Kunio e Riki sono stati rapiti! Almeno così sembrerebbe a giudicare da una misteriosa foto, recapitata nel bel mezzo di una lezione alle loro fidanzate Misako e Kyoko. Le due ragazze non ci pensano due volte, tocca a loro questa volta provare a salvare i rispettivi amati, raccogliendo indizi per la città e pestando chiunque provi ad intralciare la loro ricerca.
 

Più che un nuovo capitolo di Kunio-kun, il River City Girls realizzato dai “gaijin” Wayforward, già artefici di Double Dragon Neon, ne sembra piuttosto una rivisitazione; è difficile infatti cogliere in questa interazione al femminile della serie creata da Yoshihisa Kishimoto, quel medesimo mood di violenza giovanile, alla Shonan Junai Gumi, tipicamente giapponese ed inevitabilmente riflesso di un determinato periodo storico. River City Girls non nasconde il suo essere americano, puoi vestire le studentesse con la sailor fuku ma i personaggi si esprimono come americani, puoi imbatterti strada facendo in conbini o piccole sale giochi, ma la “River City” sembra in più di un isolato una città americana, con i suoi campi da basket e i suoi bassifondi. La realtà è che River City Girls si premura di omaggiare Downtown Nekketsu Monogatari (1989), o meglio, la sua versione occidentale arrivata con il titolo River City Ransom (Street Gangs nell’allora terzo mondo europeo), divenuto negli Stati Uniti, sulla scia di Double Dragon degli stessi autori, un vero e proprio cult.
 

Ecco quindi che torna la struttura “open city” del succitato classico NES, in cui potremo visitare liberamente le varie zone della città sbloccando nuove aree e tornare sui propri passi (magari prendendo comodamente l’autobus), trovando le strade sempre piene di attaccabrighe, teppisti, ragazze pop pon, uomini-tigre, tutti pronti a farci la pelle per qualche inspiegabile motivo e i dialoghi, alquanto brillanti, ci scherzano pure su questa cosa.
I pestaggi su strada garantiscono un getto continuo di entrate finanziarie con cui acquistare nei negozi articoli di ogni genere, dagli alimenti che rigenerano la vitalità (hamburger, gelati, sushi, ramen..) agli accessori, inclusi reggiseni imbottiti, che conferiscono vari potenziamenti, passando infine per le nuove tecniche di lotta da apprendere tramite il dojo. I consumabili, i cui effetti sono nascosti fino a quando non si consumano almeno una volta, possono essere utilizzati subito in negozio oppure conservati nell’inventario per futuri momenti di crisi, offrendo tra l’altro vari incentivi nelle statistiche.
 

Le tecniche si presentano in un discreto numero e differiscono rispettando gli stili di combattimento di Kyoko e Misako, più rapida e con movenze acrobatiche la prima, più votata alla forza fisica e all’approccio ravvicinato la seconda. Si sono dimostrate invece nel complesso meno efficaci le armi da mischia, anche loro presenti in gran quantità ma abbastanza simili fra loro (a parte il boomerang, il boomerang è bellissimo) e non sempre utili in raffronto al corpo a corpo, decisamente più gratificante, nonostante vi siano accessori che ne stimolino l’impiego conferendone ad esempio l’indistruttibilità. In aggiunta è possibile, e questa è una caratteristica di River City Girls, “ingaggiare” nuovi alleati che si arrendono alla nostra forza decidendo di unirsi a Kyoko e Misako, i quali accorreranno in loro aiuto con un attacco specifico alla pressione di un tasto, una simpatica implementazione che sprona a “collezionare” le varie tipologie di avversari per ammirarne poi gli effetti offensivi.



Praticabile ovviamente anche in modalità cooperativa, da giocare River City Girls è uno spettacolo, Wayforward dimostra di aver appreso i rudimenti del genere proponendo una giocabilità intuitiva e raffinata, composta di due tasti di attacco, uno per il salto e uno per il colpo speciale, lasciando al dorsale destro la funzione di parata proprio come nel pregevole Shin Nekketsu Kōha: Kunio-tachi no Banka. Da quest’ultimo provengono anche le due protagoniste Misako e Kyoko, le quali reggono perfettamente la scena con battute e dialoghi sempre sopra le righe, al netto della loro difformità di caratterizzazione; in particolare Kyoko è un personaggio del tutto nuovo, un po’ beota e sempre con il pensiero rivolto al suo amato Riki, anche se va detto che in Kunio-tachi no Banka aveva ben pochi dialoghi e gli autori di River City Girls si sono sentiti liberi di imprimere alla rossa una rinnovata personalità.

Altrettanto ispirati sono i nemici che le due studentesse dovranno affrontare, la riapparizione dell’energumena sukeban Misuzu è solo la prima di una serie di boss fight una più avvincente dell’altra, che sia contro un inquietante marginato della società, una sarta pazzoide o una pop star, ognuna di esse saprà riserbare più di una sorpresa al giocatore, alle prese con combattimenti sorprendenti e ben oltre la conformità dei beat ‘em up a scorrimento.



Dal punto di vista grafico WayForward denota ancora una volta ampia dimestichezza in ambito pixel art, disegnando una città ricca di dettagli e dalle mille sfumature come ogni metropoli che si rispetti, dai quartieri malfamati a quelli più altolocati, dal centro commerciale al porto con le bancarelle del pesce, l’esplorazione applicata ad un beat ‘em up, tra vetrine e citazioni nascoste, non è mai stata così piacevole. Non è da meno l’accompagnamento sonoro che porta la firma di Megan McDuffee, una delle migliori artiste nel panorama Synthwave, la quale ha la particolarità di mescolare la chiptune con inserti vocali pop conferendo alla sua musica una nuance cyperpunk-esotica di certo dalla finalità nostalgica, ma anche a suo modo peculiare. Di ottima qualità il doppiaggio inglese, che vanta doppiatori di primo piano, mentre lo stesso non si può dire dell’adattamento italiano, che oltre a presentare mancanze (le “fasi fumetto” prive di sottotitoli), offre mostruosità d’altri tempi, come ad esempio pronomi maschili rivolti a personaggi femminili, frutto di una traduzione palesemente sbrigativa e non professionale.

Versione testata: PlayStation 4. Disponibile anche per Xbox One, Nintendo Switch e PC.


 
WayForward omaggia la storica serie di Kunio-kun tingendo di rosa quelle botte da strada che furono di Technos Japan e che adesso acquisiscono colore, smartphone e zainetti a forma di cuore, servendosi di meccaniche classiche a gratificare la grafica bidimensionale ma imprimendo al beat ‘em up una fotografia altamente moderna e di evidente concezione internettiana, tra dialoghi frizzanti e sonorità retro-synthwave.