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7.0/10
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Un ragazzo di nome Otonashi si sveglia in un luogo a lui sconosciuto e senza alcun ricordo; subito dopo essersi svegliato incontra una ragazza di nome Yuri, che gli dice che quello è l’aldilà, e che lui, come tutti quelli che si trovano lì, è morto. La giovane è appostata con un fucile di precisione puntato contro una ragazza un po’ distante, che chiama Angelo; Yuri vuole che Otonashi si unisca al suo gruppo, il Fronte di guerra dell’aldilà (Shinda Sekai Sensen, abbreviato in SSS), per combattere contro Angelo. Ma Otonashi preferisce andare a parlare con questo “angelo”, e le chiede se è vero che sono nell’aldilà e che non si può morire: Angelo fa quindi spuntare una lama dal suo braccio e infilza il ragazzo in pieno petto. Otonashi si sveglia il giorno dopo terrorizzato per ciò che è successo, e cerca subito un modo per fuggire; in un modo o nell’altro finisce nel quartier generale dell’SSS, decide quindi di diventare un membro per capire meglio dove diavolo sia finito.

Verranno quindi presentati un po’ di membri del Fronte, ma la maggior parte saranno delle mere comparse. Siccome sono tutti morti, la cosa che lo spettatore si chiede subito è com’è successo, e perché in quella specie di Limbo ci sono solo ragazzi giovani obbligati a frequentare una scuola superiore; ebbene, se si sa qualcosa della vita terrena di alcuni (molto pochi) personaggi, non si sa per niente chi o cosa li faccia stare lì. Si apprenderà il perché, ma solo avanti con gli episodi.

L’incipit è buono: i ragazzi combattono contro Angelo perché credono che potranno parlare con Dio, così da chiedergli perché la vita è stata così crudele con loro da farli morire giovani. Ho pensato: ecco che nonostante il character design estremamente “sbrilluccicoso”, con dei capelli dai colori più strani - blu, viola, rosa, tutti rigorosamente shocking -, si fa un discorso serio e impegnato!
E invece no, perché è fatto nel primo episodio e poi mai più.

I momenti seri e drammatici non mancano, ma riguardano solo le vite terrene strappalacrime dei protagonisti (a volte mi sono parse veramente troppo tristi per essere verosimili), perché le numerose sparatorie e “seconde morti” sono decisamente comiche; ecco, ridere si riderà parecchio, quello sì.

Ma passiamo ai personaggi; i protagonisti sono meno interessanti delle comparse. Otonashi è ben riuscito ed è l’unico di cui si sappia davvero tutto, in quanto l’unica morte mostrata è la sua, ma Yuri e Angelo non mi sono piaciute così tanto: la prima è fin troppo agitata e scalmanata; va bene che ha avuto una vita difficile, ma che si dia una calmata cavolo! Angelo invece è l’opposto: di un piattume sconcertante; lei sì che è morta, ma dentro.
Tra le comparse bisogna segnalare senza dubbio TK, biondino che balla la break dance; non parla quasi mai, e quando lo fa è per dire delle frasi senza senso in inglese in un modo semplicemente fighissimo; oppure Shiina, la ninja ultra seria che si scioglie come il burro davanti agli animali di peluche; o ancora Noda, il classico tutto muscoli niente cervello sempre pronto ad affettare la gente con la sua alabarda.

Non c’è una vera e propria trama, ma delle micro saghe a sé stanti, tanto che all’inizio ho fatto fatica a capire dove si volesse andare a parare.
Forse se gli autori avessero allungato un po’ avrebbero potuto approfondire qualche altro personaggio e spiegare meglio le dinamiche del limbo dove è ambientata la storia, ma solo se avessero messo una trama unitaria è un po’ meno lineare.
Comunque essendo solo 13 episodi si vedono abbastanza in fretta, per cui anche se l’interesse cala si può facilmente arrivare alla fine, un po’ campata per aria, ma decisamente gradevole.
Angel Beats! è una serie carina sì, ma con tutta la pubblicità che le avevano fatto mi sarei aspettato un po’ di più.