In Giappone esistono diverse saghe videoludiche, sostanzialmente sconosciute all’occidente, la cui popolarità perdura nonostante lo scorrere del tempo: una di queste è Metal Max, jrpg di Kadokawa Games ad ambientazione post-apocalittica.
 

Metal Max nasce all’inizio degli anni ’90, muovendosi tra console Sony, Nintendo e versioni mobile, ma è solo nel 2006 che giunge per la prima volta in Nord America.
Metal Max Xeno, sesto capitolo canonico, viene rilasciato in Giappone nell’aprile 2018 per PlayStation 4 e PlayStation Vita, giungendo per mano di Nis America anche in Europa nell’autunno dello stesso anno, seppur solo per PlayStation 4.
Il marchio di fabbrica del brand è l’ambientazione post apocalittica, un contesto di morte e desolazione che vi porterà subito alla mente Ken il guerriero o la serie cinematografica Mad Max, ma anche l’iconico uso dei carri armati per muoversi tra i deserti di un mondo ormai totalmente distrutto.
 Grazie ad una tecnologia fortemente avanzata, allo scopo di preservare le sorti di un mondo vicino al collasso, l’uomo ha creato un’intelligenza artificiale chiamata Noa. Ma quando essa si rivolta contro i suoi stessi creatori, il mondo viene distrutto e devastato, ridotto ad una landa desertica in cui si muovono delle creature a metà tra il mostro e la macchina chiamate SoNs. L’umanità è stata ormai quasi interamente sterminata e i pochi sopravvissuti si barricano nelle ultime roccaforti rimaste.
Protagonista della storia è Talis, un giovane uomo in cerca di vendetta contro Noa e i SoNs, responsabili dell’uccisione delle persone amate. Nel suo girovagare giunge alla Iron Base, una base ipertecnologica ancora in funzione, seppur coloro che vi abitano siano appena tre persone (più un androide). In virtù delle sue capacità combattive e del possesso di un carro armato, viene chiesto al ragazzo di aiutare nella ricerca di sopravvissuti, nonché nella battaglia contro i SoNs.
Da questo momento inizia la nostra avventura alla guida di Talis (che potrete ribattezzare come preferite) e dei suoi carri armati; sì, perché in questo mondo devastato l’unico modo per muoversi e affrontare i nemici è armarsi di un fedele cingolato.
Il gameplay di Metal Max Xeno è abbastanza lineare, un succedersi di missioni vi porterà ad esplorare le zone intorno alla Iron Base, così da poter recuperare eventuali sopravvissuti (da utilizzare poi come membri del party), oggetti vari, armi e informazioni su Noa e il mondo che vi circonda.
 

Uno dei punti di forza del gioco è proprio la possibilità di customizzare il proprio carro in maniera totale: dall’estetica, alla struttura, agli armamenti, potrete personalizzare il mezzo a piacere, in cambio ovviamente di componenti e denaro. Ciò sarà indispensabile per affrontare le fasi di gioco più avanzate, sarà infatti parecchio difficile affrontare i nemici (specie quelli delle missioni di caccia) senza un party composto da mezzi potenti e ben pensati.
 Mentre vaghiamo sul nostro carro potremo decidere di iniziare o meno le battaglie con i nemici in vista mentre nella parti da percorrere a piedi, gli incontri saranno del tutto casuali. Il combattimento è a turni ma con la possibilità di scegliere una modalità in tempo reale. Il giocatore dovrà sempre tenere d’occhio le armi e le pallottole a disposizione, poiché una battaglia troppo lunga potrebbe privarvi di ogni mezzo per attaccare.
Il party è composto da tre membri, ognuno sul proprio carro, che potranno essere sviluppati con un semplicissimo sistema di punti esperienza ottenuti a fine battaglia e grazie a degli obiettivi secondari. Starà a noi decidere in che maniera spalmare i punti (aumento degli HP, della forza fisica, dei colpi critici ecc) e che mestiere affidare ai nostri eroi; in base a ciò guadagneremo abilità di tipo diverso.
Oltre alla classica barra dell’energia vitale del personaggio troveremo anche gli Shield Point, che rappresentano la barriera dei nostri carri, la quale a mano a mano che si danneggia, lascia scoperto il nostro mezzo, portando alla distruzione dei suoi componenti fino all’espulsione dal carro stesso.
Fortunatamente tutto è facilmente risolvibile, poiché possiamo fare sempre ritorno alla base (con un sistema di trasporto immediato) e la nostra energia e i nostri carri verranno rimessi a nuovo.
 

All’inizio il gioco sembra fin troppo semplice ma avanzando nei territori si incontrano nemici sempre più pericolosi, impossibili da sconfiggere senza una perfetta messa a punto dei carri, il che porterà ad ore di noioso grinding atto a trovare materiali e documenti che innalzeranno il livello di tecnologia della nostra base.
Purtroppo la trama, per quanto possa essere comune nelle sue basi ma pur sempre affascinante, non spicca in nessun senso, a causa soprattutto dei suoi protagonisti blandi e stereotipati (e diciamolo, neanche troppo simpatici). Che i sopravvissuti ad un simile disastro possano non essere del tutto sani di mente è anche comprensibile ma in questo caso ci troviamo davanti ad un protagonista modellato sulla base dell’eroe cupo e silenzioso, un nonnetto il cui pensiero primario è far sì che le poche donne rimaste mettano al mondo figli, un ragazzetto innamorato con problemi di alcolismo, “l’ultima vergine” con la caratterizzazione di una vongola, un grezzo mezzo nudo dall’arrabbiatura facile e via dicendo.
 

Tutto ciò non riesce quindi a supplire all’inesistente varietà di paesaggi, fin troppo uguali e privi di attrattiva. Non ci si poteva aspettare chissà che da un paesaggio desertico ma i ruderi della Tokyo Tower o del Tokyo Big Sight non bastano a scacciare il senso di noia e ripetitività. Discorso uguale, se non peggiore, per i dungeon da percorrere a piedi, tutti praticamente uguali. La grafica scarna, le animazioni poco fluide, i paesaggi in lontananza che si costruiscono con effetto pop up fanno pensare di trovarsi davanti ad un gioco per PlayStation 2. Unica nota positiva sul fronte estetico è il design dei personaggi a cura di Non Oda (autore di manga ed illustrazioni hentai dal tratto raffinato), che seppur non brilli per originalità, è molto curato e dettagliato, cosa che possiamo notare soprattutto nelle scene di intermezzo.

La colonna sonora è azzeccata ma ripetitiva mentre gli effetti sonori sembrano davvero usciti dagli anni ’90, il doppiaggio giapponese non brilla nemmeno, perché se è vero che fa il suo lavoro su alcuni personaggi, su altri è parecchio imbarazzante.
 
 
Fa sicuramente piacere che una saga confinata per anni in Giappone abbia finalmente varcato il confine europeo e in particolare, Metal Max Xeno è giocabile senza aver goduto dei capitoli precedenti, ottimo per iniziare quindi. Il gioco presenta diversi finali quindi è rigiocabile e longevo.

I problemi che lo affliggono però non sono roba da poco e non semplicemente per una mera questione di grafica datata o di gameplay lineare; buona trama e caratterizzazione dei personaggi sono punti fondamentali per chi si trova davanti ad un jrpg, perché quello che molti di noi cercano in questo tipo di giochi è un’avventura in cui immergersi e sentirsi protagonisti, dei personaggi per cui tifare e a cui affezionarsi. Se tutto ciò manca, Metal Max Xeno può essere apprezzato da chi ama le ambientazioni post apocalittiche e il già citato Mad Max, o dai maniaci della meccanica e della customizzazione dei mezzi. Soprattutto in quest'ultimo caso avrete di che divertirvi.