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Attenzione: la recensione contiene spoiler

La città incantata è uno dei capolavori del maestro Miyazaki (Oscar come miglior film di animazione del 2003). L’anime racconta le vicissitudini che si ritrova ad affrontare la piccola Chihiro, la quale insieme ai genitori viene catapultata in un mondo “parallelo” abitato da spiriti e divinità tipiche della cultura giapponese. Dopo che i genitori sono stati trasformati in maiali dalla maga Yubaba a causa della loro ingordigia, Chihiro armata solo del proprio coraggio, di forza di volontà e di nobiltà d’animo dovrà destreggiarsi all’interno di questo misterioso mondo che la porterà a un’importante crescita interiore con la scoperta dell’amore, grazie al quale riuscirà, insieme all’aiuto di diversi aiutanti tra i quali Haku, nel suo intento: salvare i propri genitori. Tematiche principali dell’opera sono dunque la forza dell’amore e dell’altruismo, elementi topici della produzione miyazakiana, in un crescendo di forti sentimenti e vivaci emozioni.
Dal punto di vista tecnico l’anime raggiunge una elevata qualità sia nei disegni che nelle sceneggiature (come solito dallo Studio Ghibli); da non trascurare poi le colonne sonore, molto dolci, tra le quali spicca quella finale, “Itsumo nando demo”, semplicemente fantastica.
Personalmente credo che sia un’opera da vedere nel modo più assoluto. Se c’è un aggettivo per descrivere l’anime credo che sia: "magico". Magici i disegni, magica la trama, magici i temi trattati. Insomma, si è capito che è il mio film di animazione preferito.