1995-2015: i giapponesi festeggiano quest’anno il ventennale della saga Tales of e le celebrazioni si sprecano. Tutte le aspettative per questo compleanno però, si concentrano sulla nuova creatura di Hideo Baba, Tales of Zestiria, quindicesimo tra i capitoli principali della saga, che segna il passo dei Tales of verso la nuova generazione di console, approdando quindi su PS3 ma anche su PS4 e Pc.

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Vent’anni non sono certo pochi, ma per noi europei i Tales of sono creature abbastanza giovani che hanno visto il riconoscimento della loro bellezza solo in tempi relativamente recenti, con l’arrivo di Tales of the Abyss su Nintendo 3DS fino alla consacrazione con Tales of Xillia. L’apprezzamento sempre maggiore del vecchio continente verso questa serie è aumentato gradualmente, arrivando ad offrire, con Tales of Xillia, la tanto desiderata localizzazione in italiano. Cresce l’interesse, cresce il pubblico e con loro le aspettative; una saga ormai storica per i giapponesi e ancora in piena fioritura per l’occidente, ha forse bisogno di osare e rinnovarsi? O una formula consolidata può rimanere se stessa semplicemente svecchiandosi un po’? O forse, è meglio tornare alle origini? Tales of Zestiria porta con sé la responsabilità di rispondere a tutte queste domande. Quale sarà il suo responso? Proviamo a scoprirlo.

Trama e personaggi

Trama e personaggi

Si dice che ogni qualvolta il mondo venga sopraffatto dall’oscurità, giunga in soccorso un “Redentore”, un prescelto capace di purificare le tenebre e la malevolenza. In ogni periodo di caos, gli esseri umani hanno evocato i Redentori per far sì che potesse tornare la pace, ma dopo un lungo intervallo di quiete, di essi non si è saputo più nulla. Scomparsi tra le pagine delle Cronache celesti, i Redentori sono ormai leggenda. Quando però le tenebre tornano ad avvolgere il mondo, evocare il nome del Redentore sembra inutile, nessuno pare palesarsi davanti agli occhi dell’umanità impaurita.
Sorey è stato cresciuto dall’anziano capo di un villaggio di Serafini (creature soprannaturali percepibili solo da esseri umani con particolari capacità), e assieme all’amico Mikleo (egli stesso un Serafino) trascorre i suoi giorni esplorando le antiche rovine che circondano il suo villaggio. Sorey non sa nulla del mondo esterno, non ha mai incontrato un altro essere umano come lui ma l’occasione arriva quando, vagando casualmente in un antico tempio, s’imbatte in Alisha, una ragazza il cui scopo pare essere proprio la ricerca del redentore, colui che riporterà l’ordine nel continente di Glenwood, ormai teatro di guerre e corruzione.
L’incontro con Alisha e un misterioso mostro che ha fatto della ragazza il suo bersaglio, diventano lo stimolo che porta Sorey a lasciare il suo villaggio, non solo allo scopo di proteggere la giovane ma anche per cercare la verità racchiusa nelle Cronache celesti. Inizia così la sua grande avventura.
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Tales of Zestiria abbandona le atmosfere moderne e tecnologiche viste nei due Xillia per tornare ad un fantasy di stampo più classico, con castelli, carovane, cittadelle dall’aspetto medioevale e addirittura draghi. I personaggi si muovono sullo sfondo di un mondo in cui le guerre si combattono all’arma bianca e i regni si dichiarano guerra per la conquista del territorio. Tra regnanti e gilde di vario genere si pongono la chiesa, vero elemento cardine della storia, e il Redentore, figura ora rinnegata ora evocata, ma il cui potere è comunque conteso in questa lotta per la supremazia.

Nelle primissime ore di gioco, i protagonisti di questo capitolo non sembrano godere di una particolare caratterizzazione, a parte Sorey, che assurge al ruolo di eroe buono, ingenuo e puro di cuore, gli altri personaggi paiono a prima vista poco definiti o accattivanti. In realtà essi si svelano a poco a poco nelle loro sfumature e nella loro caratterizzazione decisamente marcata, forse a tratta un po’ stereotipata, ma comunque funzionale. Per quanto la storia abbia un carattere abbastanza serioso, il gruppo è artefice di dialoghi divertenti e briosi, nei quali si gioca molto sulle peculiarità personali di ognuno di essi. Numerose anche stavolta le skit (le scenette con i dialoghi) e le immancabili victory quotes a fine battaglia.
I protagonisti di Zestiria sono l’esempio più evidente di come questo gioco scopra le sue carte a piccoli passi, creando lentamente un legame con il giocatore.
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Gameplay

Gameplay

Tales of Zestiria inizia con un prologo decisamente poco accattivante. Qualcuno ricorderà il lungo Chilhood arc di Tales of Graces f, che tutto sommato si rivelò gradevole nonostante la durata; al contrario di quanto successo con Asbel e co., l’inizio delle vicende di Sorey è abbastanza noioso e fin troppo lineare, si va avanti comunque con la convinzione che, ovviamente,  l’epica avventura inizierà presto. Passata quindi la prima ora di gioco ci si trova realmente immersi nel gameplay. La prima caratteristica che salta all’occhio riguarda le battaglie, non più confinate in un apposito spazio in cui i personaggi vengono trasportati, ma che si svolgono nell’esatto punto in cui si incrocia il nemico, con tanto di elementi ambientali quali rocce o muri a fare attivamente parte del combattimento. Purtroppo però, nei momenti più concitati la telecamera impazzisce e perde di vista il personaggio controllato creando il caos. Il sistema di combattimento è abbastanza diverso dal solito e non di facilissimo approccio: Sorey può utilizzare con la pressione di un tasto le arti marziali e con un altro le arti occulte, permettendo inizialmente fino ad un massimo di 4 combo. Inoltre, la barra CS (catena spirituale) si consuma ad ogni attacco e necessita di essere ripristinata tramite la guardia o la corsa per poter permettere di sferrare i nuovi attacchi. All’inizio tutto ciò può apparire limitante e frustrante, ma in poco tempo, i personaggi acquisiscono le capacità di ampliare le combo, nonché l’uso delle potenti arti mistiche. La vera innovazione però è l’armatizzazione, ossia la capacità di Sorey (ma non solo) di fondersi con i serafini, acquisendo così le caratteristiche di ognuno di essi (aria, acqua, terra e fuoco) e le relative tecniche di attacco. La possibilità di armatizzarsi praticamente in ogni momento rende le battaglie abbastanza semplici e al contempo diventa strumento indispensabile contro determinati nemici. Purtroppo però, non è possibile portare in squadra qualsiasi personaggio si preferisca, poiché è necessario avere nel party più di un essere umano per poter usufruire di due serafini, ma fortunatamente, le abilità acquisite permettono di passare in tempo reale da un serafino all’altro pigiando sui tasti direzionali.
A mano a mano che si ottengono nuove abilità, le battaglie diventano più divertenti e variegate.
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Se quindi il sistema di battaglia riesce a rendersi gradevole e interessante, lo stesso non si può dire per ciò che concerne gli equipaggiamenti e i bonus ad essi collegati. Ogni equipaggiamento possiede delle rune che, poste su di un’apposita griglia nella giusta combinazione, permettono di ottenere bonus aggiuntivi. Questo sistema però porta a sacrificare armi nuove di zecca o appena potenziate in favore di altre che permettono di avere dei bonus grazie all’accostamento delle rune: insomma, sembra inutile recuperare nuovi equipaggiamenti o potenziarli dal fabbro se per favorire l’accostamento delle rune è necessario usarne di più vecchi.
Anche in Zestiria sono presenti i “titoli” accostati ad ogni personaggio, inoltre, trovando le creaturine chiamate Normin in giro per il mondo, sarà possibile potenziare ulteriormente il proprio equipaggiamento. Troviamo inoltre le capacità di supporto, abilità passive che una volta assegnate ai personaggi permettono di scovare più facilmente Normin e tesori, trovare denaro, preparare spuntini e pozioni o semplicemente recuperare HP.
Il mondo di Tales of Zestiria è molto vasto, i luoghi in cui i personaggi si muovono sono a volte sconfinati, il che, se da un lato dà una certa impressione di libertà di movimento, dall’altro rende facile la perdita dell’orientamento, riducendoci magari ad attraversare un’immensa pianura quasi del tutto vuota, senza contare la presenza di quei fastidiosi muri invisibili che semplicemente bloccano il passaggio del personaggio da una parte all’altra.
Le ambientazioni sono comunque ricche di dettagli e particolari che le rendono più “interattive” del solito, infatti non sono presenti solo i classici rampicanti per salire o scendere dalle alture, ma vari rilievi, pietre in su cui saltare e tante diramazioni.
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A parte alcuni mostri particolarmente potenti, e facilmente evitabili, i nemici che affronteremo non saranno mai particolarmente ostici e anche a difficoltà moderata, con il giusto livello di esperienza, le battaglie si riveleranno abbastanza semplici e quasi mai impegnative, merito anche della facilità con cui è possibile armatizzarsi e acquisire quindi particolare potenza.
Tra i DLC gratuiti troviamo un capitolo dedicato a Elisha, da giocare non appena finito il gioco principale, onde evitare spoiler. Zestiria è comunque molto longevo e sempre più appassionante a mano a mano che ci si addentra nella storia e nei meccanismi del gameplay.

 

Grafica e audio

Grafica e audio
È necessario ricordare che Tales of  Zestiria è un gioco cross-gen, inutile quindi aspettarsi una spettacolare grafica degna di PS4, anche perché essa non è mai stata il punto di forza dei Tales, che hanno sempre preferito contare sulla qualità del suo stile mangoso. Per questo capitolo sono stati radunati i vari character designer della serie: Mutsumi Inomata, Kosuke Fujishima, Daigo Okumura e Minoru Iwatomoto, che dando ognuno il proprio tocco personale ai personaggi hanno creato un gruppo vario ma ben amalgamato. Impossibile non notare la tendenza all’uso delle sfumature, specie nei capelli, poiché a parte Sorey ed Alisha, i serafini subiscono un particolare "effetto shatush", che si rivela comunque gradevole. Zestiria è in generale un gioco che pone particolare attenzione al colore, dagli interminabili spazi verdi alle grotte grigie.
Se i personaggi sono molto ben definiti, specie nei volti e nelle espressioni, lo stesso non si può dire dei nemici, i quali da lontano paiono a volte ammassi di quadrettini in movimento. Nei momenti di combattimento più concitati è inoltre percettibile un calo del frame rate che porta ad un vero e proprio rallentamento con l'uso di alcune arti.
I filmati sono invece di ottima fattura, la mano è quella di Ufotable (pensiamo a Fate/Stay Night Unlimited Blade Works), che ci delizia con una splendida sequenza di apertura e altrettanto belle scene durante il gioco. Ufotable si era anche occupata dell’oav che ha preceduto la release di Zestiria, ossia Tales of Zestiria: Doushi no Yoake, un episodio che con qualche cambiamento, riassume la prima parte del prologo.
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Nulla da eccepire anche a riguardo della bellissima colonna sonora ad opera dei compositori storici della saga di Tales of, Motoi Sakuraba (Star Ocean, Eternal Sonata, Resonance of Fate, Dark Souls) e Go Shiina (God Eater). L’intro è accompagnato dalla bella White Light, cantata dal gruppo giapponese Superfly, purtroppo però, nell’edizione occidentale di Zestiria è presente solo la versione strumentale della stessa, che senza la parte cantata fa perdere parecchia verve al brano.
Oltre ai sottotitoli interamente tradotti in italiano, in questo capitolo è possibile selezionare il tanto agognato doppiaggio giapponese, che a fronte del buon lavoro inglese, si rivela più adatto allo stile anime della serie e dei personaggi, con gli ottimi Ryohei Kimura (Sorey), Ryota Ohsaka (Mikleo), Ai Kayano (Alisha), Daisuke Ono (Dezel), Mikako Komatsu (Rose), Misato Fukuen (Edna), Miyu Matsuki (Lailah) e Kenjiro Tsuda (Zaveid).

Conclusioni

Conclusioni
 
Tales of Zestiria non è il Tales of definitivo, resta figlio di una generazione di mezzo che pare non voglia ancora compiere il grande passo e che nonostante alcune innovazioni, si culla su schemi narrativi già ben consolidati. È un gioco a carburazione lenta, che non riesce ad impressionare dal primo minuto, che a colpo d’occhio pare meno impattante di Xillia ma che lentamente inizia a spiegare le ali, mostrando di essere comunque un degno successore dei precedenti Tales. Zestiria non manca di difetti, ma non si tratta di nulla di così terribile da non poter essere oscurato dai suoi lati buoni, forse resta un po’ di rammarico per chi si aspettava il Tales of della vita; in questo caso, l’appuntamento è rimandato a data da destinarsi, sperando che Berseria riesca davvero a raggiungere una nuova vetta per questa bella saga alla quale, intanto, facciamo i nostri più sinceri auguri.