Dopo la saga dedicata a Ezio Auditore, Assassin's Creed cerca di evolversi e soprattutto, cerca di portare a compimento il destino di Desmond Miles.
 

Un quintetto mal sfruttato


Assassin's Creed III, nonostante l'avvento del nuovo motore grafico Anvil-Next, fatica però a restituire un protagonista iconico, con sullo sfondo la Rivoluzione Americana. Da qui in poi, è come se il brand avesse smarrito la sua identità, con un Black Flag molto lontano dalle atmosfere originali e un Rogue che nasce come una sorta di "tappabuchi", visto che tutti gli sforzi principali sono destinati allo sviluppo di un nuovo capitolo next-gen. Il lavoro targato Ubisoft Sofia, purtroppo non riesce a colpire nel segno, con un cambio di fronte importante: Shay Patrick Cormac diventa un templare e la possibilità di approfondire e comprendere gli ideali del nemico viene purtroppo sottovalutata, in favore di un collegamento diretto con Unity.
Quest'ultimo è forse il punto più basso toccato dalla saga, non tanto per i famosi problemi tecnici, quanto per aver realizzato un protagonista, Arno Dorian, poco carismatico e soprattutto, in non aver sfruttato appieno la Rivoluzione Francese. Di fatto, la narrativa di Assassin's Creed: Unity funzionerebbe tranquillamente in qualunque altra epoca.
Questi capitoli inoltre, sono forse autori del peccato più grande: l'aver messo da parte una storia contemporanea alla nostra, che non vedremo fino a Layla Hassan nella cosiddetta "trilogia antica", che vedremo la prossima volta. 
Si cercherà la risalita con il paradossale Assassin's Creed: Syndicate, che nonostante a conti fatti risulti il migliore del quintetto, è quello che ha avuto meno successo. La storia ci ha insegnato (vedesi Tomb Raider e Call of Duty) che uscire con un capitolo all'anno non è una saggia scelta.
Questo e molto alto nel video d'approfondimento qui sotto.