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Tutto ha un inizio, e per lo Studio Gainax e il discusso regista Hideaki Anno quest'inizio ha un nome ben preciso: "Punta al Top! GunBuster" ("Top wo nerae!"), 6 OAV che segnano il punto di partenza di un binomio che suggellerà il suo successo con un titolo che nel bene o nel male farà storia, "Neon Genesis Evangelion". Non cominciate ad arricciare il naso, detrattori dei mecha umanoidi della Nerv, qui siamo di fronte a ben altro, non a un introspettivo viaggio dai risvolti socio-psicologici bensì a un nostalgico sguardo a quel passato prossimo - siamo infatti nel 1989 - in cui i robottoni dominavano l'animazione giapponese spadroneggiando sotto la geniale supervisione dei Go Nagai e dei Tomino; ovviamente un omaggio in salsa Gainax, che vuol dire un occhio sempre attento al fanservice e quindi al mondo otaku, ormai definitivamente esploso come fenomeno sociale.

La trama di Gunbuster è molto semplice: la classica storia di crescita personale dove la protagonista, imbranata e insicura, vince la propria e l'altrui diffidenza arrivando dove nessuno è mai giunto prima. In questo caso a guidare uno dei mecha più imponenti della storia degli anime, con i suoi duecento metri d'altezza. Questo mastodontico robot è l'ultima speranza terrestre contro un'inarrestabile minaccia aliena pronta a distruggere ogni traccia del genere umano dall'universo.

A una lettura superficiale della sola trama lo spettatore appassionato in cerca di qualcosa di originale tenderà a bollare questa mini serie come qualcosa di "vecchio" e "già visto", commettendo invece un errore, perché al di là dell'ovvia importanza storica, questo titolo ha delle frecce al suo arco da non trascurare neanche oggi che l'alta definizione e la computer grafica fanno sembrare tutto ciò che c'era prima soltanto come mero intrattenimento nostalgico di noi ex bambini negli anni '70/'80.
A quest'ultima categoria va iscritto di diritto proprio lo stesso regista Anno, il quale infarcisce la sua opera di tanti richiami e omaggi ad altre opere del passato generando così quel fenomeno di citazionismo che sarà un marchio di fabbrica Gainax fino ai giorni nostri e che darà un'appagante senso di gratificazione agli otaku prima giapponesi poi anche di tutto il Mondo. Il titolo stesso e parte dell'impostazione narrativa iniziale d'altronde sono in onore di uno dei titoli sportivi di maggior successo degli anni Settanta, anche se di genere del tutto diverso: "Ace Wo Nerae!" ("Jenny la tennista").

La trama di Gunbuster, anche se, come abbiamo detto, non eccelle per approfondimento psicologico dei personaggi né per particolari effetti a sorpresa, riesce però, senza inutili pesantezze di linguaggio pseudo-scientifico, a trattare un argomento, quello della dilatazione temporale (un minuto per chi viaggia a velocità della luce equivale a giorni e mesi di chi resta sulla Terra, come illustrò A. Einstein) che, seppur molto sfruttato nella letteratura fantascientifica, era una piacevole novità in ambito animato, a cui si sarebbero ispirate le generazioni successive di registi - vedi il film del 2002 "La Voce delle stelle" dell'allora emergente Makoto Shinkai. Non pochi appassionati e fan, soprattutto cresciuti all'ombra di Evangelion, tendono a sottolineare questa scelta come l'inizio di un percorso personale del regista tendente a sfruttare la trama sul doppio binario delle storia e del messaggio che vuole dare allo spettatore, in questo caso ravvisando l'immedesimazione dello stesso regista con le protagoniste.

L'aspetto tecnico, però, rimane il vero fiore all'occhiello di questa serie, con il chara design affidato all'astro nascente di Mikimoto, famoso per lo splendido lavoro svolto per le serie Macross e Gundam. I colori, gli sfondi, le musiche non risentono affatto dei tanti anni passati, regalando allo spettatore una visione armoniosa e piacevole e potendo benissimo non sfigurare con tante produzioni odierne infarcite di computer grafica.
Una curiosità: l'ultimo OAV, a eccezione dei minuti finali, è in bianco e nero e sono stati in molti, compreso chi sta scrivendo, a credere che sia stato fatto per mancanza di soldi; in realtà da dichiarazioni di alcuni storici esponenti Gainax, si tratta del primo esempio di quella particolare inclinazione allo sperimentalismo con cui Anno diventerà famoso in futuro.
Non posso quindi che consigliare a tutti gli appassionati di animazione giapponese la visione di questi 6 OAV non solo, quindi, per il loro valore storico, ma proprio per il loro valore intrinseco, difficilmente si resterà delusi.