logo GamerClick.it

-

A due anni di distanza dal primo video, la Daicon FILM era cresciuta. Sia in numero, essendosi uniti Yoshiyuki Sadamoto e Mahiro Maeda, sia in esperienza, avendo lavorato a numerosi live-action a basso budget e avendo alcuni di essi partecipato come animatori in 'Macross'. Avevano inoltre racimolato qualche soldo con la vendita del primo video e dei live-action, cosa che permetteva ora loro di lavorare in modo più professionale e di affittare un studio degno di questo nome. Fu con queste premesse che nacque un secondo video introduttivo, il <i>Daicon IV Opening Animation</i>. Il <i>Daicon IV</i> è, sotto tutti i punti di vista, un'evoluzione del <i>Daicon III</i>; dopo un breve riassunto del predecessore, rianimato interamente da zero, si passa a un video interamente inedito. La protagonista è la bambina di allora, ora cresciuta e graficamente ispirata alle Bunny Girl di Play Boy, e innumerevoli sono le citazioni, decine di volte superiori a quelle del <i>Daicon III</i>. 'Macross', 'Gundam', 'Yamato', 'Harlock', i supereroi Marvel e DC, Alien, 'Star Wars', serial per bambini come 'Obake no Q-Taro', 'Doraemon' e 'Fantaman' e... tanti altri che onestamente non saprei identificare. Vi sono esplosioni, acrobazie aeree, combattimenti con spade laser e molto ancora. Stavolta però sono stati inseriti come ringraziamento anche personaggi di Tezuka, dato che fu lui stesso a presentare il video al Daicon IV. Assolutamente non paragonabile al <i>Daicon III</i> il comparto tecnico, con animazioni, colorazioni e disegni in grado di renderlo più che godibile ancora oggi - a differenza del predecessore che purtroppo mostra tutta la sua età e la scarsa qualità dei materiali di partenza. Il tutto sulle ipnotiche note di una delle maggiori hit dell'epoca, Twilight degli E.L.O. (Eletric Light Orchestra). <i>Daicon IV</i> è uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie insomma, anch'egli entrato nella leggenda e forse uno dei principali responsabili dell'aumento della considerazione di anime e manga all'interno di manifestazioni come queste - che all'epoca li snobbavano quasi completamente non considerandoli "vera" fantascienza.