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Esistono molti modi per raccontare una storia, non mi riferisco allo stile narrativo, al taglio o all’impostazione che si vuole dare, prima ancora di arrivare a quello bisogna fare un passo indietro e scegliere che strumenti utilizzare.

Fumetti, videogiochi, libri o film sono solo alcuni dei media che permettono di narrare delle vicende ed è innegabile che le diverse peculiarità di quest’ultimi permettano di far risaltare in modo più o meno efficace determinati elementi, rendendone così alcuni più adatti di altri nella rappresentazione dei singoli prodotti. In virtù di queste caratteristiche esclusive, sento di poter dire che Lost  Dimension sfrutta in maniera quasi perfetta ciò che rende i videogiochi davvero unici e fantastici.


TRAMA

Il mondo si trova ad affrontare una crisi senza precedenti: quasi la totalità delle città più importanti stanno venendo bombardate ferocemente, il numero delle vittime è altissimo e nessuno sembra sapere come o perché stia accadendo una cosa del genere. Ad un tratto, in mezzo a tutta quella distruzione, compare un’enorme torre sopra la quale uno strano individuo dai capelli bianchi inizia a parlare. Quell’uomo si presenta come “The End” e, dopo aver rivendicato gli attentati in corso, lancia una sfida all’umanità rivelando che entro tredici giorni delle testate nucleari esploderanno in tutto il mondo e l’unico modo per fermarlo è raggiungere la vetta della torre e ucciderlo. Per salvare la terra dalla distruzione, il governo decide di chiamare i S.E.A.L.E.D. un’organizzazione i cui membri sono soldati dotati di Gift, poteri speciali dalla natura misteriosa.

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Sho  Kasugai apre gli occhi, davanti a lui c’è una grossa torre, si rende conto di non sapere più nulla sulla propria identità (a parte il suo nome) né sul come sia arrivato nel luogo dove si trova, tuttavia ricorda bene il perché e così entra nell’edificio insieme agli altri che portano la sua stessa divisa. Compreso lui sono in unidici, nessuno si conosce e molti non ricordano parti del loro passato, ma per quanto strana possa essere la situazione, tutti sanno che il loro obbiettivo è arrivare in cima alla torre, eliminare The End e salvare il mondo.

Poco dopo essersi riuniti, compare l’artefice di tutto che rivela la presenza di traditori all’interno del gruppo. Chi è The End? Perché si comporta così? Qual è il suo obbiettivo? Che cos’è questa  strana torre sorta dal nulla? Perché sono solo in undici? E perché hanno tutti problemi di memoria? Ci sarà davvero un traditore in mezzo a loro? Nonostante le incertezze, il gruppo può solo farsi forza e continuare a salire.

La storia appare più semplice di quanto in realtà non sia, ma il lento ritmo narrativo fa si che il grosso dell’attenzione ricada sul riconoscimento del traditore e alla conseguente interazione con i dieci compagni. Con il proseguire della storia, infatti, sarà possibile approfondire il rapporto che si ha con ognuno di loro, venendo così a conoscere le loro personalità, i loro drammi, i loro sogni e le loro paure. La caratterizzazione dei protagonisti è senza dubbio uno dei punti forti del titolo, è raro al giorno d’oggi trovare tante figure così ben curate, persino quei pochi personaggi meno originali riescono ad uscire dal proprio stereotipo trovandosi una loro identità; a tutto questo poi si aggiunge l’eleganza con cui i poteri si legano alla psicologia del portatore, alle volte in modo chiaro e diretto, altre in modo sottile e quasi retorico.
Pian piano si creerà un legame d’amicizia sempre più forte e affezionarsi ai compagni e alle loro storie sarà naturale…proprio in quel momento, scegliere chi dover uccidere in quanto traditore diventerà difficile.

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GAMEPLAY

L’obbiettivo in Lost Dimension, come detto più volte, è raggiungere la cima della torre e per farlo sarà necessario superare tutte le Main Quest di ogni piano, queste (principali o opzionali che siano) altro non sono che battaglie in mappe dalle conformazioni e disposizioni (sia dei nemici che degli alleati) sempre diverse.
In missione è possibile portare fino a sei elementi (il protagonista è obbligatorio) degli undici che si hanno a disposizione, ognuno con il suo potere e le sue peculiarità che variano in tutto e per tutto. Avanzando diventerà sempre più importante analizzare la conformazione della mappa e le disposizioni dei nemici e degli alleati, così da poter scegliere i compagni più adatti e gli approcci migliori.

I combattimenti sono a turni, durante il proprio sarà possibile controllare una a una le singole unità, spostandole, facendole attaccare (normalmente o con i poteri) oppure usando il comando Defer che consiste nel cedere, anche dopo essersi spostati, il proprio turno e il proprio Elemento (requisito neccessario per poter usare gli attacchi speciali più potenti) ad un’altra unità.
Oltre alle classiche barre della vita, HP, e della magia, qui Gift Point, in Lost Dimension vi è anche quella della San, ovvero sanità mentale.
Venire colpiti o usare poteri Gift sono entrambe azioni "stressanti" che consumano la San e, quando questa viene azzerata ai nemici, loro entrano nella Daze Mode, ovvero rimangono bloccati per un turno con un pesante malus alle statistiche, mentre, se succede ad uno dei protagonisti, entrerà in Berserk Mode.

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Lost Dimension riesce ad usare le meccaniche di gioco per rafforzare la narrazione


Quando si è in Berserk il personaggio riceve un grosso boost alle statistiche e recupera tutta la vita, magia e sanità mentale, tuttavia per i due turni successivi (al terzo entra in Daze) non solo non obbedirà agli ordini e manderà i compagni nei dintorni in Fear, ma attaccherà anche le unità più vicine (alleate o nemiche non farà differenza) nel modo più distruttivo possibile. Ciò che rende interessante questa meccanica è il suo essere un'arma a doppio taglio, da un lato si rischia la decimazione del proprio party, ma dall'altro rende possibili dei veri e propri comeback sui nemici più coriacei.

Il cuore del battle system, comunque, risiede in una attenta gestione dello spazio e nella cooperazione fra membri del party, quasi ogni attacco infatti sarà seguito da uno o più Support Attack (dei colpi aggiuntivi messi a segno dai compagni che hanno lo stesso obbiettivo all’interno del proprio raggio d’azione) e da un Counter (chi viene attaccato risponde, se possibile, all’offensiva colpendo a sua volta).
Considerando il fatto che i nemici hanno più vita e sono generalmente in numero maggiore, saper disporre le proprie unità per concatenare più Support Attack in modo da eliminarli più velocemente, subendo anche meno counter, sarà fondamentale per il superamento delle battaglie, queste meccaniche tuttavia si applicano anche agli avversari perciò, se non si presta attenzione, si rischia di venire sopraffatti nello stesso modo.

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I nemici, a livello di tipologia di unità, non sono molti e, per quanto andando avanti ricevano alcuni upgrade (armature più grosse, statistiche migliori, nuove abilità ecc…), di fondo restano quasi sempre gli stessi, con i loro soliti stili e la loro solita ed unica strategia riassumibile in: “corri verso tizio e attaccalo, se non puoi potenziati”.
Sulla carta questi due elementi possono dare l’idea di minare il divertimento, rendendo il gioco monotono e  semplice, ma la verità è ben diversa. Considerando il vantagio numerico della CPU, l’assalto frontale è probabilmente l’approccio più efficace e sicuro, difatti se il giocatore non userà la testa non riuscirà mai a vincere, detto questo, una volta presa confidenza con le meccaniche la difficoltà risulterà ben calibrata. Per quanto riguarda la monotonia invece, come spiegato in precedenza, grazie all'importanza della struttura della mappa e alle posizioni delle due fazioni le problematiche che sorgeranno saranno sempre diverse, rendendo gli scontri sufficientemente vari.

Il gameplay di Lost Dimension non si limita ai soli combattimenti, anzi, si potrebbe quasi dire che ha due facce. Durante le battaglie è un JRPG strategico a turni che fa della cooperazione fra i compagni il suo punto forte, nella base però si trasforma in una sorta di survival investigativo che per certi versi può ricordare una versione molto semplificata di Danganronpa, unito ai famosi giochi da tavolo "Lupus in Tabula" o "The Resistance".
L’obbiettivo nella “seconda faccia” è riuscire ad identificare il traditore, perché ciò sia possibile sarà necessario utilizzare il potere speciale del protagonista che gli consentirà, prima, di sentire i pensieri superficiali di chi ha combattuto con lui e, dopo, di leggere i pensieri più reconditi di uno di loro. I pensieri superficiali sono di difficile interpretazione e talvolta possono venire fraintesi, una volta ascoltati infatti non sarà possibile capire a chi appartengono e non necessariamente chi li ha formulati sarà colpevole, si saprà solo che tre in totale li generano e, fra i cinque compagni in missione, un tot (segnalato nel menù) di loro ne sarà l’autore.
Bisognerà quindi variare i propri membri cercando di scovare i potenziali traditori e leggerli con la Deep Vision, anche se questo porterà alla consumazione di un Vision Point, una risorsa molto limitata cumulabile solo attraverso molte battaglie.


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GRAFICA E AUDIO

È palese che Lost Dimension si rifaccia completamente allo stile degli anime moderni però, per quanto “sobrio” non sia il termine più adatto per definire il suo lo stile artistico, riesce a non cadere nei suoi eccessi, finendo per essere piacevolmente caratteristico (senza ricorrere a design bizzarri o a proporzioni estremizzate) e allo stesso tempo serio, nonostante la presenza di personaggi dai capelli blu o viola.
Per quanto riguarda la grafica in sé, Lost Dimension non brilla particolarmente, gli ambienti sono piuttosto anonimi, spogli e a tratti poco definiti. I modelli poligonali dei personaggi (amici e nemici) sono generalmente più curati, ma guardandoli non si direbbero usciti da un gioco così recente, soprattutto per quanto riguarda i volti di alcuni protagonisti (Sho Kasugai su tutti) e le loro espressioni durante l'esecuzione di alcune mosse speciali, spesso ridotte al semplice movimento della bocca.
Probabilmente diverse pecche grafiche sarebbero pesate meno sul più piccolo schermo di una Playstation Vita, ma la versione presa in esame è stata quella Playstation 3.

La colonna sonora ben accompagna le scene di dialogo della storia, andando a rafforzare l’atmosfera di paura e oppressione che pervade la quasi totalità delle situazioni, anche se le tracce non sempre risultano particolarmente orecchiabili. Discorso leggermente diverso per le battle theme, le quali sono sempre piacevoli e in linea con l’ambientazione, anche se la scelta di alternare due canzoni a seconda del turno del giocatore o del computer mi ha lasciato un po’ perplesso, nello specifico perché il passaggio da una traccia all’altra avviene in modo brusco.


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Dal punto di vista prettamente tecnico, Lost Dimension non da particolari problemi, riesce ad essere fluido e stabile anche durante le esplosioni che coinvolgono più nemici. L’unica vera pecca da questo punto di vista è il fatto che durante il primo turno di ogni combattimento, se si cerca di fare immediatamente qualcosa, il gioco ha pesanti cali di frame rate; nulla di grave comunque, visto che il tutto si risolve automaticamente in una manciata di secondi.


CONCLUSIONI
 
Lost Dimension è uno di quei pochi titoli che riesce ad usare le meccaniche di gioco per rafforzare la narrazione, una di quelle poche storie che rendono così bene come videogiochi perché è il giocatore stesso a venire coinvolto emotivamente (e non attraverso espedienti ruffiani). Ciò che renderà le decisioni da prendere difficili non sarà solo il proseguimento della storia, quanto il fatto che sarà proprio la persona a reputarle tali.
Il fatto stesso che il battle system costringa alla cooperazione quando ogni dialogo non fa che farti sospettare del vicino, crea un circolo vizioso di paura al cui solo pensiero non si può che rabbrividire.
Sfortunatamente però manca qualcosa, non hanno spinto abbastanza su questo aspetto e le divertentissime battaglie da sole non riescono ad appagare il dispiacere nel vedere un sistema a cui manca davvero poco per raggiungere la perfezione.
Se la fase di riconoscimento del traditore non fosse stata resa così semplice e così meccanica, ma anzi avesse coinvolto scelte e dialoghi come accade nelle Visual Novel, Lost Dimension sarebbe stato un capolavoro, però non è così e questo sminuisce molto il suo valore finale.