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8.0/10
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Aquarion, o per meglio dire Sōsei no Akuerion (Aquarion della Sacra Genesi), è una serie anime di 26 episodi che vide la luce nel 2005. A curare la regia fu Shoji Kawamori, uno che, senza ombra di dubbio, di mecha se ne intende; dal suo pennino infatti sono nati tutti i mecha, nonché parte degli storyboard, dei vari Macross che si sono succeduti nel corso del tempo, e sempre a lui è dovuta la realizzazione di Tenkū no Escaflowne.

Dalle prime righe suppongo appaia ormai chiaro che Sousei no Aquarion rientri a pieno titolo nel genere mecha. Invero Aquarion si colloca in quel solco tracciato anni prima da Evangelion, uno stile che, pur con una massiccia presenza di mecha e combattimenti, non lesina in riflessioni più profonde e articolate.

In un ipotetico futuro la Terra è stata devastata da un’imponente tragedia, nota come la "Grande Catastrofe"; quest’evento portò allo scioglimento dei ghiacciai e alla conseguente distruzione di parte delle allora terre emerse. A segnare la storia sarà però la riemersione dai ghiacci eterni di Atlandia e dei suoi abitanti alati, gli Angeli delle Tenebre, che per oltre 12000 anni rimasero sopiti in attesa del giorno del risveglio. La popolazione umana, già decimata dalla “Grande Catastrofe”, è così chiamata ad affrontare un ulteriore minaccia, poiché gli Angeli, al fine di procurarsi il prana, un’essenza energetica necessaria per il loro sostentamento, si dedicano alla caccia di quelli che loro chiamano, in modo sdegnoso, Esseri senza Ali. Nei cieli di un mondo in ginocchio fanno la loro comparsa le temute Bestie Mietitrici, il cui compito è ‘raccogliere’ la materia prima necessaria, ovvero catturare gli esseri umani presenti nelle poche città sopravvissute al disastro. Ultimo baluardo dell’umanità è la DEAVA che, comandata dall’imperscrutabile Gen Fudou, affronterà gli Angeli delle Tenebre a bordo delle Vector Machine (Vector Luna, Vector Mars e Vector Sol) in grado di combinarsi tra di loro, dando vita all’Aquarion nelle sue varie configurazioni.
A grandi linee questo rappresenta l’antefatto di una storia che si incentrerà principalmente proprio sullo scontro di razziale tra Angeli e umani.

Tornando al discorso fatto in apertura, è innegabile che alcuni elementi della trama siano derivati, più o meno casualmente, dall’illustre predecessore Evangelion; tuttavia, tralasciando quest’aspetto, ciò che mi interessa ai fini del giudizio è tracciare una linea di demarcazione tra i due. La positività o la negatività del giudizio dipende in buona parte dal punto di vista che si intende adottare; a voler intendere Aquarion come un clone di Evangelion, il giudizio non può che essere negativo e anzi necessariamente deve essere tale, tuttavia è lecito chiedersi se sia veramente così. A mio avviso Aquarion è un qualcosa di diverso; se è vero che non mancano riflessioni più o meno profonde ed esistenziali è anche vero che mai vi è la volontà di portare avanti quell’introspezione psicologica vista e ammirata nel capolavoro di Anno. Sebbene i personaggi subiscano un inevitabile sviluppo e maturazione nel corso della storia, mai si giunge ad un’approfondita analisi psicologia degli stessi. La ragione in sé è semplice: i protagonisti e i loro percorsi sono un modo per affrontare il tema legato alla storia e non è quindi sulla psiche dei personaggi che si innesta l’aspetto più riflessivo di Aquarion; ciò che preme agli autori è invece l’analisi del conflitto razziale, di quella reciproca incomprensione, che porta a un’inevitabile tragedia. È dunque questa la tematica principale, un qualcosa che nulla ha a che fare con Evangelion; voler sovrapporre a tutti i costi le due opere è un atto fin troppo arbitrario che sminuisce sia l’originalità di Aquarion sia il valore stesso di Evangelion, attribuendogli tematiche e riflessioni che in esso non sono contenute. Chiaramente va comunque riconosciuto il debito che il primo vanta nei confronti del secondo, ma, tolto il fatto che in fondo questo debito grava su un po’ tutti gli anime mecha degli ultimi anni, forse la maggiore influenza deriva dallo stile narrativo Sunrise, non è un caso che Shoji Kawamori curò proprio la realizzazione di Tenkū no Escaflowne.

Ciò premesso i vari personaggi di Aquarion rispondono più o meno tutti a uno stereotipo preciso. Apollo è l’eroe ribelle, anzi sarebbe quasi giusto definirlo il perfetto anti eroe che con il suo fare, rozzo e animalesco, difficilmente rievoca la figura del prode cavaliere chiamato a salvare l’umanità; Silvia risponde in pieno all’ideale della tsundere, con la sua apparente acidità e il suo attaccamento, quasi morboso, al fratello; l’esteta Sirius si caratterizza per il suo fare altezzoso e sprezzante nei confronti delle persone che lo circondano; infine si può citare la bella e cupa Reika, chiamata a rivestire il ruolo del personaggio ‘sfigato’, che non manca mai.

Il comparto tecnico è di pregevole fattura. La realizzazione grafica, il mecha design, i vari combattimenti, sono tutti resi con cura; allo stesso modo anche la colonna sonora fa la sua figura, in particolar modo l’armoniosa "Sousei no Aquarion" cantata da Akino Arai, che accompagna, come opening, la prima metà della serie. La versione italiana, realizzata dalla Mediafilm, nel complesso è di buon livello.

In conclusione Aquarion è un buon anime che merita sicuramente di essere visto, purché comunque lo si faccia privi di preconcetti. La storia si rivela interessante e coinvolgente, in più la parte più riflessiva ha l’indubbio pregio di affrontare una tematica a tutt’oggi di estrema attualità. Insomma dal mio punto di vista è valso a pieno le ore impiegate per la sua visione.