Ad una settimana dall'uscita dell'atteso titolo UbisoftTom Clancy's The Division, siamo finalmente pronti per darvi il nostro parere a proposito della vita in una New York devastata da un virus letale.
 

Un venerdì nero sotto molti punti di vista

 
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Partiamo subito col dire che The Division non è un gioco semplice da raccontare, perchè il suo gradimento dipende tantissimo da qual è il vostro approccio ideale ad un videogame; questo, nel dettaglio, è un titolo fatto, pensato e programmato per chi si avvicina volentieri ai giochi MMO, per chi prova gusto nel giocare in cooperativa, nel creare team collaborativi o, all'opposto, nel giocare contro gli altri, ad esempio rovinando la loro ricerca di un equip migliore per soffiarglielo sotto al naso. Nonostante le premesse raccontano una storia intrigante (nata dalla penna del compianto Tom Clancy), in realtà qui il focus non è certamente la trama, perciò ci sentiamo di sconsigliarvelo se siete giocatori amanti delle storie in single player, in cui affezionarvi al vostro pg (qui dal carattere praticamente nullo), o ai png e se preferite sterminare centinaia di nemici in missioni in solitaria. 
Intendiamoci, nessuno vi vieterà mai di giocarlo da soli, ma vi perderete l'80% di quello che il gioco ha da offrirvi e troverete notevolmente frustranti alcune missioni zeppe di nemici pronti a farvi la pelle. Senza dimenticare che comunque il gioco richiede una connessione costante.

Fatta questa doverosa premessa, il primo commento è questo: The Division è dannatamente divertente.
Se approcciato con il giusto spirito, con un team di amici o di perfetti sconosciuti con cui esplorare ciò che resta di New York, collaborare per finire le missioni o per estrarre materiali dalla Zona Nera (per la quale aprirò un capitolo a parte), sa offrire scorci di alta giocabilità, abbinata alla giusta dose di sfida ed a ricompense adeguate.

La struttura stessa del gioco ci impone di non riuscire a parlare chiaramente dell'endgame, in quanto esso stesso è tutt'ora in divenire, con contenuti che verranno aggiunti nel corso di tutto il 2016, ma vi promettiamo di integrare man mano tale mancanza.

 

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Come detto, The Division ci presenta una New York al collasso a causa di un attacco bioterroristico il giorno del famoso Black Friday, perpetrato infettando delle banconote con un virus evoluto dal vaiolo, dall'altissimo tasso di mortalità e di infettività. In breve tempo la città viene messa in quarantena e diventa ostaggio di se stessa, succube delle solite gang che approfittano della situazione e con la JTF (un'organizzazione di emergenza che combina polizia, esercito e personale medico) che non riesce più a contenere i danni; ed è in questo contesto che vengono attivati gli agenti della Divisione, cellule dormienti del governo americano, agenti super addestrati impiegati nei casi di massima emergenza. La prima ondata di agenti della Divisione scompare nel nulla senza apparenti ragioni e viene così mandata una seconda squadra di cui fa parte anche il nostro protagonista. Ovviamente, non tutto è come sembra e non passerà molto prima di rendersi conto che forse non tutti sono stati chiari fino in fondo con la divisione e che i nemici non sono solo quelli a cui dobbiamo sparare.
 

Da Monteriggioni al Madison Square Garden 

 
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Dopo il quasi inesistente editor iniziale (possiamo scegliere sesso, capelli e 5/6 visi preimpostati), la nostra storia parte da Brooklin, dove prenderemo confidenza con il sistema di gioco e svolgeremo le prime missioni liberando questa parte della città, per poi essere trasferiti al quartier generale principale della Divisione (diverso per ogni giocatore) nei pressi del Madison Square Garden e del quale, come da migliore tradizione Ubisoft, dovremo anche prenderci cura soprattutto tramite le missioni principali, arricchendolo di nuove sezioni, sempre dipendenti dalle tre principali: centro medicolaboratorio tecnologico e dipartimento sicurezza, che si attivano nelle primissime ore di gioco.
Lo sviluppo di queste sezioni contribuisce in maniera significativa a migliorare in battaglia il nostro personaggio, in quanto fornisce sia abilità attive (massimo a due alla volta in contemporanea, e comandate dai grilletti del joypad), di attacco, difesa o cura, sia vantaggi, che sono veri e propri benefici permanenti come un numero maggiore di medikit trasportabili. In più ci sono i talenti, che permettono di potenziare particolari ambiti o abilità del nostro personaggio in maniera passiva, selezionabili fino ad un massimo di quattro, in base al livello del nostro pg. In realtà non è necessario essere dei maestri della tattica, né scervellarsi troppo prima di uno scontro: nel menù di pausa il gioco da la possibilità di sostituire talenti ed abilità in ogni momento, permettendoci di adattare la nostra strategia in tempo reale e soprattutto in base alle scelte dei nostri commilitoni. A questo punto non mi spiego perchè non fornire direttamente un albero delle abilità da cui selezionare quelle che abbiamo sbloccato.

Il comparto TPS del gioco, con il suo sistema di coperture, ripari, scatti e schivate, ha attinto a piene mani da titoli che hanno fatto la storia del genere (su tutti Gears of War o Mass Effect 3 -ricordato soprattutto da alcune abilità-) ed è ben fatto, fluido, dinamico, ci da la sensazione di avere davvero per le mani il controllo di un agente addestrato. Meno verosimile è invece il feedback delle armi, un po' troppo standardizzato, dove al variare di peso e di tipologia dell'arma non corrisponde un'altrettanto diversa risposta del fuoco, se non per un maggiore o minore rinculo.
 
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Il level cap per il gioco "normale" è stato fissato a 30 ed il modo migliore per raggiungerlo è quello di fare le missioni principali e secondarie fissate sulla mappa. Come nei più classici MMO, per ogni zona della suddetta mappa c'è esplicitato un range di livello ideale, quindi il nostro obiettivo sarà quello di svolgere tutte le missioni presenti per migliorarci (e quindi poter utilizzare equipaggiamento di livello superiore) e passare alle aree successive. C'è inoltre la possibilità di rigiocare le missioni più importanti al livello difficile o estremo (selezionabile solo una volta raggiunto il livello 30) per acquisire più esperienza o oggetti. A proposito delle missioni principali, bisogna dire che risultano davvero molto avvincenti, ostiche se non affrontate almeno in due/tre giocatori, emozionanti e sempre piene di azione. L'intelligenza artificiale degli avversari si è rivelata molto buona già affrontandoli al livello normale; presentano una spiccata tendenza ad accerchiarti se sono in gruppo, o a rimanere nelle loro posizioni senza scoprirsi se sono cecchini ben appostati, o ancora ad aggredirti velocemente se sei con poca vita e ad un passo dalla morte. Insomma, come vi dicevo non è un gioco semplice da affrontare in single player e c'è sempre grande soddisfazione nell'uscire intatti da una sezione particolarmente dura. Tra gli avversari più antipatici da affrontare troviamo i purificatori, una gang nata dai dipendenti dell'igiene pubblica, convinta che con il fuoco ed i loro dannati lanciafiamme si possa estirpare la malattia e salvare la città.

Purtroppo non è tutto rose e fiori e la dinamicità delle missioni lascia ben presto il posto ad una sensazione clamorosa di dejà vu. Qualunque sia il compito iniziale che ci viene affibbiato, recuperare ostaggi, carichi di equipaggiamenti, ripristinare la corrente o investigare su un qualunque avvenimento, alla fine ci si ridurrà sempre ad essere assaltati da orde di nemici (che ti fanno chiedere se la malattia non abbia attecchito solo sulle persone sane di mente), che sembrano volerti ammazzare per il solo gusto di farlo. I personaggi principali sono senza spessore, quello che si dice o si scopre perde presto di importanza ed in generale la storia non presenta assolutamente nessuna nota di rilievo. Spesso e volentieri l'unico nostro pensiero è quello di darle senza prenderle, il che mi pare un po' riduttivo, considerato il potenziale di trama di cui si disponeva. 
 

New York, New York

 
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Per quanto nelle primissime ore di gioco siamo incappati in glitch piuttosto fastidiosi (mai più ripetuti), possiamo ammettere senza problemi che questa volta il lavoro fatto da Ubisoft è molto soddisfacente. Ho giocato a The Division su una Xbox One e la resa grafica della Grande Mela sull'orlo del collasso è magnifica nonché molto verosimile, per di più impreziosita dal periodo natalizio in cui la narrazione è ambientata: dai riflessi nel ghiaccio sull'asfalto agli addobbi nelle case, dalle esplosioni notturne alla neve che scende mentre ci si gode l'alternanza giorno/notte, tutto è stato realizzato in maniera magistrale, mantenendo stabili i 30 fps in ogni situazione. Anche le animazioni non sono affatto male, forse si poteva fare qualcosa di più per gli edifici non appartenenti ai passaggi obbligati delle missioni principali e per aumentare il grado di distruttibilità dell'ambiente circostante, ma magari è chiedere troppo.

Affascinante l'esplorazione della città mentre si svolgono attività casuali, o il soffermarsi ad ammirare la decadenza di alcuni posti simbolo della nostra realtà, ormai ridotti a teatro per la disperazione.

 
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Degno di nota il comparto degli effetti audio ed il doppiaggio, mentre si assesta su un livello decisamente inferiore la colonna sonora, caratterizzata da musiche tutt'altro che memorabili.

La mancanza di un vero e proprio editor facciale è ampiamente colmata dalla cura di dettagli e di soluzioni con cui equipaggiare il nostro pg, il quale potrà abbigliarsi in talmente tanti modi che è davvero difficile trovarne due somiglianti. Ovviamente oltre agli ammennicoli estetici un vero agente speciale non può prescindere dai ferri del mestiere, armi ed armature, qui presenti in 5 categorie che presentano altrettanti livelli di rarità (e quindi di potenza). Le suddette armi poi presentano diversi slot (canna, impugnatura, mirino, caricatore) in cui inserire le mod (anch'esse disponibili da più comuni a più introvabili) per potenziarle ed arricchirle di particolari effetti. Per entrare in possesso degli oggetti più rari è ovviamente necessario affrontare le missioni e la Zona Nera alle difficoltà maggiori, oppure spendere tanti soldi dai mercanti (più utili per vendere a dire il vero). Per i più esigenti poi, il gioco mette a disposizione anche la possibilità di trovare progetti e materiali, in modo da costruirsi autonomamente i propri strumenti di morte. Il confronto tra armi è immediato e si basa quasi esclusivamente sul grado di armatura o sui DPS (danni per secondo) che l'arma è in grado di infliggere. Oltre a questo è il caso di tenere anche d'occhio alcune abilità particolari che gli oggetti più rari possono avere che, a volte, potrebbero farci optare per soluzioni con un DPS o un grado di armatura leggermente inferiore.

Insomma, il grado di personalizzazione e di sviluppo del proprio equipaggiamento è tra i più elevati in circolazione e, sopratutto, rappresenta anche uno dei principali motivi per lanciarsi nella migliore e più ansiogena esperienza che The Division possa offrire.
 

Nera come una coscienza sporca

 
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Sebbene nella storyline del titolo la Zona Nera è la parte della città sotto quarantena, in quanto focolaio iniziale dell'epidemia, agli occhi degli agenti della Divisione immuni alla malattia altro non è che una specie di El Dorado, piena zeppa di tanti oggetti pregiati quanto di pericoli imprevisti.
Probabilmente la Zona Nera è quanto di più divertente e frustrante ci possa essere nel gioco, in quanto è un mondo che quasi stravolge le regole generali al di fuori di essa. 
Tanto per iniziare non esistono missioni, ma solo incontri casuali con nemici di forza crescente (dalla ZN1 per i livelli 10-12, alla ZN6 per i 28-30) i quali tenderanno a lasciare oggetti rari con una frequenza decisamente maggiore di altrove. Gli oggetti raccolti non potranno essere immediatamente utilizzati, ma dovranno essere portati nei punti di estrazione nei quali un elicottero li verrà a ritirare per poi sterilizzarli e consegnarceli nei bauli scorta.
Dal momento della richiesta di estrazione a quello dell'effettivo ritiro passeranno 90 secondi, con tanto di countdown a schermo, nei quali succederà di tutto. Orde di nemici di varia forza si riverseranno su di noi reclamando la nostra testa, assieme ad altri personaggi giocanti che potrebbero solo voler approfittare dell'elicottero per estrarre i loro carichi, ma anche ucciderci per rubarci il bottino.

Ebbene si, all'interno della Zona Nera è possibile, anzi incentivato, il PvP.

Si può facilmente optare per un'alleanza con altri giocatori, ma è altrettanto facile tradire o essere traditi, per divertimento o per fini lucrativi, dando vita ad un continuo guardarsi le spalle da chiunque non sia assolutamente fidato. I traditori vengono marchiati per un tempo che dipende dai loro "crimini", spingendo gli altri giocatori a cercarli per ucciderli, a fronte di ricompense in exp ed oggetti.
 
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L'area di quarantena ha un sistema di livelli tutto suo, che sale in base alla nostra esperienza al suo interno. Morire nella zona PvP presenta diversi svantaggi, tra cui perdere gli oggetti non estratti (con la possibilità di tornare a recuperarli, sempre che gli altri li lascino lì) e far diminuire i punti esperienza ivi accumulati, con il rischio concreto di scendere di livello in breve tempo.
Per vivere appieno l'esperienza nella Dark Zone è caldamente consigliato essere in un quartetto di amici fidati con cui giocare, in modo da non rischiare di fare decine di giri a vuoto per regalare oggetti agli altri player.

Una volta raggiunto il livello 30 poi, quest'area si riempirà di nemici elite, quelli particolarmente forti e resistenti, a respawn continuo, che permetteranno di fare assalti combinati per accumulare bottini eccellenti e fare incetta di materiali. Insomma, è indubbio che al momento questa rappresenti una delle motivazioni principali per continuare a giocare anche dopo aver completato tutte le missioni su mappa ed aver raggiunto il massimo dell'esperienza, ma è anche fuori discussione che non può bastare questo per fornire motivazioni sufficienti all'ampliamento della longevità. Un personaggio al massimo livello rappresenta un punto di arrivo su tutti i fronti, dato che il poter accedere a tutte le abilità ottenibili non stimola neanche i player a ricominciare la partita con un'altra classe o specializzazione.

Al momento quindi abbiamo per le mani un endgame abbastanza scarno, ma Ubisoft ha già promesso un anno ricco di contenuti aggiuntivi, alcuni gratuiti altri a pagamento, che forniranno nuove aree e modalità, in modo da creare più varietà di situazioni giocabili.

 

Conclusioni

 
The Division è un gioco divertente, che presenta elementi TPS ben realizzati e mescolati ad una componente ruolistica molto marcata, data da una grande varietà di abilità e di personalizzazione dell'equipaggiamento. E' un titolo divertente, che però va giocato tenendo ben presente la sua fortissima vocazione multiplayer, nato quindi per essere goduto con e contro gli altri giocatori e pensato per metterci di fronte ad un grado di sfida più che soddisfacente sia in PvE che in PvP. Ci sentiamo di consigliarlo caldamente anche a chi, non è un amante viscerale dei titoli MMO, ma non disdegna una buona dose di scontri e di crescita del personaggio, anche se coadiuvato da un team di agenti altrettanto specializzati. Insomma, Ubisoft dopo diverso tempo ha messo sul piatto una vera prelibatezza che, se seguita ed aggiornata a dovere, potrà mantenere vivo l'interesse attorno a sé ancora per diverso tempo.