La saga di Tekken ha da sempre rappresentato un caposaldo nel genere Fighting Game fin dalla prima versione uscita su PlayStation One nel lontano 1994 diventando immediatamente un cult tra gli appassionati e una vera e propria rivoluzione nel genere grazie alla grafica 3D e al fantastico gameplay che permetteva un alto tasso di strategia e la possibilità di utilizzare al meglio le abilità di ciascun personaggio. Capcom cercò persino di copiare la saga di Tekken con la discussa serie Street Fighter EX per poi creare anni dopo il crossover definitivo Street Fighter X Tekken.

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Dopo più di venti anni dalla sua ideazione e tanti tentativi d’imitazione, nel 2015 è uscito nelle sale giochi giapponesi il nono capitolo della serie (contando gli spin-off Tournament) intitolato Tekken 7. Un gioco sicuramente innovativo poiché è stato il primo in assoluto nella saga a utilizzare l’Unreal Engine 4. Ora, dopo due anni di attesa, Tekken 7 arriva finalmente anche su PlayStation 4, Xbox One e PC nella versione del 2016 conosciuta come Fated Retribution e con tante novità a partire dalla chiacchierata modalità storia che metterà definitivamente la parola fine sulla saga dei Mishima, da sempre protagonisti assoluti dell' Iron Fist Tournament.

La famiglia Mishima, una storia lunga tre generazioni.

I Mishima, a capo della potente corporazione di imprese Mishima Zaibatsu, non si possono certo definire un modello di famiglia perfetta. Il capostipite Heihachi ha ucciso la moglie e spinto giù in un dirupo il figlio di cinque anni Kazuya con lo scopo di renderlo più forte e di comprendere se fosse stato in grado di sostituirlo un giorno come leader della corporazione. Kazuya ovviamente non giudica positivamente il gesto paterno e in fin di vita stabilisce un patto con la creatura demoniaca Devil per ottenere vendetta sul padre. L’occasione si presenta venti anni dopo durante il primo Iron Fist Tournament e durante la finale del torneo Kazuya scaraventa Heihachi nello stesso dirupo che fece da teatro alla tragedia verificatasi anni prima.

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L’infausto destino continua a tessere le proprie trame e a perseguitare le vite degli appartenenti alla famiglia Mishima. Nella seconda edizione del torneo Kazuya ha una relazione con la giovane Jun Kazama che riesce ad acquietare il demone che è in lui, ma i conflitti interiori lo portano a una sonora sconfitta in finale proprio per mano del padre Heihachi che in seguito scaraventa il figlio in un vulcano in eruzione ponendo fine alla sua vita.

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Dall’amore tra Jun e Kazuya nasce un nuovo erede a cui viene dato il nome di Jin. Anche il ragazzo ben presto conoscerà il dolore lancinante della perdita quando la madre viene uccisa da una creatura di nome Ogre, il Dio della Lotta.
Da allora altri tornei si sono svolti e i Mishima hanno affrontato altre battaglie per confermare la loro supremazia, ma finalmente è arrivato il momento di porre la parola fine alla saga e decretare il vero King of Iron Fist Tournament.

Siete pronti ad affrontare l’Iron Fist Tournament?

La prima peculiarità del titolo che colpisce il giocatore accedendo al menù principale di Tekken 7 è la quantità impressionante di opzioni presenti. La prima riguarda la modalità storia chiamata “La saga dei Mishima”, in cui seguiremo la battaglia tra i componenti della famiglia Mishima. I protagonisti principali dello scontro generazionale sono Heihachi, a capo della Mishima Zaibatsu, il figlio Kazuya, nel frattempo riportato in vita grazie ad un esperimento e a capo della G Corporation, e il nipote Jin, misteriosamente scomparso dopo lo scontro con Azazel.

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L’intreccio della storia si sviluppa in quindici capitoli inframezzati da alcuni flashback che permettono anche a chi non ha giocato i precedenti episodi di poterne comprendere fino in fondo i complessi retroscena. Come anticipato dal direttore della serie Harada anche la “guest star” Akuma, il perfido combattente di Street Fighter consumato dal Setsuo no Hado, avrà un ruolo fondamentale nella storia, per cui è da apprezzare l’incredibile lavoro svolto dal team di sviluppo per cercare di rendere realistica questa “innaturale” aggiunta.



L’utilizzo dell’Unreal Engine 4 ha comunque permesso a questa modalità di gioco di sfruttare un approccio scenico molto più cinematografico e di impatto: ogni capitolo inizia con una scena animata e successivamente con fasi di lotta inframezzate da altre cut-scenes. Nonostante non si tratti di una trama lunghissima (si arriva ai titoli di coda in circa tre ore) e dai mille risvolti, il risultato finale è molto buono con un crescendo di spettacolarità che porterà il giocatore all’inevitabile ed infuocato epilogo. Per evitare il susseguirsi di duelli con i personaggi principali della saga gli sviluppatori hanno pensato di ampliare la varietà di scontri con delle fasi in stile survival, durante cui il protagonista deve sconfiggere i diversi scagnozzi delle multinazionali in un unico round circondato dai corpi esanimi dei nemici già sconfitti che ne ostacolano i movimenti.

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Una volta terminata la breve ed esaltante storia principale, che già a livello medio darà filo da torcere a molti, sarà possibile accedere a un episodio bonus e ad altre ministorie che interessano gli altri protagonisti del roster principale. Ognuna è formata da una introduzione al personaggio, uno scontro e l’epilogo ricreato con l’Unreal Engine 4.
Una scelta che allunga l’esperienza di gioco per il singolo giocatore oltre alle altre due modalità selezionabili, ovvero il classico Arcade ispirato alla versione cabinato di Fated Retribution e la modalità Tesoro che permette di procurarsi il denaro necessario per comprare oggetti per personalizzare i vari personaggi e il profilo dello stesso giocatore. Anche in questo caso il lavoro svolto da Bandai Namco è davvero notevole, con centinaia di oggetti acquistabili, alcuni strambi e decisamente fuori di testa. Personalmente ho passato diverso tempo per cambiare il costume di King per farlo assomigliare all’Uomo Tigre, un emblema dell’animazione giapponese che tanto mi ha appassionato in gioventù.

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Come tutti i precedenti capitoli il roster è di tutto rispetto e tra i 36 personaggi selezionabili ritroviamo alcune vecchie conoscenze come Paul, Marshall Law e Kuma ma anche new entry come Claudio, Master Raven e Shaheen. La presenza di varie nazionalità all’interno di Tekken 7 ha spinto gli sviluppatori a far tradurre tutti i dialoghi a doppiatori madrelingua. Ad esempio Claudio parlerà in italiano, Shaheen in arabo mentre i Mishima nel classico giapponese, una soluzione particolare e spiazzante che mi ha spinto a chiedermi come riescono tutti i personaggi a dialogare tra loro e a comprendersi nonostante si esprimano in lingue differenti. Come da tradizione ogni lottatore ha il suo stile di combattimento e una lunga serie di combo uniche che rendono il gameplay vario e mai banale; prendere confidenza con un personaggio e le sue combo richiede una grande dose di pazienza e di tempo. Particolare attenzione è stata data anche agli stage che sono molto ricchi di particolari e una particolare menzione va riservata allo scenario di Claudio che si svolge in una magnifica chiesa di stile italiano.

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Oltre alle classiche sfide online la versione PlayStation 4 offre una modalità esclusiva che sfrutta il visore PlayStation VR e che permette al giocatore di combattere guardando l’incontro dalla prospettiva che preferisce ma mantenendo i due combattenti di fronte a sé. Si tratta di una modalità extra senza particolari pretese in cui lo scenario è praticamente inesistente per far fronte ai limiti del visore per la realtà virtuale di Sony.

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Sul fronte giocabilità Tekken 7 presenta varie modifiche e alcune interessanti aggiunte come le Rage Arts e i Power Crushers. Le prime sono una sorta di spettacolare supercolpo sullo stile delle Ultra di Street Fighter che permette di ribaltare le sorti dell’incontro a proprio favore. All’interno di un meccanismo estremamente competitivo come quello di Tekken questa aggiunta potrebbe far storcere il naso a molti puristi, ma a mio parere permette di inserire un ulteriore livello di sfida e di imprevedibilità a match il cui risultato finale potrebbe sembrare apparentemente a senso unico. L’unico personaggio non dotato di questa tipologia di mosse è Akuma che in pieno stile Street Fighter mantiene la serie di mosse, Super e EX Moves viste nei vari capitoli Capcom, arricchite dalla solita sfilza di combo tipiche di Tekken. I Power Crushers sono invece delle mosse che, una volta innescate, consentono di ignorare i colpi subiti dagli avversari e permettono di innescare contromosse devastanti.

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In Tekken 7 sono stati modificati anche alcuni elementi contestati nel precedente capitolo in una sorta di "ritorno amme origini" che di certo farà felici molti fan della serie. Senza entrare troppo nei particolari sono stati eliminati i “bound” che permettevano di continuare all’infinito una combo schiantando l’avversario a terra, mentre sono state reintrodotte le Item Moves eseguibili equipaggiando un’arma e che si erano viste in Tekken 6.
 
Tekken 7 si propone come un picchiaduro definitivo nell’affollata scena moderna e il lavoro svolto da Bandai Namco è davvero pregevole sotto ogni punto di vista.
La saga dei Mishima è la degna conclusione di vicende che proseguono da oltre venti anni e che sono state in grado di appassionare e tenere incollati allo schermo i giocatori nonostante l’assenza di nuovi colpi di scena e la breve durata della storia principale.
Particolare cura è stata data anche alla guest star Akuma, proveniente da Street Fighter, che può vantare un ruolo chiave nella storia principale e che non sembra per nulla fuori luogo in questo nuovo mondo. Mi auguro anzi che tra i progetti futuri di Bandai Namco si sia anche quello di rispolverare il defunto crossover Tekken X Street Fighter facendone uscire una nuova versione rivisitata.