Battlefield 2042 è un videogioco strano, un po' perché appare molto diverso dai classici lavori DICE, un po' perché è arrivato ben al di sotto delle aspettative. Non fraintendiamoci il titolo è spassoso, ci si diverte e segna al 100% la comunione tra tutti i giocatori del mondo indipendentemente dal dispositivo su cui si gioca, grazie al cross-play.
 
Levolution ridotto all'osso

È vero, ha avuto tante magagne tecniche ma un titolo complesso come questo, interamente incentrato sull'online richiede una certa cura nell'esposizione, soprattutto quando il gioco viene rilasciato forse un po' prima del previsto. La recensione di oggi parte dal primo update, il primo di tre grossi aggiornamenti che arriveranno da qui a fine dicembre. Dopo tante ore di gioco, dopo tante ore trascorse tra le varie modalità e soprattutto, un approccio a Battlefield 2042 post-update, è arrivato il momento di trarre le "prime" conclusioni, perché con questa tipologia di titoli mettere un punto all'analisi è pressoché impossibile. Per cui questo è Battlefield 2042 all'oggi.
Possiamo dire che Battlefield 2042 è uno e trino: sappiamo ormai tutti come la sua anima sia suddivisa in tre tronconi, da una parte il classico multiplayer con modalità Conquista che svetta grazie ai 128 giocatori (l'altra è Sfondamento), la modalità Hazard Zone, un'interessante approccio al Battle Royale e infine la modalità Portal, un condensato di asset e fantasia proveniente da tutti Battlefield precedenti al fine di permettere agli utenti di creare il proprio sparatutto su misura anche con risultati davvero comici.
Dopo la lunga prova della beta sono davvero poche le differenze con la release finale: sì è vero, abbiamo tutto disponibile ma il cuore dell'offerta e come questa venga trasposta non si discosta poi tanto dalle idee iniziali. La trinità di Battlefield è di facile accesso ma già dall'interfaccia possiamo notare alcuni problemi. Tutto sembra molto caotico, la navigazione è poco chiara, soprattutto quando si parla di personalizzazione (ad esempio dell'arma) con passaggi in più da effettuare solo per poter modificare un accessorio. Per fare questo sarebbero bastati dei semplici input ed è questo il simbolo di Battlefield 2042: tante buone idee ma non rese alla perfezione. La questione interfaccia in un videogioco è infatti un biglietto da visita, capace di far capire subito la cura di tutto il pacchetto e se volete, può essere il corrispettivo della copertina di un libro: è vero che il contenuto è l'elemento più importante ma altrettanto lo è come lo presenti.
 
Direttamente da un film di Micheal Bay

Come tutti saprete, Battlefield 2042 non presenta nessuna campagna single player, abbandonata dopo quelle presenti in Battlefield 1 e Battlefield V che ci hanno portato tra le "trincee" della Prima Guerra Mondiale e la guerra totale della seconda ma senza mai colpire appieno. Come per Call of Duty: Vanguard infatti, è da tanto tempo che non vediamo una campagna realizzata con cura: in Battlefield, almeno in quelli moderni, probabilmente non si ricorda nessun momento iconico mentre per quanto riguarda il suo rivale di sempre, probabilmente è da Black Ops che non vediamo qualcosa di realmente interessante. La domanda se valga ancora la pena indirizzare risorse alla costruzione di storie a tema bellico e lontane dal caos del multiplayer è argomento per un altro articolo, ma è interessante come, con un pochino di ritardo, anche il lavoro di DICE si sia approcciato all'online totale come Call of Duty: Black Ops IIII di qualche anno fa, mentre Activision ha cercato, con le sapienti mani di Sledgehammer Games di ritrovare un'iconografia eroica dei primi CoD. Vedendo il risultato della campagna single player di Vanguard o se i risultati sono questi, forse è meglio catapultarsi verso il multiplayer e basta. Questo e quello che avranno pensato in Electronic Arts e in una sottile linea di trama, in cui il mondo è costantemente in guerra per le poche risorse rimaste dopo sconvolgimenti climatici, ci si muove solo in base a questo striminzito contesto. Non serve altro.
Del resto di guerre videoludiche e non, ne abbiamo viste a bizzeffe e cos'altro di nuovo vuoi raccontare? è molto facile cadere nella retorica e se non si è armati di qualcuno abile nella scrittura come il compianto Tom Clancy, difficilmente questi racconti lasciano il segno. Ed eccoci dunque scesi sul campo di battaglia, con altri 127 giocatori che combattono, si aiutano, si ostacolano, si fanno colpire come birilli, oppure si dimostrano incredibili cecchini. La bellezza di Battlefield 2042 parte proprio dal numero dei giocatori che rende davvero tangibili le battaglie come mai prima d'ora, anche grazie a un level design davvero interessante. Tutte le mappe di gioco infatti oltre a essere incredibilmente vaste sono ben realizzate in ogni anfratto, anche se qualche problemino di natura tecnica ne rovina un po' la magia (questo lo vedremo dopo). Gli ambienti di gioco dunque sono ricchi e variegati sfruttabili dal tatticismo o fantasia degli utenti: sono tantissimi i modi in cui si può arrivare in un obiettivo, e tantissimi modi per sorprendere gli avversari che vanno ben al di là dal coglierli alle spalle. Trovarsi in un campo di battaglia dunque è davvero incredibile con tutti questi soldati, mezzi meccanici, droni, e soprattutto il meteo. Tempeste di sabbia, enormi tornado, monsoni, cambiano drasticamente il feeling con l'ambiente di gioco anche se forse in maniera fin troppa esagerata. Per quanto infatti sia tutto incredibilmente spettacolare ─ e chiaramente è l'intento degli sviluppatori ─ sembra di trovarsi in un film di Michael Bay o in un film dell'Asylum, con il risultato di rendere ciò che si sta giocando un po' ridicolo. È chiaro, è un videogioco, c'è gente che abbatte caccia con pistole e figuriamoci se si ricerca un realismo in tutto ciò ma è anche vero che esagerare nell'altro senso rischia di far apparire un sorriso dato più dalla vergogna che dall'estasi. La cosa importante comunque è che questi effetti non sono fine a sé stessi cambiando drasticamente l'approccio con la mappa, soprattutto quando si ha a che fare con visibilità ridotta o forti venti che possono ostacolare non solo la corsa dei soldati ma anche dei mezzi aerei. Per cui oltre ai proiettili nemici bisogna anche stare attenti a ciò che accade intorno dal punto di vista ambientale e sicuramente è un substrato tattico in più da tenere in considerazione e che approfondisce il gameplay. Non sarà una gioia a livello stilistico ma perlomeno funziona alla grande.
 
Alcuni scorci sono mozzafiato

Nonostante ciò però siamo bel lontani dai picchi raggiunti in Battlefield 3: le mappa infatti appaiono meno suggestive per non parlare del fatto che forse in alcune modalità sono fin troppo grandi. Questo comporta una certa dispersività dell'azione, ad esempio nella modalità Conquista dove molto spesso si ricade in tempi morti in attesa di arrivare all'obiettivo sempre che non si muoia prima. Questa cosa non avviene però in Hazard Zone. Questa infatti, assieme a Portal, è forse la modalità meglio riuscita del pacchetto in quanto tutto sembra incastrarsi alla perfezione. Con il compito di raccogliere alcuni chip satellitari, delle squadre composte da quattro giocatori saranno costrette a darsi battaglia non solo per la conquista dei chip ma anche per raggiungere il punto di estrazione e tornare a casa col bottino. Questa modalità che ricalca come detto la Battle Royale, funziona davvero bene, in cui l'estensione delle mappe è necessario per creare quel senso di tensione al giocatore, visto che non ci si può mai sentir sicuri. Benché questa affermazione sembra poter essere applicabile un po' a tutto, in Hazard Zone ha un peso particolare perché siamo ben lontani dal caotico sparare, visto che si tende più a una lotta per la sopravvivenza, con conseguenze assai tangibili. Purtroppo però, c'è da segnalare ─ almeno per ora ─ la mancanza di un vero e proprio stimolo a giocarla visto che le ricompense non sono poi chissà che; è una modalità che merita davvero e con la giusta attenzione da parte di DICE, può essere il fiore all'occhiello della produzione.
È in Hazard Zone che l'altra caratteristica di Battlefield 2042 prende realmente forma. La cooperazione dei quattro giocatori per uscire vittoriosi è fondamentale ed è qui che gli specialisti che abbiamo conosciuto sinora lasciano il posto a Operatori che hanno sì delle specializzazioni ma solo in un aspetto: infatti, ognuno di essi può essere armato come più ci piace con il classico mitragliere che può utilizzare un fucile da cecchino o il medico che può diventare una macchina di morte, diventando il paradosso per eccellenza. Dove sta allora la differenza tra loro? Sta nelle loro "abilità speciali” che vanno dal posizionare una torretta, utilizzare un drone per marcare i nemici o utilizzare un rampino per raggiungere immediatamente una postazione rialzata. Tutto questo funziona in Hazard Zone ma meno nella classica modalità dove effettivamente di differenza rispetto ai precedenti titoli se ne avverte abbastanza poca.
L'effetto discoteca arriva da Portal, una modalità in cui Battlefield 3, Battlefield 1942 e Battlefield: Bad Company 2 prendono vita in un pot-pourri di roba che i giocatori possono unire per creare qualcosa di unico. È un condensato di genialità, fantasia e audacia sia da parte di DICE sia da parte di chi crea i vari incontri, con trovate a volte davvero interessanti come la creazione di una vera e propria Battle Royale vecchia scuola. Le potenzialità di Portal sono davvero illimitate ma non solo: giocare ad alcune vecchie mappe come in 1942 in salsa moderna è davvero meraviglioso così come la distruttibilità ambientale che sembra superiore rispetto a quanto vediamo in 2042.
 
I nuovi Operatori

Se c'è un limite infatti e che fa storcere un po' il naso, è la limitazione di quel Levolution introdotto con Battlefield 3 ma qui limitato o persino del tutto assente, con mappe fin troppo uguali a sé stesse anche dopo i tornado. Ora sappiamo perché: DICE non è riuscita in tempo a introdurre per bene il tutto, ma ciò non significa che in futuro non venga tutto ristabilito con appositi update. Purtroppo le limitazioni tecniche hanno dovuto far scegliere se avere 128 giocatori o la distruttibilità ambientale, scelta che probabilmente non si ripresenterà nei prossimi capitoli visto che saranno sviluppati direttamente con le nuove tecnologie. Questo ci porta a uno dei problemi più grandi di Battlefield 2042 se non il più grande: l'equilibrio di gioco.
Partiamo dalle armi, che assieme agli operatori sono le protagoniste del titolo, ma son fin troppo poche e non presentano quella varietà che normalmente conosciamo. Inoltre sin dalle prime battute (anche se ora mitigata con la prima grossa patch) si assisteva ha un effetto Halo: Reach, con un bloom delle armi, soprattutto quelle automatiche, davvero fin troppo marcato. La dispersione dei colpi randomica era davvero mal calibrata spingendo il giocatore a optare quasi sempre per un semiautomatico o un fucile da cecchino. Questa situazione è sicuramente migliorata ma c'è ancora qualcosina da fare, anche perché capita spesso di vedere i propri colpi andare a vuoto nonostante il bersaglio al centro del mirino. Anche il rinculo di alcune armi sembra decisamente esagerato e nonostante anche questo aspetto sia stato migliorato, soprattutto nella PP-29, non ci si sente ancora a proprio agio con l'arma scelta. Insomma, c'è ancora un po' di lavoro da fare ma i prossimi due update dovrebbero risolvere gran parte dei problemi. Dove 2042 eccelle è nella balistica, una gioia per chi usa mirini telescopici: la parabola dei proiettili infatti è ben congegnata (il che dimostra che la Terra non sia piatta) risultando assai più appagante e realistica della precedente iterazione. Quando si riesce a padroneggiare si ha un incredibile vantaggio sulla maggior parte dei giocatori, convinti che basti semplicemente mirare con l'occhio al centro del mirino per avere la meglio o che i proiettili continuino il moto in linea retta stile Metal Gear Solid 4.
 
Battlefield 2042 è dunque un cantiere a cielo aperto, e come i classici anziani degli stereotipi lo osserviamo divertiti ma consapevoli che c'è ancora tanto lavoro da fare. Il titolo DICE diverte ma manca quel senso di compiutezza che ci si aspetterebbe da un titolo di questa portata e da un team di questo livello: sono fin troppe le mancanze e le imprecisioni senza contare i numerosi bug presenti in game. E qui che è difficile valutare Battlefield 2042: lo si valuta per come adesso o in potenza? Facciamo una via di mezzo, del resto entrare in partita è come stare, con le dovute proporzioni, in un vero campo di battaglia.