Lo sviluppo travagliato di un titolo è spesso diventato il problema principale - e la scusa - per un prodotto non propriamente all'altezza delle aspettative, vedasi Mass Effect: Andromeda e Final Fantasy XV per chiarimenti. In questo caso parlare semplicemente di "travagliato" è quasi un eufemismo: il gioco in questione è entrato nella testa di Daniel Vavra, creatore di un capolavoro come Mafia, già nel lontano 2009, senza però trovare studi disposti ad investire in un progetto così particolare come un GDR simulativo. Solo la campagna Kickstarter del 2014 da 1.200.000 € (contro i 340.000 necessari), ha dato l'idea di quanto il pubblico (38.384 finanziatori) volesse un gioco così, dando finalmente la possibilità ai Warhorse Studios di mettersi al lavoro. Ed eccoci giunti al 2018, ben 4 anni di lavori dopo, con un prodotto finito in mano. Vediamo insieme se Kingdom Come: Deliverance è infine riuscito a mantenere le ambiziose premesse.

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La parola d'ordine del gioco, che vi accompagnerà sin dai primissimi istanti di gioco, è coerenza. In parole povere, nel giro di qualche secondo vi ritroverete catapultati nella Boemia medioevale del 1400 riprodotta con la massima fedeltà possibile, in un periodo piuttosto turbolento, quello dello scisma d'occidente. Un enorme codex si dipanerà man mano nell'apposito menù, spiegandoci tutto quello che è necessario sapere sul momento storico che stiamo vivendo. La società dell'Europa dell'est è fortemente classista, piena di saluti di facciata a sfondo religioso e di riverenza nei confronti dei nobili; le case dei paesani sono umili, spoglie, i loro averi più prestigiosi sono i vestiti della domenica e, per la maggior parte, l'obiettivo è quello di vivere per portare qualcosa da mangiare in tavola.
Il vostro alter ego non è un cavaliere addestrato all'arte della guerra, bensì il goffo ed impacciato figlio del fabbro di Skalica, la cui vita fino ad ora non è stata particolarmente intaccata dai casini della famiglia reale e della Chiesa. 

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Dicevamo di tenere a mente il discorso della coerenza: dimenticatevi quindi la possibilità di affrontare orde di banditi a mani nude, o di scassinare serrature complicate sorseggiando tranquillamente della birra (siamo pur sempre in Repubblica Ceca). Il nostro Henry è volenteroso, ma a malapena sa fare baccano con i suoi amici e di conseguenza nel corso del gioco dovrà imparare qualunque cosa. Il modo più sensato di migliorare una determinata abilità (e ce ne sono davvero tante), è continuando ad usarla, facendo pratica con pazienza, anche avvalendosi dell'ausilio di costosi maestri. L'altro modo è quello di leggere libri ma ehi, un paesano medievale non sapeva assolutamente leggere, quindi bisognerà prima imparare pure quello. Alcune critiche arrivate per i minigiochi di borseggio e scassinamento, ritenuti farraginosi e complicati, le abbiamo trovate sinceramente esagerate per un titolo simulativo: per un inesperto non è affatto semplice compiere queste azioni ed è molto più alta la possibilità di sbagliare che di avere successo. Man mano che si progredirà nel gioco poi, le cose diventeranno sempre più facili.

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Allo stesso modo ogni battaglia presuppone un dosaggio molto attento dei colpi e delle parate, evitando accuratamente di menare colpi a raffica che ci farebbero rimanere senza vigore ed in balia dei colpi avversari. I combattimenti sono discretamente tecnici, abbiamo la possibilità di scegliere 5 angolazioni dalle quali tirare fendenti, più le stoccate centrali. A questo si aggiungono le parate, le schivate, le prese e le deviazioni dei colpi che scoprono il fianco dell'avversario. Di sicuro poteva essere gestito meglio il sistema di puntamento degli avversari, dato che negli scontri contro più nemici è davvero complicato riuscire a districarsi tra i vari assalti e cambiare bersaglio, risultando più semplice battere in ritirata ed allontanarsi dallo scontro. Altro problema può nascere dall'input lag del tasto RT (R2 nella PlayStation), che spesso non risponde come dovrebbe e questo, nella concitazione di una battaglia, può essere un problema. Anche l'utilizzo dell'arco è stato reso nel modo più veritiero possibile, senza nessun mirino e con un tempo limitato in cui tener tesa la corda. Bisognerà essere molto attenti anche alla gestione del peso, perché girare in armatura pesante completa, con in più arma e scudo, non lascerà molta possibilità ad Henry di portarsi dietro altra roba: per fortuna che, una volta ottenuta la nostra cavalcatura, avremo la possibilità di relegare alla povera bestiola il grosso delle cianfrusaglie.

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Le interazioni con i PNG sono soggette a numerose variabili. Oltre al "banale" allineamento del personaggio (compiere azioni buone o malvagie all'interno di una determinata area farà variare l'approccio dei residenti) ed ai punteggi di carisma ed intimidazione, c'è anche l'aspetto estetico di Henry. Presentarsi in abiti cenciosi o in armatura scintillante, con armi linde o sporche di sangue, profumati o puzzolenti e feriti, varierà notevolmente il modo in cui le persone ci parleranno, soprattutto in determinati ambienti più snob (ma anche i paesani non si esimeranno dal farci notare il tanfo che emaniamo). Spetta a noi decidere come impostare il gioco, la libertà che abbiamo è davvero enorme. La storia ci metterà di fronte a qualunque tipologia di persona, mostrandoci che non tutti sono quello che sembrano. Preti che si lasciano andare ad orge, nobili che nel privato si rivelano essere più sudici dei mendicanti, mugnai dal buon cuore che a tempo perso ricettano merci rubate. Sin dalle prime due ore di gioco, utili per presentarci il contesto, farci un breve tutorial e dare l'incipit della trama, resteremo sicuramente catturati da questo mondo così vivo e particolareggiato. 

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Di contro, dopo un po' di tempo che si bazzicano gli stessi posti, si noterà facilmente che le azioni preimpostate dei png sono poche, con il risultato che vedremo persone fare per ore ed ore sempre le stesse cose, fino al momento di dormire o di recarsi in taverna a bere. In generale l'intelligenza artificiale non si attesta ai massimi livelli, dato che risulta evidente anche negli scontri. In questo e dal punto di vista tecnico il gioco paga un po' il budget ridotto rispetto alle produzioni tripla A e mostra sicuramente il fianco: nonostante l'impatto grafico sia di buon livello, entrando nel dettaglio notiamo un frequente e fastidioso effetto popup di accessori (come cappelli) o finiture di mura e natura anche a distanze relativamente brevi, oltre che una carenza di modelli poligonali che si ripetono un po' troppo spesso. Su Xbox One X, piattaforma sulla quale abbiamo giocato il titolo, la risoluzione si attesta ai 1440p, mentre gli fps non riescono mai ad essere 30. Menzione d'onore invece per il comparto audio, che risulta essere perfettamente inserito nel contesto, con musiche e suoni assolutamente credibili e ben articolate. Particolare la scelta di non poter salvare liberamente, relegando questa possibilità a quando si dorme in un letto di proprietà o al consumo della "grappa del salvatore", con tanto di postumi da superalcolici.

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Dal punto di vista della narrazione invece, Kingdome Come: Deliverance potrebbe facilmente essere uno dei titoli migliori di questo 2018 appena iniziato. La trama di per sé non racconta nulla di nuovo, ma è il modo in cui lo fa, i dettagli di cui si pregna, ad essere assolutamente di livello eccelso. Le sfaccettature della società medioevale vengono evidenziate alla perfezione nei dialoghi (scordatevi il doppiaggio in italiano, accontentiamoci dei sottotitoli) e nelle cutscene, dove anche quelle che sembrano secondarie alla storia sono sempre dirette in maniera perfetta. In generale le missioni principali sono varie e soddisfacenti ed anche quelle secondarie non danno mai un senso di dejà-vu, né di essere state messe lì per allungare il brodo. Le attività collaterali poi sono davvero tante, ci si può perdere per ore nella caccia, nel farming di materiali e di erbe, o nel raccattare tesori tramite le mappe che reperiamo in giro. La nota stonata del caso, è che a volte i marker di missione non sono così precisi e diventa piuttosto complicato capire dove si deve andate.

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Alcuni, inevitabili, bug hanno segnato la nostra esperienza di gioco. Ci siamo trovati di fronte a sub quest impossibili da completare perché il trigger non voleva parlarci. Durante un combattimento il nostro personaggio è penetrato nel terreno uscendo al di fuori dell'area di gioco: essendo in uno scontro non era possibile utilizzare il viaggio rapido ed abbiamo quindi dovuto riavviare. Infine abbiamo sperimentato il fastidioso bug della scomparsa del cavallo (che ovviamente abbiamo realizzato solo al termine di una lunga quest), al quale non c'è rimedio se non ricaricando o acquistando una nuova cavalcatura. Insomma, non roba tragica ma comunque fastidiosa. Tutto ciò è avvenuto prima della patch, non sappiamo se nella versione 2.1 le cose siano effettivamente migliorate. 
 
 

Conclusioni

Kingdome Come: Deliverance si presenta come uno dei giochi di ruolo più belli degli ultimi tempi, forse siamo addirittura di fronte al capostipite del sottogenere dei GDR simulativi. Come ogni gioco di questo tipo soffre di alcuni bug congeniti e di alcuni difetti dovuti al budget non enorme, ma per tutto il resto sarà in grado di immergerci pienamente nella Repubblica Ceca del 1400, mantenendo un tasso di coerenza storica impressionante. Ad una regia e narrazione notevoli si affiancano una colonna sonora azzeccata ed un comparto grafico di buon livello, che mostra il fianco in alcuni effetti popup da distanza e negli fps bassini, almeno nella nostra prova su Xbox One X. La storia di Henry saprà coinvolgerci sin dai primi istanti ed anche azioni come i combattimenti e lo scassinamento, molto tecniche e con una curva di apprendimento piuttosto ampia, sapranno regalarci molte soddisfazioni una volta padroneggiate. Ci sentiamo di consigliare il gioco dei Warhorse Studios a tutti gli amanti dei giochi di ruolo ed a chiunque voglia vivere 100 ore abbondanti nel medioevo, come difficilmente fin'ora è stato possibile nei videogames.