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"Voglio tornare a quel giorno"... Come dire "voglio tornare indietro, voglio rivivere quei momenti un'ultima volta", oppure "voglio cambiare, voglio che le cose finiscano in modo differente".
Solo leggendo il titolo, risulta evidente che questo lungometraggio di "Kimagure Orange Road" è impregnato di un'atmosfera malinconica, triste; non vi sono più baci dal sapore di limone, ma amari. Esso è il cosiddetto "finale", l'episodio dove arriva il momento di tracciare una linea dritta e decisa nel rapporto fra i protagonisti, non più lo zig-zag, non più l'incertezza a cui eravamo così abituati: per la prima volta Kyosuke prende una decisione chiara e concisa, dalla quale non sarà più possibile tornare indietro. Quei giorni spensierati, passati tutti e tre insieme a divertirsi e a godersi l'adolescenza prima o poi sarebbero dovuti finire, lasciando spazio alla crescita, al periodo adulto, e a un netto cambiamento per il bene di ognuno di loro. Ed era logico che prima o poi sarebbe successo; quella situazione non poteva durare per sempre. Ma allora perché mi sento deluso?

Eppure il film è fatto bene, sia dal punto di vista del disegno, che rispetta perfettamente quello della serie animata, sia dal punto di vista dell'originalità della trama e delle situazioni che si creano, spesso arricchite da scene toccanti o ben costruite in pieno stile "Orange Road". Persino le musiche sono degne eredi di quelle dell'anime. Ma allora cos'è?
Il fatto è che guardando questo film, si ha la sensazione che il tanto ambìto cambiamento arrivi in modo troppo brusco, direi quasi forzato, non tanto per concludere la saga, quanto solo per mettere la parola fine al famoso triangolo. Vediamo letteralmente di punto in bianco i protagonisti comportarsi in modo completamente diverso da quello originale, arrivando ad assumere atteggiamenti che sarebbero stati impensabili nella serie animata, in netto contrasto con gli ideali e le personalità che erano classiche di ognuno di loro.

E' come se all'improvviso venisse gettato via tutto quello che c'era stato prima, senza neppure dare una motivazione ben giustificata e credibile.
Se la storia è ambientata intorno al primo anno di università per Kyosuke e Madoka, vuol dire che, nonostante siano passati diversi anni dal periodo dell'anime, fino a quel momento non era cambiato nulla nella situazione amorosa e amichevole fra i personaggi. Come è possibile allora che un rapporto rimasto uguale per così tanto tempo si sia risolto in così poco e per così poco? E come può Madoka ingelosirsi così pesantemente di Hikaru e addirittura sorprendersi del fatto che lei stava cucendo una sciarpa per il compleanno di Kyouske se è da quando avevano 15 anni che sa benissimo che lei è follemente innamorata di lui e che praticamente stanno insieme?
Esattamente come Komatsu e Hatta che, facendo i simpaticoni, chiedono a Kyosuke se c'è del tenero fra lui e Hikaru: si erano forse dimenticati tutto degli ultimi anni?
Tutto ciò è un chiaro espediente fatto solamente per giustificare e tenere in piedi la rottura finale dei tre, ma il risultato effettivo agli occhi di un appassionato è stato farne cadere completamente la credibilità.

In più in questo film manca la cosa che rendeva "Kimagure Orange Road" veramente speciale: i poteri ESP e le varie situazioni che ne derivavano. Non c'è "Orange Road" senza poteri ESP. Ma qui dove sono finiti? Sembra quasi che non ci siano nemmeno mai stati. Non c'è neppure l'ombra di quella magia soprannaturale che avvolgeva l'anime e che lo rendeva così intrigante e romantico.
Un vero fan deve essere critico soprattutto con ciò che più gli sta a cuore, e proprio perché io amo questi personaggi e questa storia, giudico questo film discreto, ma non all'altezza della serie animata.
Il punto di forza maggiore di "Orange Road" è sempre stato il fatto che episodio dopo episodio venivamo catapultati in situazioni romantiche e soprannaturali, dove Kyosuke e Madoka arrivavano a tenerci con il fiato sospeso, sempre a un passo dal baciarsi. Vederli arrivare quasi a sfiorarsi, a toccarsi ma poi tornare indietro senza concretizzare mai era la vera essenza del triangolo. Non era quindi facile rompere questo punto base della storia; andava trovato qualcosa che fosse altrettanto efficace, tanto da tenere lo spettatore ancora una volta incollato allo schermo. Forse sarebbe stato meglio se non si fosse mai cercato di dare "un finale". Forse sarebbe stato meglio lasciare i fan nella sospesa e irrisolta intensità di fine serie; intensità così ben resa da non necessitare una conclusione concreta. Intensità che avrebbe volato per sempre, così dolcemente magica, nei cuori di tutti.