Dopo anni di stasi e di stanca ripetizione nell'ultimo periodo il genere musou ha inaspettatamente attraversato una seconda giovinezza, con una ventata di novità proveniente dal felice incontro con alcune delle saghe più note nel panorama manga e videoludico. Partita con One Piece e la serie Pirate Warriors, la progressiva ibridazione dei musou con altre realtà ha trovato una sorta di consacrazione con la saga di Zelda, e, dopo il successo di Hyrule Warriors, ora è il turno di Dragon Quest, che con Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e le Radici del Male (uscito in esclusiva per PlayStation 4 e PlayStation 3), lasciato lo stile 'lento' tipico dei jrpg, proietta il giocatore nel mondo frenetico dei musou.
 
Dragon Quest Heroes e la saga sbarca nei musou.jpg

Questo titolo, sviluppato dalla Koei Tecmo e dai maestri del genere, la Omega Force, in collaborazione con Square Enix, è in un certo senso un'evoluzione di quanto già si era intravisto con Hyrule Warriors, e, soprattutto, rappresenta una svolta importante in un genere che, pur vantato una produzione impressione a livello quantitativo, si era di fatto bloccato nella sua evoluzione, trovando solo ora una felice via di uscita grazie alla contaminazione con la struttura ruolistica tipica dei jrpg e alla capacità di quest'ultima di colmare quello che forse è sempre stato uno dei limiti più grandi della serie Dynasty Warriors, in cui alla frenetica azione non corrispondeva un adeguato livello immersione nella storia.

Trama

Rispetto agli illustri predecessori del genere, la prima caratteristica che balza subito all'occhio in Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e le Radici del Male è il netto rafforzamento del comparto narrativo, che, lasciate le atmosfere della Cina dei Tre Regni e del Giappone dell'Epoca Sengoku, prende vita nel fantasioso Regno di Arba, ove uomini e mostri vivevano insieme pacificamente. La pace del Regno è però sconvolta da un misterioso evento, architettato da un potente, e ovviamente malvagio mago, che porta improvvisamente alla pazzia i mostri del mondo di Elsaize, rendendoli così una temibile minaccia per gli esseri umani. Ad opporsi a tale inaspettata minaccia vi sono però il riflessivo Lucyus e l'irruente Aurora (il giocatore può scegliere di impersonare uno dei due), che, in qualità di guardie reale del massiccio Re Doric, accompagneranno quest'ultimo e la geniale Isla in un lungo viaggio in giro per il regno a bordo della nave volante Nubirock, al fine di salvare la popolazione dai mostri aggressivi e cercare al contempo una soluzione alla loro improvvisa follia.
 

Nel complesso la trama non brilla certo per la sua profondità, ma, e questo è il punto, è strutturata molto bene per un gioco che fa dell'azione il suo punto di riferimento, riuscendo a mantenere vivo l'interesse del giocatore nel corso dei vari capitoli, grazie ad una storia che, con le sue circa 15 ore (tanto serve per finire la main quest) e le molte scene di intermezzo, appare comunque piuttosto solida e valida. Inoltre, tanto per far innamorare gli appassionati della storica saga di Dragon Quest, a giocare un ruolo importante è anche la possibilità di rincontrare (ed utilizzare) alcuni dei protagonisti dei giochi passati, a partire dalla zarina Alena, accompagnata dalla fedele guardia del corpo Kiryl (Dragon Quest IV), passando per Maya e Bianca, per finire con due dei personaggi più noti dell'ottavo capitolo, ovvero Jessica e Yangus.

Gameplay

Per quanto riguarda l'azione, Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e le Radici del Male, almeno negli elementi di base, non è poi tanto differente dai titoli sviluppati dalla Omega Force, e, come ogni buon musou che si rispetti, anch'esso si caratterizza per le orde di nemici da affrontare e per un sistema di controllo dei personaggi che, pur avendo mosse anche un po' articolate, non si caratterizza certo per la sua complessità (come da tradizione il combat system è piuttosto semplice e lineare). Pur con queste premesse, però, anche la parte action del gioco non sfugge all'innovazione, e, oltre alla necessità di gestire in modo oculato il mana e le abilità ad esso collegate, ecco che accanto alle solite missioni di sterminio fanno la loro comparsa boss giganteschi come i draghi o i ciclopi, missioni che ricordano una sorta di modalità tower defence, e la possibilità di catturare i nemici sul campo di battaglia per poterli utilizzare come alleati soprattutto nelle situazioni in cui si è costretti a combattere su più fronti, sfruttando le loro abilità (mostri attivisti) o incaricandoli di difendere determinate posizioni (mostri sentinella).
 
Dragon Quest Heroes L Albero del Mondo e le Radici del Male azione a non finire.jpg

Altro elemento di novità è poi costituito dalla composizione del gruppo, che, oltre al personaggio controllato dal giocatore, è formato da altri tre elementi, selezionabili nei momenti di pausa sulla Nubirock. Proprio la composizione del gruppo dona alla parte action un aspetto più strategico, giacché ogni personaggio ha determinate caratteristiche e affinità elementali, e, cosa veramente divertente, può essere utilizzato dal giocatore nel corso del combattimento; pur dovendo selezionare il punto di vista iniziale, infatti, il giocatore è libero di affrontare l'avventura con uno qualsiasi dei personaggi giocabili a disposizione, e, tanto per variare, anche nel corso di un combattimento può switchare da un personaggio all'altro, sia per sfruttare i punti deboli del nemico affrontato, sia semplicemente per variare un po' lo stile di gioco.

Nel gioco però non ci sono solo note positive, perché uno degli atavici difetti dei giochi musou resta ben evidente: l'IA. Se una cosa è rimasta costante nel corso del tempo, infatti, è che al progressivo aumento del numero dei nemici sul campo di battaglia, la Omega Force non ha mai fatto seguire un vero e proprio aggiornamento dell'intelligenza artificiale degli stessi, così come di quella degli alleati. Tanti gli uni, quanto gli altri tendono ad essere piuttosto statici sul campo di battaglia, e se i nemici aspettano diligentemente di farsi triturare, gli alleati sembrano un po' delle statuine che hanno difficoltà a confrontarsi anche con un solo avversario. Unica eccezione sono, sino ad un certo punto, i boss, che, presentando dinamiche particolari, richiedono comunque un certo sforzo tattico al giocatore.
 
Alena e i suoi pugni su Dragon Quest Heroes L Albero del Mondo e le Radici del Male.jpg

Al di fuori delle battaglie punto di ritrovo è la Nubirock, la nave volante creata da Isla, grazie a cui è possibile innanzitutto muoversi lunga la mappa (diciamo una versione molto semplificata della world map), attivando le missioni della main quest o partecipando alle molte quest secondarie disponibili. Nella Nubirock, inoltre, è possibile gestire l'equipaggiamento dei personaggi, sia acquistandolo, sia creandolo con gli oggetti lasciati dai mostri sconfitti, e gestire lo sviluppo degli stessi, mediante un sistema che, risultando sin dall'inizio molto più stratificato rispetto a quello utilizzato nella serie Dynasty Warriors, ricorda vagamente quello tipico dei jrpg, con la possibilità sia di potenziare gli attributi fondamentale e le abilità di base, sia di sbloccare nuovi colpi da utilizzare anche grazie alla sezione di crescita personalizzata di cui dispone ogni personaggio.

Grafica e Audio

La prima cosa che si nota guardando Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e le Radici del Male è l'inconfondibile character design di Akira Toriyama, che, detto in tutta sincerità, si abbina alla perfezione con le caratteristiche del gioco (e per chi ama Dragon Ball c'è anche un piccolo richiamo con l'hyper state di Lucyus). Lo stile di Toriyama, infatti, non solo esalta la cura maniacale che la Omega Force ha sempre riposto nella realizzazione dei personaggi giocabili, ma pone rimedio anche ad uno dei soliti difetti grafici della serie Dynasty Warriors, sostituendo alle grigie e informi masse di nemici della serie classica un'orda di nemici coloratissima di tutte le forme e dimensioni. L'impatto dovuto al lavoro del maestro Toriyama, però, non si estende alle ambientazioni, che, pur migliorate, risentono sempre dell'effetto dato da texture di qualità non eccelsa, pagando, rispetto alla serie classica, anche la minore dimensione (più mappe, ma più piccole). Altro difetto può poi essere riscontrato nella gestione della telecamera, che tende ad incastrarsi facilmente, così come nei menù di navigazione, pieni di informazioni e tendenzialmente troppo farraginosi. Nel complesso, comunque, la grafica del gioco è alquanto fluida, ma va specificato che in alcuni scenari si notano con evidenza alcuni cali di frame poco piacevoli.
 
Dragon Quest Heroes e i suoi boss.jpg

La parte sonora di Dragon Quest Heroes, invece, sembra un po' in un'incompiuta, perché, accanto alla colonna sonora ideata da Koichi Sugiyama per proiettare il giocatore nell'atmosfera della storica saga della Square Enix, fa da contro altare un doppiaggio che c'è e non c'è, fatto di tanti dialoghi senza audio ed un doppiaggio inglese ampiamente rivedibile, a cui fortunatamente pone rimedio la possibilità di selezionare il doppiaggio giapponese originale (con sottotitoli in italiano).

Conclusioni

Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e le Radici del Male è un gioco particolare e per certi versi poco affine al genere cui dovrebbe appartenere. Nonostante qualche difettuccio qua e là, il gioco probabilmente è uno dei migliori, se non il migliore, dei giochi prodotti della Omega Force nell'ultimo periodo, e più che essere una divagazione fantasy del genere musou indirizzata agli amanti del genere, esso appare invece un prodotto fatto su misura per gli appassionati della serie Square Enix, che, senza rinunciare alle ambientazioni tipiche di Dragon Quest e al meraviglioso tocco di stile di Akira Toriyama possono provare il brivido dell'azione contro centinaia di nemici.