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Film del 2008 diretto dall’intramontabile Mamoru Oshii (conosciuto dai più per i suoi capolavori realizzati nel progetto “Ghost in the Shell”) e animato con il supporto grafico dallo studio Production I.G. “The Sky Crawlers” (letteralmente: gli arrampicatori del cielo) è un lavoro di difficile comprensione da parte dello spettatore, necessita moltissima attenzione e, infine, rappresenta il preludio ad una riflessione sui temi che ci vengono proposti.

Ma andiamo con ordine. Tutta l’opera si fonda sulla base narrativa della novel scritta da Hiroshi Mori e tratta, essenzialmente, di un gioco sanguinoso e terribile. L’animo umano è malvagio e necessita dosi di violenza giornaliera. In un mondo in cui i grandi conflitti armati si sono conclusi e la pace sembra regnare sovrana, i potenti della Terra decidono di organizzare una Guerra in mondovisione (una sorta di Grande Fratello basato su battaglie, scontri e morte in diretta) allo scopo di placare la sete di sangue e l’intrinseco desiderio di distruzione che contraddistingue la nostra razza. Il problema è uno solo: il capitale umano. La guerra inevitabilmente porta via uomini, ma la soluzione nel mondo di “The Sky Crawlers” è rappresentata dalla genetica: eserciti e fazioni contrapposte, formate esclusivamente da cloni che si ripetono all’infinito.
La narrazione ci porta all’interno di uno squadrone di avieri della federazione europea Rockstock – contrapposta all’americana Lautern -, nella quale assistiamo al continuo faccia a faccia dei Kildren (sono così chiamati i cloni utilizzati, in quanto vivono in un’eterna giovinezza) con la morte. Continui attacchi e sortite, seguite da ritirate e sconfitte: è questo l’incubo infinito che vivono i personaggi, ignari protagonisti (e spettatori allo stesso tempo) di un destino già scritto.
Nell’insieme, sembra che il character principale riesca a sfidare il sistema nel quale è inserito, ma, nello scontro finale per liberarsi definitivamente del suo “status”, perde miseramente contro il soprannominato “Teacher”, nemico invincibile dei Lautern.

L’opera racchiude un infinito pessimismo verso il genere umano: malvagi, cinici, legati esclusivamente ai nostri interessi e divertiti dalla sofferenza del prossimo. Insomma, Oshii “calca la mano” nella sua opera, tingendo il prodotto con toni scuri, silenzi ripetuti e scene emblematiche e tristi allo stesso tempo.
Vi porto un esempio di ciò nella visita che la Rockstock organizza per i telespettatori all’interno della divisione dei protagonisti: essa sembra una vera propria mostra di un set cinematografico (non il luogo da cui partono degli strumenti di morte).

Tutto sommato, se il film si incentrasse davvero sulle tematiche da me descritte verrebbe fuori un buon prodotto, ma non è così. La vicenda si incentra completamente sull’assoluta staticità dei personaggi, impossibilitati, secondo me, a provare veri e propri sentimenti. La confusione regna sovrana nello spettatore sino agli istanti finali di visione, nei quali si riesce a scorgere la terribile verità del mondo a noi presentatoci.

Da un punto di vista grafico il prodotto è ottimo se si analizzano i combattimenti aerei e le ambientazioni, ma molto scadente si guarda al chara dei personaggi. L’uno in definitiva compensa l’altro.
Musiche ad altissimo livello, ma da Kawai Kenji non mi sarei aspettato di meno, è l’unico che non delude le attese.

Concludendo, “The Sky Crawlers” aveva tutte le peculiarità per risultare un ottimo film, ma la convinzione di Oshii (secondo me stavolta errata) nel concentrarsi unicamente sullo slice of life dei Kildren non dà seguito alle aspettative.