Che Piranha Bytes sia uno degli studi di sviluppo più interessanti mai emersi nell’ambito della storia dei giochi di ruolo su PC è fuor di dubbio. La software house di Essen, Germania, si è ritagliata negli anni un piccolo ma importante spazio nel cuore di ogni videogiocatore amante di un certo modo di intendere gli RPG, di matrice tipicamente est-europea: nessuna concessione al giocatore per quanto riguarda la difficoltà, un’accurata simulazione sociale di un consorzio umano dalle fasce più basse fino alle posizioni di più alto potere, un mondo aperto ma rigorosamente e amorevolmente definito a mano nei più piccoli dettagli. I primi due titoli della serie Gothic (rispettivamente 2001 e 2002) furono un fulmine a ciel sereno, distinguendosi per la loro qualità e profondità – a dispetto di un comparto tecnico che lasciava assai a desiderare – e diventando in poco tempo dei titoli cult, sebbene non abbiano mai raggiunto quel vero successo commerciale che lo studio ha da sempre inseguito. A volte anche andando contro alle stesse filosofie di design che avevano fatto innamorare dei Gothic legioni di fan.

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Ad oggi, infatti, Gothic 3 e due dei tre capitoli della serie Risen (fatta eccezione per la prima, gradevolissima iterazione del 2009) rimangono delle vere e proprie “macchie” nella carriera del developer tedesco, colpevole di essersi voluto impelagare in filosofie di design troppo ambiziose per le proprie effettive possibilità in termini di risorse (Gothic 3), oppure di eccessive semplificazioni nel nome di un auspicato ampliamento di pubblico che non è mai avvenuto (Risen 2 e 3). Con ELEX, ultimo prodotto dello sviluppatore già disponibile su PC, PlayStation 4 e Xbox One, Piranha Bytes vorrebbe dunque cercare la redenzione, non solo agli occhi di un pubblico di appassionati sempre più esigenti di fronte ai più recenti capolavori nel genere, ma anche e soprattutto per sé stessa. Per recuperare, insomma, quella lucidità e quel modo unico di fare gioco di ruolo che sembrava possedere in precedenza.
 

Che, in ogni caso, le premesse siano accattivanti, o quantomeno promettenti, è fuor di dubbio: il pianeta Malagan è stato sconvolto dallo schianto di una cometa, che ne ha alterato completamente l’ecosistema dando luogo ad un disastro ambientale di proporzioni apocalittiche. Nella disordinata lotta per la sopravvivenza che ne è seguita sono emerse ben quattro diverse fazioni, la cui esistenza è accomunata dal misterioso minerale scoperto nella cometa stessa: l’Elex che dà il nome al gioco è infatti una sostanza cristallina capace di donare enormi poteri ad un essere umano, al prezzo di gravi alterazioni sia fisiche che psicologiche nell’utilizzatore. I Berserker, prima fazione che incontreremo in gioco, rifiutano l’utilizzo dell’Elex e della tecnologia in generale, preferendo piuttosto raffinare la sostanza aliena nel Mana con cui nutrono la terra ridando vita alle piante e facendo rifiorire la natura; i Chierici, al contrario, vogliono utilizzare l’Elex in modo controllato, spingendo per ritornare il prima possibile al livello tecnologico raggiunto prima dell’armageddon; i Fuorilegge, fedeli al proprio nome, sono un’accozzaglia di ladri, banditi e avventurieri, interessati prima di ogni altra cosa al profitto, mentre gli Alba sono un misterioso gruppo di individui potenziati dall’Elex in lotta contro tutti gli altri popoli, nel nome di un essere conosciuto solo col nome di “Ibrido”.

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Se la trama e i personaggi in sé si (ri)confermano come uno dei punti deboli “storici” dello sviluppatore, data l’assenza assoluta di carisma degli attori digitali (colpa anche un doppiaggio in lingua inglese a tratti indecente) e la sceneggiatura priva di particolari fronzoli o sussulti degni di nota, a far distinguere il titolo dalla concorrenza ci pensa il setting, una sorta di science-fantasy variopinto e mai monotono, che mescola suggestioni sia estetiche di svariata provenienza. Il fascino dell’ambientazione si declina soprattutto nell’attenzione posta verso le fazioni, con i Berserker che si configurano come tipicamente fantasy nell’aspetto e nella filosofia, cui fanno da contrasto gli iper-tecnologici e freddi Chierici, mentre i Fuorilegge sembrano usciti direttamente da un qualsiasi episodio di Fallout, complice anche la caratterizzazione della mappa di gioco, con biomi completamente diversi per i tre gruppi. Non solo, per questa stessa ragione le armi e le armature spaziano per iconografia e livello tecnologico, proponendo di tutto tra fucili laser, spade tradizionali, lame a energia, archi, lance, fucili gaussiani o a proiettili e così via. Tutto quello che avete visto in un gioco di ruolo, indifferentemente dall'ambientazione, probabilmente lo vedrete anche in ELEX.

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Riemerge prepotente, nel titolo, quell’occhio di riguardo verso la simulazione sociale dell’universo di gioco che aveva contraddistinto lo sviluppatore fin dai suoi primi titoli, e che in parte si era andata a perdere nei Risen più recenti. Il nostro protagonista Jax, ex-Alba tradito dai propri commilitoni e dato per disperso, avrà infatti fin da subito la libertà decisionale assoluta su chi aiutare, chi tradire e a quale gruppo unirsi, tramite un sistema di quest che si presenta fin da subito ricco e dalle conseguenze tangibili. Degli innumerevoli NPC che potremo incontrare in gioco, buona parte avranno un nome, una storia (la maggior parte abbastanza dozzinali, a dir il vero) e, cosa più importante di tutte, una missione da assegnare al giocatore. Un aspetto da sottolineare che emerge all’istante è come la gran parte delle quest ottenibili costringano il giocatore a dirigersi verso punti lontanissimi della mappa, cosa che genera sensazioni contrastanti: da una parte, si tratta di un “escamotage” del genere abbastanza classico – quasi alla Skyrim - per costringere il giocatore ad esplorare nuove zone, dall’altra è un sintomo di una certa dispersività della mappa di gioco, subito percepibile date le sue enormi dimensioni. Vale però assolutamente la pena riuscire a raggiungere la propria destinazione, perché ELEX propone quest che, seppur per nulla variegate nella struttura (uccidi X lupi, parla con tizio, e così via), offrono tanto valore sul piano delle conseguenze delle scelte compiute, che si mostrano soprattutto nei rapporti intessuti con i gruppi sociali già descritti: in pieno stile Gothic, dunque, si potrà addirittura arrivare a non potersi unire ad uno dei gruppi a causa del fatto che in troppe missioni si è scelto di privilegiare un’altra fazione, oppure il proprio codice morale – segnalato da un’apposita statistica anch’essa latrice di conseguenze più avanti nel gioco. E poi mille vie di mezzo, dal divieto di commerciare in un accampamento a causa di una trasgressione di troppo alla possibilità di uccidere anche PNG importanti per la storia, la quale però si riadatterà di conseguenza in base a tali eventi. È chiaro come Piranha Bytes abbia quindi devoluto grandissima parte dei propri sforzi alla restituzione in gioco di un convincente tessuto sociale (magari sacrificando altri aspetti del gameplay) che risulta convincente pur nell’erraticità di alcuni frangenti, soprattutto quelli legati allo stealth o al furto di oggetti presenti nelle case, la cui rilevazione è a volte inconsistente.

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Ma non è solo nei rapporti sociali che ELEX recupera gli stilemi dei propri predecessori spirituali. Il mondo di Magalan si presenta, come già accennato, vasto, eterogeneo e meticolosamente costruito nei dettagli, financo nel posizionamento dei singoli oggetti da raccogliere, mai randomizzati e banalizzati da tabelle di loot. La caratteristica più interessante è l’assenza di qualsiasi livellamento dei mostri che circolano nelle lande esplorabili, cosa che costringe il giocatore a porre continuamente attenzione alle creature che affronta: l’unico modo per capire se un nemico è alla propria portata è, d’altronde, affrontarlo di petto, e non sarà infrequente – soprattutto nelle fasi iniziali della partita – essere costretti ad una fuga precipitosa davanti alla forza soverchiante di un avversario. Anche qui, l’ultima fatica dei ragazzi tedeschi rimescola vecchi tropi già visti nei loro precedenti titoli, tra i quali quello forse più importante: c’è, in ELEX, una lenta ma costante spinta verso il superamento delle sfide proposte che va di pari passo con la scalata sociale all’interno di una delle tre società alle quali è possibile affiliarsi; le due cose sono legate vicendevolmente in maniera indissolubile, dato anche il fatto che le uniche armature che sarà possibile recuperare sono legate a doppio filo alla propria ascesa nei ranghi di una determinata organizzazione. Sono però ravvisabili diversi problemi nel bilanciamento complessivo, dal posizionamento a dir poco erratico dei mostri che rende anche il dirigersi verso la base di un’altra fazione – un’attività che viene pure suggerita ad inizio del gioco – un’impresa insospettabilmente improba, all’utilizzo dei compagni; sì, perché come nella migliore tradizione Bioware o Bethesda, sarà possibile portare con sé un amico incontrato nelle lande di Magalan. Tali supporti, a dire il vero, spesso generano più problemi che altro, a causa del comportamento deficitario dell’IA e dello stato assolutamente impresentabile di animazioni e combat system.

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Quest’ultimo, sebbene non sia mai stato uno dei punti più esaltanti dei titoli Piranha Bytes, rappresenta spesso più una fonte di frustrazione che di soddisfazioni. In teoria dovrebbe ricalcare la formula di Dark Souls, ormai diventata un vero e proprio punto di riferimento per il genere, i cui componenti di base sono rappresentati da una onnipresente barra della stamina, nonché da schivate, parate, attacchi leggeri e attacchi pesanti. Nella pratica, però, il tutto semplicemente non funziona a causa di una risposta ai comandi a dir poco drammatica, di animazioni legnose e complessivamente davvero brutte da vedere (non solo in combattimento, ma più in generale) e in definitiva di una certa macchinosità di fondo che ne preclude il godimento da parte del giocatore. Considerando che si tratta di un gioco di ruolo con pesante accento sull’azione si tratta di una mancanza non da poco, e a nulla vale il ben congegnato sistema di sviluppo del personaggio, che permette di potenziare le capacità del nostro protagonista prima mediante l’assegnazione di un certo ammontare di punti caratteristica (divisibili tra forza, costituzione, destrezza, intelligenza e astuzia) e poi tramite l’addestramento presso determinati insegnanti al costo di alcuni punti abilità; grazie però a tale sistema di progressione la situazione migliora andando avanti, quando ovvero si acquisiscono quelle abilità capaci di aggiungere un tocco di profondità in più, che rendono il combattimento quantomeno sopportabile, ma mai veramente apprezzabile.

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Le enormi grossolanità di base di ELEX vanno senza dubbio a detrimento del titolo, eppure esso non manca di un certo fascino nella sua rozzezza, arrivando spesso a generare sentimenti ambivalenti: usando un jetpack è possibile esplorare l’ambiente anche in un’inedita e benvenuta ottica verticale, eppure fa quasi male fisicamente dover giostrare il legnoso personaggio principale attraverso l’aria. L’esplorazione è altresì incentivata da numerose note e libri che è possibile trovare in giro relativi al mondo che fu prima della catastrofe, ma la loro consultazione è un affare complicato e tedioso data l’interfaccia mal congegnata e troppo oscura nella rappresentazione delle informazioni (non è nemmeno possibile sapere quanta salute ha il personaggio, né i suoi valori complessivi di armatura, per dire). L’immaginario ideato dagli autori sa essere affascinante nella sua vastità e complessità morfologica, ma a volte dà la sensazione di essere sconnesso, non pienamente coerente con sé stesso, probabilmente a causa di una mappa spesso troppo vasta per quello che effettivamente offre. Non mancano nemmeno problemi di natura tecnica: sul piano del codice, per fortuna, non mi è capitato di incontrare criticità particolarmente gravi nel corso della mia prova (effettuata su PC), ma lo stesso non si può dire del comparto grafico, che si presenta praticamente indietro di una generazione, tra texture non al passo con i tempi, effettistica antiquata, illuminazione decisamente esagerata (provate a passare da un ambiente chiuso ad uno aperto e capirete cosa intendo) ed effetti meterologici attivati un po’ a caso. Tutto sommato l’impatto complessivo non è nemmeno male, e certi scorci non mancano di bellezza, ma è chiaro come gli sviluppatori non siano riusciti a dare al motore di gioco una marcia sufficiente. E anche le musiche si rivelano piacevoli ma nulla di trascendentale.

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ELEX rappresenta senza dubbio un passo nella giusta direzione per lo sviluppatore tedesco, dopo le parziali “défaillance” dei due ultimi Risen. Non si tratta ancora del vero ritorno di forma che i fan della software house chiedono da tempo, ma nel gioco è possibile ravvisare comunque un certo potenziale – da approfondire magari tramite patch o un auspicabile seguito. L’ultimo nato in casa Piranha Bytes è un gioco di ruolo senza dubbio interessante, orientato più all’aspetto simulativo di un mondo virtuale piuttosto che sul solo focus ludico; non manca, a momenti, di un fascino dal sapore quasi “old-school”, ma alla fine le innumerevoli carenze tecniche e le ingenuità sul piano narrativo e sistemico gli impediscono di essere nulla di più che passabile. Meglio ancora, in ogni caso, se già si conoscono i precedenti titoli dello studio.