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3.0/10
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Tratto dall'omonimo manga di Junya Inoue, ci troviamo di fronte a una delle tante trasposizioni animate di storie legate al mondo dei giochi online, ove le persone da dietro uno schermo possono affrontare una parte e vivere una vita parallela decisamente più fornita di adrenalina. Questo non è il primo tentativo, e dato il successo sviluppato recentemente da altre opere come "Accel World" e "Sword Art Online" la casa di produzione Madhouse ha deciso di mettere in campo "Btooom!" per la stagione autunnale giapponese. Come biasimarla, chiunque è capace di fiutare anche tra le pagine del manga da cui viene data vita all'animazione che il successo è dietro l'angolo; ovviamente questo clamore verrà a colpire una fetta di spettatori prettamente otaku, con alle spalle già una passione o conoscenza per l'argomento. Ma ora veniamo alla trama, così da far luce sul perché questa serie sembra essere così apprezzata.

Tutto si svolge presumibilmente in un Giappone del presente; il protagonista è un ragazzo di nome Ryuta Sakamoto, che con le sue ventidue primavere alle spalle si trova ancora senza lavoro, non pare avere un'abilità particolare, un aspetto specifico che lo differenzia da un'altra persona così come una situazione famigliare o quant'altro: è il classico protagonista in cui l'otaku medio si può identificare perché non è né brutto né bello, ma soprattutto racchiuso nel suo mondo di seghe mentali da cui non può uscire a causa dei suoi complessi mentali, che lo portano persino a prendersela con la madre. In tutto ciò, per lui vi è solo una speranza, ovvero il suo gioco, da cui prende il nome la serie. Suddetta applicazione virtuale gli consente di creare un avatar e una squadra che combatterà contro delle altre squadre online alla conquista di territori, uno schema molto simile a quello di una guerriglia con la differenza che è possibile utilizzare solo delle bombe, di vari tipi ma sempre e solo esplosivi, come ad esempio a comando, a gas, timer. Ovviamente, Sakamoto, creato per essere il protagonista in cui calzare a pennello, non rimarrà per sempre sfigato, anche perché nel gioco è un vero figo, è il più forte della nazione, ha una bellissima moglie virtuale e tutti lo rispettano. Cosa potrebbe volere di più uno come lui? Non preoccupatevi: non ci saranno dodici episodi di lui che sbava davanti allo schermo. Improvvisamente, dopo la breve spiegazione della sua vita disastrosa, ci ritroviamo in una strana isola tropicale, in una parte del mondo che non è dato sapere, un luogo dove non vi è via di fuga né modi per nutrirsi: un'isola selvaggia e incontaminata ove chi si trova è costretto a uccidere le altre persone ed estrarre dei chip che hanno impiantati sulla mano. E come potranno mai farli fuori? Ed ecco che entra in gioco il titolo, sì, come quello del gioco. Perché le regole virtuali si spostano alla realtà e i partecipanti, scelti misteriosamente, si troveranno costretti a uccidersi per prendere questi chip, dato che sembrano, collezionandone sette, possibili portare la salvezza e il ritorno nella propria casa.

Passiamo così alla caratterizzazione dei personaggi o alla psicologia utilizzata, che a volte vi giuro mi dava l'impressione di essere parecchio... comica. Come buon paladino protagonista insegna, di uccidere non se ne parla! È questa la mentalità che adotta Sakamoto appena uno strano individuo lo colpisce. Da qui verrà una strana sensazione di pateticità, ovviamente un uomo che mai ha affrontato la vita non può essere così coraggioso dinnanzi a un gioco così sadico, eppure nonostante inizialmente mi abbia convinto, poi piano piano diventerà un eroe, il classico fighetto che mai le prende perché l'aveva previsto. Saranno pochi i momenti in cui sbaglierà, e piano piano inizierà tranquillamente a uccidere passando in pochi giorni (la storia ha un arco temporale molto breve) da fifone che vomita alla vista del sangue a spietato eroe di guerra. Qui ho pensato di chiudere comunque un occhio, perché sono una persona che trova spesso i protagonisti quelli usciti sempre peggio, fatti solo per accomodare la trama senza troppe difficoltà. Il lato dolente infatti lo portano altri personaggi. A parte i cattivi, che sanno abbastanza bene come farsi odiare e hanno delle storie passate più o meno interessanti, vi è una ragazza. Ovvio, direte voi, c'è l'avviso ecchi! Himiko è il classico sogno erotico del fan medio di anime: bionda, occhi azzurri, bel faccino, seno enorme, divisa scolastica succinta e tanto, tanto timida. La sua storia inizialmente si rivela un po' seria, non ti fa pensare che è solo messa là per far balzare i suoi seni enormi. Il peggio viene dopo. A causa di vari avvenimenti, si trova ad avere la fobia degli uomini, questo la porta ad essere vittima di stupri continui dove possiamo notare il suo ormai famoso reggiseno di pizzo rosa. Più va avanti e più dimentica questo lato, perché di maniaci ne vede di meno, così inizierà a spogliarsi così, a casaccio, anche se c'è un uomo nella stessa stanza, a fare lotta con altre donne per farle rimbalzare bene, a usarle come scudo quando le buttano bombe addosso, a farsi inquadrare metà puntata mentre si fa la doccia, anche se a pochi metri c'è un uomo ed è all'aperto. Insomma, la sua storia è un po' tanto una scusa per renderla timida e ancora più facilmente vittima di perversioni.

Superato il lato prettamente di trama o quel che è, passiamo al tecnico. Non possiamo di certo lamentarci da questo punto di vista, nonostante il character design non sia dei più ingegnosi sotto ogni punto di vista, dai colori ai personaggi piuttosto anonimi; la regia è buona e cerca di non far annoiare mai lo spettatore e butta azione su azione in continuazione, forse si lascia un po' frenare nei primi episodi, dove spiega l'origine dei personaggi, ma se quello non ci fosse stato sarebbe comunque stata una pecca clamorosa, se vuoi dare un briciolo di serietà a ciò che produci.
Le musiche non mi hanno affascinato, sicuramente meno del reparto video, forse l'ending un po' dolce l'ho apprezzata, ma più per gusto personale dato che, diciamocelo, non c'azzecca molto, sembra dar a Himiko un'aria dolce che in realtà non ha, dato che è la bambola gonfiabile per le manate dei personaggi.

In breve, "Btoooom!" è il classico anime fatto per otaku: il protagonista è sempre anonimo nel carattere e nell'aspetto, ma diviene un eroe. Non fa nulla di eccezionale eppure tutti si innamorano di lui perché è buono, eppure ti chiedi come faccia a sopravvivere dato che è così stupido e facilmente raggirabile. Quel che trovo più fastidioso e inutile è proprio l'esistenza di questa versione anime. A cosa serve un prodotto fatto solo per compiacere le fantasie di ragazzi che vorrebbero essere al posto di Sakamoto? Dov'è la voglia di avvicinare anche lo spettatore che cerca sì di immergersi, ma non nelle cose più assurde? Se questa doveva essere una delle più grandi produzioni dell'autunno 2012, mi dispiace, ma ne sono rimasta totalmente delusa, non lo boccio del tutto giusto perché alla fine non mi sono addormentata durante la visione, l'azione ti trasporta facilmente fino al termine della serie.