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Accingendomi a redigere questa recensione vorrei poterle infondere a caldo, prima che si disperdano, le sensazioni, le emozioni, ma anche quelle piccole gioie quotidiane a volte così difficili da far proprie che questa splendida serie mi ha trasmesso, o meglio, lasciato, ormai. Sì, perché tutto, ora come ora, si è dissolto, purtroppo. Il sogno è stato infranto. Sarà dunque una sorta di flusso di coscienza più che una recensione vera e propria, la mia, diciamo.

Dunque, la ragione, banalissima, per cui mi son risolta a seguire questa serie risiede nel fatto che una mia cara amica del sito me ne aveva parlato infinitamente bene. Non di questa stagione in particolare, no, ma delle due a essa precedenti, Pretty Cure e il suo diretto seguito, Pretty Cure Max Heart. Incuriosita, dunque, anche io, quando me ne è stata data l'occasione, ho iniziato la scansione degli ultimi episodi della seconda stagione di questa assai longeva serie anime. Di fatto non mi ha detto nulla in particolare.
In seguito, all'atto di dover approcciarmi alla visione di Pretty Cure Splash Star, poi, non potevo capacitarmi che le due protagoniste, Saki Hyuuga e Mai Mishou, fossero state caratterizzate non solo alla stregua rispettivamente delle precedenti Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro, ma anche, o forse soprattutto, in maniera assolutamente allucinante visti non solo i loro costumi di battaglia ma anche, o, pure in questo caso, soprattutto, le loro acconciature "a covone" come le avevo soprannominate affettuosamente io all'epoca.
Tuttavia, a poco a poco, ho imparato a scoprire le qualità, o dovrei forse dire le virtù, di questo splendido anime.

Non solo le animazioni sono eccellenti in quanto conferiscono a ogni singola scena una dinamicità eccezionale, come dovrebbe d'altronde essere per le serie d'azione, seppure a sfondo Majokko, ma anche perché garantiscono una vivezza, una luminosità tonale a qualunque sia il loro soggetto di focalizzazione. Si può dunque affermare tranquillamente che questo anime sia giocato sull'elemento della luce, il che, in effetti, è vero se facciamo mente locale e ripensiamo al fatto che le Pretty Cure sono proprio le protettrici della luce. Oltre al comparto grafico, che, per quanto concerne la caratterizzazione dei personaggi non si differenzia che di pochissimo dal solito tratto di cui si è usufruito in precedenza e di cui si farà uso anche in seguito, particolare menzione va fatta per le musiche, concepite, non più di tanto melodicamente, come da manuale, quanto liricamente, accoratamente, spassionatamente.

Veniamo ora al punto dolente di questo mio panegirico, ossia la trama. Semplice, invero, non si distingue in maniera innovativa da quella convenzionale a cui si fa ricorso in tutti gli anime appartenenti al genere Majokko e da quella ancor più classica sui cui vengono costruite tutte le stagioni, più o meno saldamente, del fenomeno imperante delle Pretty Cure. Vi è sempre un Sovrano del Male, certo, in questo frangente incarnato dalla figura sinistra di Lord Akudaikaan, che tenta di voler estendere il dominio delle tenebre anche sulla Terra, o la Terra della Vegetazione come viene spesso ripetuto all'interno della serie non solo da Flappy e Choppy, e poi anche dai buffissimi Mupu e Fupu, le immancabili mascotte che scortano ovunque esse vadano le nostre due carissime beniamine, ma anche dagli scagnozzi, o, più gentilmente, i sottoposti di Lord Akudaikaan stesso, tutti molto simpatici e carismatici, anche se ognuno con i suoi alti e bassi. Fra essi vi sono coloro non aventi un profilo psicologico ben definito e che pertanto si offrono al pubblico come personaggi stereotipati, statici, come Moerumba, lo scioperato, o Dorodoron, quello lasciato sempre da parte perché facile al lasciarsi soccombere, o chi si evolve e presenta una sensibilità tutta sua, del tutto indipendente dai voleri impostigli dal suo Signore o dal suo fedele vice, Gohyaan, un "simpaticissimo" mostriciattolo verdognolo avente per testa una sorta di zucca - e qui mi riferisco, ovviamente, a Kintresky - . Posto d'onore all'interno della corona dei malvagi spetta indubbiamente a Michiru e Kaoru Kiryuu, anch'esse delle subordinate di Lord Akudaikaan, che, fra i personaggi, ancor più di Saki e Mai, si dimostrano davvero in grado di cambiare radicalmente la loro essenza più intima, di modificare, deformare, plasmare il loro destino che sembrava ormai inchiodato a un'esistenza di efferatezza gratuita.

Ecco. Questo, questo è quello che mi ha toccato maggiormente di questo anime. Ha punto sul vivo la mia sensibilità tanto che infine mi venuto quasi da piangere non tanto perché si trattava della conclusione di un anime che avevo seguito giorno dopo giorno, e che mi aveva accompagnato per ben due mesi, ma soprattutto in quanto è stato per me l'unico strumento di conforto che potesse farmi rinvenire anche quando ero abbattuta o triste e via dicendo. Detto ciò, per quanto penso che conferire a questa serie il massimo dei voti sia assai azzardato, io mi sento che devo farlo dacché son davvero pochi gli anime che mi hanno fatto provare sensazioni simili e mi han fatto pure venire le lacrime agli occhi. Per me costituirà sempre un bellissimo ricordo. Grazie.