Anno 2049, Hoshinomiya, Giappone, l’umanità viene sconvolta dalla minaccia della razza aliena Relayer, che provocano un attacco che fa precipitare cose e persone verso l’alto, ritrovandosi catapultati nello spazio, un incidente che in seguito verrà ricordato come “Perdita gravitazionale”. Due sorelle, Terra e Luna, vengono coinvolte in questo disastro, con la prima che tenta disperatamente di salvare Luna afferrandola per mano, che però sfugge alla sua presa, da allora Terra non ha più visto sua sorella minore, vivendo in uno stato di costante rimorso.
Per contrastare i Relayer il governo della Terra Unita fonda il Centro TG, un’organizzazione di ricerca e sviluppo della tecnologia gravitazionale. Grazie alle ricerche su un’antica e avanzata civiltà aliena si viene a scoprire dell’esistenza dei Siderali, ossia degli esseri dai poteri unici in grado di comunicare con gli astri, così come lo sviluppo di armi anti-Relayer chiamate Esodroidi Astrali. Nel 2051, Terra si risveglia sulla colonia lunare Artemis, in qualità di Siderale, e dopo aver incontrato la “Prima Stella” Himiko, decide di prendere parte alla missione combattendo i Relayer con il suo Esodroide. La ruota del destino inizia a girare, quando scopre con enorme stupore che tra le fila dei Relayer c’è sua sorella Luna, la quale sembra covare un forte rancore nei suoi confronti.
 

I videogiochi con i mecha non tirano? Apparentemente tutti amano i robottoni, ma sono pochi quelli che sembrano interessarsene davvero. Al di fuori del granitico brand di Gundam, non si avvistano infatti molti esponenti di successo, Daemon X Machina è stata una mosca bianca nel panorama Switch, From Software è troppo inebriata del successo commerciale e impegnata a propinare lo stesso gioco, ma diluito, per ricordarsi di Armored Core, e Zone of the Enders è un cimelio sbiadito dell’era PS2. Ci riprova invece Square Enix, la quale, dopo il disastroso Left Alive, riesuma il classico Front Mission, pronto a tornare con un remake; dello stesso genere, ossia il gioco di ruolo strategico a turni, fa parte anche Relayer, sviluppato da Kadokawa Games e distribuito da Clouded Leopard Entertainment per PS4 e PS5, che si è affacciato sul mercato a fine marzo senza troppi clamori. I tactical RPG, al contrario, stanno attraversando una fase di piccola rinascita, il successo di Triangle Strategy è ancora fresco e la stessa Square Enix ha annunciato a sorpresa l’ulteriore nuova IP, DioField Chronicle, che uscirà nel corso di quest’anno, e in un panorama dominato da storie fantasy, il titolo di Kadokawa può essere una valida alternativa per gli amanti della fantascienza, in particolare di matrice giapponese.
Vale la pena sottolineare che Clouded Leopard Entertainment è riuscita nell’impresa di far uscire Relayer in contemporanea con il Giappone, traducendolo inoltre in più lingue, italiano inclusa, due curiosi risultati per un titolo totalmente nuovo che invece altri JRPG e publisher, anche più rinomati, faticano a raggiungere (sì Nihon Falcom, sto parlando con te), ma, sono convinto, coloro che si lamentano ogni volta della mancata localizzazione italiana di qualsivoglia JRPG di nicchia, supporteranno Relayer senza indugi, giusto? Il sarcasmometro ha raggiunto livelli di guardia, parliamo del gioco allora.
 

La storia di Relayer non può che presentarsi tramite un non troppo celato déjà-vu, Kadokawa imbastisce un concentrato di artifizi narrativi prendendo in prestito dai noti padri della fantascienza animata giapponese, tra ragazzini eroi e invasori alieni, ma a differenza dell’elegante 13 Sentinels: Aegis Rim, qui la il confine tra citazionismo ed effettiva mancanza di originalità si fa labile. Non che questo sia un difetto così grave, in particolare in uno scenario videoludico in cui, come detto, l’offerta del genere è alquanto risicata, ma chi ha masticato tre o quattro decenni di anime mecha potrebbe trovare la storia di Relayer, con i suoi dialoghi e i suoi personaggi dalla caratterizzazione fin troppo marcata, al più sufficiente.
Pur in questa derivazione continua, Relayer raccoglie comunque elementi di interesse, ampiamente codificati dall’animazione di genere, in cui non mancano momenti inaspettatamente cruenti; gli abusi della Casa delle Stelle, dove di fatto il Governo terrestre compie esperimenti sui minori, pur di trovare nuovi Siderali per combattere i Relayer, svela ancora una volta il lato peggiore dell’umanità, specie quando messa alle strette, non rendendola poi tanto diversa dall’esercito invasore. Il carattere focoso e vendicativo di Luna ne è l’inevitabile conseguenza, che da iniziale villain diviene una sorta di anti-eroina, e la storia di Relayer gioca effettivamente spesso sui capovolgimenti di ruolo, nemici che diventano alleati, umani che combattono altri umani, Relayer che tradiscono Relayer, formando un mosaico di personalismi e colpi di scena, alcuni riusciti altri meno, abbastanza intrigante.
 

Non mancano tuttavia momenti leggeri, Yodaka, il droide che accompagna la protagonista Terra praticamente ovunque, raramente si lascia sfuggire l’occasione di fare qualche commento sarcastico e prendere in giro la sua stessa padrona, ma questo non fa che dimostrare di quanto il rapporto tra i due sia sincero, insolitamente umano. Nella seconda metà della storia l’equipaggio della Asterism - non interamente al femminile, ma quasi - aumenta di numero e con esso anche le interazioni tra i vari personaggi, nonostante nella sua rigida impostazione da Visual Novel a schermate fisse, scevra, al di fuori delle battaglie, da filmati o animazioni di qualsiasi genere, Relayer tradisca una certa povertà di mezzi, scaricando sul voice acting sostanzialmente tutta la sua propulsiva narrativa.
 

Sul versante del giocato Relayer propone una struttura decisamente familiare, trovando in Fire Emblem e il già citato Front Mission le sue fonti di ispirazione. Nelle battaglie, rigorosamente a turni, avremo a disposizione un numero variabile di Esodroidi che, come da tradizione potranno agire entro un determinato numero di caselle; le unità si suddividono in quattro classi che variano statistiche, gittata degli attacchi, e abilità, le quali a loro volta possono scegliere tra due classi intermedie una volta accumulata una certa esperienza, tramite lo sviluppo nel rispettivo albero delle abilità. Ci saranno quindi Esodroidi adatti allo scontro ravvicinato, quelli specializzati negli attacchi a distanza e quelli di supporto, muniti di abilità di cura, buff e debuff vari ed eventuali, in tal senso il punto di forza del sistema di Relayer è senza dubbio il suo essere intuitivo, a tratti semplicistico, ma che non va comunque sottovalutato; muovendo le proprie unità in modo disordinato, lasciando isolate quelle più deboli, oppure attaccando a caso senza una accorata strategia di manovra, il rischio di subire una sconfitta cocente è tutt’altro che remoto.
 

L’aggressività è un altro parametro da tenere in considerazione in battaglia, questa aumenta con l’incedere degli scontri un contro uno permettendo di effettuare devastanti tecniche speciali, ma di contro attirerà i nemici, che tendono a scagliarsi contro gli alleati con l’aggressività maggiore. In tal modo possiamo prevedere quali personaggi hanno la più alta possibilità di essere attaccati nei prossimi turni, tramite alcune abilità in dotazione delle unità di supporto possiamo decidere di aumentare o diminuire l’aggressività a nostro vantaggio, oppure piazzare dei finti Esodroidi che fungeranno da esca con la loro aggressività impostata al massimo. Nel corso delle circa quaranta battaglie che compongono la campagna principale, non molto cambia dal punto di vista delle condizioni di vittoria (che richiedono praticamente sempre di fare piazza pulita dei nemici), né tantomeno della conformazione del terreno, essendo lo scenario per lo più collocato nello spazio aperto e pertanto privo di dislivelli o ostacoli, salvo qualche eccezione in missione su Marte, Luna e basi nemiche.



La varietà delle situazioni non è quindi proprio il punto forte di Relayer, ma il sistema di progressione si è dimostrato comunque stimolante, con alcune battaglie anche abbastanza impegnative, per questo il gioco permette di ripetere le precedenti tramite un simulatore, condizione che ad un certo punto risulta essenziale per far aumentare di livello quei personaggi rimasti indietro rispetto ad altri, la componente strategica può servire a poco infatti se schieriamo contro un boss un personaggio di 20 livelli al di sotto quello consigliato, che può essere inevitabilmente disintegrato con un attacco. Fortunatamente è possibile saltare tutti i filmati degli scontri dei mech i quali, per quanto belli da vedersi, alla lunga potrebbero risultare ridondanti. In questi frangenti Relayer si presenta gradevole dal punto di vista grafico, notevoli ricostruzioni degli astri del sistema solare quali Terra, Marte e Giove, così come detriti di asteroidi e basi spaziali, fanno da evocativo sfondo a battaglie a colpi di spadate e fucili, in cui era forse lecito aspettarsi di più alla voce mecha design, di certo non brutto ma neanche in grado di distinguersi più di tanto, così come la colonna sonora. Per quanto riguarda l’adattamento sono giunte da oltreoceano alcune lamentele sul testo in inglese, francamente nei dialoghi in italiano non si sono presentati problemi gravi, salvo rari errori di battitura, la traduzione è parsa scorrevole e in italiano corretto. Presente la doppia traccia audio, con il doppiaggio giapponese da preferire di gran lunga a quello anglofono.
 
 
Affidando ai suoi spesso eccentrici personaggi l’incedere delle situazioni, attraverso un ricorso inconfutabile ma funzionale di collaudati stilemi della fantascienza nipponica, rischiando più volte il cliché, Relayer si porta a casa il risultato e si lascia seguire, trovando in Terra e Luna una coppia di protagoniste convincente. Questo grazie anche ad una ben collaudata struttura di schermaglie a turni, che pur non brillando particolarmente per originalità o versatilità, non manca di coinvolgere negli stimoli puramente strategici come nella presenza scenica.