Cinque anni dopo gli eventi di Momodora III, gli abitanti di Koho sentono il cupo suono di una campana, poco dopo il villaggio viene minacciato da un'invasione di demoni. La matriarca del villaggio invia Momo Reinol, la sua sacerdotessa più competente, a investigare per scoprire chi ha suonato la campana ed evocato i demoni. Momo si mette quindi in viaggio per trovare il colpevole salvare il sacro Albero di Lun, fonte di vita Koho e i suoi abitanti...



Programmato dal brasiliano Guilherme 'rdein' Martins e pubblicato su itch.io nel 2010, Momodora è un classico platform d’azione 2D, il tipico videogioco indipendente che, con la giusta creatività e pazienza, potevi effettivamente realizzare da solo tramite Game Maker senza troppi mezzi o risorse. Al netto della sua semplicità, di Momodora stupisce la fluidità dell’azione e la quantità di oggetti e armi a disposizione della protagonista, una sacerdotessa orfana di nome Isadora Doralina, intenta a salvare il suo villaggio da una serie di sacrifici e a resuscitare sua madre. La trama è effettivamente abbastanza oscura e il suo sequel, Momodora II (2011), conferma e perfeziona tale formula, cambiando però la protagonista, mettendoci questa volta nei panni di un’altra sacerdotessa di nome Momo Reinol, che dovrà affrontare nientemeno che la stessa “Dora”, afflitta da una maledizione in seguito al finale del primo gioco, che l’ha resa una strega malvagia. Passano tre anni e nel 2014 Bombservice, ovvero il piccolo team fondato da rdein, pubblica Momodora III, sancendo il debutto della serie su Steam, seppur ad un prezzo irrisorio (meno di 2 euro); questo terzo capitolo unisce le due protagoniste dei precedenti giochi, Dora e Momo, ora divenute inseparabili colleghe, intente ad affrontare una nuova minaccia per il villaggio di Koho.



Momodora III, sotto vari aspetti, sembrava dovesse chiudere l’arco narrativo delle due sacerdotesse, poiché il successivo Momodora: Reverie Under the Moonlight (2016) è di fatto un prequel della serie, ambientato ben 400 anni prima, avente come protagonista Kaho Reinol, leggendaria eroina menzionata nei giochi precedenti. Con Playism come publisher e notevolmente rinnovato esteticamente, Reverie Under the Moonlight porta la serie anche su console, proponendo un side scrolling ancora più vasto e vario, con una trama cupa ancora più avvincente. Il consenso è letteralmente unanime e convince Bombservice a continuare su questa strada, con Minoria (2019), ritenuto un successore spirituale di Momodora, con una grafica ancora migliore e uno stile di combattimento meno arcade e più ragionato.



Qualcosa deve però aver convinto rdein a tornare su Momodora, riprendendo inoltre le due protagoniste che danno il nome alla serie. Moonlit Farewell è un ritorno alle origini e al tempo stesso una degna chiusura delle avventure di Momo e Dora, questo quinto capitolo conferma la formula “metroidvania”, facendo tesoro dell’esperienza maturata in Minoria mantenendo però saldi i cardini che hanno reso celebre la serie nella scena indipendente, ovvero un gameplay frenetico ma non per questo caciarone, fluido nel modo giusto e con hitbox sempre precise e il più possibile leggibili anche a occhi meno allenati. La presenza della barra della stamina rende ogni movimento di schivata di Momo prezioso, in special modo nelle battaglie contro i boss, dove lo spazio, spesso, è nostro avverso, così come l’utilizzo di energia magica, da usare con criterio; in tal modo, gestendo nel modo giusto potenziamenti di statistiche (tramite le bacche) quanto la distribuzione di nuove abilità (dal classico doppio salto all’ottenimento dei Sigilli), Momodora: Moonlit Farewell riesce a mantenere quel non sempre agevole equilibrio che intercorre tra il proporre una sfida impegnativa, evitando al contempo di trasmettere al giocatore una sensazione di fragilità e impotenza, tipica della declinazione souls-like, con l’ormai esperta Momo perfettamente in grado di tener testa a gruppi di nemici, armata come da tradizione di spada, per lo scontro ravvicinato, e di un arco, per l’attacco dalla distanza. Da questo punto di vista, Bombshell, forte della sua esperienza del genere, opera con perizia in una sua comfort-zone, a partire dal disegno della mappa, che non è estesa per il solo gusto di esserlo (vero Afterimage?), ma ha un suo criterio investigativo e di progressione, cercando di limitare un certo back-tracking, in virtù di una durata che rimane ancorata sulla decina di ore.



Viene da chiedersi se l'autore abbia avuto modo di confrontarsi con i metroidvania usciti negli ultimi anni, dato che dal 2010, anno di nascita del primo Momodora, molto è cambiato in questo genere, su PC come su altre piattaforme, con alcuni esponenti che sono riusciti ad imporsi anche sul grande pubblico e ricevere prestigiosi premi. Qui abbiamo una struttura, e un modo di porsi, che sembrano effettivamente in continuità con prima ondata del revival 2D, un contesto in cui Bombshell si muove con decisione, evitando inciampi ma allo stesso tempo anche virtuosismi di game design. L’ottimo lavoro sull'immagine e sul sonoro genera un’atmosfera oscura, ma non macabra, con effetti che non sono mai invasivi, è più definibile crepuscolare, che restituisce una sensazione malinconica, con questi boschi che paiono in costante moria autunnale. La desolazione si fa strada di pari passo con il proseguire dell'avventura, e la trama ancora una volta saprà offrire dei guizzi niente male. Essendo complessivamente privo di difetti di un certo rilievo, al di là degli intrinsechi limiti del genere che possono non piacere, l’unica perplessità attribuibile a Momodora: Moonlit Farewell sembra proprio quella di non avere tutti i requisiti per emergere in uno scenario decisamente affollato, al di fuori degli appassionati, che sicuramente non si faranno sfuggire questo ultimo atto della serie in attesa, magari, di un arrivo su console ad ampliarne ulteriormente la vetrina. Traduzione testuale in italiano di buon livello.

Moonlit Farewell ci riporta nel mondo di Momodora, un mondo di fate e demoni, oscurità e luce, con quello che è molto probabilmente il miglior capitolo della serie, segnando inoltre il ritorno delle due storiche protagoniste. L’ormai temprato team di sviluppo amalgama fase esplorativa e frenetici combattimenti con quella maniacale meticolosità che ha reso questa serie, nata ormai 14 anni fa, tra le più apprezzate del genere, venendo inoltre incontro, con il suo livello di difficoltà calibrabile e una durata proporzionata, anche a chi non è temprato di metroidvania fino alle ossa.