L’annuncio di Shenmue III, avvenuto durante la conferenza Sony per l’E3 2015, aveva fatto sperare molti di vedere anche i precedenti capitoli sulle attuali console così da poter avere tutta la serie. A distanza di un paio d'anni Sega ha accontentato i fan annunciando la collection Shenmue I & II oggetto di questa recensione. Vediamo insieme se ne vale la pena.
 

A distanza di ben 19 anni, 17 per il secondo capitolo, la saga di Shenmue arriva sulle attuali console con una conversione che anticipa l’uscita di Shenmue III, previsto per il prossimo anno. Come avrete notato, Sega ha chiamato la collection Shenmue I & II senza introdurre termini come remake o remastered, questo perché i lavori svolti sui titoli originali non sono stati molto invasivi. Avviando i giochi ci troveremo infatti davanti a qualcosa di molto simile alle versioni Dreamcast ma a risoluzione più alta. Sul comparto grafico Sega ha inserito la possibilità di giocare con alcuni settaggi, potremo infatti attivare o disattivare l’high res render, abilitandolo i giochi avranno una grafica più pulita e presenteranno meno aliasing ma purtroppo a livello di modelli poligonali non cambierà nulla. Quello che nel 1999/2001 era un lavoro mastodontico, basti pensare che per sviluppare i 2 capitoli si parla di investimenti da decine di milioni di dollari con qualcuno che arriva a ipotizzare una spesa di ben 80 milioni, oggi purtroppo è diventato uno standard un po’ troppo povero e che potrebbe far allontanare molti. Nonostante i 2 Shenmue non rappresentino assolutamente un ostacolo per la potenza di calcolo delle attuali console, le conversioni mantengono un problema di pop up, soprattutto dei personaggi, che affliggeva gli originali. Altra opzione presente è quella del rapporto d’aspetto dell’immagine, potremo infatti decidere se giocare in 4:3, così come si faceva all’epoca, oppure in 16:9 sfruttando a pieno i nostri schermi. Su questo c’è però da segnalare una scelta che difficilmente può essere condivisa, settando il gioco in widescreen avremo delle antiestetiche bande nere ai lati, così da riportare l’area visibile in 4:3, durante le scene d’intermezzo. Considerando il già povero lavoro fatto sul comparto grafico, adeguare almeno le cut scene al 16:9 sarebbe stato il minimo da aspettarsi, a quanto pare il team di D3T ha però preferito mantenere la versione originale. Questa pigrizia di contro ha un pregio, per una volta ci troveremo davanti a 2 giochi dal peso abbastanza contenuto, i 3 gd-rom (i dischi del Dreamcast dalla capienza massima di circa 1.2 gigabyte) del primo capitolo sono diventati 2.7 giga mentre i 4 del secondo capitolo sono stati espansi in 7.6 giga, indicando come probabilmente si sia usata la versione Xbox come base, per un totale quindi di poco superiore ai 10 giga.
 

Se graficamente il tempo è stato poco clemente con Shenmue I & II, e gli sviluppatori non sono stati molto generosi, come se la cava il gameplay? La serie è una pietra miliare dei videogiochi vista l’innovazione apportata a questo mondo, l’opera di Yu Suzuki è di base un action adventure che ha provato a rivoluzionare il genere introducendo il concetto di FREE (Full Reactive Eyes Entertainment), con questa sigla Yu Suzuki ha anticipato i tempi realizzando quello che ora viene definito open world. In Shenmue non avremo quindi una storia su binari, l’intento del team è stato quello di realizzare un vero e proprio mondo con cui interagire, non solo potremo parlare con tutti i personaggi ed entrare in molti locali ma sono presenti anche attività secondarie di svago o collezionismo, avremo quindi la possibilità di giocare delle riproduzioni fedeli, sia dei giochi che dei cabinati, di vecchi capolavori da sala realizzati da Suzuki stesso oppure spendere soldi ai gashapon per completare la collezione di oggetti. In generale, se non si fa una speedrun, metodo sbagliato per poter apprezzare a pieno la profondità dei giochi e sbloccare anche tutti i trofei, allora ci sono tante attività collaterali da allungare non pochi l’esperienza di gioco. Per chi è abituato a titoli più moderni, la serie Yakuza, sempre di Sega, ha preso le meccaniche di Shenmue per affinarle e ampliarle, proprio per questo molti hanno visto nei giochi diretti da Toshihiro Nagoshi gli eredi di quelli di Suzuki che parevano destinati a morire incompleti con il secondo capitolo. Anche se un po’ grezze e limitate, per via dell’età e della poca esperienza, le meccaniche di gioco ancora funzionano a distanza di tanti anni, quello che però non va è invece il sistema di controllo ormai troppo legnoso rispetto agli standard odierni. Controllare Ryo da fermi non è il massimo, questo rendere un po’ antipatica e difficoltosa la parte esplorativa per esempio in casa nelle prime fasi di gioco, e anche quando si usano altri mezzi non è sempre semplice, chiedere però di più per l’epoca, considerando la varietà di Shenmue che racchiude anche altri giochi al suo interno, era troppo. Nella fase di conversione per le piattaforme attuali sarebbe stato utile fare alcune modifiche, anche minime, che avrebbero migliorato l’esperienza di gioco. Per esempio solo nel secondo capitolo si è pensato alla possibilità di far avanzare il tempo, in modo da evitare lunghe pause tra un evento e un altro, e gli sviluppatori hanno preferito, per fedeltà con gli originali, mantenere questa opzione solo nel due senza introdurla invece nel primo. Non sarebbe stata male una scelta meno fedele, questo avrebbe comportato meno problemi di tempi morti che affliggono, in alcune occasioni, il primo episodio.
 

Luci e ombre pure per il comparto audio. Il gioco permette di impostare le voci in giapponese o in inglese con i sottotitoli, selezionabili tra varie tipologie, in inglese, francese o tedesco escludendo, come negli originali, l’italiano. Per il doppiaggio abbiamo preferito usare quello giapponese ma entrambi non sono malaccio, qualche discrepanza invece tra voce e sottotitoli probabilmente per una questione di adattamento. Splendida la parte musicale del gioco grazie a pezzi molto evocativi. Nota dolente per la sonorizzazione, alcuni effetti sono decisamente brutti e stonano con il resto del comparto sonoro.
 
 
Shenmue I & II non è semplice da giudicare, ci troviamo davanti a 2 giochi splendidi che meritavano però un trattamento migliore per la conversione, purtroppo D3T, sicuramente per via del budget messo a disposizione da Sega e le loro richieste, si è limitata a svolgere il compitino di far girare i giochi sui nuovi hardware e poco altro penalizzando il voto finale. Se saprete andare oltre una grafica decisamente non all’altezza di PlayStation 4 (piattaforma usata per la recensione), Xbox One e PC e dei comandi alle volte un po’ legnosi, correte a comprare una copia di Shenmue I & II perché vivrete una splendida avventura che proseguirà il prossimo anno. Non abbiamo certezza che riusciremo ad assistere alla fine della storia di Ryo Hazuki, vista la vastità del progetto iniziale, ma almeno potremo portarla avanti rispetto a quello che credevamo fino a pochi anni fa. Il prezzo budget, circa 35 € per le versioni console, è un invito a tutti per scoprire un pezzo di storia dei videogiochi che ha avuto meno successo di quanto meritasse.