Final Fantasy XVI si è da pochissimo mostrato in varie anteprime di gameplay che hanno più o meno acceso il dibattito su quale genere andrà meglio ad inquadrare il nuovo lavoro di Square-Enix.

FFXVI.jpg

Di una cosa è però certo Naoki Yoshida, sviluppatore in forza alla software house nipponica: non sarà un jrpg, anzi, nessun gioco dovrebbe mai più essere chiamato così, perché per molti sviluppatori giapponesi questa definizione risulta essere sgradita ed addirittura discriminatoria.

In un'intervista allo YouTuber australiano Skill Up, Yoshida ha dichiarato che nello sviluppare un nuovo titolo gli addetti ai lavori pensano soltanto a produrre un gioco di ruolo, con il suffisso (da Japan) che sarebbe stato affibbiato dai media occidentali per differenziare - a detta sua spesso in maniera negativa - dai videogiochi nati in Europa o negli USA/Canada. 

"Dipende dalla persona a cui lo chiedi, ma c'è stato un momento in cui questo termine è apparso per la prima volta 15 anni fa, e per noi come sviluppatori che l'abbiamo sentito, si trattava come di un termine discriminatorio".

Per quanto Yoshida abbia riconosciuto che attualmente la definizione non assuma più alcun connotato negativo (sempre che qui ad ovest lo abbia mai avuto ndr), in Giappone ci sono ancora molti sviluppatori - anche tra i dipendenti Square-Enix - che non apprezzano questo modo di dire, oltre ad evidenziare che la sua software house abbia voluto, in questo ultimo titolo, semplicemente realizzare un gioco in linea con il genere e destinato ad un pubblico più ampio possibile.

Ed è forse proprio questa la vera battaglia che lo sviluppatore sta portando avanti, al netto dell'uso del termine "discriminazione" mai come prima d'ora abusato. Da tempo è evidente come le fantasie finali abbiano completamente abbandonato le meccaniche classiche, per avvicinarsi ad un combat system più popolare possibile, in modo da attirare i fan che avrebbero probabilmente evitato di acquistare un Final Fantasy più improntato sull'azione strategica. Ma c'è gente che desidererebbe tanto rigiocare ai cari vecchi jrpg, caro Yoshida.