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7.0/10
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"Guilty Crown" è una serie sopravvalutata, ma non da buttare.
Le vicende narrate in "Guilty Crown" sono ambientate nel 2039, immerse in un'atmosfera futuristica e fantascientifica. In Giappone, in seguito a una tragedia avvenuta dieci anni prima, si è diffuso un virus mortale, l'Apocalypse. Le autorità nazionali cercano di gestire la situazione attraverso l'istituzione della GHQ, un'organizzazione incaricata di ristabilire l'ordine nel paese e di sopprimere eventuali tentativi di rivolta. Il protagonista della serie, Ouma Shu, è un ragazzo qualunque, stanco del suo essere così ordinario e così anonimo. Questa monotonia, tuttavia, è destinata a durare ancora per poco. Dopo un "fortuito" incontro con Inori, cantante di un gruppo molto popolare tra gli adolescenti di quel periodo, rimane coinvolto in uno scontro tra la GHQ e gli Undertaker, il gruppo di resistenza. Shu entra improvvisamente in possesso di un potere molto singolare, il che lo costringerà a farsi carico di grosse responsabilità: riuscire a toccare il cuore delle persone ed estrarne la forma, il Void. Ciascun Void possiede caratteristiche proprie e può essere utilizzato in svariati modi, dalla battaglia alla pratica curativa. Ormai il suo destino è segnato.

Dopo un inizio non molto convincente, l'anime subisce una serie di alti e bassi senza trovare una stabilità propria, finendo con il perdere il suo potenziale episodio dopo episodio. Troviamo una prima parte abbastanza confusionaria, nella quale non si riesce a capire bene quello che succede e molti punti non vengono chiariti. Il picco viene raggiunto nel dodicesimo episodio, quando finalmente ci viene mostrato il famoso "Lost Christmas", nome che viene dato alla tragedia avvenuta nel 2029. Personalmente ne sono rimasta delusa, l'evento poteva essere trattato meglio, attraverso spiegazioni più dettagliate e chiare. Superata la prima metà degli episodi, ecco che entriamo nella seconda parte: la trama sembra finalmente prendere piede, le vicende diventano sempre più interessanti e intrise d'azione, componente che prima è trattata in maniera abbastanza superficiale. Seppur con qualche "colpo di scena ovvio", la visione diventa piacevole. Il finale sembra fatto un po' così: Shu che passa dall'essere una nullità assoluta a diventare il salvatore del mondo, rimettendoci la vista (problema forse causato dal virus) e la sua adorata Inori. Molti avvenimenti non hanno un perché e alcuni personaggi devono esserci finiti per caso in quest'anime, visto che non fanno nulla di veramente significativo per lo svolgimento delle vicende, eppure compaiono spesso.

La trama non è granché e sa di già visto, in compenso la grafica fa guadagnare qualche punto: è un piacere per gli occhi guardare questa serie. Fa la sua parte anche la colonna sonora, con sigle d'apertura e chiusura da brividi e OST altrettanto belle.
Nonostante non sia un capolavoro, né diventerà mai uno dei miei preferiti, l'ho trovato abbastanza carino. Le aspettative che avevo, tuttavia, non sono state soddisfatte.