Se ne sono dette molte su cosa sia o non sia un videogioco, che senza un gameplay di un certo tipo la parte 'gioco' viene meno e quindi vale la pena guardarsi un film. Le tre persone che hanno giocato a Yonder: The Cloud Catcher Chronicles e sono finite nell'isola segreta ricorderanno di certo la frase di uno degli abitanti del vilaggio: "Cos'è sta roba? I veri videogiochi hanno le pistole! Non è un gioco se non puoi sparare a qualcuno.". Il fatto che Yonder sia un gioco di costruzione ed esplorazione, senza alcun tipo di fase action, e che la frase venga detta letteralmente da un troll la dice lunga sulla posizione del team di sviluppo in merito, team di sviluppo tra l'altro composto da ex-dipendenti di un certo Guerrilla Games.
 
The Dark Pictures Anthology The Devil in Me

The Dark Pictures Anthology è ormai una serie affermata, serie che ha visto il suo debutto nel 2019 e in cui il publisher Bandai Namco crede e, aspetto decisamente da non sottovalutare, su cui anche la casa di sviluppo Supermassive Games ha tanto da dire. Nonostante i ritmi serrati di sviluppo e produzione, i quali hanno portato all'uscita di Man of Medan, Little Hope, House of Ashes e The Devil in Me nel giro di quattro anni, la qualità dei titoli rimane sempre alta. Ogni gioco fa storia a sé, cambiano protagonisti, storia e ambientazione ma lo stile e l'impostazione rimangono sempre le stesse perciò è facile capire se la serie possa o meno fare per voi: provatene uno e se vi piace ci sono molte probabilità che vi piacciano tutti! Attenzione però, può essere vero anche il contrario...

Per la quarta volta, il Curatore recupera un nuovo libro di morte e terrore e si diletta con il destino di cinque vite intrappolate nel più macabro degli hotel...

H.H. Holmes è il primo serial killer riconosciuto nella storia americana. Nato nel 1861 a New Hampshire, Holmes era un uomo dai mille talenti, ingegnoso e carismatico, così colto e capace da aver costruito un hotel pieno di trappole nel quale attirava le sue ignare vittime. Era l'inizio del secolo, non era facile tenere traccia delle persone e questo era ancora più vero nel caso di chi viaggiava, dunque Holmes con il suo hotel aveva ampio margine di manovra per dare sfogo alle sue perversioni. Spacciandosi per negoziante, dottore, farmacista e proprietario dell'hotel, Holmes proseguì con la sua "attività" indisturbato per anni finché nel 1895 non fu arrestato e, successivamente, giustiziato. Nel corso della sua vita, ad Holmes sono stati attribuiti oltre 200 casi di omicidio e alla domanda su come avesse potuto commettere così tanti crimini lui rispose, come tanti megalomani, in modo inquietantemente criptico.
 
The Dark Pictures Anthology The Devil in Me

Holmes sostenne di avere il diavolo dentro. Non sentiva voci che gli suggerivano di uccidere o che gli ordinavano di compiere certe azioni, semplicemente sentiva un impulso e un desiderio irrefrenabile di porre fine alla vita delle sue vittime. La sua missione di morte era divina e la sua vocazione così forte che, a detta sua, avrebbe continuato ad uccidere anche dopo la sua esecuzione. The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me, come suggerisce il titolo, prende fortemente ispirazione dalla figura di H. H. Holmes e il gruppo di protagonisti altri non sono che una troupe televisiva intenta a girare degli episodi su vari 'mostri' partoriti dalla storia americana. Charlie, il regista della docu-serie, viene contattato da un certo Du'mat, un architetto grande appassionato di H. H. Holmes che ha ricostruito il famigerato hotel e lo ha adibito a museo riempiendolo di cimeli originali del celebre killer. Du'mat si mostra lieto di dare una mano per dare maggiore notorietà a Holmes, ma si mostra anche pedante sulla diffusione del materiale in quanto ufficialmente il museo non è ancora stato aperto.

Con sentimenti contrastanti per il lungo e scomodo viaggio che gli aspetta e che potrebbe dare la svolta alla serie come risultare un triste spreco di forze, la troupe si dirige all'hotel insieme a Du'mat per girare le scene di quello che ha tutte le carte in regole per diventare l'episodio di punta del documentario. La serie non sta andando molto bene e gli attriti nel gruppo iniziano a farsi pesanti tra le fisse della giovane addetta al suono Erin Keeman, l'eterno indeciso Mark Nestor, l'egocentrica stella dello show Kate Wilder, l'esuberante cameraman Jamie Tiergan e il dispotico Charlie Lonnit. Un gruppo di colleghi più che amici. Un gruppo di persone che negli anni hanno imparato a conoscersi, ma che sono più inclini a sopportarsi che non a supportarsi. Nonostante alcuni picchi di passione tra loro, il gruppo si approccia alla fine della serie con prospettive e ambizioni molto diverse. Un mix di emozioni e relazioni destinate ad esplodere poco dopo il loro ingresso nell'hotel, il quale vede la troupe in quello che sembra più il set di un film horror che non di un documentario.
 
The Dark Pictures Anthology The Devil in Me

Quello dell'hotel degli orrori con un carnefice che tortura le vittime sia dal punto di vista fisico che mentale è un escamotage a dir poco classico negli horror e ancora una volta la serie The Dark Pictures Anthology pone il giocatore in un contesto cult, impreziosito da una serie di misteri da svelare mediante indizi disseminati in giro, e che riesce a non annoiare mai grazie ad un cast di personaggi davvero ben caratterizzati. I protagonisti sono molto umani nelle loro reazioni e relazioni, nessuno di loro risulta particolarmente simpatico ma grazie al naturale sviluppo della storia, la quale viene brillantemente indirizzata nella direzione più congeniale al giocatore-spettatore mediante diverse scelte, è difficile non affezionarsi a tutti loro. Le tipiche 'scelte idiote da film horror' di fatto non esistono in The Dark Pictures Anthology in parte perché è il giocatore a dettare legge ma anche perché non ci sono praticamente mai situazioni dalle scelte ovvie.

Il sofisticato sistema di gioco porta allo sviluppo di scene e situazioni diverse a seconda delle relazioni tra i personaggi, relazioni influenzate dalle scelte prese dal giocatore anche durante 'innocenti dialoghi'. Questa impostazione, collaudata e migliorata già nei precedenti capitoli, porta il giocatore ad avere un controllo parziale degli eventi che gli permette di plasmare l'andamento generale nel modo per lui più corretto, ma che lascia sempre un grosso senso di dubbio e mistero perfetto per gustarsi le atmosfere horror del titolo.
 
The Dark Pictures Anthology The Devil in Me

L'obiettivo intrinseco è ovviamente far sopravvivere tutti i protagonisti alle orribili vicende nelle quali si trovano coinvolti, facendo luce nel mentre sui misteri celati dal malvagio di turno, ma tale missione è tutt'altro che semplice proprio perché non basta "superare tutti i QTE" o "prendere tutte le scelte giuste". In particolare è giusto sottolineare per chi non ha mai provato un capitolo di The Dark Pictures Anthology che il gioco non procede a "bivi" giusti o sbagliati, ma a percorsi nascosti che si intrecciano e sviluppano in base a scelte e statistiche, oltre che ovviamente dipendenti dai personaggi vivi. L'enorme numero di biforcazioni e varianti che la storia può prendere rende The Devil in Me, così come i precedenti giochi, altamente rigiocabile e questo risulta piuttosto piacevole se si considera che la durata del titolo è abbastanza ridotta. Dopo un inizio un po' lento e dai toni forse fin troppo tranquilli, non appena la storia inizia ad ingranare i tempi narrativi si fanno perfetti e adrenalinici, capaci di tenere sulle spine e divertire anche chi normalmente non apprezza gli horror.

Il rovescio della medaglia del sistema di sviluppo della storia di Dark Pictures Anthology, così elegante e stimolante, è che è possibile finire nei così detti 'vicoli ciechi', ovvero strade che portano alla morte di un certo personaggio senza che il giocatore possa farci nulla. In realtà è impreciso e forviante dire che il giocatore non abbia potere decisionale in merito, la verità è che la decisione viene presa precedentemente in modo nascosto: se due personaggi non hanno un certo rapporto potrebbero non poter prendere una certa decisione vitale così come il mancato recupero di un oggetto potrebbe rendere impossibile il superamento di un certo ostacolo... oppure potrebbe rivelarsi essere l'ostacolo. Ad esempio, portando una situazione estranea a Devil in Me, ad un certo punto si potrebbe dover decidere se portare con sé o meno una spada, ma la presenza di quest'ultima in una scena successiva potrebbe fare in modo che il killer di turno la recuperi e la usi per eliminare il personaggio o, ancora, averla spostata potrebbe fare in modo che un altro protagonista non possa usarla nel momento del bisogno.
 
The Dark Pictures Anthology The Devil in Me

E' difficile capire cosa può essere giusto o sbagliato per la sopravvivenza di uno o più membri del team, ma il bello di Devil in Me è proprio questo. Il giocatore è in balia degli eventi così come lo sono i protagonisti e, come loro, fa del suo meglio per superare le difficoltà e sopravvivere. A causa della natura dinamica del gioco è anche possibile che la storia sullo sfondo, ovvero il mistero sulle origini del carnefice e dell'hotel di Holmes, non venga svelata in modo completo perché magari un certo indizio di vitale importanza è stato mancato o non è proprio stato possibile recuperarlo perché quel dato personaggio è morto troppo presto o ha preso una direzione che lo ha allontanato dalla verità.

Questa impostazione, marchio di fabbrica di The Dark Pictures Anthology, rende divertenti ed interessanti le nuove partite poiché la prima volta si è stimolati dallo scoprire cosa il tetro universo di gioco ha in serbo per il giocatore, il quale avanza a passi incerti verso la fine, mentre nelle run successive ci si lancia nella tana della tigre con uno spirito e una consapevolezza diverso. Le conoscenze acquisite dal primo giro permettono al giocatore di prendere le decisioni in modo più oculato, esplorando nuove sfaccettature dei personaggi e del mistero che avvolge l'hotel della morte, fino poi a scoprire la verità celata dietro di esso... e, sperabilmente, a salvare tutta la troupe televisiva. A dovere di cronaca è giusto segnalare che questo quarto capitolo non introduce alcuna meccanica di gameplay degna di nota e non si discosta particolarmente da quanto visto nei precedenti capitoli della serie.
 
The Dark Pictures Anthology The Devil in Me

Detto questo, quella di The Dark Picture Anthology è una serie di avventure grafiche e i nuovi stimoli vanno cercati nella narrazione e non negli strumenti usati per metterla in atto, i quali comunque risultano estremamente efficaci così come lo sono stati nei precedenti titoli. Fa giusto sorridere l'inutilità degli oboli, collezionabili sparsi per le ambientazioni totalmente scollegati dalle vicende. Difficile trovare il senso di questi nuovi collezionabili, come se già esplorare le cupe ambientazioni per trovare i vari oggetti e indizi non fosse abbastanza.

GIUDIZIO FINALE

Ancora una volta The Dark Pictures Anthology intriga con una impostazione da classico dei film horror e conquista con una narrazione coinvolgente e mai prevedibile, capace di giocare sugli stereotipi per poi stupire con eleganza coinvolgendo il giocatore in decisioni mai banali e risvolti tutt'altro che scontati. The Devil in Me alza ancora una volta l'asticella qualitativa della serie proponendo un contesto classico per il genere, impreziosito da un cast di protagonisti all'altezza del loro ruolo e capace di stregare con una storia affascinante che mescola in sé in modo magistrale mistero, occulto e raziocinio. I detrattori delle avventure grafiche non troveranno qui il gioco che farà cambiare loro idea sul genere, ma chi non parte prevenuto difficilmente si annoierà durante le sessioni su The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me e se avete apprezzato uno qualsiasi dei precedenti, questo è un must da aggiungere alla collezione.

Gioco testato su Playstation 5.