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8.0/10
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Non era la prima volta che affrontavo un anime del genere, ma "Chobits" in qualche modo mi ha lasciato un segno.
La storia ruota intorno ai due protagonisti: Hideki, un ragazzo di campagna che si trasferisce a Tokyo per seguire i corsi di preparazione per tentare di entrare all'università, o più semplicemente lo si può definire un ronin, e Chi, una specie di grazioso robot donna, chiamato "persocom", che Hideki trova per caso per strada. Il ragazzo la porta a casa e, quando riesce ad "accenderla", Chi impara di giorno in giorno parole e concetti nuovi grazie al suo aiuto. Puntata dopo puntata Chi mostra di non essere un persocom come tutti gli altri, anzi c'è il sospetto che si tratti di un chobit, ovvero un persocom che abbia una volontà e un ego proprio e che non necessiti quindi di programmi o software che simulino la personalità desiderata. Però fino alla fine dell'anime non se ne ha certezza, infatti i dubbi verranno chiariti negli ultimi special, che in questa sede non vengono contemplati.

La Madhouse ha sicuramente realizzato un anime di qualità, sebbene il comparto grafico sia molto semplice. E' indubbio che anche la scelta della colonna sonora sia stata azzeccata. Tuttavia, per quanto nel complesso l'anime sia scorrevole, gradevole e ben calibrato, c'è da dire che i primi 14 episodi per me non sono stati così coinvolgenti; dopodiché c'è un'impennata di qualità fino alla fine che compensa l'incertezza iniziale.

Ma veniamo al contenuto della storia. Come dicevo, "Chobits" non è il primo anime del genere che vedo. E' un anime comico, fantascientifico, popolato da una sorta di computer con una fisionomia umana, che ormai sono entrati a fare parte del tessuto sociale giapponese. Ormai li si vedono passeggiare amabilmente a braccetto o mano nella mano con persone comuni. Inoltre i persocom vengono impiegati nel lavoro e nelle faccende quotidiane; vengono persino utilizzati come surrogati nella vita di coppia, il che è abbastanza inquietante a ben vedere.

Quando nell'anime si fa cenno a esseri umani innamorati di persocom e quando si fa un mite riferimento a un ipotetico coinvolgimento di Hideki per Chi, non mi sono affatto appassionata a tale idea, anzi l'ho trovata un po' inconcepibile. C'è chi ha definito tutto questo romantico e struggente, per me invece la parola inaccettabile è la più consona.
Mi sono chiesta come sia possibile innamorarsi di un oggetto i cui sentimenti e qualsiasi sua esternazione siano simulati da un software, che noi stessi abbiamo deciso di installare per avere un persocom che ci sia più affine!
Al di là del tipo di storia e della sua realizzazione, io credo che un anime del genere debba fare riflettere e in un certo senso anche allarmarci su quanto i rapporti umani tra persone reali siano diventati e stiano diventando complicati. Nel mondo rappresentato in Chobits gli esseri umani, che hanno acquistato un persocom, vivono chiusi nella loro solitudine, nell'egoismo e spesso nell'incapacità di comunicare. Essi preferiscono in taluni casi questi automi alle persone reali, con le quali non è necessario un confronto e una crescita, accettando quindi di vivere un evidente autoinganno.

Per me quest'anime ha fatto centro, nel senso che l'autore ha colto nel segno una tendenza all'isolamento in senso generale che può benissimo sfociare in questo tipo di realtà, dove persocom ed esseri umani convivono beatamente insieme.
Per fortuna, rispetto a questo delirio insensato, Hideki è un personaggio che, appunto per le sue semplicità e concretezza, per quanto sia spinto dalle circostanze e attratto dalla conturbante Chi, fino alla fine mantiene il controllo di sé e attende le certezze di cui ha bisogno prima di lasciarsi andare completamente.
"Chobits " è un buon anime, consigliatissimo.