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Non condividendo l'ortodossia di madre e sorella nel praticare il Sensha-dō, la nobile arte femminile di combattimento a bordo di carri armati, la giovane e aristocratica Miho decide di allontanarsi dalla famiglia e di rintanarsi in una scuola che non la costringa a cimentarsi di nuovo nelle odiate battaglie campali, anche a costo di rinunciare alla sua radiosa carriera. Il destino però, come è facile prevedere, non permetterà che le sue mirabili doti tattico-strategiche vadano sprecate: il miraggio di un'esistenza pacifica si dissolve infatti quasi subito, quando le nuove compagne di liceo, ansiose di saggiare la propria abilità in questa blasonata disciplina, convincono la titubante protagonista a vestire ancora una volta la divisa scolastico-militare. Forte stavolta di un approccio più cameratesco e meno ligio al rispetto delle gerarchie, Miho, nei panni di comandante, si troverà pertanto a guidare la sgangherata truppa della scuola nel Campionato Nazionale di specialità.
Riuscirà il Liceo Oarai, abituale sparring partner delle scuole militarmente meglio preparate, a farsi finalmente valere?

Benché in apparenza piuttosto intrigante, non è nella trama - la classica storia del ragazzo prodigio che trasforma un gruppo di outsider in un team vincente, declinata ormai in tutte le salse - che si devono cercare i punti di forza di "Girls und Panzer": le premesse sono pretestuose e poco plausibili, e il finale non è difficile da immaginare. Ma, non appena lo sferragliare dei cingoli fa tremare il terreno e il frastuono dei colpi di artiglieria vibrare l'aria, la serie compie un balzo di qualità: sui campi di battaglia rifulgono le mirabolanti coreografie marziali dell'accoppiata panzer-moekko, azzardata quanto riuscita commistione di generi, e l'anime regala momenti di adrenalina pura, genuina esaltazione per gli amanti delle simulazioni di guerra.
Con una computer grafica straordinariamente dettagliata, in generale ben amalgamata coi disegni tradizionali, che si compiace nella celebrazione della tecnologia bellica, i cultori del fanservice militare troveranno infatti di che divertirsi: oltre a citazioni, a volte un po' estemporanee, di celebri generali e famosi episodi di guerra, nel mondo di "Girls und Panzer" si ammicca spesso allo spettatore con trovate a tema, a volte davvero simpatiche come il Panzer-Café.
Non che gli otaku appassionati di moe possano lamentarsi, intendiamoci: a discapito, ahimè, dell'approfondimento psicologico, che, eccezion fatta per le protagoniste, appare un po' trascurato, il gineceo è infatti talmente vasto da accontentare tutti i gusti, senza tuttavia mai cedere a tentazioni voyeuristiche.
Viene dato sufficiente spazio anche allo sviluppo di temi inflazionati come l'amicizia o la celebrazione del lavoro di squadra, ma, ad esser sinceri, a chi importa? Vedere ragazzine in sailor-fuku fregiate di mostrine e medaglie che si contendono a cannonate un'imperitura, e squisitamente femminile, gloria militare basta e avanza, il resto è puro contorno.

Travolto da un'imprevista, e difficilmente pronosticabile, popolarità - la prima messa in onda delle ultime puntate della serie ha subito infatti forti ritardi, pur di garantire una qualità confacente alle richieste del pubblico -, "Girls und Panzer", e questo lo possiamo dire a posteriori, ha centrato appieno i suoi obiettivi: creare un'opera sfiziosa e fracassona, l'equivalente di un blockbuster hollywoodiano, fruibile da una platea di bocca buona e non in cerca di sofisticherie, cavalcando l'onda di un inaspettato successo commerciale.
"Girls und Panzer" diverte, non annoia, non chiediamogli di più. Panzer vor!