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"AnoHana" è una serie che mi ha creato grandi aspettative. Grandi già prima che iniziassi a vederla, per via delle positivissime recensioni e per le alte vendite dei DVD/Bluray. Grandissime, addirittura, quando ho visto il primo episodio: sono rimasta estasiata dall'altissima qualità tecnica (su cui tornerò dopo) e da una storia che, sebbene per nulla originale, si prometteva emozionante.

Proprio per via della comunissima trama - che non starò qui a ripetere -, ero veramente ansiosa di scoprire come gli autori l'avrebbero sviluppata per rendere questo anime unico; volevo vedere come avrebbero affrontato i temi intramontabili del rimorso, del senso di colpa, dell'amicizia e della crescita. E, purtroppo, in parte sono stata delusa.
Essendo gli episodi solo undici è impossibile evitare anticipazioni quindi invito chi non abbia visto la serie a saltare il prossimo paragrafo a causa di possibili <b>SPOILER</b>.

Pensavo che quello di Menma fosse solo un pretesto iniziale per permettere agli amici di ritrovarsi, di confrontarsi per riuscire così a liberarsi del loro fardello e potere creare insieme qualcosa di nuovo, pur se con l'aiuto del 'fantasma' della loro amica. Ero convinta infatti che il desiderio finale di Menma fosse proprio questo: far sì che i ragazzi riscoprissero la loro amicizia e imparassero ad andare avanti senza di lei, accettando la sua morte. Scontato, certo, ma molto più plausibile; a rendere l'anime emozionante, come ho detto, ci avrebbe pensato il modo in cui questa storia veniva raccontata.
Tuttavia è stata sviluppato in modo alquanto strano. Innanzitutto, appare inspiegabile come, nonostante sia chiaro fin dal primo episodio che la presenza di Menma ha effetti concreti sul mondo reale (anche se lei è visibile solo a Jintan), ci vogliano 8 episodi - su 11 - perché lei si manifesti agli altri. In questi 8 episodi, i ragazzi continuano a litigare fra loro sul credere o non credere a Jintan, quando poi già nel primo episodio Menma abbraccia Anaru e lei riesce a sentirla!

Un'altra cosa che non mi è piaciuta è il fatto che i personaggi avrebbero dovuto subire un'evoluzione, ma quest'ultima non si mostra mai se non nell'epilogo. Yukiatsu non cambia di una virgola la sua ossessione per Menma, Jintan continua a essere innamorato di lei, Anaru continua a essere invidiosa e Tsuruko non muove un muscolo per dimostrare a Yukiatsu cosa prova. Poppo, poi, rimane piatto fino all'ultimo episodio, dove finalmente si scoprirà qualcosina anche sui suoi sentimenti, ma non verranno approfonditi.
Insomma, i ragazzi non imparano affatto ad andare avanti, non riescono a instaurare un legame tra loro che sia indipendente da Menma, anzi al contrario nel rincontrarsi scoprono che tutto in passato girava attorno a lei e continua a girare intorno a lei nel presente fino alla fine. I ragazzi ancora innamorati di lei, le ragazze ancora invidiose di lei.
E Menma? Incarna perfettamente la purezza di una bambina, così come dovrebbe essere. Ma ho trovato irritante come passi facilmente dal riso al pianto; quest'ultimo in particolare avviene così spesso che finisce per non fare più commuovere lo spettatore.
Tuttavia, una nota positiva è la sincerità dei personaggi che alla fine ammettono i loro egoistici propositi, evitando di scadere nel solito mielosissimo "La cosa più importante è che Menma abbia ciò che desiderava".
<b>FINE SPOILER</b>

Le perplessità a livello narrativo non permettono nemmeno a me, amante delle storie drammatiche e della lacrima facile, di assaporare appieno le emozioni che questo anime tenta di dare.
Certo, le succitate tematiche di amicizia, rimorso e senso di colpa sono trattate ampiamente e anche molto bene, ma in un modo che ricorda un vicolo cieco: i ragazzi imparano ad ammettere il proprio rancore, non a superarlo. Imparano a sopportare i ricordi, ma non a crearne di nuovi, perché continuano a pensare solo a Menma, Menma, Menma.

Tecnicamente, come accennavo prima, l'anime è su ottimi livelli: il character design è curato e quasi sempre costante qualitativamente, i fondali sono belli e realistici, le animazioni molto fluide, anche nei più piccoli gesti. Certo, non erano presenti particolari difficoltà poiché l'anime è ambientato nella vita di tutti i giorni, ma si nota comunque quanta cura sia stata messa nei dettagli. Discreto il sonoro, buono come sempre il doppiaggio. Anche le sigle sono accattivanti.

Insomma, "AnoHana" è un bell'anime, sicuramente da vedere; il primo episodio è gestito magistralmente, mi ha emozionata tantissimo, al punto che preso singolarmente sarebbe da 10. Ma poi prende una piega per niente all'altezza: più ci ripenso più mi rendo conto che la visione non mi lascia alcun messaggio profondo, è questa è una grande delusione.