Come tutti coloro che hanno iniziato ad appassionarsi al mondo videoludico durante la metà degli anni ottanta anch’io ricordo con un po' di nostalgia la LucasFilmsGames, di seguito chiamata LucasArts, e il computer domestico C64 prodotto dalla Commodore, con cui era possibile collegare la tastiera al televisore di casa.

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Grazie agli sviluppatori che collaborarono alla sezione videogiochi della LucasArts, in quegli anni uscirono titoli che fecero la fortuna delle "avventure grafiche", come ad esempio Monkey Island e i vari capitoli che si ispirarono alle avventure cinematografiche di Indiana Jones.
L'avventura grafica, spesso chiamata punta-e-clicca, è un genere di videogioco d'avventura per singolo giocatore con un'interfaccia utente di tipo grafico in cui si controlla un personaggio e lo si fa navigare utilizzando un dispositivo di puntamento (mouse, joystick, joypad o pochi tasti della tastiera).
Il protagonista durante l'esplorazione degli ambienti può raccogliere oggetti in un inventario ed usarli, da soli o in combinazione con altri, per risolvere gli enigmi disseminati durante il gioco e, infine, interagire con i personaggi che incontra, scegliendo le frasi da pronunciare tra un elenco di scelte possibili.
Le software house progettarono diversi motori grafici per ideare le proprie avventure grafiche, tra cui i più conosciuti sono il Sierra's Creative Interpreter e lo SCUMM delle avventure LucasArts.

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Quest’ultimo termine nacque per indicare il linguaggio di scripting ideato da Ron Gilbert per sviluppare l’avventura grafica di Maniac Mansion (SCUMM è l’acrominimo di Script Creation Utility for Maniac Mansion) ma poi divenne il nome con cui identificare i videogiochi creati dalla LucasArts utilizzando questa tipologia di linguaggio.
Dopo aver collaborato in passato con Gary Winnick alla creazione di successi come Monkey Island e Maniac Mansion, Ron Gilbert ha ripreso quella storica collaborazione presentando nel 2014 un nuovo progetto sulla piattaforma Kickstarter e ottenendo le risorse necessarie per realizzare un nuovo videogioco che strizza l’occhio alla storica avventura grafica di Maniac Mansion riadattandola e arricchendola di nuove modalità di gioco: Thimbleweed Park.

Avventura grafica o un caso investigativo?

Siamo nell’anno 1987 quando nella città di Thimbleweed Park viene ritrovato nel fiume un cadavere di un giovane uomo privo di documenti e vengono chiamati ad indagare sull’identità del colpevole gli agenti Antonio Reyes e Angela Rey.
Le investigazioni portano i due agenti federali a muoversi attraverso le vie semiabbandonate della cittadina e a scoprire che molte attività commerciali sono state chiuse dopo un misterioso incendio che ha distrutto la fabbrica di cuscini di proprietà della famiglia più ricca della città, la dinastia Edmund, e la morte del loro capostipite Chuck (un nome che non passerà inosservato agli appassionati di Monkey Island).

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I due agenti raccolgono diverse testimonianze dagli eccentrici abitanti di Thimbleweed Park sullo scomparso Chuck Edmund e sugli altri concittadini, testimonianze utili per scoprire l’identità dell’assassino ma anche per far riemergere degli eventi salienti del passato narrati come flashback.
Si intuisce ben presto che la ricerca dell’assassino non è il principale motivo che ha condotto i due agenti federali a recarsi presso questo disabitato paesino immerso nelle montagne e i misteri invece di dissolversi si infittiscono coinvolgendo sia gli stessi investigatori sia gli stravaganti abitanti di Thimbleweed Park.

Usa, raccogli, dai: l'unione fa la forza

È possibile optare tra due diverse modalità di gioco: quella casual, destinata a chi non ha mai giocato ad un’avventura grafica, e quella difficile destinata a chi conosce questo genere di videogiochi e vuole mettersi alla prova cercando di risolvere un maggiore numero di enigmi.
Una volta scelta la modalità di gioco non è possibile cambiarla ma è necessario iniziare una nuova partita parallela effettuando un salvataggio a parte.
I comandi presentati durante il tutorial e da utilizzare durante il videogioco possono essere semplici (ad esempio ‘raccogli chiave’) oppure complessi (ad esempio “usa chiave nella serratura della porta”), tenendo conto che i verbi delle azioni da assegnare ai personaggi sono elencati nella parte sinistra dello schermo mentre gli oggetti raccolti vengono inseriti nella parte destra.

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Durante l’avventura è possibile scegliere con quale personaggio esplorare le diverse locazioni ed interagire con gli oggetti oppure con gli altri protagonisti, ma è anche possibile giocare facendo agire in contemporanea tutti i personaggi giocabili passando da un soggetto all’altro cliccando sulla corrispondente immagine personaggio presente in alto sul lato destro dello schermo dove è presente l’icona delle opzioni di gioco.
La presenza di più soggetti giocabili era già presente in Maniac Mansion, ma in questo titolo i personaggi principali sono in totale cinque e grazie alle possibili interazioni tra di loro è possibile agire in contemporanea in diversi luoghi ed effettuare azioni complesse che difficilmente si potrebbero compiere da soli.
A differenza delle storiche avventure punta-e-clicca ogni personaggio è dotato di un apposito taccuino dove vengono annotate di volta in volta le azioni che devono essere eseguite per proseguire nella trama aiutandolo a risolvere i rompicapi scoperti durante l’esplorazione dei diversi scenari di gioco. Una soluzione adottata in quanto nel passato il giocatore spesso si trovava arenato nella scelta delle azioni da compiere non comprendendo chiaramente quale fosse il successivo obiettivo e non riusciva a proseguire nella trama giudicando in maniera affrettata il gioco noioso e poco divertente.

Gli 8-bit in tutto il loro splendore

Come in tutte le avventure punta-e-clicca, la grafica non è l’aspetto fondamentale e non è sicuramente quello più curato. Le immagini che compongono sia gli scenari sia i personaggi sono composte in un formato 8 bit e risultano alla vista sgranate e formate da poche tonalità come la palette di colori usata nel Commodore 64, anche se in questo videogioco è arricchita di maggiori sfumature grazie a una maggiore gamma cromatica presente nei computer moderni. Una scelta che permette di immedesimarsi immediatamente nell'ambientazione di fine anni '80 proposta dal Thimbleweed Park e tipica dei punta e clicca della Lucasarts.

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Nonostante la bassa definizione gli scenari sia interni che esterni sono molto curati e nessun particolare è scelto casualmente ma è studiato in modo quasi maniacale facendo riferimento a diversi aspetti che hanno segnato la storia cinematografica, letteraria e musicale degli anni ottanta. Non posso negare di aver provato un po’ di nostalgia e un po’ di commozione nell’individuare alcuni oggetti presenti in qualche ambientazione, soprattutto quando le citazioni riescono a farti fare in un lampo un tuffo nel passato.
La colonna sonora invece è fondamentale ed è stata composta in diversi temi in modo da provocare nel giocatore diverse emozioni a seconda della situazione che sta affrontando durante la fase di esplorazione o di interazione con gli altri cittadini di Thimbleweed Park, come ad esempio la sensazione di mistero che aleggia intorno alla scoperta del cadavere da parte dei due agenti federali. Come avviene spesso nei telefilm investigativi un tema iniziale accompagna i protagonisti della storia dalle scene iniziali, mentre durante l’evolversi della trama diversi brani si alternano a seconda della diversa location in cui sopraggiungono i personaggi con cui si sta interagendo.
Se vi appassionerete alle musiche del gioco sappiate che è possibile riascoltarle o acquistare l’album in formato digitale nel sito ufficiale del videogioco.

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L’audio è in lingua inglese ma è stata effettuata la localizzazione del testo che scorre sullo schermo e dei verbi che si possono scegliere per interagire con i personaggi e gli oggetti. La traduzione in italiano è stata molto curata ed il risultato ottenuto è molto buono, a parte alcune differenze nella pronuncia di alcuni personaggi che nella versione in italiano non rende con la stessa efficacia della versione originale in inglese.
 
Thimbleweed Park è stata una piacevole ed inaspettata sorpresa rappresentando da un lato un tuffo nel passato grazie alla riscoperta delle avventure grafiche ma anche un passo in avanti grazie ai molteplici miglioramenti apportati rispetto ai vecchi successi di questo genere di videogioco che, dopo decenni in cui spopolava tra tutti gli appassionati videoludici, è diventato nel tempo un prodotto di nicchia destinato a pochi appassionati.
Nella sequenza di immagini iniziali si respira immediatamente l’aurea di mistero che circonderà l’avventura narrata in Thimbleweed Park. Il cartello verde con scritte bianche all’ingresso del paese rimanda subito alla memoria ad un’altra famosissima cittadina dove fu ritrovato in condizioni misteriose il cadavere di una ragazza nella serie tv “Twin Peaks”.
I due investigatori che sopraggiungono sul luogo del crimine per investigare sull’assassino sembrano le controfigure di Dana Scully e Fox Molder, i protagonisti della serie scifi “X-Files e ricordano una nuova celebre coppia investigativa che ha spopolato recentemente negli schermi televisivi alla ricerca di un killer seriale.
L’indagine investigativa non ha soli riflessi noire e si tinge spesso di toni umoristici e surreali in cui gli stessi autori ironizzano su altre software house e sulle avventure grafiche in passato da loro stessi create evidenziandone i limiti e gli aspetti negativi.
I personaggi sono ognuno ben caratterizzato dal punto di vista psicologico e svolgono un diverso ruolo nell’evoluzione delle vicende narrate.
In conclusione Thimbleweed Park è un titolo che consiglio caldamente sia agli amanti del genere delle avventure grafiche sia a chi si approccia per la prima volta a questo genere di videogioco. Lo stile originale di Ron Gilbert rende questa esperienza di gioco unica e divertente: un’avventura ricca di misteri in cui viene messa alla dura prova la capacità di risolvere rompicapi.