L'Italia non è un paese che possiamo definire esattamente all'avanguardia per quanto riguarda accoglienza e comprensione del medium videoludico. Vi si trova spesso un ostracismo di fondo, mischiato al pregiudizio ancora molto persistente nei confronti di questo settore tanto in espansione, quanto troppo spesso caotico e bistrattato da chi non ne capisce il senso, continuando a relegarlo a passatempo infantile e fonte di deficit dell'attenzione e scatti d'ira. Per scardinare queste convinzioni molto radicate bisogna partire dal basso, dai videogiocatori e videogiocatrici del domani e dai loro genitori, per aiutarli a gestire in maniera ottimale il rapporto con i videogiochi.
 
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Quando si spalancano le porte della Gamer Heroes Academy di Lucca, gentilmente accompagnati dal simpaticissimo ed appassionato - nonché fondatore - Vanni Savelli, il primo impatto è di quelli che ti lasciano di stucco. Nel Belpaese non siamo soliti assistere alla visione di aule studio allestite con postazioni da gaming all'avanguardia e TV dagli enormi pannelli già collegate alle console, senza dimenticare l'ordine e la cura nei dettagli, che caratterizza tutto ciò che vediamo durante il nostro incedere nei vari locali della scuola. Nel corso della visita Vanni ci spiega la mission con la quale ha deciso di fondare il progetto e, nonostante quanto di cui sopra, è sostanzialmente questo che ci ha davvero convinto: promuovere un utilizzo etico e sano dei videogiochi ed offrire un'adeguata comprensione a tutto tondo dell’industria.

La dissonanza che si crea tra le vecchie e le nuove generazioni, separate da una barriera culturale che impedisce una corretta trasmissione delle informazioni, può essere superata dalla GHA, che spiega ai genitori come l'obiettivo principale del corso dedicato ai ragazzi dai 13 ai 18 anni sia quello di spiegare che il videogioco non è isolamento, ma comunità, non è aggressione, ma sana competizione e che dietro all'uso di quello che resta per tanti un passatempo hobbistico, per alcuni c'è la possibilità di sviluppare reali competenze che possono portare ad una carriera in un ambiente mai così ricettivo.
 
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Nelle 100 ore si andrà a toccare varie tematiche inerenti ai new media ed i videogames, passando dagli e-sport, per i quali si cerca di orientare i fruitori a dirigere il proprio potenziale ed a sfruttarlo in maniera sana, al game design, che invece si propone di dare un bagaglio tecnico e di conoscenze che permetta di capire verso quale branca del complesso sviluppo di un videogioco orientarsi. Non manca anche un'istruzione precisa volta ad un uso consapevole del medium, ben consci delle conseguenze di dipendenza ed assorbimento che possono derivare da un rapporto sbagliato con esso. Non è mai lo strumento il problema, ma l'uso che se ne fa ed è questo che i ragazzi andranno ad imparare a vantaggio loro e della serenità dei loro genitori. Le tematiche toccano anche il funzionamento e la gestione dei social, il montaggio video, l'ingegneria del suono e l'importanza di storytelling e narrazione al servizio di un buon prodotto.

Fondamentale il supporto di uno psicologo in grado di garantire delle linee guida per la corretta gestione dei fenomeni come cyberbullismo o hikikomori, ma anche per un concreto aiuto nella destinazione del proprio potenziale. Non mancano anche dei precisi riferimenti ad una corretta alimentazione ed al giusto movimento per supportare le prestazioni in game e per una buona salute a tutto tondo.
 
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(nella foto il nostro Ironic in visita alla GHA)

La gioiosa convinzione di Vanni, così come il suo speranzoso ottimismo nel portare avanti un progetto che in Italia resta ancora di nicchia, ci hanno decisamente coinvolto e spinto a dedicargli questo spazio. Anche noi siamo fermamente d'accordo sull'assioma di base che il videogioco non sia più annoverabile ad un passatempo per l'età scolare, ma possa essere vettore di messaggi importanti, emozioni forti e brillanti carriere, ad ogni età. Per fare quest'ultimo step ed essere concretamente accettato a livello sociale c'è però bisogno, oltre che di un cambio di alcuni paradigmi culturali, anche di un nuovo modo di approcciarvisi, a cominciare dai primi fruitori del prodotto finito, fino ad arrivare agli sviluppatori. E l'unico modo per farlo è iniziare a formarli sin da piccoli, magari proprio alla Gamer Heroes Academy, nel cuore della città forse "nerdisticamente" più significativa d'Italia.