La saga Atelier festeggia il suo primo ventennale e lo fa con Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings, chiudendo al contempo il trittico della saga Mysterious (assieme a Sophie e Firis).
Questo capitolo segna un po' un ritorno al passato, per cui, dimenticatevi il mondo libero e sconfinato di Firis e tornate con la mente ai tempi di Arland con Rorona, Totori e Meruru.
 
 
Atelier è un brand che, ad ogni nuovo capitolo, ha provato a reinventarsi o al contrario a tornare sui propri passi, con risultati altalenanti. Intendiamoci, ha una sua identità ben precisa e la troviamo nei moltissimi elementi comuni a tutti i titoli: il ritmo pacato e molto slice of life, le protagoniste carine, l'alchimia, i Puni e tante altre cose. Il problema si pone nel momento in cui, arrivati al diciannovesimo titolo canonico, i passi avanti vengono annullati in favore di un ritorno indietro nel tempo, con disappunto di chi aveva gradito le nuove meccaniche inserite dalla saga Dusk in poi.
Atelier Lydie & Suelle prende piede 4 anni dopo gli eventi di Firis, nella bella cittadina di Merveille, capitale dell'impero di Adalet.
Le gemelle Lydie e Suelle gestiscono insieme al padre un piccolo atelier, per loro sfortuna, poco fruttuoso. Il padre delle ragazzine è un uomo gioviale e un po' frivolo a cui non importa particolarmente la reputazione dell'atelier, preferisce infatti chiudersi in cantina per lavorare ai suoi misteriosi dipinti. Le ragazze invece vorrebbero diventare famose come l'amica/rivale Lucia, alchimista giovane ma già famosa e apprezzata. Un giorno le due sorelline sentono una voce provenire dalla cantina e ignorando le proibizioni del padre, vi accedono finendo improvvisamente all'interno di un misterioso dipinto. In quel mondo meraviglioso trovano materiali unici per la sintesi alchemica e grazie alla guida di Ilmeria (volto noto ai giocatori di Firis), iniziano a scalare il ranking degli alchimisti attraverso dei veri e propri esami.
Quello della cantina non è però l'unico dipinto misterioso, difatti...
 

Come da tradizione Gust, anche la trama di Atelier Lydie & Suelle segue un canovaccio molto semplice basato su innumerevoli conversazioni, missioni secondarie, raccolta dei materiali e sintesi alchemica. Come detto all'inizio, sembra di essere tornati alla saga di Arland, quando lo scopo delle protagoniste era appunto rendere famoso il proprio atelier, senza altre particolari pretese narrative. L'atmosfera è sempre pacata e solare e ci accompagna continuamente quel senso di tenerezza e calore tipico degli Atelier.
Per quanto però possa essere gradevole, se siete veterani della saga potreste ben presto stancarvi della poca azione e dell'apparente assenza di una trama orizzontale. In realtà Dusk ci aveva ben abituati ad un perfetto mix di azione e slice of life, con delle trame che ponevano immediatamente uno scopo più o meno "alto" e concreto da raggiungere. Messo da parte anche l'open world sperimentato in Firis, in favore di una libertà di movimento molto più limitata e mappe molto più piccole e divise in non troppo grandi "stanzoni".
Mysterious Paintings impiega parecchio prima di decollare e anche dopo diverse ore il vostro party sarà ancora povero, con conseguenti battaglie ripetitive e poco avvincenti.
Le cose cambiano quando si arriva ad almeno 4 personaggi utilizzabili in combattimento, con la possibilità di porli in prima linea in attacco o in difesa nelle retrovie, il che comporta utilissimi attacchi combinati. Aggiunta interessante di questo capitolo è il Battle Mix, ossia la possibilità di effettuare una sintesi alchemica durante il combattimento stesso. 
Le missioni secondarie continuano a essere tantissime, senza contare i vari obiettivi necessari a migliorare la fama dell'atelier. 
I materiali a disposizione per la sintesi alchemica sono davvero infiniti per cui non ci si stanca mai di scoprirne di nuovi, avventurarsi in luoghi sconosciuti per trovarli e scoprire grazie a essi nuove ricette.
 

Come successo precedentemente, il ciclo giorno/notte e le condizioni climatiche influenzeranno la varietà di nemici e materiali, obbligandoci a volte ad aspettare il momento giusto per trovare degli oggetti o sconfiggere dati nemici.
Non manca neanche stavolta l'elemento tempo, un limite necessario praticamente solo al completamento delle quest secondarie.
La sintesi alchemica non presenta particolari differenze rispetto ai capitoli più recenti, difatti sarete sempre ben guidati nella scelta dei materiali da utilizzare per ottenere il miglior risultato possibile.
Il gioco non è particolarmente difficile ma dovrete sudare un po' per ottenere armi ed equipaggiamenti di buon livello dato che, i soldi non sono moltissimi e non sempre basta andare dal fabbro e comprare comodamente: dovrete creare le vostre armi o migliorarle offrendo in cambio i prodotti della vostra alchimia. Nella parte iniziale i combattimenti sono molto semplici ma andando avanti sentirete sempre più la necessità di arricchire il party.
 

Graficamente parlando, Atelier Lydie & Suelle non sfrutta certamente al meglio le capacità della console, ma la bellezza dei paesaggi che ci troviamo davanti, vivaci, coloratissimi e sempre pieni, appaga la vista, specialmente all'interno dei dipinti. Benché i personaggi non abbiano una vasta gamma di espressioni facciali, i movimenti sono fluidi e non ci sono cali di framerate (cosa che purtroppo accadeva in Firis, complice la vastità delle zone in cui ci si muoveva), senza dimenticare le splendide illustrazioni di Noco e Yuugen, nonché la deliziosa sequenza animata iniziale.
La colonna sonora resta il punto forte di casa Gust, certo non si raggiungono i picchi di epicità ascoltati in Escha & Logy, ma le  musiche sempre adatte al contesto così come le gradevoli insert song.
Ottimo il solito doppiaggio giapponese mentre i testi in inglese potrebbero scoraggiare i meno preparati data la loro mole. Problema comunque sormontabile data la semplicità delle conversazioni proposte.
 
Atelier Lydie & Suelle non è il capitolo migliore di quest'ultima saga ma riesce comunque ad intrattenere per tante ore grazie ad un appagante sistema di crafting e uno stile grafico che è una gioia per gli occhi di qualunque appassionato di anime. Purtroppo i personaggi mancano di carisma, troppo spesso sono ridotti a macchiette dalle battute e dai comportamenti prevedibili, inoltre, si sente la mancanza di un personaggio maschile protagonista che riesca a bissare l'ottima performance di Logy in Escha & Logy (ma invero non sarebbe neanche male una protagonista femminile che non sia l'emblema del kawaii 100%).
Gust forse punta troppo sulla carineria e il kawaii, ignorando altri aspetti che gioverebbero alla narrazione e al coinvolgimento emotivo del giocatore.
Lydie & Suelle resta comunque un titolo valido per gli appassionati di JRPG che non hanno mai dimenticato i combattimenti a turni e che amano le storie rilassanti e pacate che hanno per protagoniste ragazze carinissime.
Purtroppo Gust, nel tentativo di rinnovarsi, non ha ancora trovato la formula perfetta, e tra un passo avanti e uno indietro, non ha ancora creato l'Atelier perfetto. Sembra che il team vada un po' a tentativi quando in realtà, forse, gli basterebbe mixare al meglio tutto ciò che di buono ha creato in questi vent'anni di alchimia.