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10.0/10
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Iblard Jikan è il film che più mi ha fatto riflettere sul significato dell’animazione in se stessa. Guardo da anni anime (fin dall’infanzia, quando ancora li chiamavamo cartoni), ma raramente mi era sorta una domanda che può sembrare inutile per alcuni, quanto profonda e carica di significato per altri: l’animazione è arte?
La risposta che mi davo prima della visione di Iblard Jikan era più legata all’aspetto creativo e fantastico della realizzazione di questo tipo di prodotti. Insomma, ponevo i libri e gli anime, quelli profondi, sia ben chiaro che non mi sto riferendo a tutti i generi senza distinzione, sullo stesso piano in quanto entrambi ci fanno immedesimare in personaggi e fanno correre la nostra fantasia - i primi donandoci inoltre la possibilità di creare in mondo da zero. Qui, in pochi istanti, tutto cambia, le convinzioni si sgretolano di fronte a quella che posso definire senza ripensamenti estetica pura. La risposta che dà Iblard Jikan al mio quesito è forte e chiara: l’animazione si immedesima e si fonde nell’arte, riuscendo se possibile a darle una nuova dimensione.

Il prodotto in questione dura appena 30 minuti, tempo più che sufficiente per rimanere abbagliati dalla bellezza infinita dei quadri realizzati dallo studio Ghibli con la regia di Naohisa Inoue. L’anime, se si vuol definire tale, è una sequenza di vere e proprie tavole realizzate con uno stile che rimanda ai capolavori di impressionisti come Manet, Monet, Cezanne, Degas; ma con l’influenza del “pointillisme” (puntinismo o divisionismo) di Signac e Seurat. Le immagini presentate sono veri e propri prodotti di un mondo legato ai sogni e alla fantasia più pura e sfrenata; è difficile portarvi dei paragoni per descrivervi meglio i soggetti rappresentati, in quanto sono dipinti onirici arricchiti con una vena di follia - come ogni sogno. Vediamo dei tram viaggiare su rotaie sospese nel nulla, astronavi simili a mongolfiere, picchi altissimi incastonati in una natura rigogliosa e in pace con l’umanità, città futuristiche immerse in luci tenui e ammalianti, templi e luoghi degni dei mondi proposti dal film di Peter Pan della Disney e distese d’acqua sterminate.

È proprio sul tema dell’acqua che mi volevo soffermare: nelle prime immagini è proprio quest’ultima a ricordarci che siamo di fronte ad un prodotto d’animazione, in quanto unico elemento in costante movimento ed evoluzione (grazie ai riflessi, tema molto caro agli impressionisti come si può dimostrare dalla loro opera simbolo “Impression, soleil levant” di Monet).
Sembra quasi che con l’avanzare della narrazione – e della giornata che trascorre - si voglia, man mano, rendere tributo agli elementi fondamentali: si parte con la Terra, per proseguire con l’acqua, con il vento e, infine, concludendo con il fuoco e la luce che rischiarano le tenebre.

L’opera d’arte è correlata alle avvolgenti musiche di Kiyonori Matsuo che rendono al visione ancora più particolare e affascinante.

Iblard Jinkan è un capolavoro senza precedenti che apre ufficialmente il museo artistico dell’animazione.