Per un (ex) ragazzo come il sottoscritto parlare di Dragon Ball è un po’ come parlare di una sacra reliquia in quanto si tratta del caposaldo per eccellenza del genere Battle Shonen che dal 1986 (anno in cui è iniziato il manga in Giappone) influenza gli autori di manga e anime con opere più o meno famose. Il mondo dei videogiochi ha da sempre attinto a piene mani dall’opera di Akira Toriyama e dopo oltre 70 giochi diversi per qualsiasi piattaforma esistente (perfino il mitico Apple Pippin) Bandai Namco ci riprova con un nuovo titolo questa volta sviluppato da Cyberconnect2.

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Dragon Ball Z: Kakarot, disponibile per PlayStation 4, Xbox One e PC, si presenta fin da subito come un titolo ambizioso: diventare il gioco definitivo della saga cercando di differenziarsi il più possibile dai precedenti capitoli come il bellissimo Dragon Ball FighterZ che è diventato immediatamente un cult tra gli appassionati del genere.
Per riuscire nell’impresa gli sviluppatori hanno deciso di puntare su un mix di Action RPG e picchiaduro utilizzando la classica tecnica del Cel Shading per ottenere il massimo risultato in termini di fedeltà con l’opera classica.
Tra le due la parte RPG risulta essere quella più curata con ampie sezioni dedicate all’esplorazione delle mini mappe presenti. Infatti per Dragon Ball Z: Kakarot non è possibile parlare di un vero e proprio “open world” in quanto sarà possibile esplorare svariate sezioni del mondo per poi trasferirsi da una all’altra in base al grado di proseguimento dell’avventura. Una scelta probabilmente dettata per evitare eccessivi tempi di caricamento e zone della mappa completamente spoglie e senza nessun tipo di attività, ma purtroppo la mappa delle singole zone risulta poco fruibile e in alcuni casi perfino confusionaria. Ciononostante ciascuna zona rispetta fedelmente le ambientazioni della saga ed è diversa dalle altre con tante attività come cacciare vari tipi di animali (selvaggina, pesci e persino i draghi), raccogliere le sfere Z, completare sotto missioni e parlare con i tanti NPC che popolano il mondo.

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Ogni attività all’interno di queste sezioni libere ha una funzione ben specifica, ad esempio raccogliere i tre tipi di sfere Z permette di sbloccare nuove sezioni nell’albero delle abilità di ciascun personaggio oppure recandosi in alcuni specifici punti si avrà l'opportunità di acquisire nuove super mosse da assegnare ai tasti.
Come in ogni RPG che si rispetti far aumentare di livello i personaggi è fondamentale per affrontare i nemici più forti che se vengono affrontati con un livello troppo basso vi renderanno la battaglia decisamente più ostica facendovi incappare in una sonora sconfitta. Fortunatamente Cyberconnect2 ha escogitato diversi modi per acquisire esperienza: oltre ai classici scontri con malcapitati robot della Red Ribbon, Saibaman e altri comprimari di basso livello potremo fare affidamento sulle tante missioni secondarie sparse per il mondo.

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Alcune di queste coinvolgono moltissimi protagonisti secondari della saga come Otto, la strega Baba e Mr. Satan mentre altri vedono situazioni divertenti come le lezioni di guida di Goku e Piccolo. Purtroppo spesso si riducono a semplici missioni banali e ripetitive che si riducono alla raccolta di alcuni oggetti oppure a effettuare una serie di scontri. Un altro modo per aumentare di livello è recarsi alla casa di Goku e farsi preparare da sua moglie Chichi un succulento “menù completo”. A differenza dei pasti attorno ai falò sparsi per le varie zone, questi menù sono in grado di garantire esperienza e bonus permanenti che aiuteranno il personaggio nel corso di tutta l’avventura, a patto di avere gli ingredienti necessari per cucinarli.

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Se tutto ciò non fosse abbastanza gli sviluppatori hanno inserito delle speciali “comunità” dove poter acquisire altri tipi di bonus. Mano a mano che si incontrano nuovi personaggi ci viene regalata una speciale spilla da inserire in una bacheca comunità. Ognuno ha dei bonus maggiori in particolari comunità, ad esempio Chichi nella comunità cucina oppure Re Kaioh nella comunità degli dei. Inoltre associando personaggi affini nella stessa comunità si hanno ulteriori power-up che permettono un ulteriore aumento di livello.

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L’esplorazione della zona, che permette di scovare anche delle cartoline che narrano le avventure di Goku bambino, è comunque una scelta che può essere effettuata a discrezione del giocatore che può decidere di esplorare liberamente oppure di proseguire direttamente nell’avventura principale; questa scelta comporta in alcuni punti una sorta di “scollatura” rispetto alla trama. Ad esempio nel corso dello scontro con Vegeta, Crilin e Gohan decidono di dare una mano a Goku e ritornano sul luogo dello scontro; Gohan percepisce che il padre è in estrema difficoltà eppure viene data la possibilità al giocatore di esplorare a piacimento la zona invece di correre in aiuto del protagonista. Queste scelte rischiano di diminuire secondo la mia opinione il pathos dello scontro e sembrano quasi essere state adottate per allungare l’esperienza di gioco che comunque si attesta attorno alle 30 ore di gioco.

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I combattimenti restano comunque uno dei capisaldi per questo genere di titoli ma in questo caso Cyberconnect2 sembra aver puntato sulla spettacolarizzazione degli stessi piuttosto che sull’effettiva resa di gameplay. Così se le scene di intermezzo e gli active time event sono qualcosa di incredibile, altrettanto non si può dire del moveset che risulta, mosse speciali a parte, praticamente identico per tutti i protagonisti. Oltre ai classici tasti attacco, aura, schivata e parata la pressione di una combinazione dei tasti dorsali permette di eseguire mosse speciali, chiamare un assistente per ricevere un aiuto e persino effettuare una trasformazione come il Kaiohken. In generale siamo di fronte a scene estremamente spettacolari ma alla lunga i combattimenti potrebbero risultare piuttosto monotoni e ripetitivi.

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Dragon Ball Z: Kakarot è certamente un gioco che punta sul fan service più puro a partire dalla fantastica opening che ripropone la stessa canzone (CHA-LA-HEAD-CHA-LA) e molte delle scene della sigla dell’anime. I riferimenti alle passate (e future) saghe si possono trovare in ogni anfratto del gioco grazie ai tanti NPC che abbiamo imparato a conoscere nel corso dell’anime e all’Enciclopedia Z a cui si può accedere tramite le opzioni e che è un vero e proprio compendium del mondo di Dragon Ball ricco di tante chicche che non mancheranno di farvi sorridere. Proprio per questi motivi possiamo dire che pur non essendo un gioco perfetto Dragon Ball Z: Kakarot è un must-have per tutti gli appassionati dell’opera di Akira Toriyama.
L’Unreal Engine 4 unito alla tecnica del Cel Shading risultano perfetti per questi tipi di videogiochi e la cura e la maniacalità usata da Cyberconnect2, specie nelle esaltanti cut scene, rasentano talmente la perfezione da farvi saltare sulla sedia gridando KA-ME-HA-ME-HA!
 
 
Dragon Ball Z: Kakarot è una esperienza unica in grado di coinvolgere ed esaltare tutti i fan dell’opera di Akira Toriyama. Gli epici scontri con Vegeta, Freezer, Cell e gli altri spietati nemici di Goku sono riprodotti con una fedeltà ai limiti del maniacale e l’intera esperienza di gioco è farcita da una quantità incredibile di riferimenti a personaggi secondari e perfino alle opere successive a Z.
Purtroppo il gameplay non può dirsi altrettanto perfetto. Nelle fasi RPG le missioni secondarie sono troppo ripetitive e la stessa progressione dei personaggi non sfruttata a dovere (nonostante l’abbondanza di opzioni presenti). I combattimenti sono decisamente spettacolari eppure, mosse speciali a parte, il moveset è sostanzialmente identico per tutti i personaggi giocabili e propone gli stessi stili di combattimento.
Al netto di queste considerazioni Dragon Ball Z: Kakarot è comunque un titolo divertente e longevo consigliato a tutti gli appassionati della saga.