un periodo come gli anni '80 come ben poche altre opere hanno saputo fare. La cura degli ambienti, della moda e dei vestiti con cui le tre gattine adornano i loro corpi, le macchine su cui le vedremo fuggire ai maldestri inseguimenti della polizia non fanno altro che impreziosire un'opera già meravigliosa e dargli quel tocco di realismo che non ritroviamo nel disegno (sempre rispetto agli standard attuali di Hojo).
La storia come saprete si concentra sulla vita di tre giovani e bellissime sorelle, che se nelle ore diurne gestiscono un bellissimo coffee-bar (non nego di aver notato delle analogie con l’ABCB di Kimagure Orange Road) chiamato manco a dirlo Cat’s Eye, nelle ore notturne si travestono da abilissime ladre conosciute come: Cat’s Eye! A questa già particolare situazione si aggiunge la relazione fra Hitomi Kisugi, la mezzana delle tre, e Toshio Utsumi, scapestrato e bonario agente di polizia, che manco a dirlo ha l’incarico di catturare la banda Occhi di Gatto. Naturalmente la penalistica professione che Rui, Hitomi e Ai svolgono in gran segreto non si basa su pura avidità e smania di successo, ma su un nobile fine. I furti messi in atto dalla banda sono volti a riportare alla luce la Collezione Heintz, pittore scomparso da tempo che si rivelerà essere il padre delle tre gattine. Accanto quindi ai continui furti e ai poveri tentativi del buon Toshio di fermare le gatte, alla lettura delle varie vicende quotidiane e umane che sconvolgono la vita dei tanti personaggi, protagonisti e non, si pone anche quest’ulteriore filone alla trama, quello della ricerca del padre scomparso delle tre sorelle Kisugi.
Cat's Eye nella sua versione cartacea si differenzia particolarmente dalla ben più nota versione animata andata in onda sulle reti Mediaset. Ciò non è dovuto solo all'opera di censura di cui l'anime è stato pesantemente soggetto, ma il tutto parte già a monte nella versione originale. L'anime infatti ripercorre solo alcune delle tante avventure delle "tre gattine", che ritroveremo soprattutto nei primi volumi dell'opera, ma poi si può dire che le due versioni prendano due strade separate che ogni tanto, durante il cammino, saranno destinate a incrociarsi. Se quindi la versione animata si pone come un buon prodotto, il manga può tranquillamente porsi - e senza voler abusare del termine - come un capolavoro. L’anime, oltre a essere quantitativamente – in termini di storia - inferiore al manga, presenta delle divergenze e sicuramente non approfondisce alcune tematiche importanti della storia. Si pensi alla relazione tra Hitomi e Toshio che nell’anime assume poca importanza, o comunque minore rispetto a quella data nel manga, e viene concepita quasi in termini umoristici. Si pensi alla mancanza di personaggi secondari che danno nuova linfa a molti episodi del manga ma si pensi anche al finale, che se nell’anime rappresenta un abbozzo lasciato lì quasi per stanchezza nel volerlo portare a termine, nel manga si configura come uno stupendo finale dolce-amaro. Non il classico finale buonista alla Hollywood o il “vissero felici e contenti” di Disneyana memoria, ma un finale che lascia una personale possibilità di aspettativa al lettore, pur essendo a tutti gli effetti “deciso” dall’autore. Hojo mette un punto, forte e preciso alla storia. Non si può parlare di finale aperto lasciato alla libera interpretazione del lettore, il finale è quello. Però Hojo dà la possibilità al lettore di sperare in qualcosa, di sperare nel futuro e di immaginare un futuro diverso. Insomma, Hojo non chiude tutti i ponti, e ti permette, volendo, di attraversarne a scelta due differenti.
Quindi se l’anime si pone come una scanzonata opera dal carattere poliziesco che tanto piaceva in quegli anni, il manga approfondisce una storia in vari reparti sancendone una dovuta bellezza.
L'edizione italiana è stata proposta dalla Star Comics in 18 classici volumi, pubblicati sul sorgere del nuovo millennio. Volumi ormai tristemente fuori catalogo, e ormai irreperibili sul mercato al di là dell'usato. Condizione questa ingiustificata e incomprensibile che gradirei potesse risolversi in breve tempo in modo da dare a tutti la possibilità di godere di un capolavoro del fumetto. Magari nello stesso formato dell'ultima ristampa dell'opera pubblicata in Giappone in 15 volumi, con copertina rigida e con nuove illustrazioni delle tre gattine, create appositamente da Hojo, e piazzate su sfondo nero. Una vera chicca che dà maggior eleganza all’opera (non che ne abbia bisogno naturalmente).
In conclusione, un 10 e lode in gran parte condizionato dalle aspettative di un fan, che forse in altre mani e in altre parole, meriterebbe solo un misero 9.
Prima grande opera di quel genio della matita che risponde al nome di Tsukasa Hojo - conosciuto in modo particolare per la sua maggior creazione, City Hunter - Cat's Eye porta su di sé questo elemento soprattutto in termini di disegno. Disegno che appare molto diverso rispetto a quello che siamo abituati a vedere attualmente con l'ultima creazione di Hojo, Angel Heart. Essere diverso per tratto e stile non significa però necessariamente che sia peggiore. Infatti, partendo da una considerazione assolutamente personale, trovo il tratto di Cat's Eye più attraente del tratto attuale del maestro, che pur avendo raggiunto una perfezione stilistica senza pari mi appare eccessivamente realistico e senza quella attrazione che nasceva dalle sue opere del secolo scorso. Realismo quindi forse eccessivo che, almeno per quanto mi riguarda, non riesce a darmi quelle stesse sensazioni. In Cat's Eye invece, il tratto, pur acerbo, dà una particolare atmosfera a tutta l'opera che la rende ancora più magica. Naturalmente le differenze fra i primi e gli ultimi volumi sono marcate e si nota la forte crescita che l'autore ha avuto nei 5 anni di serializzazione dell'opera. Tratto che si modifica in modo particolare nei personaggi, mentre gli sfondi e le ambientazioni sono fin dal primo volume curate con cura maniacale stentandovi a percepirle come semplici disegni. Caratteristica questa che mi appare come tipica non del solo autore, ma del filone di manga di cui fa parte. Accanto a un disegno meraviglioso che si sofferma in modo particolare sulle bellezze del gentil sesso, su cui Hojo sembra avere giustamente una predilezione, troveremo una trama accattivante che sente però il peso degli anni.
Se ciò potrebbe essere inteso come uno svantaggio, mi sento in obbligo di confermarvi che si tratta di tutto il contrario. Cat's Eye riesce magicamente a farvi immergere in un periodo come gli anni '80 come ben poche altre opere hanno saputo fare. La cura degli ambienti, della moda e dei vestiti con cui le tre gattine adornano i loro corpi, le macchine su cui le vedremo fuggire ai maldestri inseguimenti della polizia non fanno altro che impreziosire un'opera già meravigliosa e dargli quel tocco di realismo che non ritroviamo nel disegno (sempre rispetto agli standard attuali di Hojo).
La storia come saprete si concentra sulla vita di tre giovani e bellissime sorelle, che se nelle ore diurne gestiscono un bellissimo coffee-bar (non nego di aver notato delle analogie con l’ABCB di Kimagure Orange Road) chiamato manco a dirlo Cat’s Eye, nelle ore notturne si travestono da abilissime ladre conosciute come: Cat’s Eye! A questa già particolare situazione si aggiunge la relazione fra Hitomi Kisugi, la mezzana delle tre, e Toshio Utsumi, scapestrato e bonario agente di polizia, che manco a dirlo ha l’incarico di catturare la banda Occhi di Gatto. Naturalmente la penalistica professione che Rui, Hitomi e Ai svolgono in gran segreto non si basa su pura avidità e smania di successo, ma su un nobile fine. I furti messi in atto dalla banda sono volti a riportare alla luce la Collezione Heintz, pittore scomparso da tempo che si rivelerà essere il padre delle tre gattine. Accanto quindi ai continui furti e ai poveri tentativi del buon Toshio di fermare le gatte, alla lettura delle varie vicende quotidiane e umane che sconvolgono la vita dei tanti personaggi, protagonisti e non, si pone anche quest’ulteriore filone alla trama, quello della ricerca del padre scomparso delle tre sorelle Kisugi.
Cat's Eye nella sua versione cartacea si differenzia particolarmente dalla ben più nota versione animata andata in onda sulle reti Mediaset. Ciò non è dovuto solo all'opera di censura di cui l'anime è stato pesantemente soggetto, ma il tutto parte già a monte nella versione originale. L'anime infatti ripercorre solo alcune delle tante avventure delle "tre gattine", che ritroveremo soprattutto nei primi volumi dell'opera, ma poi si può dire che le due versioni prendano due strade separate che ogni tanto, durante il cammino, saranno destinate a incrociarsi. Se quindi la versione animata si pone come un buon prodotto, il manga può tranquillamente porsi - e senza voler abusare del termine - come un capolavoro. L’anime, oltre a essere quantitativamente – in termini di storia - inferiore al manga, presenta delle divergenze e sicuramente non approfondisce alcune tematiche importanti della storia. Si pensi alla relazione tra Hitomi e Toshio che nell’anime assume poca importanza, o comunque minore rispetto a quella data nel manga, e viene concepita quasi in termini umoristici. Si pensi alla mancanza di personaggi secondari che danno nuova linfa a molti episodi del manga ma si pensi anche al finale, che se nell’anime rappresenta un abbozzo lasciato lì quasi per stanchezza nel volerlo portare a termine, nel manga si configura come uno stupendo finale dolce-amaro. Non il classico finale buonista alla Hollywood o il “vissero felici e contenti” di Disneyana memoria, ma un finale che lascia una personale possibilità di aspettativa al lettore, pur essendo a tutti gli effetti “deciso” dall’autore. Hojo mette un punto, forte e preciso alla storia. Non si può parlare di finale aperto lasciato alla libera interpretazione del lettore, il finale è quello. Però Hojo dà la possibilità al lettore di sperare in qualcosa, di sperare nel futuro e di immaginare un futuro diverso. Insomma, Hojo non chiude tutti i ponti, e ti permette, volendo, di attraversarne a scelta due differenti.
Quindi se l’anime si pone come una scanzonata opera dal carattere poliziesco che tanto piaceva in quegli anni, il manga approfondisce una storia in vari reparti sancendone una dovuta bellezza.
L'edizione italiana è stata proposta dalla Star Comics in 18 classici volumi, pubblicati sul sorgere del nuovo millennio. Volumi ormai tristemente fuori catalogo, e ormai irreperibili sul mercato al di là dell'usato. Condizione questa ingiustificata e incomprensibile che gradirei potesse risolversi in breve tempo in modo da dare a tutti la possibilità di godere di un capolavoro del fumetto. Magari nello stesso formato dell'ultima ristampa dell'opera pubblicata in Giappone in 15 volumi, con copertina rigida e con nuove illustrazioni delle tre gattine, create appositamente da Hojo, e piazzate su sfondo nero. Una vera chicca che dà maggior eleganza all’opera (non che ne abbia bisogno naturalmente).
In conclusione, un 10 e lode in gran parte condizionato dalle aspettative di un fan, che forse in altre mani e in altre parole, meriterebbe solo un misero 9.
Tra gli anime di cui fin dall'infanzia ho nella memoria stampato un qualche fotogramma, c'è sicuramente Occhi di Gatto. Per via di questi ricordi ho sempre voluto rivedere quest'opera in animazione ma, complice anche la censurata versione televisiva, non sono mai riuscito nell'intento. Tempo addietro perciò decisi di iniziare a recuperare il manga, iniziando con un po' di volumi usati e così poco alla volta fiera e dopo fiera sono arrivato alla conclusione.
Veniamo quindi al manga dopo questa breve ma anche doverosa premessa. La storia è probabilmente nota e potrebbe essere sintetizzata con il classico scontro fra i ladri, anzi le ladre che formano la banda Occhi di Gatto, le sorelle Hitomi, Ai e Rui Kisugi; e le guardie, la polizia di Tokyo, capitanate dall'ispettore Toshio Utsumi “eterno innamorato” di Hitomi.
Mentre nell'anime le vicende sono però molto incentrate su questa contrapposizione, nel manga si riesce ad andare oltre. Approfittando della divisione in capitoli anche un po' brevi, il maestro Tsukasa Hojo ci mostra una serie di episodi sulla “semplice” vita quotidiana dei vari personaggi, ambientandoli nel caffè gestito “di giorno” dalle tre sorelle (e che appunto si chiama Cat's Eye) o nel commissariato di polizia, oppure in giro per una Tokyo riprodotta con uno stile molto improntato al realismo. Ci saranno anche alcune brevi mini-saghe, incentrate su qualcuno dei personaggi e con cui ne scopriremo meglio il carattere o il passato.
Quasi un “sielce of life” dunque, molto apprezzabile per certi versi anche se, dopo alcuni volumi iniziali decisamente movimentati, il diradarsi dei furti e l'approccio alla vita quotidiana può farsi percepire come un calo del ritmo che potrebbe risultare un po' pesante, ma fortunatamente tutto si riprende molto presto arrivando a un finale incalzante e tutto suspense.
Occhi di Gatto arriva in Italia con Star Comics. L'edizione non è molto recente, il manga si è concluso nel 2001, e come livello qualitativo si colloca sugli standard economici dell'editore.
Risalendo al 1981 (quasi 30 anni, cavolo...) è inevitabile che questo manga porti con se l'atmosfera del periodo, specie se osserviamo il livello tecnologico dei dispositivi che usano la polizia o le “gattine”, descritti nel manga come all'avanguardia, ma che se osservati a oggi paiono decisamente obsoleti ma sempre conservando un certo tocco retro.
Forse è proprio questo uno dei maggiori pregi di Occhi di Gatto, riuscire con successo a trasportare il lettore in un altro mondo, in un'altra atmosfera. Magari passando di lì ci metteremo a fare il tifo per le guardie o le ladre (io parteggio sempre per i poliziotti e il maldestro Toshio). E così, sfogliando le pagine e arrivando all'agognata e inevitabile conclusione, dovremo separarci dai personaggi che abbiamo incontrato con il solito misto di tristezza e felicità.
Una sfogliata sul passato.
Veniamo quindi al manga dopo questa breve ma anche doverosa premessa. La storia è probabilmente nota e potrebbe essere sintetizzata con il classico scontro fra i ladri, anzi le ladre che formano la banda Occhi di Gatto, le sorelle Hitomi, Ai e Rui Kisugi; e le guardie, la polizia di Tokyo, capitanate dall'ispettore Toshio Utsumi “eterno innamorato” di Hitomi.
Mentre nell'anime le vicende sono però molto incentrate su questa contrapposizione, nel manga si riesce ad andare oltre. Approfittando della divisione in capitoli anche un po' brevi, il maestro Tsukasa Hojo ci mostra una serie di episodi sulla “semplice” vita quotidiana dei vari personaggi, ambientandoli nel caffè gestito “di giorno” dalle tre sorelle (e che appunto si chiama Cat's Eye) o nel commissariato di polizia, oppure in giro per una Tokyo riprodotta con uno stile molto improntato al realismo. Ci saranno anche alcune brevi mini-saghe, incentrate su qualcuno dei personaggi e con cui ne scopriremo meglio il carattere o il passato.
Quasi un “sielce of life” dunque, molto apprezzabile per certi versi anche se, dopo alcuni volumi iniziali decisamente movimentati, il diradarsi dei furti e l'approccio alla vita quotidiana può farsi percepire come un calo del ritmo che potrebbe risultare un po' pesante, ma fortunatamente tutto si riprende molto presto arrivando a un finale incalzante e tutto suspense.
Occhi di Gatto arriva in Italia con Star Comics. L'edizione non è molto recente, il manga si è concluso nel 2001, e come livello qualitativo si colloca sugli standard economici dell'editore.
Risalendo al 1981 (quasi 30 anni, cavolo...) è inevitabile che questo manga porti con se l'atmosfera del periodo, specie se osserviamo il livello tecnologico dei dispositivi che usano la polizia o le “gattine”, descritti nel manga come all'avanguardia, ma che se osservati a oggi paiono decisamente obsoleti ma sempre conservando un certo tocco retro.
Forse è proprio questo uno dei maggiori pregi di Occhi di Gatto, riuscire con successo a trasportare il lettore in un altro mondo, in un'altra atmosfera. Magari passando di lì ci metteremo a fare il tifo per le guardie o le ladre (io parteggio sempre per i poliziotti e il maldestro Toshio). E così, sfogliando le pagine e arrivando all'agognata e inevitabile conclusione, dovremo separarci dai personaggi che abbiamo incontrato con il solito misto di tristezza e felicità.
Una sfogliata sul passato.
Il manga si discosta dall'anime che, credo, la maggior parte di voi avrà visto. I disegni sono già molto belli, la caratterizzazione delle ragazze è fantastica!
Poiché nessuno ha ancora pubblicato recensioni mi dilungo sulla trama. Si tratta delle avventure delle tre sorelle Kisugi: Rui (la maggiore), Hitomi (la mezzana) ed Ai (la più piccola). La sorella meglio caratterizzata è Hitomi, la protagonista del manga.
Le ragazze gestiscono un bar il Cat's Eye, e in incognito sono anche delle ladre di opere d'arte, e il nome del trio di ladre è, guarda caso, proprio Cat's Eye (caratteristico è il lancio del loro biglietto da visita, dopo ogni furto).
Inizialmente il motivo del loro mestiere al di fuori della legge non viene completamente svelato, ma posso assicurarvi che è un per un fine nobile, insomma sono delle ladre buone. A complicare le cose è il fatto che Hitomi è fidanzata con Toshio, un investigatore di polizia che si occupa proprio del caso delle 3 ladre. Ce la faranno le 3 ladre a recuperare tutte le opere d'arte che vogliono? Qual'è il motivo dei loro furti? Toshio scoprirà la vera identità della fidanzata?
Tutte queste risposte e molte altre avventure, le troverete solo leggendo Cat's Eye. Buona lettura!
Poiché nessuno ha ancora pubblicato recensioni mi dilungo sulla trama. Si tratta delle avventure delle tre sorelle Kisugi: Rui (la maggiore), Hitomi (la mezzana) ed Ai (la più piccola). La sorella meglio caratterizzata è Hitomi, la protagonista del manga.
Le ragazze gestiscono un bar il Cat's Eye, e in incognito sono anche delle ladre di opere d'arte, e il nome del trio di ladre è, guarda caso, proprio Cat's Eye (caratteristico è il lancio del loro biglietto da visita, dopo ogni furto).
Inizialmente il motivo del loro mestiere al di fuori della legge non viene completamente svelato, ma posso assicurarvi che è un per un fine nobile, insomma sono delle ladre buone. A complicare le cose è il fatto che Hitomi è fidanzata con Toshio, un investigatore di polizia che si occupa proprio del caso delle 3 ladre. Ce la faranno le 3 ladre a recuperare tutte le opere d'arte che vogliono? Qual'è il motivo dei loro furti? Toshio scoprirà la vera identità della fidanzata?
Tutte queste risposte e molte altre avventure, le troverete solo leggendo Cat's Eye. Buona lettura!