Per chi gioca su PC da tanti anni, la nomea di Crysis è ormai una leggenda. Sin dalla sua apparizione, Crysis è stato un benchmark come pochi e sfruttato al massimo del suo potenziale solo diversi anni dopo la sua uscita, quando la tecnologia hardware è riuscita ad arrivare al suo livello.
 
Recensione di Crysis Remastered

Quel "ci gira Crysis?" è divenuto presto un meme, superato probabilmente solo adesso con l'avvento di Microsoft Flight Simulator. Ma l'importanza del brand va al di là della mera tecnica, essendo simbolo di un'epoca in cui di compromessi dovuti all'uscita anche su console non erano contemplati. Crytek non era certo nuova a questo tipo si iniziativa, avendo calcato la mano già con un altro suo brand: Far Cry. Fu proprio qui che cominciarono a essere piantati i semi, con Far Cry 2 vero apice del lavoro della software house teutonica. Il CryEngine era un piccolo gioiello, uno motore grafico senza compromessi e in gradi di dare filo da torcere anche al Source Engine che mosse i passi di un certo Half-Life 2; anche sulla fisica si fecero enormi passi avanti: l'isola del Lingshan era un vero parco giochi, con un interazione ambientale rara anche per quest'epoca. Benché il titolo in sé non fosse certo un capolavoro ─ tra poco analizzeremo il perché ─ Crysis rimase nell'immaginario collettivo, entrando di diritto nella storia dei videogiochi. Come sappiamo, l'idillio terminò anni dopo con il secondo capitolo, che pagando l'arrivo su console non seppe replicare appieno la meraviglia del suo predecessore. Anche Crysis 3, benché si presentasse piuttosto bene, non seppe regalare le stesse emozioni, forse per nostra abitudine a un certo tipo di colpo d'occhio, forse perché fare un reale salto tecnico era divenuto impossibile.
A proposito di questo, l'avvento della Remastered di Crysis segna forse l'intento da parte di Crytek di tastare il terreno, verificare se il brand ha ancora la forza necessaria a giustificare un suo eventuale ritorno. E con l'avvento delle nuove serie 3000 Nvidia e RDNA 2 AMD, chissà che Crysis possa tornare a divenire il meme che l'ha reso famoso.
 
"Occultamento attivato"

Ambientato su un'isola dell'arcipelago delle Lingshan, la squadra di Prophet (di cui fa parte il protagonista di questo capitolo, Nomad), è stata inviata per indagare su alcuni strani segnali, di cui si è accorta anche la Nord Corea. Questo è essenzialmente l'incipit di una narrativa non certo da premio oscar ma funge perfettamente da pretesto per sfoderare la caratteristica principale del titolo: la Nanotuta. Qui, ancora in versione 1.0, permette alla squadra di avere poteri sovrumani, tra super forza, velocità incredibile, corazza a prova di bomba e soprattutto, occultamento visivo. È appunto la nanosuite la vera protagonista, interfacciandosi con una trama che presenta alcuni interessanti spunti stilistici grazie anche al mancato utilizzo di cinematiche pre-confezionate, seguendo la strada intrapresa da Half-Life o Bioshock. Di fatto, questo stile è quello che avvicina di più il giocatore all'immedesimazione, evitando di "posare il pad" per godersi la scena. Benché questo espediente funzioni, anche grazie alla brevità di questi intermezzi, purtroppo la trama, così come la caratterizzazione del personaggi, fatica a venir fuori. Persino una fantascienza "classica", che vede una specie aliena (i Ceph) abitare il pianeta da milioni di anni ─ prendendo forse spunto da The Abyss di James Cameron ─ non riesce avere quel giusto carisma per risultare davvero interessante, perdendosi verso un finale anche abbastanza scialbo. Paradossalmente, è il suo spin-off a dare qualcosina in più in tal senso: Crysis Warhead, che vede protagonista Psycho (uno dei membri del team), effettivamente risulta molto più godibile e chissà che non arrivi anche la versione rimasterizzata di questo capitolo.
 
Visione notturna utile con RT attivo

Partiamo subito col dire che utilizzare la versione semplificata della Nanotuta, con comandi automatici, è una scelta sbagliata. Se siete su PC, avere la possibilità di selezionare separatamente i vari poteri della tuta, vi permette di sperimentarne meglio tutte le peculiarità. Prendiamo la Velocità ad esempio: nella versione semplificata (console), questa si attiva solo al momento dello scatto, nascondendo il suo reale utilizzo. Questo potere infatti, rende il nostro protagonista estremamente più veloce in ogni frangente, dal semplice spostarsi da destra a sinistra e prendere la mira attraverso l'iron sight. Come in Ace Combat 7 dunque, il vero gameplay è dato dai comandi manuali, in grado non solo di aumentare la profondità dell'azione in sé ma anche di rendervi più tattici sperimentando, creando quasi una combinazioni di poteri passando in successione da uno all'altro. Per il resto si presenta come un classico FPS, immerso in una serie di open map povera di contenuti ma in grado di permettere al giocatore la massima libertà d'approccio. Tralasciando gli avamposti nord coreani, l'isola si presenta piuttosto vuota, senza la miriade di elementi e quest a cui siamo abituati oggi. Ma la struttura sandbox del titolo diverte, non solo per via dei poteri della tuta ma anche per l'utilizzo dei mezzi, delle diverse armi (anche aliene) e le loro modifiche e un IA che all'epoca risultava uno dei fiori all'occhiello del titolo, in grado di imbastire semplici tattiche d'accerchiamento, lanciare diverse tipologie di granate o nel caso dei soldati muniti di nanotuta a loro volta, rendersi invisibili e colpirvi di soppiatto. Diversa la questione per i Ceph, semplici nemici che vi verranno addosso o che vi sparerà contro qualunque cosa abbiano. Crysis è tutto questo, un titolo in grado di intrattenere ancora oggi, un FPS valido e vario come pochi nel suo genere. Ma oggi non siamo qui a valutare il gioco in sé.
 
Non manca nemmeno il classico sci-fi

Ma veniamo alla parte di più importante di questa recensione, riassunta nella domanda "ne è valsa la pena?". Questa remastered ha fatto molto discutere, venendo addirittura posticipata a seguito del rilascio delle prime immagini e del primo trailer. Tutto sembrava perfettamente identico all'originale o inferiore a mod create da utenti privati al fine di alzarne l'asticella. Saber e Crytek sono così corsi ai ripari, aggiungendo persino un preset grafico apposito denominato "Can it run Crysis?" che tanto ha fatto sperare i fan e intimidito il CEO di Nvidia. Veniamo al sodo, il problema principale di Crysis Remastered non è tanto la "pesantezza" grafica in sé quanto una mancata ottimizzazione per le moderne CPU. In parole semplici, l'originale Crysis era figlio di un'epoca in cui il Dual Core era la prassi e dunque, per forza di cosa, ottimizzato per quei sistemi. Ma la tecnologia è andata avanti e come dimostrato anche da Digital Foundry, questa remastered non fa altro che creare colli di bottiglia, appesantendo il carico sulla CPU invece che sulla GPU. È chiaro come questo possa essere corretto con una semplice patch, ma fa specie notare la mancanza verso un dettaglio simile. Indipendentemente dalla CPU in vostro possesso e dalla risoluzione, il titolo non sfrutterà mai appieno la potenza del processore. Non importa dunque se si abbia all'interno del case una RTX 3090; le performance non saranno mai soddisfacenti. Inoltre, il tutto si presenta abbastanza contraddittorio: molti elementi risultano meno dettagliati rispetto l'originale del 2007, come la resa della pelle, alcune luci volumetriche del tutto assenti, una fisica semplificata, resa semplificata dei particellari e una risposta ai comandi meno immediata. Il perché è presto detto: questa non è la remastered di Crysis PC ma della versione Xbox 360 e PlayStation 3 che, per forza di cose, doveva avere dei tagli tecnici.
Ma ─ c'è un ma ─ qualcosa potrebbe salvare questo porting in calcio d'angolo. Il tanto decantato ray-tracing via software fa il suo discreto lavoro, migliorando nettamente la resa visiva generale del titolo. Tutto risulta più accurato, dall'occlusione ambientale ai riflessi, rendendo molti oggetti su schermo più realistici e meglio amalgamati tra loro (a patto di non far caso alla bassa qualità poligonale). Purtroppo però, per la questione descritta sopra, il suo utilizzo appesantisce ulteriormente la CPU, rendendolo in certi frangenti inutilizzabile. Sul fronte audio non vi sono grosse novità, se non per un più accurato mixaggio e una pulizia del suono migliore.
Che dire dunque di Crysis Remastered? È uno di quei classici casi in cui si può facilmente dare una valutazione al semplice lavoro di remaster, che in fin dei conti risulta appena sufficiente. Si è vero, il ray-tracing fa la sua buona figura, molti elementi sono stati potenziati e, nel preset "Ci gira Crysis?" è un bel vedere ancora oggi. Ma come diceva qualcuno, "la potenza è nulla senza controllo" e anche in questo caso, avere a disposizione tutto questo ben di dio senza poterne goderne appieno per via di alcune scelte alquanto discutibili, inficia ovviamente sulla valutazione. Sia ben chiaro, è tutto molto diverso da quello che avvenne nel 2007: per quanto l'originale Crysis non fosse il modello dell'ottimizzazione, rappresentava quanto di meglio un videogioco potesse offrire a livello tecnico, spingendo il tutto senza compromessi. Qui, basterebbe una patch per il multi-core.