Far emergere nuove IP nel mercato videoludico è un'impresa decisamente da non sottovalutare, specialmente al giorno d'oggi, eppure, se un prodotto risulta veramente ottimo a livello qualitativo, i risultati ottenuti possono dare vita ad un sequel o, in alcuni casi, ad una serie.

L'arrivo di Dishonored nel 2012 rientra sicuramente tra queste possibilità: sviluppato da Arkane Studios, composto da menti provenienti da titoli del calibro di Deus Ex e Half Life 2, Dishonored si impose sul mercato come un action adventure stealth con un'ambientazione incredibilmente ispirata, nonché un gameplay estremamente variegato in grado di permettere gli approcci più svariati per l'eliminazione del bersaglio, capace di conquistare in egual misura sia la critica che il pubblico e ricevendo, inoltre, la definizione di “vero sequel spirituale di Thief”, alla faccia del reboot dell'omonima serie avvenuto nel 2014.
Com'era lecito aspettarsi, da un grande successo deriva la grande necessità di un seguito, arrivato 4 anni dopo e diretto nuovamente da Arkane Studios sotto la pubblicazione di Bethesda.
Sarà riuscito Dishonored 2 a raggiungere, o addirittura superare, il suo capostipite?
 
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L'epilogo di Dishonored, almeno quello canonico, lasciava un alone di incertezza sul futuro di Dunwall: Corvo Attano, protagonista del titolo accusato di regicidio, era riuscito ad eliminare tutti i traditori che avevano cospirato per l'omicidio dell'imperatrice Jessamine Kaldwin, riportando al trono Emily Kaldwin, figlia della defunta sovrana e legittima erede dell'Impero delle Isole.
Ma, com'era prevedibile, la vita di un'imperatrice, soprattutto giovane, non è mai tranquilla.
Esattamente quindici anni dopo l'assassinio che lasciò una profonda cicatrice a Dunwall, ritorneremo alla sala del trono della capitale tramite gli occhi di Emily, ormai divenuta una donna addestrata nelle arti del combattimento e dell'eliminazione furtiva da Corvo in persona, oltre ad una sovrana di tutto rispetto. La lunga pace, tuttavia, è ormai destinata ad interrompersi: oltre agli omicidi da parte del cosiddetto Uccisore della Corona, un misterioso assassino atto deliberatamente ad eliminare gli oppositori alla corona per screditare l'imperatrice, l'arrivo di Delilah Copperspoon in tal giorno sconvolge letteralmente la vita di Emily e Corvo.

Tramite un colpo di stato ben pianificato, Delilah, che si renderà nota come la sorella illegittima di Jessamine Kaldwin, spodesterà Emily dal suo trono venendo, inoltre, trasformata in pietra...o sarà Corvo a subire tale destino? In base alla nostra scelta, che avverrà nel mezzo del feroce scontro tra i fedeli della Milizia e i corrotti traditori, ci ritroveremo nei panni dell'Imperatrice o del Protettore Reale, mentre l'altro/a verrà inevitabilmente messo fuori gioco per tutta la durata del titolo.
Senza ulteriori alternative, il protagonista che impersoneremo dovrà di conseguenza fuggire (nuovamente) dalle calde e rassicuranti mura di Dunwall, imbarcandosi, grazie all'aiuto di un nuovo alleato, su una piccola nave mercantile che salperà verso Karnaca, città natale dell'ormai leggendario Corvo Attano, per una lunga missione atta ad eliminare tutti gli alleati di Delilah Copperspoon, rivendicando il trono per noi o per la legittima erede.
 
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La trama di Dishonored 2 ripercorre, a grandi linee, ciò che si è già visto col primo episodio della serie, impersonando un assassino (o ladro, dipenderà dal nostro approccio) fuggitivo intento a riportare giustizia a Karnaca quanto a Dunwall, seppur l'insieme di tutto ciò si riveli decisamente meno ispirato rispetto al predecessore: la storia si dimostra, infatti ancor più basilare e priva di colpi di scena di qualsiasi tipo, le interazioni con i nostri (pochi) alleati sono veramente ridotte, quasi nulle, mentre l'introduzione di alcuni personaggi sembrerà quasi forzata nel caso non si avesse giocato ai DLC del primo capitolo.
Ciò, fortunatamente, non sminuisce in alcun modo la lore dell'universo creato da Arkane Studios, nuovamente approfondito da tantissime note e documenti da collezionare, svelando i numerosissimi retroscena oltre agli aspetti più nascosti del mondo di gioco, immergendo nuovamente i giocatori in una magnifica ambientazione cruda quanto ricca di fenomeni paranormali, in cui gli aristocratici vivono sulle spalle degli operai mentre la piaga delle Mosche del Sangue dilaga in tutto l'impero, esattamente come la Peste dei Topi corrodeva quindici anni prima le strade malate di Dunwall.
 
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Dishonored 2, tuttavia, sul lato del gameplay si dimostra eccellente sotto ogni aspetto. O quasi.
Il titolo, come già accennato in precedenza, è un action adventure stealth in prima persona che ci vedrà affrontare diverse missioni con un unico scopo: eliminare un noto bersaglio, critico per la riconquista dell'Impero.
Partendo dalla Dreadful Wale, (scarno) hub operativo del titolo in cui riceveremo un breve e coinciso briefing sulla missione da affrontare, salperemo, con il consueto motoscafo, verso l'area più esterna all'obiettivo. Arrivati a terra, dovremo attraversare in media due zone prima di arrivare all'edificio in cui si nasconde il bersaglio ed è proprio in questo frangente che Dishonored 2 mostra il suo punto di forza per eccellenza: il superbo level design.

Il gioco, infatti, ci permetterà di utilizzare l'approccio più adatto al nostro stile: potremo muoverci esclusivamente sui tetti, introducendoci negli appartamenti vuoti per evitare ogni individuazione da parte di potenziali nemici, o ricorrere all'aiuto di svariati individui, più o meno loschi, per sbloccare strade alternative estremamente più rapide per raggiungere il nostro scopo, tra cui il Mercato Nero.
Durante il tragitto, potremo decidere anche come sbarazzarci delle guardie, uccidendole o tramortendole, ma l'esecuzione del bersaglio primario sarà decisamente più variegata: togliergli la vita sarà certamente la via più facile ed indolore (per noi) tuttavia, nel caso fossimo intenzionati a raggiungere un finale decisamente più “ottimista”, dovremo ricorrere a metodi non letali per sbarazzarcene che, nella maggior parte dei casi, non si limiteranno ad un semplice stordimento. In una determinata missione, per esempio, abbiamo dovuto risolvere un particolare enigma legato all'attivazione dell'elettroshock, uno dei mezzi disponibili per rimuovere dalla circolazione il nostro obiettivo, senza ulteriori spargimenti di sangue.
 
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Come accennato poco fa, il finale sarà determinato, ancora una volta, dal livello di caos raggiunto tramite le nostre azioni, invitando vivamente i giocatori ad utilizzare un approccio pacifista (leggasi come “non uccidere”) per arrivare al finale migliore, mentre l'eliminazione senza pietà sarà richiesta nel caso volessimo ottenere il finale più crudo. L'effetto delle nostre azioni si ripercuoterà sulla mappa stessa di gioco, riflettendo il nostro istinto omicida tramite la diffusione sempre più marcata dei nidi delle Mosche del Sangue, equivalente al proliferarsi della peste del primo episodio.

Dopo tutto ciò ci potrebbe giustamente chiedere quali sono le differenze nel caso scegliessimo di utilizzare Emily al posto di Corvo per la nostra prima partita. A livello di trama, i cambiamenti saranno pressoché nulli, limitandosi a semplici variazioni di dialogo durante i filmati e con le conversazioni tra NPC mentre, per quanto concerne il gameplay effettivo, le differenze di poteri tra padre e figlia permetteranno un approccio leggermente diverso nelle diverse situazioni. Emily, per esempio, dispone di un interessante potere chiamato Domino che, come intuibile dal nome, permette di legare due persone in modo che i danni subiti da uno vengano riflettuti sull'altro, esattamente come i tasselli del domino creano una reazione a catena.
Entrambi i personaggi dispongono di ben 6 poteri diversificati tra di loro ed incredibilmente divertenti da utilizzare, specialmente in combinazione, con qualche punto in comune costituito dal comune teletrasporto/traslazione, in grado di facilitare enormemente l'avanzamento, soprattutto verticale, nelle varie zone che esploreremo, e dalla visione oscura, in grado di mostrarci chiaramente i nemici e le trappole sul nostro percorso anche attraverso i muri.
Per i puristi del genere, inoltre, è stata aggiunta un'opzione che risulterà sicuramente piacevole: durante il nostro primo incontro con l'Esterno, vecchia conoscenza di Dishonored, potremo liberamente decidere se accettare il suo aiuto o meno, rendendo la nostra partita più avvincente ed impegnativa grazie all'assenza totale dei poteri sovrannaturali. L'avventura, grazie a tutte queste possibilità di scelta, offre un alto tasso di rigiocabilità e vi assicuriamo che la vostra prima partita vi terrà occupati per almeno una decina di ore: nel nostro caso, abbiamo optato per un primo playthrough con Emily, raggiungendo le 15-16 ore senza uccisioni e senza alcuna individuazione da parte dei nemici.

Nonostante il gameplay sia rimasto superlativo ed incredibilmente fedele al primo capitolo, le aggiunte e i miglioramenti effettivi presenti nel sequel sono veramente minimi. L'unica vera novità è costituita dalla costruzione degli Amuleti d'Osso, oggetti già presenti nella precedente iterazione capaci di conferire bonus al protagonista quali agilità aumentata, ritardi nelle granate avversarie ed altro, distruggendo quelli in possesso e fondendoli in un unico amuleto, garantendo la possibilità di avere molti più bonus rispetto al previsto. Per quanto concerne le migliorie generali, non possiamo non citare il leggero perfezionamento dell'IA nemica, decisamente più reattiva e sveglia, sebbene con qualche deficit imbarazzante tra cui l'evasione dalla visuale avversaria nascondendosi semplicemente dietro... ad un ignaro civile in piedi.
 
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Per quanto concerne il comparto tecnico, Dishonored 2 si attesta nella media a livello grafico: i modelli poligonali dei personaggi, realizzati con il tipico character design cartoon della serie, sono sufficientemente dettagliati, mentre le texture dell'ambiente si mostrano, nella maggior parte dei casi, ben realizzate. Purtroppo, le animazioni dei nemici si rivelano, ancora una volta, alquanto legnose e veramente brutte da vedere, specialmente nei combattimenti. Ciò che risalta tra gli aspetti migliori del gioco è senza dubbio la componente artistica, composta da strutture, tra edifici, strade e vicoli, veramente impressionanti; Karnaca, la città in cui si svolgerà quasi tutta l'esperienza di gioco, mostra chiaramente una forte ispirazione tratta da paesi quali la Spagna e l'Italia, in diretto contrasto con l'architettura londinese e l'atmosfera tetra di Dunwall. Non menzionare i filmati presenti tra una missione l'altra sarebbe un reato: realizzati con stupendi artwork statici, in maniera simile a quanto visto inFamous ed inFamous 2, quest'ultimi sono la ciliegina sulla torta a livello artistico.

Infine, la soundtrack del titolo, composta da Daniel Licht (Silent Hill: Downpour) e Raphael Colantonio, risulta, per ovvi motivi, molto marginale durante l'esperienza di gioco. Il nostro vero accompagnamento sonoro sarà composto al 90% dei casi dagli effetti ambientali e dai discorsi dei civili delle guardie, offrendo un'immersione totale nel gioco in ogni momento, specialmente nel caso si utilizzino delle cuffie.
 
 
CONSIDERAZIONI FINALI
 
Dishonored ritorna con un secondo capitolo estremamente ben realizzato, rifinendo leggermente alcuni aspetti del capostipite senza offrire, purtroppo, un'esperienza epica pari a quest'ultimo in termini di storia e personaggi. Rientra sicuramente tra i giochi da avere del 2016, a patto di apprezzare questo genere, anche se avremmo apprezzato un pizzico d'audacia ed ispirazione in più da parte di Arkane Studios.
Ma, giustamente, superare un capolavoro non è certamente un'impresa facile.