Sono passate poche settimane dall’arrivo di Jump Force, picchiaduro crossover che celebra i cinquanta anni della rivista Shonen Jump, e Bandai Namco propone immediatamente un altro videogioco dedicato al più famoso manga piratesco: One Piece World Seeker.

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Dalle prime informazioni trapelate lo scorso anno il titolo sviluppato da Ganbarion aveva suscitato fin da subito la curiosità dei fan per le caratteristiche da Action RPG e per l’ambientazione in un’isola esplorabile in ogni angolo grazie al gameplay open world.
La nuova avventura di Rufy e compagni sarà in grado di competere con i colossi del genere usciti lo scorso anno?
Attirati dalla prospettiva di un fantastico tesoro la ciurma di cappello di paglia raggiunge la Prigione Celeste, un’isola sospesa nel cielo dove i peggiori criminali vengono rinchiusi senza una via d’uscita. Ben presto i nostri scopriranno di essere caduti in una trappola e lo stesso Rufy, impegnato in una pirotecnica battaglia contro il direttore della prigione Isaac, viene scagliato nell’isola sottostante, L’Isola Carceraria, e salvato dal mare dalla bella Jeanne. Rufy decide quindi di proseguire la ricerca dei propri compagni e di dare una mano a Jeanne a salvare l’isola, un tempo prospera ma ora sotto il completo controllo della marina che ha applicato la legge marziale.

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Come già ampiamente annunciato nei mesi scorsi in One Piece World Seeker il giocatore può prendere il controllo esclusivamente di Rufy in una avventura dove il pirata è libero di esplorare l’isola per scovare risorse e tesori nascosti. Le intenzioni di Ganbarion, casa di sviluppo che in passato si è occupata di diversi altri giochi della saga, sono chiare fin dal primo pirotecnico filmato di apertura: offrire ai tanti fan dell’anime un’esperienza unica per celebrare i vent’anni dell’opera di Eiichiro Oda e allo stesso tempo settare nuovi standard per i tie-in tratti da manga e anime giapponesi.
La prima missione di Rufy, suddivisa in diversi capitoli, è quella di recuperare i membri della ciurma e per farlo dovrà esplorare l’isola e affrontare i tanti marine disseminati nella mappa. L’approccio nei combattimenti è duplice in quanto il giocatore può decidere se utilizzare uno stile stealth e stendere al tappeto i nemici con un solo colpo alle spalle oppure affrontarli in maniera diretta menando le mani a più non posso. Nonostante la presenza di due diversi stili di combattimento, il Kenbunshoku dove Rufy è più veloce e in grado di schivare i colpi e il Bokushoku più lento ma che permette colpi devastanti e la possibilità di parare, le fasi di lotta risultano monotone in quanto si riducono alla pressione di un singolo tasto e quindi ad un’unica combo possibile, un palese passo indietro rispetto alla vastità di combo presenti nei passati videogiochi come il musou Pirate Warriors 3.

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Per ampliare l’esperienza di gioco Ganbarion ha introdotto due elementi aggiuntivi: l’equipaggiamento di oggetti e l’albero delle abilità. Gli oggetti permettono di potenziare alcune statistiche del personaggio aumentandone la forza e la velocità nelle due modalità di combattimento oppure i punti salute di Rufy. Esistono due modi per ottenere oggetti sempre più rari ovvero completando delle missioni secondarie oppure creandoli sulla Sunny grazie alla collaborazione di Franky e Usopp. L’albero delle abilità, diviso in quattro distinte parti, permette a Rufy di acquisire nuovi colpi speciali e potenziare le proprie statistiche. Alcune di queste risultano fondamentali come le super mosse o il Gum Gum Rocket che permette di coprire lunghe distanze in poco tempo e attraversare l’isola in un batter d’occhio.
Purtroppo nessuna di queste funzioni consente di variare sensibilmente un gameplay che risulta alquanto piatto e monotono. La modalità stealth risulta perfino incompleta e a tratti frustrante se viene paragonata alle più recenti produzioni.

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Durante l’avventura principale faremo la conoscenza dei due personaggi creati appositamente da Oda per questa avventura, Isaac e Jeanne, e saremo chiamati ad affrontare diversi nemici visti nel manga sottoforma di boss e miniboss come Smoker, Akainu, Crocodile e il Germa 66; una scelta volta ad accontentare gli appassionati ma che a tratti appare puro fan service e perfino forzata nell’economia della storia principale.
Ganbarion ha puntato molto sui modelli poligonali di questi boss e dei personaggi principali che appaiono ricchi di dettagli, ma altrettanto non si può dire degli abitanti dell’isola e del resto dei nemici che si riducono a componenti della marina e altri pirati con un character design piuttosto blando e senza ispirazione.
Oltre alle quest principali è possibile cimentarsi in una serie di sotto missioni che coinvolgono vari NPC, dalla ciurma alla stessa Jeanne e fino ad alcuni abitanti dell’isola; ogni missione completata permette di aumentare la barra legame o Karma corrispondente, come chiamata nel gioco. Completare le varie barre di karma consente di aumentare la popolarità di Rufy nell’isola e guadagnare nuovi collezionabili tra cui punti abilità, nuove scene e perfino nuovi oggetti e costumi da indossare.

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Il vero punto di forza World Seeker sono i tanti paesaggi delle due isole esplorabili che presentano panorami notevoli e mai banali. In particolare la città di Steel City è ricca di palazzi da scalare e mercati dove è possibile incontrare tanti personaggi e raccogliere diverse risorse. Purtroppo questa sensazione è presente solo in determinate zone dell’isola, poche in realtà, mentre il resto della mappa appare in molti tratti completamente vuota e senza nessuna attrattiva. Il team di sviluppo pare non aver considerato minimamente di inserire un ciclo giorno/notte ormai presente in qualsiasi altro prodotto di genere e appare assai strano non vedere nessun tipo di animale, nemmeno volatili, in grado di animare zone che appaiono letteralmente deserte.
La sensazione che si prova fin dalle prime ore di gioco è di trovarsi di fronte ad un titolo dalle enormi potenzialità, purtroppo non sfruttate a dovere: c’è tantissima carne sul fuoco, ma nessuna delle feature aggiunte sembra sia stata rifinita a dovere.
Delle quattro difficoltà presenti (facile, normale, difficile e estremo) abbiamo affrontato la modalità storia settata su difficile senza incontrare particolari difficoltà.
Oltre all’avventura principale il menù di gioco offre una ulteriore opzione chiamata Battaglia Libera in cui il giocatore affronta orde infinite di nemici. Una idea interessante che però non aggiunge nulla al prodotto finale e che, per quanto detto sopra sulle limitate possibilità di combo, risulta ancor più monotona e inutile.
 
 
One Piece World Seeker è un titolo che non mancherà di far discutere. La scelta di Ganbarion di creare un ambiente di gioco completamente Open World è affascinante e le intenzioni della software house erano quelle di offrire un prodotto che si discostasse il più possibile dai vari musou e picchiaduro usciti finora e fosse in grado di essere considerato il punto di riferimento per le prossime produzioni tratte da anime e manga.
Sfortunatamente lo splendido filmato iniziale e i panorami mozzafiato dell’isola lasciano presto spazio ad un gameplay monotono con poche opzioni a disposizione nei combattimenti e un sistema stealth non al passo dei tempi. Il sistema di crafting degli oggetti, l’albero delle abilità e le sottomissioni legate al Karma offrono comunque un minimo di varietà e possono essere un buon punto di partenza per le prossime produzioni.
Nonostante gli aspetti non sempre positivi presenti nel titolo questo progetto sperimentale è perfettamente in grado di intrattenere i tanti fan del manga che si divertiranno a passare alcune ore in compagnia di Rufy e dei tanti amici e nemici inseriti nella trama principale.