La trattazione dei disturbi mentali all'interno dei media, quali cinema e videogiochi, è sempre stata carente o insufficientemente esplorata, al punto da aggravare un disinteresse stagnante da parte della collettività. Motivo di ciò è la parola chiave ''intrattenimento'', caratteristica di qualsiasi forma ludica che si rispetti, incapace di concepire o di narrare le travagliate vite di persone più sfortunate di noi. Pochi sono i casi in cui intrattenimento e disturbi della psiche vanno a braccetto: Alice Madness Returns di Spicy House o il più recente The Town of Light sviluppato da LKA sono alcuni esempi di prodotti ludici che vanno aldilà di una trattazione puramente concepita per divertire o distogliere il giocatore da una tediosa quotidianità.
Hellblade: Senua's Sacrifice per PlayStation 4 e PC è la materializzazione più concreta della possibilità di assistere e diventare partecipi di un mondo infernale, partorito dalla mente di una giovane problematica, isolata e abbandonata dai propri cari per la sola ''colpa'' di essere diversa.
Ninja Theory, studio di sviluppo definitosi sin dalle sue origini ''indipendente'', ha donato una nuova linfa vitale nel nostro settore preferito, testimoniando che è ancora possibile sviluppare videogiochi effettivamente originali, portatori di un messaggio culturale indelebile.
Assegnare ad un prodotto ludico il compito di sensibilizzare alla malattia mentale conosciuta come la psicosi (da non confondere con la psicopatia), integrando una storia toccante e un gameplay piacevole, è diventato realtà.
Dimenticatevi del fancazzismo di Dante in DmC: Devil May Cry e delle disavventure di un'improbabile coppia in Enslaved: Odyssey to the West; Hellblade vi permetterà di assumere un punto di vista inedito per intraprendere un viaggio ai confini della morte.


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Senua è una guerriera celtica attenta al mondo che la circonda, più sensibile ai propri dintorni di qualsiasi altra persona, e portatrice di un ''potere'' solo suo: la possibilità di avvertire nella sua mente delle voci, a volte amichevoli, altre punitive nei suoi confronti.
Ma non è il mondo che cerca di salvare tramite questo ''dono'', né tantomeno il suo villaggio dalla minaccia dell'invasore; è la sua maledizione che vorrebbe scacciare, e riabbracciare la persona amata che da tempo immemore non rivede, l'unico desiderio che nutre.
Non esiste altra ragione di vita per questa giovane donna, decisa ad affrontare le terre selvagge pur di ritrovare se stessa e il suo amato; non importa quante ferite nel procedimento possano scolpirsi sulla propria pelle, o quante cadute rovinose possano sopraggiungere, è indispensabile avventurarsi nelle lande proibite dell'Helheim, regno di divinità furiose e di esseri generati dalle tenebre.
L'unico mezzo di difesa è una spada, brandita consapevolmente e con determinazione; ma non basta per scacciare le voci e le presenze avvertite da Senua, in quanto è la propria mente il vero nemico, e la speranza l'unica luce davanti un sentiero occupato da uno spirito famelico.
 

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L'ansia e il timore di precipitare nel vuoto sono sentimenti onnipresenti, insieme alle misteriose voci che pervadono la psiche della giovane, ulteriormente aggravate da un profondo senso di disagio, materializzato da strani simboli brillanti e da corpi inermi accatastati o posti in zone sopraelevate.
Nondimeno, il cammino per le terre selvagge è disseminato di portoni saldamente sigillati, caratterizzati da simbologie che ricordano un alfabeto antico; l'uso del ''focus'' di Senua, un'attenta analisi dell'ambiente, è l'unico mezzo per decifrare le scritte degli enigmatici cancelli.
Ciò che appare davanti agli occhi non è sempre la realtà: soffermarsi e passare al di sotto di alcuni varchi può magicamente far scomparire un intero pezzo dell'ambientazione, mentre entrare in possesso di una torcia può allontanare momentaneamente le ombre che tentano di assalire Senua.
La morte è costantemente in agguato e a ricordarcelo è una macchia oscura che, con il graduale avanzamento verso gli abissi di Helheim, si impossessa di uno degli arti della guerriera; nel momento in cui ella sarà invasa in tutto il corpo della sostanza maledetta, perderà per sempre se stessa. Un messaggio simile appare nei primi momenti di gioco, e rimarrà stampato – come nessun ''tutorial'' abbia mai fatto - nella mente del giocatore per tutta la durata del viaggio, arrecando un'inquietudine e una tensione difficilmente riscontrabili in altri titoli.
 

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Hellblade non è un survival-horror in cui imboscate nemiche ben congegnate portano al ribaltamento della poltrona di casa. È il terrore psicologico di cedere all'oscurità e al più totale delirio a farla da padrone, è l'immedesimazione in Senua, resa incredibilmente realistica da parte degli sviluppatori, a permetterlo. Non è necessario avere una visuale in prima persona per provare turbamento, se il medesimo compito è in grado di svolgerlo una componente audio curata in maniera minimalistica, e dalle inquadrature sul volto della giovane donna, sfumato di ogni emozione (ringraziamo l'Unreal Engine 4 e le prestazioni dell'attrice Melina Juergens).


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Il viaggio verso le profondità di Helheim non è scolpito di soli momenti tenebrosi o di inutili affanni da parte della protagonista nel raggiungere le illusioni dei propri conoscenti: a volte vivremo il passato di Senua, ripercorrendo i momenti che in un mondo infernale le donano costantemente la speranza di ritrovare ciò che ha perso.
Le terre selvagge sono un luogo sì vicino a quanto i miti identificano come ''inferno'', ma è soprattutto occasione per conoscere la lore del mondo della protagonista, un universo fatto di conflitti tra divinità celtiche e nordiche, di epopee che hanno plasmato personaggi come Sigfrido.
Non è casuale neanche il fatto che l'intero viaggio possa ricordare al giocatore il mito di Orfeo ed Euridice (benché quest'ultimo sia una ''favola'' appartenente ad una civiltà completamente differente da quella ritratta nel titolo). Hellblade è, insomma, anche occasione per tuffarsi in un ambiente ricco di una mitologia affascinante, ai più sconosciuta, caratterizzato da una colonna sonora ai livelli delle pellicole cinematografiche più prestigiose.
 


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Il fascino di tutto ciò viene meno nel momento in cui cercate di decifrare i sottotitoli in italiano in fondo alla schermata: vi capiterà di saltare qualche battuta di dialogo se l'inglese non è il vostro forte, a causa di una scelta di dimensioni del font altamente discutibile e dalla totale dimenticanza da parte dei traduttori di ricostruire frasi, spesso di notevole rilevanza, per donare piuttosto priorità a sentenze lasciate inspiegabilmente per più tempo impresse sullo schermo, mentre in concomitanza le battute di dialogo in inglese procedono spedite (e non solo appartenenti alle loquaci voci che pervadono la mente di Senua).
 

 
Ninja Theory ha dato piena dimostrazione di come non sia necessario produrre un titolo ''Tripla-A'' per assicurare un'esperienza di gioco senza precedenti. Hellblade: Senua's Sacrifice è stato, nelle sue 7-8 ore di vita, un viaggio unico, raccontato dagli occhi e dalle percezioni di un personaggio afflitto da una patologia che tutt'oggi non ha una soluzione di cura definitiva e considerata dalla collettività un argomento tabù.
Senua è un ''Orfeo celtico'', devastato dalle proprie visioni, e al contempo ricco di una forza di volontà che solo le persone che hanno provato la più totale disperazione, riconquistando una vita che sembrava sul culmine di scomparire, sanno dimostrare.
La stessa mitologia nordica e celtica, intrecciata perfettamente con la narrazione, dona motivazione nel raccogliere gli unici oggetti collezionabili presenti nel gioco, chiudendo ed esplicando l'intero cerchio narrativo.