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Accade di rado, ma può succedere che un titolo rivoluzioni un genere. Come Dragonball rivoluzionò lo shonen a mio parere Queen’s Balde rivoluziona l’ecchi. Lo trasforma, lo emancipa da filone noioso e colmo di baggianate a un nuovo genere, molto più sfacciato, interessante, che riesce a catturare l’attenzione del pubblico anche quando distratto. Queen’s Blade non si maschera con futili perbenismi per poi sventolare pizzi e mutande, mette in mostra la merce, e che merce!
La storia si snoda fra due protagoniste, Reina, la principessa di un regno occidentale e Tomoe una sacerdotessa pseudo-shinto di un regno dell’est. Accanto alle due figure centrali una costellazione di personaggi, tutti femminili, tutti provocanti, per tutti i palati. Scopo delle nostre eroine è convogliare a Gainos, sede del torneo Queen’s Blade, che deciderà quale sarà la miglior guerriera del mondo, incoronandola regina. Il problema: la strega della palude ha inviato le sue poppute assistenti ad impedire che ciò avvenga (il perché non ci è ancora dato a sapere).
La trama pare già qualcosa di innovativo. Non è la solita storia del mandrillo arrapato o del secchione sfigato attorniato di gnocca. Queen’s Blade scinde, una volta per tutte, ed in modo netto, l’ecchi dall’harem. Vien da tirare un sospiro di sollievo quasi, nel vedere che in Giappone l’erotismo può dirsi emancipato da frivole storie ambientate in porno-licei. Infatti la serie non paventa stupide allusione e inutili imbarazzi, è schietta, diretta, mira al suo target e lo colpisce in pieno. Perché è questo che deve fare un ecchi: solleticare gli istinti del sesso forte; Queen’s Blade ci riesce e senza troppi giri di parole.
I nudi sono costanti, scene saffiche si alternano a veri e propri stupri tra guerriere, grandi limonate e gemiti delle più “pudiche”. Il tutto contornato da una trama shonen che rende avvincente e scorrevole il decorso degli eventi, tra una scena erotica e l’altra. Insomma, roba da Doujinshi, che mai s’era vista sullo schermo e che molti (me incluso) si auspicavano potesse arrivare. La censura giapponese è molto rigida in fatto di pornografia, mascherando con uno sgranamento di pixel i genitali, sempre (anche nei veri e propri porno). Gli autori sono stati abili. Tutto è dato da intendere, niente di esplicito si vede sul serio, eppure Queen’s Blade conserva un’aura erotica pungente, graffiante e frizzante che lo accompagna dall’inizio alla fine.
È certo che se molti ecchi potevano dirsi adatti anche a un pubblico più giovane, questo sicuramente mette le cose in chiaro. Il prodotto è destinato a soli occhi adulti, senza se e senza ma.
Il genio dietro lo specchio è Kinji Yoshimoto, anonimo mangaka e direttore di molti OAV ecchi. Nel suo palmares va ricordato quel Plastic Girl, manga del ’94, che tanto fece scalpore per la sua sfrontatezza (si parla di 15 anni fa).
Il disegno è bello e pulito, le rotondità delle protagoniste sono mostrate senza pudore e disegnate con dettagli intelligenti. Il chara design (di Rin Shin, già coautore di molti oav con Yoshimoto), è dettagliato e ben strutturato, anche nella psicologia dei personaggi centrali. Buona la luce, mediocre la key animation. Dinamiche e malinconiche invece le musiche, con un’opening, ma soprattutto un’ending degne di nota.
Insomma un prodotto destinato a cambiare l’ecchi, che sposta il baricentro dell’erotismo nipponico dai licei ai campi di battaglia fantasy. La cosa non è nuova, molti altri titoli erano arrivati anche nel nostro paese in questo formato, ma erano tutti Hentai con fatine legate come salami. Un opera che di sicuro cambierà il decorso di un genere e che sa farsi apprezzare dal pubblico maschile. Nove.