Vivere per combattere e combattere per vivere… una vita senza senso. È questo quello che ci troveremo dinanzi nelle prime ore di storia di Xenoblade Chronicles 3, un gioco che punta pesantemente a farci riflettere sul senso della vita e sulle motivazioni che ci spingono ad andare avanti. Tetsuya Takahashi e Monolith Soft hanno confezionato un titolo dai toni leggeri ma dai temi maturi, capaci di entrarti dentro e di farti fermare a riflettere, condendo il tutto con una storia ben scritta ed una colonna sonora da brividi.



Keves e Agnus sono due fazioni nemiche che continuano a lottare per tenere viva la propria Cronofiamma, l’energia vitale degli esseri viventi e del pianeta, sottraendola agli altri. Noah ed i suoi due amici Lanz e Yunie, i primi tre pg del gioco sono, come tutti, esseri di varie specie che “vengono coltivati” e portati velocemente ad un’età adolescenziale, addestrati alla lotta e mandati in battaglia. I pochi fortunati che sopravvivono a 10 anni di massacri subiscono un rito di passaggio con il quale, sostanzialmente, muoiono tra gli onori in una cerimonia solenne tra le braccia della rispettiva regina. Una prima considerazione che siamo spinti a fare è proprio questo accettare un destino sostanzialmente tragico e perverso semplicemente perché “così è stato deciso”, in quanto nessuno sembra ribellarsi a questo ordine costituito degli eventi. Nessuno tranne noi giocatori e Noah, il quale mostra sin da subito di dubitare nell’immanenza di questo principio predeterminato.

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Durante il primo plot twist della trama che sostanzialmente da il via alla storia, la sorpresa dei nostri protagonisti nel trovarsi di fronte ad un essere umano invecchiato è così tanta da lasciarci interdetti e sgomenti. Ma allora qual è il senso di lottare se in ogni caso si finisce nell’impossibilità di invecchiare e di godersi il meritato riposo? Potremmo chiedercelo anche noi giovani di oggi, facenti parte di queste generazioni che non hanno più il privilegio di sognare un futuro tranquillo dopo anni di fatiche, ma non divaghiamo. La naturale risposta a tutto questo è che bisogna avere la forza di andare contro il sistema, bisogna tornare ad essere in grado di potersi scrivere in autonomia il proprio futuro.

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Ed è così che i nostri tre si uniscono ad altri tre membri della fazione avversaria, Miyo, Sena e Taion e con i rispettivi Nopon a fare da spalla viaggiano nell’enorme mondo Aionios cercando di farsi strada tra chi si opporrà alla loro volontà (i Moebius, che evidentemente traggono vantaggio da una insensata guerra millenaria) e chi invece è disposto ad aprire gli occhi ed a liberarsi dal giogo della Cronofiamma. Da un punto di vista narrativo Xenoblabe Chronicles 3 è soprattutto nelle prime fasi piuttosto lineare, invitando il party a viaggiare di colonia in colonia risolvendo le varie sub quest e, nel frattempo che tutto ciò accade, spiegandoci con vari escamotage e con gradualità la profondità del combat system.

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Nonostante la stratificazione dello stesso sia davvero profonda ed all'apparenza caotica, il gioco offre la possibilità di esercitarsi e padroneggiare con calma tutte le dinamiche dello scontro ed alla fine sarà naturale sfruttare ogni arma a nostra disposizione. Ogni aspetto della battaglia è interamente gestibile a livello ruolistico, a cominciare dalle classi, i famosi “job”, che si dividono classicamente in attaccante, tank e guaritore e che a loro volta sono interpretati in maniera differente (ad esempio c’è l’attaccante da dps contro il singolo e quello da danni ad area). Ogni personaggio può sbloccare la possibilità di equipaggiare e potenziare ogni tipo di classe (e relative abilità ed armamenti), a patto che la usi per abbastanza tempo. Raggiunto il livello ottimale di padronanza, le abilità uniche di un determinato ruolo possono essere equipaggiate anche cambiando job, approfondendo ulteriormente la gestione strategica del singolo personaggio. Il quantitativo di classi che potranno essere apprese, verrà ulteriormente ampliato dalla coesistenza nel party con vari Eroi, dei "settimi personaggi" che si uniranno e saluteranno il party in diverse porzioni della storia e che ci arricchiranno con la loro esperienza in battaglia. È chiaro che uno sviluppo così variegato dei protagonisti può dare potenzialmente vita a personalizzazioni davvero enormi, tra classi, abilità passive ed attive e tecniche magistrali.

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In aggiunta a questo i pg svilupperanno la possibilità (raggiunta abbastanza Sintonia all’interno del singolo combattimento) di “fondersi” a coppie per un limitato periodo di tempo e generare una specie di “robottone” chiamato Uroboros (a loro volta potenziabili con punti esperienza specifici da spendere nella Mappa dell'anima), il quale sarà immortale e disporrà di tecniche uniche dai danni consistenti. Strategicamente è una sorta di limit da utilizzare sia per danneggiare che per salvare personaggi da morte certa. In ultimo tornano sia le combo Schianto e Scoppio (anche se meno efficaci e determinanti) che gli Assalti di Gruppo, presenti in tutti gli altri episodi, con i quali inanellare un numero spropositato di colpi (per generare danni o aumentare il moltiplicatore dell’exp ricevuta, nel caso in cui il nemico venga sconfitto all’interno della combo) senza che l’avversario possa in alcun modo rispondere.

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Le prime ore di introduzione alla storia (parliamo di circa 10/15, a seconda di quanta voglia c’è di esplorare), sono piuttosto guidate ed introduttive, ma ciò che regge il palco è l’ottima caratterizzazione dei 6 protagonisti che riescono a ritagliarsi i loro spazi, nonostante siano praticamente presenti fin da subito nel cast. Per quanto riguarda il look, assistiamo finalmente ad una rinuncia nel ricercare ossessivamente quel fanservice esasperato che oramai sarebbe quantomeno anacronistico, mentre a presentarci le loro storie contribuiscono sia i vari flashback mostrati o narrati che, soprattutto, le numerose interazioni di ogni sorta che hanno con gli altri compagni di avventura. In tal senso abbiamo trovato ottimo l’escamotage narrativo legato alle missioni secondarie, che per essere avviate necessitano di un summit di squadra attorno ad un tavolo o ad un falò, nel quale ci si scambia opinioni e si decide il da farsi. È piacevole vedere i vari caratteri emergere e notare come pian piano si solidifichi il rapporto tra persone che, fino a poche settimane prima, si sarebbero uccise a vicenda senza battere ciglio. È palpabile lo sforzo di Monolith Soft di mascherare le classiche missioni secondarie (uccidi questo o raccogli quest’altro) con delle contestualizzazioni narrative che stanno perfettamente in piedi da sole e vengono ampiamente giustificate sia agli occhi dei pg (che non si limitano a fare i faccendieri di chiunque “perché si”), che ai nostri. Allo stesso modo anche la regia dei numerosi intermezzi recitati è di altissimo livello, riuscendo quasi sempre a restituirci un mondo vero, nel quale le trame dei pochi che detengono il potere e la verità disegnano il destino di tante inconsapevoli seppur disilluse pedine. Avremo senza dubbio a che fare con personaggi molto umani, nati e cresciuti in un mondo che non lascia spazio né tempo ad alcun desiderio o velleità al di fuori della lotta, pieni di dubbi, di voglie inespresse, talvolta di piccoli hobby (come il collezionare quadrifogli di Yunie) che vengono facilmente derisi da chi ha come unica preoccupazione quella di arrivare al giorno successivo, senza potersi chiedere quale sia lo scopo di tutto ciò.

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In questa lotta per l’autodeterminazione delle proprie vite i nostri personaggi si muoveranno in un mondo davvero ben costruito e che restituisce una grande piacevolezza nell’esplorazione. Come da abitudine Monolith ha creato un perfetto World Design, tratteggiando Aionios con scorci entusiasmanti e cangianti, sfruttando l’alternanza del ciclo giorno/notte. Girovagare per le regioni ci ricompenserà con PE ogni volta che troveremo qualcosa di nuovo, ma anche con la scoperta di accampamenti, vecchi avamposti da ripristinare, oggetti, mostri rari ed élite e così via. Non manca il crafting delle gemme o il ritrovamento degli accessori indossabili, per potenziare il party. Se per completare la campagna potrebbero volerci circa 70 ore, è sicuro che ne andranno relegate almeno un’altra metà per completare ed esplorare a sufficienza il mondo di gioco. A tenerci compagnia per tutto questo tempo una magistrale colonna sonora - alla quale ha lavorato un certo Yasunori Mitsuda (Chrono Trigger, Xenogears, Final Fantasy XV ed i due precedenti Xenoblade) - che si attesta davvero ai vertici in ambito videoludico, con il flauto a fare la parte del leone. Lo strumento a fiato, che come saprete è un simbolo di questo gioco, è quello che occorre ai tramandanti (quali sono Noah e Miyo, per entrambi gli schieramenti), per far tornare al pianeta l’energia vitale dei compagni deceduti, accompagnandoli nel loro trapasso; un ruolo che i due prendono molto sul serio e che acquisirà sempre più valore nel corso del dispiegamento degli eventi. Molto ben fatto anche il doppiaggio, sia in inglese che in giapponese, così come la localizzazione in italiano. Apprezzabile il tentativo di mantenere un linguaggio rude, in linea con il mondo che viene raccontato, pur mascherando il turpiloquio più esplicito con termini inventati come "sprazzo".

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Tecnicamente sappiamo che con la Nintendo Switch bisogna accettare qualche compromesso, eppure il gioco è stato davvero ottimizzato bene. Nonostante qualche artificio per l’orizzonte visivo, un livello di dettaglio inevitabilmente non eccelso ed un aliasing evidente soprattutto giocando alla TV, la resa visiva è complessivamente buona, a dimostrazione dell'ottimo lavoro di art design. Anche quando a schermo ci sono numerosi nemici, più i nostri 6 o 7 elementi, la console non mostra rallentamenti (gli fps restano comunque 30) ed anzi, va lodata l’IA alleata grazie alla quale si può evitare di switchare continuamente tra i vari membri (azione non propriamente immediata, non essendoci tra l’altro una pausa tattica negli scontri). Ottimi anche i tempi di caricamento negli spostamenti rapidi, utilissimi nelle missioni secondarie più ad ampio spettro.

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Conclusioni

Xenoblade Chronicles 3 è davvero una perla nel mondo degli jrpg, diventando di fatto uno dei massimi esponenti del genere in chiave tanto tradizionale quanto moderna e riassumendo tutta l'esperienza di Monolith Soft in materia. Ad una componente strategica e ruolistica molto stratificata (ma ben guidata nella sua comprensione) si unisce una trama dai risvolti maturi e cupi, un cast di personaggi finemente caratterizzati e verosimili, con cui è facile empatizzare ed ai quali è ancora più facile affezionarsi. Tetsuya Takahashi ha abbandonato il fanservice e gli stereotipi di genere, per raccontarci una storia in cui i sei protagonisti ed i tanti comprimari lotteranno per liberarsi da una brutale vita già pianificata per il beneficio di pochi, toccando temi come il libero arbitrio ed il senso dell’esistenza stessa. Le vicende si sviluppano in un mondo brulicante di vita, che pur dovendo scendere ai compromessi tecnici per le limitazioni hardware della Nintendo Switch, restituisce scorci ed ambientazioni davvero piacevoli. Il tutto non avrebbe raggiunto il livello che merita senza la magistrale colonna sonora e l’ottimo lavoro fatto nel doppiaggio, nell’interpretazione e nei tagli di regia dati alle numerose scene che raccontano il contesto e gli eventi. Xenoblade Chronicles 3 merita davvero un posto nell’olimpo dei giochi di ruolo e, oltre ad essere un validissimo modo di approcciarsi al genere per i novizi, non dovrebbe assolutamente mancare nella collezione di nessun amante di genere.