I giochi di ruolo isometrici sono uno di quei genere che spopolano su pc mentre vengono tenuti meno in considerazione su console. Il perché di questa disparità potrebbe risiedere nella staticità dei gameplay, spesso più ragionati che non adrenalinici, nella loro poca spettacolarità o magari semplicemente a causa di un layout di tasti non sempre intuitivo.
 
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Qualunque sia la motivazione, gli esponenti del genere su console a conti fatti non sono molti e perciò la scelta dei fan è ridotta; il lato positivo di questa situazione è che i titoli che riescono a sbarcare su console non solo si presenteranno nella loro forma migliore, ma si sono soprattutto dimostrati in grado di affermarsi nel caotico e competitivo mercato pc. Divinity: Original Sins 2, in questa sua nuova Definitive Edition, saprà stupire i giocatori su console come ci è riuscita su pc?
 

Sei protagonisti e un destino da compiere, ma tutto dipende da te...quali saranno le tue scelte?

 
Divinity: Original Sins 2, prima di catapultare il giocatore nel magico mondo di Rivellon, inizia chiedendo di scegliere o creare il proprio personaggio. La creazione permette di scegliere tutto: razza, estetica, abilità, tratti distintivi e altro ancora. I sei protagonisti già esistenti invece avranno una caratterizzazione ben definita e un preciso posto nel mondo, con conseguente obiettivo personale diverso, ciò influenzerà non poco le interazioni con gli altri personaggi, aprendo o precludendo eventuali quest, e con il mondo stesso, il quale reagirà in modo coerente ed organico con chi si è deciso di impersonare e con le decisioni che gli si faranno prendere.
 
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Scegliendo di creare il proprio personaggio si perderà il relativo obiettivo personale in cambio di una "neutralità generale" (relativa, poiché vanno scelti dei tratti distintivi che sbloccheranno opzioni di dialogo) che permetterà al giocatore la totale libertà di gestione, non escludendo o facilitando a priori alcuna opzione, schieramento o percorso. Detto questo, i personaggi già esistenti sono reclutabili in-game perciò sarà comunque possibile seguire le loro storie, inoltre selezionando uno di loro durante la creazione sarà comunque possibile modificarne estetica, statistiche e abilità di combattimento.
 
Come spesso accade nei Divinity, più che una trama principale il giocatore avrà a che fare con delle linee guida formate da un insieme di quest (tutte da scoprire da soli) che, scelta dopo scelta, andranno a comporre l'avventura del proprio personaggio, influenzando e modificando il mondo e i suoi abitanti. Indipendentemente dal protagonista scelto o creato, il giocatore vestirà i panni di uno dei Sourcerer, maghi legati alla Fonte primordiale del potere, temuti da tutti perché in contatto con entità divine (spesso maligne) e dunque potenzialmente in grado di compiere tremende nefandezze...come, in un certo senso, insegna il precedente Divinity: Original Sin, capitolo in cui si era invece chiamati ad impersonare i Magister. I Magister sono i devoti al dio Lucian, colui che fino a poco tempo prima lottava in prima linea con i suoi fedeli contro gli orrori evocati dai Sourcerer.
 
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Con le parti invertite rispetto al primo capitolo, il giocatore avanzerà nel mondo scoprendolo scelta dopo scelta, imbattendosi in misteri da svelare e nemici da sconfiggere, civiltà perdute e personaggi interessanti ed estremamente coerenti con il proprio contesto. La storia e gli sviluppi di Divinity: Original Sin 2 sono caratterizzati  da una libertà tale da ricordare molto piú un gioco di ruolo cartaceo come Dungeon & Dragons rispetto che un videogioco, ma (a differenza del precedente capitolo) riesce a non risultare eccessivamente dispersivo e, soprattutto, si dimostra capace di mantenere un ritmo narrativo sufficientemente incalzante che, nonostante lasci al giocatore il compito di trovare il modo di avanzare, difficilmente lo porterà a non sapere dove andare. Tale impostazione mette il giocatore al centro degli eventi, lasciando plasmare a lui stesso la propria avventura.
 
Anche per quanto riguarda il gameplay la parola chiave è "libertà", sia per quanto riguarda il battle system che per lo sviluppo dei personaggi. Durante la creazione vengono forniti dei punti da spendere e delle classi consigliate (ovvero set di abilità preregistrate), tuttavia è sempre possibile combinare ogni scuola per andare a comporre il proprio stile di gioco ideale. Il giocatore è quindi lasciato libero di plasmare il proprio set di abilità intersecando fra loro le skill delle diverse scuole, sfruttando cosí le parti che trova più interessanti senza però essere legato ad una tipologia precisa. La bellezza di questo sistema risiede nel fatto che il focus venga messo sulle mosse da imparare (tramite tomi e soddisfando determinati requisiti) e sui boost passivi che i tratti e le scuole conferiscono.
 
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Nei combattimenti l'interazione con il campo è fondamentale, questo non solo per quanto riguarda gli eventuali range delle mosse, ma soprattutto per la gestione degli elementi e dei loro effetti: eseguire una magia di tuono su di un nemico bagnato amplifica l'efficacia dell'attacco, così come far piovere su di una superficie bruciata genera una cortina di fumo ottima per rendere la vita difficile agli arcieri. Le combinazioni sono moltissime e saper sfruttare i dintorni sarà fondamentale per vincere gli scontri più difficili e ciò spinge il giocatore a ragionare su ogni propria mossa, rendendo i combattimenti divertenti e appaganti.

GIUDIZIO FINALE

Divinity: Original Sin 2 è un valido esponente degli rpg isometrici, la vastissima libertà offerta potrebbe confondere o addirittura spaventare i giocatori meno esperti, ma anche loro dopo poche ore di gioco saranno in grado di muovere i propri passi nel mondo di Rivellon in modo deciso e sicuro. L'ultimo titolo di Lharian Studio è riuscito a migliorare dove il precedente peccava e a perfezionare dove già funzionava bene così da fare di Divinity: Original Sin 2 il gioco di ruolo isometrico a cui tutti dovrebbero dare una possibilità, soprattutto se in compagnia di un amico.

Gioco testato su Playstation 4.