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Cerco di farmelo piacere, tale 'Mouryou no Hako', adattamento del romanzo giapponese di genere poliziesco dai toni misteriosi e sovrannaturali, scritto da  Natsuhiko Kyogoku. Ohibò, i tredici episodi che compongono il suddetto anime sono un'agonia. Dài, adesso migliora, subentrerà un colpo di scena mozzafiato che renderà la narrazione avvincente e i personaggi avranno più spessore. Macché.
Tralasciando il prologo e l'epilogo, su cui ritorneremo, le rimanenti puntate hanno ben poco di interessante. Non è tanto la storia a essere noiosa, che vista nell'insieme non è malaccio, e l'elemento fantascientifico non dispiace, poiché contribuisce a costruire una trama complessa. Non è neppure l'animazione, questa veramente gradevole per i colori nitidi e i fondali suggestivi; magari il chara design, curato dalle celebri Clamp, con le tipiche caratteristiche dei personaggi tutti longilinei e taluni anche bishounen, può far storcere il naso a chi non digerisce il tratto delle autrici, specie chi non apprezza lo stile di disegno in 'Code Geass'. Ma nulla di grave, si tratta di un aspetto secondario. Le musiche sono abbastanza evocative, sebbene non siano nulla di eclatante. E dunque, cosa non va in 'Mouryou no Hako'?

È il ritmo di narrazione, troppo spenta e lenta, inspiegabilmente soporifera. In genere la struttura irregolare, dagli eventi scollegati e dalle sequenze disordinate, è tra gli espedienti più affascinanti di un'opera. In 'Baccano', per esempio, la narrazione atipica e la moltitudine di personaggi intrecciati sono le peculiarità meglio riuscite della serie, merito anche del ritmo frizzante nonché intrigante. Tutto ciò non vale per 'Mouryou no Hako'. Anzi, in questo caso, i punti sopracitati sono l'anello debole. Un'accozzaglia di personaggi mediocri, gran parte di essi sbucati dal nulla - guarda caso tutti interessati e coinvolti nel medesimo caso -, e nessuno dei quali viene approfondito bene o che colpisca lo spettatore. Costui, giunto alla settimana puntata è più addormentato che sveglio. Inoltre i troppi avvenimenti e i troppi fatti divergenti, ricordiamo, dal ritmo paurosamente noioso, mettono a dura prova la pazienza di chiunque. Per non parlare dei dialoghi incredibilmente prolissi, che almeno servissero a qualcosa, no, il più delle volte sono dialoghi inutili. Meno vaniloqui e una riduzione dei passaggi futili avrebbero sicuramente giovato alla serie.

Per fortuna, non tutta la fatica e il tempo spesi per la visione di 'Mouryou no Hako' sono sprecati. Come accennato, il primo episodio è assai intrigante, quasi impressionante pur essendo assurdo. L'amicizia tra le due ragazze è appassionante, delicata e purtroppo effimera. Difatti, la morte incombe su una delle due studentesse, finita sotto i binari di un treno. Da qui si aprono le indagini per appurare la verità: Kanako è morta a causa di un incidente o per omicidio? È un vero peccato che nella parte centrale dell'anime molte informazioni ottenute non erano affatto necessarie alla risoluzione del caso. Vabbé, dei difetti ne abbiamo già parlato in abbondanza.
Orbene, arrivati alla fase cruciale, nell'ultimo episodio, la serie finisce con il botto. Il ritmo accelera, i dialoghi sono più incisivi, una successione di colpi di scena, i fatti che all'inizio sembravano non avere un senso logico alla fine ce l'hanno, benché non tutti i quesiti vengono chiariti. Sì, insomma, è una conclusione che non delude, ma alcune uscite, anzitutto quelle della presunta sorella di Kanako, possono essere considerate come trovate ridicole di una soap opera.
Il significato della parola 'Mouryou' contenuta nel titolo viene spiegato in maniera esauriente nel corso della serie: per semplificazione il Mouryou è lo spirito maligno. È una serie che dovrebbe coinvolgere, ma ahimè, non ci riesce pienamente.
C'è di meglio. Ma anche di peggio. Cinque.