Nel corso degli anni la serie di Yakuza (conosciuta in terra natia come "Ryu ga Gotoku") è riuscita a ritagliarsi una fetta di utenza sempre più ampia sia grazie al marketing di SEGA sia grazie alla peculiare struttura dei titoli che divide in maniera netta il tono della campagna principale e delle attività secondarie; dopo aver terminato il sesto capitolo lo studio aveva annunciato che avrebbe iniziato a cambiare i nomi oltreoceano in quanto il focus della serie non sarebbe più stato sulla malavita giapponese e ciò è evidente già dal capitolo Yakuza: Like a Dragon, che per quanto abbia mantenuto parte di quel nome ha visto le sue meccaniche di base cambiare in quelle di un gdr a turni; tuttavia esiste anche un capitolo della serie esclusivo della terra nipponica, uscito sull'ormai vetusta Playstation 3 nel lontano 2014 e mai arrivato dalle nostre parti, ma proprio per festeggiare questa sua nuova direzione lo studio ha deciso di tirarlo a lucido e riproporlo sulle console current gen con il nome di Like a Dragon: Ishin!, ma avrà saputo convincere tanto quanto i suoi fratelli più famosi? Ve lo raccontiamo nella nostra recensione!
 
IIshin propone una rivisitazione delle meccaniche tipiche della serie con un contesto storico un po' più particolare

A differenza della serie principale che ha sempre sfruttato una trama ex novo, Like a Dragon: Ishin vuole raccontare delle vicende storiche realmente accadute: ci troviamo infatti attorno al 1860, durante la fine del periodo Bakumatsu, dove vestiremo i panni del samurai rivoluzionario Sakamoto Ryouma, tornato in patria da un lungo viaggio e subito messo a capo del partito liberale della prefettura di Tosa per rovesciare lo shogunato Tokugawa, tuttavia durante una notte dove stava preparando i dettagli dell'operazione con il suo mentore e padre adottivo Yoshida Toyo, un misterioso ninja irrompe nel castello ed uccide quest'ultimo, facendo ricadere la colpa sul non ben visto Ryouma; ricercato da mezzo Giappone, il nostro protagonista assume la falsa identità di Saito Hajime e si unisce alla brigata Shinsengumi per dare la caccia all'assassino di suo padre e riscattare il proprio nome.
 
Il trattamento di restyling del titolo è ammirabile soprattutto nei numerosi filmati

Dal punto di vista del gameplay la struttura non si discosta molto dalle precedenti iterazioni del brand, con una campagna principale molto serrata e dai toni seri che ci porterà via circa 30 ore per arrivare ai titoli di coda ed una marea di attività secondarie una più folle dell'altra in cui potremo spendere più di 60 ore per arrivare al completismo; proprio come nella serie principale capiterà spesso di essere attaccati da briganti e quant'altro durante le nostre passeggiate per la mappa di gioco ed è qui che il sistema di combattimento mostra la sua volontà di voler cambiare: Ryoma avrà infatti a disposizione 4 stili di combattimento diversi basati rispettivamente sull'uso dei pugni, della katana, della pistola ed una combinazione tra queste ultime due, ognuno con i suoi pregi e difetti, se infatti con i pugni e la katana potremo parare ed eseguire contrattacchi di contro saremo più lenti, con la pistola potremo sconfiggere i nostri avversari dalla distanza ma i colpi migliori saranno disponibili in quantità limitata (previo crafting) mentre la combinazione tra arma da fuoco e da mischia sarà estremamente devastante in termini di danni ma con l'impossibilità di dover parare, costringendoci a schivate perfette per mantenere il flow della battaglia, ogni ramo avrà inoltre un proprio livello ed albero delle abilità in cui progredire.
Le finezze del combat system tuttavia non finiscono qui, infatti la vera novità del titolo è il sistema di carte comandanti, delle vere e proprie carte collezionabili (raffiguranti i vari membri dello Shinsengumi) che non solo saranno dotate di un proprio livello e rarità, ma garantiranno al nostro protagonista sia bonus passivi sia tecniche attive, che vanno da semplici fendenti in sequenza a mosse completamente fuori di testa come onde energetiche e fulmini dalle dita, arrivando ad evocare un orso in nostro aiuto o un pollo in grado di covare uova che fungono da mine di prossimità, insomma, il lato fuori di testa della serie non manca di certo.
Per quanto riguarda le attività secondarie siamo su livelli un po' più semplici e per quanto non manchino gli stabili del brand come la corsa dei polli o il karaoke (lo sappiamo che non aspettavate altro che sentire una cover di Baka Mitai eseguita con il flauto), altre come la pesca o spaccare la legna ci hanno fatto decisamente rimpiangere alcune trovate geniali del capitolo a turni come la corsa dei go kart in giro per la città; interessante invece tutta la parte dedicata alla coltivazione del proprio orto (i fan di NieR Replicant stanno già avendo brutti flashback) e la preparazione di piatti di consegnare a domicilio, entrambi grandi fonti di rendita, tuttavia è innegabile che l'attività secondaria meglio riuscita siano i dungeon: selezionabili dal QG dello Shinsengumi questi non sono solo degli ottimi modi per testare a fondo le varie combo e combinazioni di carte, ma anche un metodo più che affidabile per salire di livello e farmare materiali per craftare nuove katane e pistole.

Ogni attività secondaria a cui parteciperemo inoltre (compreso aiutare i cittadini in difficoltà) ci ricompenserà con virtù, una valuta spendibile presso gli altari votivi per potenziare ulteriormente le nostre statistiche o il rendimento di determinate attività secondarie.
 
Non temete, anche qui i minigiochi non mancheranno

Dal punto di vista tecnico il titolo riesce a difendersi piuttosto bene e nonostante la sua natura di gioco uscito in epoca Playstation 3 sia evidente soprattutto nel level design delle mappe (in particolare dei dungeon), spesso dotate di troppe strade vuote o ripetitive, o nelle texture degli elementi secondari non proprio al passo con i tempi, il lavoro di modernizzazione svolto sui volti dei personaggi principali è encomiabile, così come la riproduzione degli ambienti dell'epoca, proprio sui personaggi inoltre è stata fatta una scelta azzeccata sia perché i fan della serie ritroveranno i loro preferiti sotto un diverso nome sia perché gli appassionati del periodo potranno vedere tanti volti a loro noti come lo spadaccino Okada Izo, la giovane Oryo o lo sgangherato capitano della Shinsegumi Okita Souji; per chi non mastica propriamente la storia è stata inoltre adottata una soluzione che abbiamo reputato estremamente comoda che permetterà durante i dialoghi di mettere in pausa per avere a schermo una breve descrizione dei termini legati a quel periodo; da segnalare infine il doppiaggio solamente in lingua giapponese (ma con testi completamente localizzati in italiano)
 
 
Like a Dragon: Ishin! è un titolo che sicuramente non farà cambiare idea ai detrattori della serie pubblicata da SEGA e sicuramente in più di un'occasione mostra il fianco ai suoi ormai 9 anni sulle spalle, tuttavia, proprio come ogni titolo del brand, riesce ad intrattenere dall'inizio alla fine grazie al suo mix azzeccato, con una trama che racconta in maniera molto accurata e con poche libertà un importante pezzo di storia del Giappone ed una pletora di attività secondarie che non solo terrà impegnati i completisti ma permetterà di sperimentare a fondo con il sistema di combattimento e le carte ad esso legate e non mancherà inoltre di strapparvi tantissime risate.