È facile catturare l'attenzione con un titolo tripla A ma quando a farlo è un indie si tende a tenerlo d'occhio fino alla sua uscita ed è sicuramente questo il caso di The Last Case of Benedict Fox, il titolo sviluppato da Plot Twist presentato durante lo showcase di Microsoft dello scorso Summer Games Fest, che ad un primo acchito sembrava un'avventura dalle tinte lovecraftiane, a quasi un anno dal suo annuncio il titolo è finalmente arrivato in esclusiva Xbox e PC e sebbene le impressioni iniziali siano state dissipate vi assicuriamo che questo non è affatto un male e ve lo raccontiamo nella nostra recensione
 
l'ultimo lavoro di Plot Twist si è rivelato una piccola perla con diverse macchie sulla superficie

The Last Case of Benedict Fox ci trasporta nel 1920 durante il periodo del primo dopoguerra, dove una misteriosa organizzazione esoterica è salita ai vertici del potere, al centro delle vicissitudini troviamo (senza troppa sorpresa) il giovane Benedict Fox, un ragazzo che si spaccia per un pulitore di caldaie ma che è in realtà una spia sotto copertura, il ragazzo vuole indagare sulle recente dipartita del padre e per fare ciò, dopo aver rubato il suo fascicolo custodito misteriosamente dalla sopracitata organizzazione, si reca nella sua vecchia villa, dove rinviene il cadavere del genitore "ancora fresco", ricostruire i fatti sarebbe senz'altro molto difficile se non fosse che il ragazzo ha "un dono", ossia ospita dentro di sé un misterioso demone chiamato semplicemente "Il Compagno" e tenuto sotto controllo da un dispositivo creato da un suo amico, che gli permette di addentrarsi nelle memorie dei defunti, per quanto queste non siano decisamente tranquille come ci si potrebbe aspettare; combinando i suoi sforzi e quelli del Compagno Benedict dovrà scoprire il mistero sulla vita di suo padre e, soprattuto, scoprire come liberarsi definitivamente del suo demonico incomodo.
 
Il giovane Benedict convive a suo malgrado con un'entità demoniaca

Dal punto di vista del gameplay il titolo alla base può sembrare il più classico dei metroidvania, tuttavia ci sono diversi elementi che lo contestualizzano maggiormente nelle vicende narrate e lo rendono più apprezzabile, a partire dal sistema di progressione asimmetrico, d'altronde Benedict ed il Compagno sono due entità separate per quanto unite a loro malgrado e perciò hanno modi differenti di potenziare il proprio arsenale, nello specifico il ragazzo dovrà affidarsi ai punti intuizione, una valuta che gli verrà conferita ogni volta che troverà un oggetto in giro per gli scenari ed aggiungerà un tassello al mosaico della trama, permettendo di comprare nuovi strumenti dal suo fido collega Harry come bombe fumogene, invulnerabilità istantanea o semplicemente potenziare la sua fiaschetta curativa, di contro il Compagno si appoggia ad un sistema di matrice Bloodborniana, i demoni sconfitti nel piano del limbo (di cui parleremo più avanti) rilasceranno una valuta chiamata inchiostro che, per essere ottenuta definitivamente ed utilizzata, andrà fissata ai punti di ancoraggio (i teletrasporti), ragion per cui mentre ce l'avremo addosso non solo saremo impossibilitati a teletrasportarci ma, qualora dovessimo morire, la lasceremo a terra ed avremo una sola possibilità di recuperarla, qualora dovessimo morire nuovamente nell'impresa questa verrà ridistribuita ai demoni dai quali l'abbiamo presa, inoltre al rilascio dopo la prima morte c'é anche la possibilità che tutto l'inchiostro venga assorbito dal demone che ci ha sconfitto con conseguente potenziamento di quest'ultimo; in caso di corretto fissaggio tutti i demoni dal quale l'abbiamo sottratto diventeranno grigi e potranno essere sconfitti con molti meno colpi, riducendo sensibilmente la loro pericolosità durante le fasi di backtracking, con l'inchiostro acquisito potremo recarci da una misteriosa tatuatrice che inciderà sulle nostre braccia particolari disegni che aumenteranno le capacità del nostro demone, le azioni basi di Benedict infatti sono alquanto limitate ed a parte effettuare una combo da tre colpi con la sua baionetta e sparare un potente colpo con la pistola quando l'apposito indicatore sarà carico non potrà fare molto altro, mentre di contro il demone potrà scudarci dagli attacchi in arrivo, attaccarsi alle superfici per permetterci di eseguire un doppio salto, spaccare il terreno con un attacco in caduta o addirittura prendere gli avversari e scagliarli lontano, il che crea un combat system semplice alla base e forse un po' legnoso ma comunque ingegnoso ed apprezzabile.
Quando non staremo vagando per i corridoi del limbo passeremo diverso tempo a risolvere enigmi nella casa del padre di Benedict e ci fa piacere ammettere che alcuni hanno delle soluzioni davvero ingegnose, per esempio per aprire un cassetto bloccato nel suo studio abbiamo dovuto osservare con attenzione una delle sue memorie passate nel limbo per trovare la combinazione, oppure per aprire la porta della cucina abbiamo dovuto trovare un documento nascosto in una strada opzionale del limbo, insomma, il binomio tra esplorazione, storia e risoluzione di enigmi è alternato alla perfezione.
 
Il sistema di combattimento può risultare a tratti legnoso ma nel complesso fa il suo dovere

Per quanto il titolo sia perlopiù di buona fattura non nascondiamo che ci siano alcune cose che ci hanno fatto storcere il naso, in primis sicuramente la mancanza totale di possibilità di salvataggio durante la partita, il gioco è infatti sprovvisto di save point di alcun tipo così come di autosalvataggio e l'unico modo che avremo per registrare i nostri progressi sarà l'opzione di salvare ed uscire al menù principale oppure salvare e chiudere il gioco, che in combo con gli sporadici crash ci costringe a scegliere la prima opzione almeno una volta ogni mezz'ora, spaccando non poco l'azione di gioco, a ciò aggiungiamo il sopracitato utilizzo del doppio salto, la scelta infatti di non permettere di eseguirlo nel più classico dei modi ma con la necessità di trovare un appiglio (in quanto l'azione è possibile grazie ad uno dei tentacoli del demone) potrebbe non piacere a tutti; altro difetto estremamente fastidioso è la mancanza totale di periodi di invulnerabilità dopo essere stati colpiti, cosa che già dalla seconda area rende gli scontri con più nemici più problematici del previsto, in quanto capiterà in più di un'occasione di essere colpiti mentre ci si sta rialzando senza poter reagire (complice anche il fatto che la schivata non ha frame di invulnerabilità e serve quindi solo per colmare o allungare le distanze tra il protagonista e gli avversari); nota finale va inoltre alle battaglie boss, davvero poco frequenti (e tra l'altro sprovviste di barre di vita) e rimpiazzate perlopiù da sezioni di fuga trial and error non sempre apprezzabili ed ai puzzle opzionali che spesso risultano fin troppo complicati da risolvere (non aiuta sicuramente l'opzione ad essi dedicata nelle impostazioni che invece di aiutarci a risolverli li risolverà completamente al postro nostro).
Punto a favore per quanto riguarda l'art direction, i vari limbi e le loro creature rappresentano in maniera creativa la personificazione di una mente umana contorta e tormentata e gli insinuosi dubbi che la abitano, anche se a volte capita che gli elementi di sfondo siano un po' troppi ed intasino la fruibilità visiva, buona la durata che si attesta sulle 6 ore tirando per la storia e tra le 8 e le 10 ore qualora si punti al completismo.
 
 
The Last Case of Benedict Fox è sicuramente uno tra i metroidvania più stilosi ed originali che abbiamo visto negli ultimi anni ed è un peccato che sia piagato da veramente così tanti difetti che non gli permettono di raggiungere punteggi più alti, noi speriamo che gli sviluppatori risolveranno almeno buona parte di tutto ciò con delle patch correttive ma nel mentre vi consigliamo comunque calorosamente di provarlo, non arriverà al livello qualitativo di Hollow Knight o Metroid, ma se avete apprezzato piccole perle come Ender Lilies o Grime lo adorerete.