Trinity Trigger, il nuovo action RPG di Marvelous e FURYU Corporation, ci riporta con nostalgia agli anni ’90, fra avventure a colpi di spada, amicizia e lande incantate. Con un trio di personaggi giocabili affiancati dai loro fedeli Trigger, animalini che possono trasformarsi in armi, vi ritroverete al centro di una battaglia antichissima fra due divinità. Ma la nostalgia basterà a rendere Trinity Trigger un titolo valido anche ai giorni nostri? Scopriamolo con questa recensione!
 
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In un fugace video a inizio gioco, vediamo due neonati gemelli in una stanza di un maestoso castello. Ognuno di loro porta un marchio luminoso nell’occhio, ma qualcosa di sinistro li avvolge. Il re, travolto dal dolore, si decide dunque a fare qualcosa di terribile, abbandonandone uno. Inizia con questo flashback l’avventura di Cyan, avventuriero orfano che vive con la dolce sorellina in un piccolo villaggio bucolico nel continente di Trinitia. Per sopravvivere, il ragazzo esplora le pericolose rovine di Arma, vere e proprie armi cadute dal cielo durante la guerra tra gli antichi dèi. Un giorno, Elise, una ragazza decisa e temeraria, lo assume come guardia del corpo per compiere un viaggio che ne trasformerà per sempre le loro vite. Al loro fianco si unirà un altro personaggio, l’impulsivo Oracolo della Guerra Zantis, e con un party di tre guerrieri vi ritroverete ad esplorare un mondo vasto e pieno di pericoli. La guerra tra il dio dell’Ordine e il dio del Caos è, infatti, ancora in corso e solamente i due prescelti, coloro che portano l’emblema divino, potranno porne fine. Cyan, durante un’esplorazione all’Arma vicino al villaggio, si imbatte in Flamme, un animaletto dotato del potere misterioso di trasformarsi lui stesso in un’arma, dalla foggia potenzialmente differente. Ognuno dei protagonisti ha la sua mascotte in perfetto stile anni ’90 e grazie ad essa può accedere alla ruota delle armi, brandendo in ogni momento (una volta sbloccate) fino ad otto armi.
 
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 Il gameplay è sicuramente una delle parti più riuscite del gioco: agile, veloce da imparare, ma con una componente di strategia da non sottovalutare. I fan degli action RPG e i nostalgici di Secret of Mana troveranno pane per i loro denti. Il party, composto dai tre personaggi protagonisti, dovrà affrontare mostri e boss a colpi di spada, di lancia e di una delle otto armi disponibili grazie agli adorabili Trigger che combattono al vostro fianco. Non si tratta però di un hack‘nd slash ripetitivo: gli attacchi, infatti, sono composti da una serie di 3 combo consecutive, ognuna di esse a scelta tra due abilità differenti. Sconfiggere mostri fa non solamente accumulare esperienza ai personaggi, ma anche Trigger Points per aumentare il livello delle singole combo. Ogni arma ha dunque 3 attacchi e 6 possibili combo da scegliere, per un totale di 216 combinazioni (poi se andrete dritti fino al boss finale con la spada e le abilità di base è un altro discorso!). Un Comando ad anello degli oggetti e delle armi vi permette in ogni momento di modificare l'equipaggiamento e di usare pozioni e quanto altro, con una feature ripresa direttamente da Secret of Mana. La Ruota delle armi sarà particolarmente utile una volta compresa l'arma più efficace da usare contro il mostro che vi sta attaccando.
 
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Tutti e tre i protagonisti hanno la possibilità di massimizzare le 8 armi (una volta sbloccate nei dungeon Arma tramite la storia principale e le missioni secondarie), ma è anche possibile specializzare un singolo personaggio per evitare di dover farmare i punti abilità. Per utilizzare queste combo i vostri personaggi utilizzeranno della stamina, ma attenzione, sarà possibile attaccare anche una volta che essa è terminata, abbassando radicalmente il danno ai nemici. Una pausa tra le combo sarà quindi necessaria per massimizzare gli attacchi. La schivata è possibile ed è soprattutto utile in caso di attacchi a largo raggio dei nemici più grossi. Schivare al momento giusto permette inoltre di recuperare un po' di stamina. Una volta esauriti i punti vita, il personaggio continuerà a seguirvi in forma spettrale, ma non potrà riprendere il combattimento senza un'oggetto per rianimarlo o un salto alla locanda.
 
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La modalità co-op in locale è un altro tocco nostalgico: in ogni momento, infatti, due amici potranno unirsi a voi prendendo il controllo degli altri due personaggi del party. Questo garantisce un divertimento assicurato!
Per quanto riguarda la difficoltà del gioco non è regolabile: mentre nelle prime ore di gioco può apparire come un po’ troppo bassa, con nemici da falciare come spighe di grano, dopo i primi boss vi ritroverete in fretta a utilizzare tutte le vostre pozioni (10 al massimo per tipologia nell’inventario) e a considerare al meglio le debolezze degli avversari. Soprattutto gli stati alterati, come veleno o lentezza, saranno di grande ostacolo alle vostre vittorie. La possibilità di scambiare in ogni momento il personaggio giocabile, utilizzandone le abilità finali, e il malus della stamina sono degli elementi che modificano radicalmente il ritmo delle battaglie. Trinity Trigger ha inoltre un sistema di crafting dedicato sia alla creazione di oggetti da battaglia sia per la creazione di emblemi abilità, da equipaggiare sugli eroi e sulle singole armi per potenziarle.
 
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 La IA dei due personaggi non controllati non è del tutto ottimizzata: soprattutto nelle esplorazioni e negli scontri coi boss sarà necessario scambiare spesso l’eroe utilizzato per evitare danni ingenti da attacchi ad area o per evitare le trappole e gli oggetti contundenti che pullulano nei dungeon. Durante l’avventura si sbloccheranno missioni secondarie, molte di esse classiche fetch-quest, con divertenti dialoghi tra i personaggi. Durante l’avventura, saranno presenti alcuni piccole scene anime, per raccontare i momenti più salienti. Pur essendo un JRPG, Trinity Trigger non dura molto: una ventina di ore saranno sufficienti per completare il gioco.
 
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La qualità grafica di Trinity Trigger è altalenante: la grafica degli ambienti e delle texture è molto semplice e l’esplorazione si fa più per cacciare mostri e trovare tesori più che ammirare i panorami. Anche i modelli dei personaggi sono quasi stilizzati, un ottimo rimando agli anni ’90, ma più cura avrebbe sicuramente migliorato l’esperienza di gioco. I profili 2D dei personaggi sono invece ricchi di particolari e presentano una palette cromatica in pieno stile fantasy: la prima cosa che viene in mente è il character design dei personaggi dei classici JRPG tattici. Il designer è infatti Raita Kazama, famoso per il suo lavoro in Xenoblade. Il soundrack ripropone molto la vibe nostalgica degli anni '90 con temi allegri e musiche più incalzanti per le battaglie, grazie al compositore Hiroki Kikuta (famoso per Secret of Mana e Trials of Mana). Inoltre, il mondo di gioco è stato creato da un altro veterano della serie di Mana, l'artista e animatore Yuki Nobuteru.

Il gioco è unicamente tradotto in lingua inglese, con doppiaggio a scelta tra inglese o giapponese. La maggior parte dei dialoghi del gioco sono completamente doppiati e ho apprezzato particolarmente i doppiatori inglesi, soprattutto quello di Zantis, perché sono riusciti a dare una maggiore profondità al carattere dei personaggi. 

 

CONCLUSIONI
Trinity Trigger è un gioco divertente, con una storia non troppo originale, ma che mantiene l’interesse dei giocatori per avventura di Cyan e dei suoi compagni. Il vero centro dell’esperienza è il gameplay: se piace, il gioco è veramente un valido esponente della ormai quasi estinta stirpe degli action RPG alla Secret of Mana. Esplorare la grande mappa del gioco, semplicemente per il piacere di smazzare mostri e farne piazza pulita ha qualcosa di veramente rilassante e additivo. Se, invece, questo tipo di gameplay non è nelle vostre preferenze, il gioco non offre altri picchi di qualità. Graficamente, infatti, Trinity Trigger è molto semplice e povero di dettagli, a parte i bellissimi ritratti 2D dei personaggi e i personaggi giocabili sono solo tre. Purtroppo manca il doppiaggio in italiano, escludendo così molti potenziali giocatori.

Versione testata per PlayStation 5.