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La trama di "Say, I Love You", anime tratto dall'omonimo manga e di cui ripercorre più di metà dei volumetti (ma non tutti), ad una prima, superficiale occhiata potrebbe apparire il solito shojo trito e ritrito, con i soliti stereotipi della ragazza sfigata e vittima dei bulli, e del superfigone della scuola, che per caso finiscono per piacersi e uscire assieme, con tutte le difficoltà del caso. E, in effetti, la trama in sostanza è proprio questa: Mei Tachibana, ragazzina da sempre presa in giro, ha finito con l'isolarsi e il rifiutare qualsiasi interazione con i suoi coetanei; viene leggermente sottoposta ad atti di bullismo da parte di qualche studente, ma è per lo più ignorata. Al contrario, Yamato Kurosawa è il più popolare della scuola: bello, gentile ed espansivo, è adorato da tutte le ragazze, che si contendono le sue attenzioni. I due si scontrano per caso quando Mei involontariamente crede che Yamato stia cercando di sollevarle la gonna, anche se in realtà a farlo è un amico del ragazzo, e gli assesta un calcio sul viso per farlo smettere. Yamato non si fa male, ma rimane colpito da quella reazione; incuriosito, continua a ronzare attorno a Mei, che proprio non ne vuol sapere di lui e di nessun altro. Yamato avrà la sua opportunità quando Mei, seguita da un tipo poco raccomandabile, non avrà altra scelta che chiedergli aiuto per tornare a casa; da qui inizia il corteggiamento di Yamato ad una recalcitrante ed un po' tsundere Mei, incapace di credere che il più popolare della scuola voglia proprio lei. In contemporanea, Mei dovrà per forza iniziare ad interagire con i suoi coetanei e inizierà a farsi, non senza fatica, qualche amico.

"Say, I Love You" non è innovativo, né tratta in modo complesso temi difficili come il bullismo o il tradimento. E' soprattutto la storia dell'apertura al mondo di Mei, ragazza disillusa e sola che ha perso fiducia nel mondo esterno, trattata con leggerezza, ma senza troppa superficialità. E' il suo percorso verso una vita più normale e solare: piano piano, Mei maturerà e imparerà a rapportarsi con il bello ed il brutto che la circonda. Parallelamente, Yamato dovrà capire come comportarsi con Mei senza forzarla, e in parte rispolvererà vecchi dispiaceri che avrebbe preferito tener sepolti. L'inizio delle loro interazioni è un po' traballante, ma la storia riesce poi a recuperare mordente.
Mei e Yamato sono i protagonisti e la maggior parte della narrazione verte su di loro, ma anche i comprimari avranno un po' di luce. Matureranno tutti, chi più chi meno, talvolta in modo convincente, talvolta solo più velatamente. Questa serie non si discosta troppo da molti cliché tipici dello shojo scolastico, tuttavia ha un pizzico di originalità nei personaggi che non guasta: Mei non è la classica protagonista goffa, ingenua e sciocca, anzi è spesso brusca e tagliente e abbastanza perspicace. Yamato d'altra parte non è privo di pecche, non è il solito "bello della scuola donnaiolo senza speranza" ma non è neanche un santarellino. Inoltre non sempre capisce le cose al volo, anzi, più di una volta si troverà incapace di intuire subito cosa passa nella testa di Mei. I comprimari cadono più nel già visto, ma sono comunque gradevoli; persino la principale "antagonista" ha una sua storia e delle sue motivazioni che non la rendono semplicemente "odiosa". Pur non apprezzandola, è un personaggio più complesso della classica invidiosa smorfiosa che vuole fregare il ragazzo alla protagonista.

Tecnicamente "Say, I Love You" è una serie nella media, senza animazioni straordinarie o design innovativi, ma non è quello ciò che conta in una serie simile. Le musiche sono funzionali, anche se non memorabili.

In definitiva, "Say, I Love You" si distacca quanto basta dalla media per essere gradevole e meno scontato di altre produzioni shojo degli ultimi tempi, con personaggi non troppo stereotipati e un andamento gradevole. Si tratta di una serie leggera che non ha un finale netto, ma che è comunque in grado di appassionare almeno gli amanti del genere.
Voto finale: 8. Consigliata a tutti gli amanti degli shojo non troppo melensi. Sconsigliato a chi cerca opere profonde e poco sdolcinate.