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Eccomi qua a recensire l'anime campione di incassi della stagione 2011. Mi sono avvicinato a questo titolo aspettandomi (anche dopo avere letto moltissimi pareri positivi) la perfezione: una storia piena, coinvolgente ed emozionante allo stesso tempo.
Sinceramente, sono rimasto molto perplesso, se non addirittura stizzito.
Ma andiamo con ordine. 'Anohana' è un'anime di per certo "diverso" dall'insieme di titoli presentati durante quest'anno: ci presenta un dramma che coinvolge ragazzi impossibilitati a lasciarsi il passato alle spalle a causa dei loro sentimenti auto-distruttivi e di colpevolezza. Tutti e cinque i personaggi si sentono responsabili nella morte della loro amica d'infanzia, Menma, e pertanto vivono una sorta di "non vita" rimanendo indissolubilmente legati ai momenti più drammatici e tristi della loro breve esistenza.
Menma. Un nome che significa tante cose all'interno di questo prodotto. È sì un personaggio, ma non solo: è il simbolo dell'amicizia, della purezza e del passo definitivo per lasciarsi il passato alle spalle e diventare finalmente adulti. Il fatto che sia un' "icona" nella vita dei cinque protagonisti entra prepotentemente in gioco con l'apparire del suo spirito a Jintan, il leader del gruppo di ragazzi nella loro fanciullezza.

E fin qua posso tranquillamente dire che le basi ci sono tutte per creare un'eccellente storia. Ma a mio parere la leva competitiva che hanno usato i produttori ha vita breve se si guarda all'"insieme" di 'Anohana'. Partiamo da una domanda semplice: noi cosa ci aspettiamo da un anime?
Le risposte sono le più varie a seconda della nostra personalità e del prodotto che ci troviamo di fronte. Posso dire che da un anime io richiedo e vi ricerco emozioni: passione, amore, delusione, tristezza, dramma, coinvolgimento…
E su questo punto che la A-1 Pictures ha basato tutta la realizzazione di 'Anohana': la trasmissione allo spettatore di emozioni. Il concetto è perfetto, niente da dire, ma se si guarda al "come", l'anime crolla. È l'esagerazione il fulcro di 'Anohana', l'esasperazione di ogni singola scena. L'anime diventa un susseguirsi di momenti sempre al limite della sensatezza: vengono portate all'ennesima potenza le situazioni drammatiche e i sentimenti dei personaggi. E tutto ciò ha uno scopo ben definito: portare alle lacrime lo spettatore.

A mio parere il fine di 'Anohana' è lampante: il panorama di anime in circolazione non ci porta a provare delle vere e proprie emozioni e pertanto poniamo un prodotto che ci dona "qualcosa" subito al livello di capolavoro. Io qua mi azzardo a portare i futuri spettatori a una più attenta analisi: tempo al tempo.
Gli spunti di 'Anohana' non si trasformano in farsa non perché sono mal realizzati, ma perché si cerca in ogni modo (anche a discapito di uno sviluppo lineare e corretto della trama) di buttare dentro più elementi drammatici, sentimentali il più facilmente toccanti possibile. Ecco a voi spiegato il motivo della mia stizza: A-1 Pictures vuole sfruttare i sentimenti.
In definitiva sia chiara una cosa: 'Anohana' è un anime toccante, particolare e molto veloce, ma, se ci si riguarda alle spalle e se si pensa all'essenza della visione, ci lascia ben poco. Le emozioni, esagerate e troppo compresse negli 11 episodi, portano inevitabilmente a esasperare il risultato finale.