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4.0/10
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Ci sono serie che per le loro tematiche e le scelte registiche possono avere ben poche sfumature di gradimento in chi le guarda da spettatore ed "Elfen Lied" ne è l'esempio lampante; adorato o disprezzato, non ci sono mezze misure per questo titolo tratto dal manga, datato 2002, di Lynn Okamoto, portato sugli schermi nipponici nell'estate del 2004 dallo studio Arms. Io francamente , pur cercando di mantenere la massima oggettività faccio parte di quelli che proprio non sono riusciti ad apprezzare la drammatica storia della mutante diclonius Lucy, che scappa dal laboratorio in cui era rinchiusa (tra mille torture) seminando morte e disperazione al suo passaggio per poi incontrare casualmente il suo unico amore di gioventù, sdoppiarsi di personalità e divenire una timida e scollacciata demente.

Un horror a forti tinte "gore", un seinen maturo e psicologico, "Elfen Lied" ha numerose etichette, ma purtroppo io non ci ho visto nulla se non un abbozzo, un tentativo di volere creare un qualcosa d'innovativo per ricadere però nel facile, nel già visto, nell'autocompiacimento morboso di una categoria di spettatori senza cercare veramente di andare oltre i confini piuttosto marcati di un mercato, quello horror splatter, che ha comunque sempre un discreto successo. Un peccato perché, anche se le idee messe in campo non erano certamente nuove ( il concetto di mutazione come forma evolutiva è stata la pietra angolare della saga degli "X-Men" ad esempio), con meno forzature e soprattutto molto ma molto meno sangue, questa serie non sarebbe stata di sicuro male. L'esagerazione, le efferate mattanze di persone nelle maniere più disparate - decapitazioni, scoppi, esplosioni - e la morbosa cura del particolare grottesco rendono davvero il tutto fuori dalle righe, senza menzionare l'altro piatto forte offerto allo spettatore, il fanservice onnipresente, l'ecchi esasperato e alcune volte fuori luogo ai limiti del ridicolo. Questo alla fine è il succo di "Elfen lied", con buona pace della maturità nell'affrontare alcuni temi delicati come la pedofilia, l'accettazione della differenza, l'ossessione odierna del profitto personale; temi che, è vero, sono accennati ma che spariscono nella baraonda sanguinolenta senza la cui presenza pare non potersi chiudere nessuna puntata.

L'introspezione psicologica dei personaggi denota anch'essa evidenti pecche, il comportamento dei diclonius soprattutto sono davvero sconclusionati passando da belve assetate di sangue a innocenti collegiali con lo stesso tempo che impiega un battito di ciglia, e non tutte hanno la scusa dello sdoppiamento di personalità. L'aspetto tecnico in quanto a delusione non è da meno della trama, sembra di vedere un prodotto destinato ai bambini, animazioni mediocri e chara design piuttosto anonimo e piatto, che lascia lo spettatore non poco senza parole se si pensa all'anno di produzione: il 2004!
E il tanto osannato romanticismo miscelato all'orrore, Eros e Thanatos in salsa anime horror? Anche questo elemento risulta davvero forzato, messo lì solo per creare un'adeguata parentesi tra le varie stragi perpetrate dai diclonius, non si riesce infatti a capire il comportamento e i sentimenti ondivaghi del personaggio maschile Kouta, che anche dopo aver scoperto i particolari agghiaccianti del suo passato continua a palpitare dietro a Lucy, senza scordarsi di fare gli occhi dolci alla sempre innamorata cugina sfigata.

"Elfen Lied" è una serie quindi che risente parecchio degli anni passati e che sicuramente all'epoca ha destato scalpore essendo tra i primi esponenti di un genere che poi raggiungerà la sua maturità con opere come "Higurashi no Naku Koro Ni", e come tale forse andrebbe preso ma, in virtù di quanto ho detto e nonostante un finale neanche troppo male anche se davvero un po' frettoloso, non posso che dargli una valutazione negativa, indirizzando un eventuale spettatore verso produzioni più recenti realizzate notevolmente meglio sotto tutti gli aspetti.