Che Diablo III sia stato fin dall’inizio un gioco con alti e bassi nessuno lo mette in dubbio: a seguito di un lancio a dir poco burrascoso, segnato da polemiche e controverse scelte di design, Blizzard ha lavorato lentamente ma costantemente per riscattare la sua creatura agli occhi dei giocatori. La pubblicazione dell’espansione Reaper of Souls nel 2014 ha segnato un vero e proprio punto di svolta, generando nuovo interesse attorno al titolo grazie a modifiche precise e sostanziali che hanno generato un netto gradimento da parte della storica community di aficionados della serie. Ad onor del vero, al giorno d’oggi Diablo III sembra essere di nuovo in una certa fase discendente, causa la mancanza di nuovi contenuti di vero spessore – tanto più necessari se consideriamo ormai l’età del gioco, classe 2012.

È dunque col proposito di rivitalizzare un po’ la scena del suo action RPG prediletto che Blizzard ha annunciato, alla BlizzCon dell’anno scorso, il pacchetto Ascesa del Negromante, contenente non solo diversi bonus cosmetici (di ben dubbia utilità) ma soprattutto una classe che rappresenta un ritorno al passato della serie, un passato tanto iconico quanto vagheggiato dai detrattori dell’ultima iterazione del franchise.

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Il negromante è infatti una classe simbolo del mai dimenticato Diablo II, capace com’era di incanalare uno stile di gioco originale basato su orde di scheletri, mostri risorti e altre amenità, con in più la possibilità di entrare direttamente nel vivo dell’azione con attacchi a base di veleni e maledizioni, a seconda della build preferita dal giocatore. Nel corso degli ultimi mesi Blizzard si è destreggiata tra tradizione e innovazione, cercando di restituire il medesimo feeling per il quale la classe era conosciuta, ma al tempo stesso rielaborando il personaggio in virtù delle inevitabili differenze strutturali tra i due titoli.

Il risultato è una classe familiare, ma al tempo stesso da riscoprire, grazie ad una ecletticità e ad un dinamismo capaci di generare un’esperienza di gioco particolarmente intensa indifferentemente dalla build scelta. In Diablo III, il negromante è un personaggio dal fascino particolarmente gotico e crepuscolare: il background della serie ci dice che i negromanti non sono maghi come nella stragrande maggioranza dei franchise fantasy esistenti, bensì sacerdoti; in particolare, oggetto di venerazione è Rathma, uno dei primi nefilim – incroci fra angeli e demoni – e fervente sostenitore dell’equilibrio fra ordine e caos, ossia fra vita e morte. Tale filosofia programmatica porta i sacerdoti di Rathma a possedere tecniche capaci di dare loro il dominio sulla mortalità, risvegliando i morti sotto forma di scheletri, servendosene per preservare l’equilibrio nel mondo di Sanctuarium.

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L’innominato negromante protagonista (che sia uomo o donna non fa differenza) è un individuo freddo e di poche parole, non tuttavia privo di un briciolo di empatia. Vestito di abiti di cuoio e ossa particolarmente dark - e financo un po’ kitsch – e dotato di una zazzera di capelli bianchi, si muove nelle lande devastate del mondo di gioco con calcolata risolutezza, facendo sfoggio di poteri che definire oscuri è un eufemismo; la classe si destreggia, infatti, fra gli elementi tematici del sangue, delle ossa e del veleno, e diversi talenti a disposizione della stessa sono quantomai brutali nella loro efficacia: possiamo ritrovare in dotazione gran parte delle abilità che avevano caratterizzato il predecessore in Diablo II, come la possibilità di strappare le ossa dai nemici per farne un’armatura o quella – particolarmente spettacolare e virulenta – di far esplodere i corpi infliggendo gravi danni.

Le risorse a disposizione del negromante sono essenzialmente tre: l’essenza, che come nel caso del collega monaco si rigenera solamente attaccando; la vita, necessaria per alcune combinazioni di incantesimi e rune; e infine, e questa è una novità di discreto rilievo, i cadaveri stessi lasciati dai nemici, utilizzabili per scagliare potenti attacchi, oppure per far tornare in vita al proprio servizio quegli stessi avversari che poco prima avevano combattuto contro di lui. Tra vari tipi di attacchi divisi fra tre categorie di danno (fisico, veleno e freddo), diverse possibilità nell’ambito di evocazioni e debilitazioni, e persino qualche “nuke” interessante con il talento Armata dei Morti, il negromante si colloca a pieno diritto fra le classi più versatili di Diablo III, capace tanto di infliggere un vero e proprio marasma di danni in pochissimo tempo quanto di ingaggiare gli avversari in mischia, magari sostentandosi della loro stessa vita grazie ad uno sapiente di incantesimi di magia del sangue, impressione tanto più rafforzata grazie alla varietà di build che è possibile creare tramite i quattro set di classe e gli oltre trenta oggetti leggendari aggiunti al gioco, che consentono di rafforzare di volta in volta singoli aspetti tematici della classe: e così, il set Grazia di Inarius potenzia l’Armatura d’Ossa e i talenti di mischia, restituendo un feeling quasi da mago-guerriero, mentre Avatar di Trag’Oul è focalizzato sulla rigenerazione della vita e sulla magia del sangue.

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Il negromante è, quindi, un individuo eclettico, mai banale e monotono; gli sviluppatori, è chiaro, hanno voluto fortemente differenziarsi dal corrispettivo di Diablo II - che spesso e volentieri permetteva uno stile di gioco assai passivo – dando alla new entry un kit propositivo e focalizzato sulla microgestione attiva dello scontro, nonostante c’è chi argomenti che proprio il negromante, in teoria, dovrebbe essere la classe ideale per chi preferisce un gameplay più rilassato rispetto ad altre classi più vivaci. Che ci sia qualche imperfezione da limare e qualche problema di bilanciamento – si veda la brevissima durata dei maghi scheletrici, assai poco apprezzata dalla grande maggioranza della community – è comunque accertato, e pare senza dubbio strano che Blizzard avvia voluto rilasciare l’espansione senza prima aver limato alcuni di questi aspetti critici già evidenziati in fase di beta chiusa, per giunta durata alcuni mesi. Un atteggiamento, da parte di uno sviluppatore spesso riconosciuto per il proprio maniacale perfezionismo, che potrebbe indicare un possibile cambio di rotta per il franchise.

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L’introduzione di un negozio per oggetti (per ora solo estetici, ma chissà...) in-game con la patch 2.6 può, forse, essere indice di una volontà di rivitalizzare quello che fino a poco tempo prima era considerato un titolo in lento ma inesorabile declino, tanto più che i contenuti gratuiti introdotti con le varie patch sono stati assai altalenanti per quantità e qualità. Prendendo in esame proprio il suddetto ultimo update, infatti, ci accorgiamo di come le nuove aree introdotte gratuitamente per tutti i giocatori (quindi, non sarà necessario possedere il pacchetto DLC per godersele) pecchino spesso di creatività e di effettiva rilevanza: se le zone inedite della Brughiera Fosca e del Tempio dei Primogeniti si presentano piuttosto ispirate e concettualmente interessanti, in particolare la seconda, il Regno del Fato Infernale è di converso assai deludente, dato che propone un mero collage di zone già visitate nel corso di tutti gli Atti. L’ultima novità sostanziale, quella dei Varchi di Sfida, offre dei Varchi necessari da affrontare utilizzando necessariamente una build e un personaggio preimpostati, battendo un certo tempo limite; si tratta di una modalità senza dubbio interessante, il cui valore maggiore è rappresentato dalla possibilità di affrontare tali sfide utilizzando classi e configurazioni non familiari, ma rimane tutta da vedere l’effettiva attrattiva a lungo termine sul pubblico.

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Così come è tutto in divenire il futuro di Diablo III stesso, che a questo punto si presenta assai fumoso. Se il pacchetto l’Ascesa del Negromante, indipendentemente dai suoi meriti, possa rappresentare una nuova iniezione di linfa vitale, oppure si tratti solo di un contentino, per quanto costoso, dedicato ai veterani e ai nostalgici non è ci è dato saperlo. Possibilmente, Blizzard comincerà pian piano a svelare i suoi progetti futuri nei prossimi mesi, magari alla BlizzCon 2017. Nel frattempo, non rimane che attendere l’ormai imminente inizio della Stagione 11, che rappresenterà un banco di prova non indifferente per il nuovo eroe.
 
A fronte di un prezzo (14,99 euro) leggermente troppo alto per i contenuti offerti, L’Ascesa del Negromante si presenta stilisticamente e tematicamente più che meritevole. La nuova classe è dotata di eleganza e indubbio carisma, e porta una certa ventata di aria fresca ad un titolo che comincia a sentire il peso degli anni, per quanto in parte sia finalmente riuscito a scrollarsi di dosso la cattiva nomea affibbiatagli nei primi due anni di vita. Per chi ha amato la sua precedente incarnazione, il negromante è capace di dare grandi soddisfazioni sia estetiche che pratiche, mentre anche chi è a digiuno di scheletri e golem potrà venire facilmente sedotto dal fascino oscuro del sacerdote di Rathma. La speranza è che questo pacchetto sia il primo di nuovi contenuti destinati a soddisfare le esigenze di una community mai sazia, foriero di una rinascita che, allo stato attuale del gioco, può essere decisamente complessa ma non irraggiungibile.